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Autore: antonyhammett    14/01/2013    2 recensioni
chi siamo noi per giudicare gli altri e chi sono gli altri per giudicare noi e le nostre azioni, la persone si diversificano solo perchè vedono la vita sotto angolazioni diverse prendete un pazzo, lui non sa di essere pazzo quindi chi ci dice che il pazzo è lui e non siamo noi ?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se un pazzo non sa di essere pazzo chi ci dice che i normali siamo noi e i matti sono loro ? Spesso è semplicemente il vedere la vita sotto diverse angolazioni, già, quello che per me può essere eccessivo e fuori senno per un altro può risultare cosa quotidiana e così viceversa quindi perché continuiamo ancora a criticare le scelte o le azioni degli altri quando poi alla fine sono solo punti di vista differenti.
I miei “amici” se così si possono chiamare infatti da tempo oramai mi giudicavano strana per la mia continua passione per la scrittura che mi portava a scrivere frasi, storie o pensieri ovunque su tavoli su muri,la mia era quasi una necessità di svuotare quella mente troppo colma di parole; alle volte quando cercavo la felicità scavando nell’animo delle persone perdevo di vista il fatto che quella felicità che vana inseguivo la avevo già ed era nella mia testa e la penna era il mezzo attraverso il quale ero in grado di liberarla . Tuttavia tutta quella fantasia a dire il vero non era pienamente farina del mio sacco, ricordo benissimo quando all’età di 6 anni vidi quegli occhi che per sempre mi ridussero in questo stato nel quale tutt’ora mi trovo. Da sempre la mia famiglia ha vissuto in una casa in piena campagna, distante alcuni chilometri dal centro di Taro, ma nonostante questo lo stesso bella ed elegante, una piccola stradina che bucava le folte piantagioni si ergeva fino al vialetto di casa e dava spazio a un grande giardino, giardino sul quale la mia cameretta si affacciava con una grande finestra antica.
Ricordo quel giorno di 10 anni fa quasi come se fosse ieri
“Isabel mamma e papà escono finisci i tuoi compiti e poi traquilla che  torniamo subito”
“va bene mamma a dopo , ti voglio bene” era la voce di una dolce bambina che da poco aveva compiuto 6 anni. Per quanto piccola i miei genitori si fidavano di me e così già da quando avevo 5 anni mi lasciavano senza problemi sola in casa nella mia cameretta sicuri che non li avrei fatti preoccupare in alcun modo tuttavia quel pomeriggio del 30 aprile le cose andarono in modo diverso. Pochi minuti dopo che i miei lasciarono la casa per dirigersi a fare compere in centro quasi per uno scherzo del destino il cielo che da ore era rimasto in stallo iniziò a tuonare e immediatamente a piovere copiosamente, sembrerà strano ma sin da piccola non avevo paura dei tuoni e dei lampi anzi al contrario mi attraevano poiché ero curiosa di capire da quale mondo provenissero quei forti rumori e quelle saette luminose che fendevano il cielo. Così continuai senza tergiversare i miei compiti
“aaaa che pizza matematica, numeri numeri ovunque non capisco più niente” la matematica non l’avevo mai apprezzata e mai capita preferivo nettamente l’italiano così dopo 20 minuti passati a tentare di fare addizioni e sottrazioni decisi di iniziare a scrivere il tema assegnato, il tema della maestra era strano per una bambina di 6 anni “u..u.no   s..conosciut..o p..o.treb..be   mai   camb..iar..e  la  tua   v..i.ta” a 6 anni ancora leggevo da cane
“che vuol dire uno sconosciuto potrebbe mai cambiare la tua vita, è impazzita per caso la maestra…” in quel momento quasi in contemporanea un forte lampo illuminò la cameretta e seguito da un ingente tuono mi fece sobbalzare dalla sedia per la paura
”dannato tuono mi hai fatto prendere un colpo, non me lo aspetta…uhm cosè questo sangue..”chissà per quale assurdo motivo sul foglio dove stavo per iniziare a scrivere quando mi ero spaventata per il tuono una macchia di sangue aveva ricoperto la parola sconosciuto e quasi come se guidato da qualcosa lentamente si iniziava a espandere su tutto il foglio, così quasi dalla disperazione inizia a urlare e a chiamare disperatamente il nome di mia madre; immediatamente accartoccia il sanguinante foglio e aperta la finestra della mia stanzetta lo gettai in giardino. Fu proprio quello il momento nel quale lo vidi, era solo una sagoma opaca che dall’inizio del vialetto fermo con la testa rivolta verso il basso aspettava non si sa cosa o chi; indossava un cappotto un po vecchio e stracciato e sebbene avesse un cappuccio in testa si intravedevano delle ciocche di color argentato fuoriuscire da questo e posarsi ordinatamente sulle sue spalle, della pioggia sembrava non curarsene e rimase lì fermo, almeno finchè il foglio che in precedenza avevo gettato non toccò suolo e allora un secondo lampo violento dal cielo cadde in terra giusto dinanzi a quell’uomo che alzata la testa mi fissò diretta negli occhi e con un accenno di sorriso mi fece cadere in un lungo sonno che durò circa 10 ore.....non potrò mai scordare quegli occhi ,erano di un colore forse nemmeno esistente in natura accomunabile al rosso scarlatto, in pochi secondi con quel suo sguardo riuscii a trasmettermi tutte le sensazioni le paure e i timori della mia vita e quasi come se mi avesse privato dell’anima oramai imprigionata in quel rosso nel quale tutto sembrava dolore lasciò il mio corpo vuoto cadere sul pavimento alla ricerca di un riposo forse troppo anticipato. Qui terminano i ricordi miei di quella giornata, non so bene cosa capitò forse la mia anima mentre veniva rapita da quegli occhi si aggrappò alla prima cosa che trovò vicino per sfuggire guarda caso una penna per scrivere o forse egli decise di risparmiarmi, so solo che da quella data la mia vita cambiò..in 10 anni scrissi talmente di quelle storie, frasi e diari che a confronto una scrittrice pecca di fantasia; perché proprio ora ho deciso di ricordare questa storia bhe è semplice oggi è nuovamente 30 aprile sono sola a casa e come dire il tempo sembra promettere pioggia.

  
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