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Autore: Charlie_Pace89    03/08/2007    3 recensioni
Marta e Nicola. Frequentano la stessa scuola, ma non si sono mai visti. Un giorno le loro strade si incroceranno, e questo cambierà la loro vita, e quella dei loro amici
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo secondo capitolo è dedicato a Marta, visto che a quanto pare è lei la protagonista della mia storia ^^

Questo secondo capitolo è dedicato a Marta, visto che a quanto pare è lei la protagonista della mi storia ^^

Capitolo II

 

 

Il locale era decisamente affollato. La piccola sala con i tavoli in legno era piena di ragazzi che parlavano ad alta voce, facendo un rumore infernale. Tutto come ogni Sabato sera.

Nicola sperava di trovare libero il suo tavolo preferito, almeno qualcosa in quella serata sarebbe andato per il verso giusto. Si stava annoiando a morte. Alex e Francesco avevano avuto la brillantissima idea di portare a cena tre ragazze. Erano quanto di più noioso lui avesse mai visto. Erano piatte, banali. La prima ragazza, quella che toccava ad Alex, almeno secondo i calcoli di quei due assurdi amici che si ritrovava, era decisamente stupida. Non faceva altro che ridere. Per qualunque cosa. Rideva continuamente, e la sua risata aveva qualcosa di spaventoso. La seconda, quella che spettava a Francesco, non era certo meglio. Se la tirava da morire. Era molto carina, e di questo bisognava dargliene atto, ma era così consapevole della sua bellezza da scatenare dei pericolosi istinti violenti in qualunque essere umano sano di mente si trovasse ad ascoltarla per più di cinque minuti. Fortunatamente questo non sembrava essere un problema per Francesco. Non tanto perché non fosse proprio sano di mente, quanto perché non aveva ascoltato mezza parola di quello che lei aveva detto, impegnato com’era a pensare al dopo-cena. Ed infine, c’era la ragazza che toccava a lui. L’unica parola che gli veniva in mente per definirla era “apatica”. Non aveva detto una parola per tutta la sera. Non c’era un solo discorso che la entusiasmasse. Non sembrava interessata a nulla. Non dava alcun segno di vita. –Non devo mai più fidarmi di Fra-

Quella non era proprio la serata fortunata di Nicola. Il loro tavolo era occupato. Dovettero sedersi al piano di sopra, e la sala era piccolissima e affollatissima. Si sentiva soffocare. Non capiva se la colpa era del caldo o semplicemente del senso di prigionia che provava in quella assurda situazione. Voleva alzarsi e tornarsene a casa. Ma non poteva. Così si tolse il cappotto e si sedette. Faceva finta di interessarsi ai discorsi degli altri, sentendo distrattamente qualche pezzo delle finissime frasi “da aggancio” di Alex, ma in realtà la sua mente vagava altrove. Ogni tanto sorrideva alla sua accompagnatrice, ma da lei non riceveva il minimo segnale vitale. Così alla fine decise di mandare il suo cervello ufficialmente in vacanza. Si estraniò totalmente da quel pazzo gruppo ed iniziò a guardare in giro per la sala. Non sapeva bene perché si guardava intorno, forse il suo inconscio gli consigliava di cercare una via di salvezza.

All’improvviso la vide. Una visione. Una magnifica visione dai capelli neri, e dagli occhi ancora più neri. Era appena entrata nella sala con gruppo di amici. Aveva una felpa nera, di quelle con la cerniera ed il cappuccio, dei jeans larghi e un paio di anfibi. Non aveva la borsa. Stranamente questo particolare lo colpì più di ogni altro. Non aveva mi visto una ragazza in un locale senza borsa. Era bella. Era sicuramente la creatura più bella che lui avesse mai visto. Era paralizzato. Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Si sedette nel tavolo davanti a loro, dandogli le spalle. Ad un tratto il suo cuore accelerò i battiti. –Io li conoco quelli accanto a lei. Sono della scuola! Possibile che…?-

Non poteva essere. Di certo non poteva essersi trovato nello stesso luogo di quell’angelo tutte le mattine senza mai vederlo.

“Nico, ci sei’ Sei ancora tra noi?”

“Cosa?” Improvvisamente si ricordò dove si trovava, cosa stava facendo…e come si chiamava. Si rese anche conto che doveva avere un espressione incredibilmente ebete sulla faccia.

“Che t’è preso?” Alex lo guardava come avrebbe guardato un omino verde con tre ochi pimbato nel suo giardino.

“Niente…stavo pensando”

“Che te ne pare delle tipe che ho procurato” Francesco aveva persino il coraggio di fare certe domande.

Nicola si accorse in quell’istante che le ragazze non c’erano più. Per un attimo si preoccupò.

“Che fine hanno fatto?”

“Come che fine hanno fatto?” Alex era seriamente preoccupato. “Sono andate in bagno. Tu eri qui quando si sono alzate!”

-Mio Dio! Che mi ha fatto quella ragazza?- Era decisamente scombussolato.

“Allora, come ti sembrano?”

“Noiose.” Nicola non diceva mai le bugie. Più o meno. Di sicuro non diceva mai le bugie ai suoi amici.

Passò tutta la serata a fissare la schiena della sua apparizione, aspettando che lei si voltasse. Ma non successe. Lui, Alex e Fra pagarono il conto, si mise il cappotto e si preparò ad uscire.

 

 

Stava passando una splendida serata. Era in un bel locale con i suoi migliori amici, e si stava divertendo. Eppure c’era qualcosa che le stringeva la bocca dello stomaco. Si sentiva osservata. Anzi, era di più di quello. Sentiva una presenza. La sua presenza. Era sempre più convinta i essere diventata matta.

“Marta, c’è qualcosa che non va?” Michele le stava parlando all’orechio, per evitare che gli altri sentissero. Marta poteva vedere il fumo uscire fuori dalle orecchie di Sabrina. E questo la faceva divertire da morire.

“No, tranquillo…sto bene…”

Ma lui la guardò con quello sguardo. Quello che vuol dire so-che-mi-stai-nascondendo-qualcosa.

Non era possibile. Riusciva sempre a farla cedere quando usava quello sguardo. Non riusciva a tenergli nascosto niente. Era fastidioso.

“Ne parliamo dopo”

Lidia stava raccontando una storiella divertente riguardo un cane, ma non le prestò molta attenzione. Decise di andare a prendere un po’ d’aria per scacciare via quei pensieri.

 

 

Fuori faceva freddo, e si pentì subito di non essersi portata il cappotto. L’aria della sera le faceva venire i brividi. Respirò a fondo, e la sua mente prese a vagare. Ben presto tornò a soffermarsi su quelli splendidi occhi verdi. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quell’immagine che la faceva stare così bene. Ormai erano tre giorni che non pensava ad altro.

Quando riaprì gli occhi, si sentì morire. Lui era davanti a lei. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Si vedeva benissimo che pensava ad altro. Poi, all’improvviso, si voltò verso di lei e i loro occhi si incrociarono.

 

 

Bastò un secondo. Bastò quel secondo, e i loro cuori cominciarono ad accelerare i battiti. Correvano veloci come non avevano mai fatto, tanto da sembrare sul punto di esplodere. Si persero l’uno dentro l’altra totalmente, lontani e sconosciuti, ma vicini come non lo erano mai stati con nessuno. Bastò quel secondo perché entrassero in modo indelebile l’uno nell’anima dell’altra, in modo così profondo e improvviso da essere spaventoso. Qualcosa di potente, di irrazionale, di sconosciuto nacque dentro loro. Non capirono come, ne perché. Ma sentirono di non poter vivere senza l’altro.

Quel legame magico fu interrotto quando un braccio afferrò Nicola per il cappotto e lo trascinò via. Fu risucchiato piano piano dalla folla, lasciandola lì, con il cuore in gola. Tremava, ma non aveva più freddo. Era confusa e sconvolta. E aveva un grandissima voglia di lui.

 

 

 

Non aveva mai creduto nei colpi di fulmine. Era convinto che l’amore nascesse passo dopo passo, conoscendosi poco a poco. Non bastava guardare una persona negli occhi per un’istante per decidere che provavi qualcosa per lei. Era assurdo ed irrazionale. Ma non sapeva come spiegarsi quello che aveva sentito la sera prima, né il fatto che non fosse riuscito a chiudere occhio tutta la notte, né perché continuasse a pensare a lei. Sentiva il profondo e incontrollabile bisogno di conoscere quella ragazza. Ma come poteva fare? Non sapeva nemmeno come si chiamava. Non sapeva dove cercarla. Ma doveva trovarla. Sentiva che sarebbe impazzito se non lo avesse fatto. Per prima cosa, avrebbe cercato a scuola. Era disposto a setacciare ogni angolo di quel liceo. Se lei frequentava quell’istituto, l’avrebbe trovata. Anche a costo di metterci tutto l’anno.

Stava sdraiato sul letto pensando a quegli occhi neri da ore. Non si era mai sentito così. Aveva provato più emozioni nell’istante in cui aveva guardato la sua apparizione negli occhi di quante ne avesse mai provate in tutta la sua vita. Neanche la sua storia più importante, quella durata più di un anno, gli aveva mai regalato qualcosa di così straordinario. Era impazzito. Non c’era altra spiegazione. 

 

 

Odiava la domenica. Non sapeva bene il perchè, ma le metteva addosso una depressione infinita. Se ne stava sdraiata sul pavimento a fissare il soffitto. Dal suo stereo proveniva una musica decisamente adatta al suo umore: My Immortal. È strano come proprio quando ti senti a terra…hai bisogno di ascoltare musica che ti devasti ancora di più. Ma perché si sentiva così? Non sapeva darsi una spiegazione razionale. Sapeva solo che si sentiva terribilmente giù di morale. Che la colpa fosse ancora del suo angelo dagli occhi verdi? Quell’incontro di sguardi l’aveva lasciata semplicemente devastata. Che diavolo le stava succedendo? Cosa significava quel brivido che le aveva percorso la schiena? L’unica risposta che le veniva in mente era colpo di fulmine. Ma lei era sempre stata fermamente convinta che i colpi di fulmine fossero solo una stupidata per ragazzette idiote e romantiche. Non ci credeva. Non credeva nell’anima gemella, né nell’amore a prima vista. In realtà non credeva neanche all’amore. Era sempre stata convinta che l’amore, quello vero, quello devastante, quello che ti cambia la vita, non esistesse. Eppure…sentiva di avere bisogno di quel ragazzo. Ne aveva bisogno come dell’ossigeno. Aveva vissuto 17 anni senza di lui…ma adesso che lo aveva visto, adesso che era entrato nella sua vita…le cose erano completamente diverse. Lui l’aveva travolta. Era entrato nella sua vita stravolgendola e confondendola. Improvviso…e potente. Come un fiume in piena.

 

 

Ed ecco qui il secondo capitolo ^^

Forse è un po’ breve, ma spero sia comunque abbastanza intenso. Anche perché nonostante le dimensioni c’è voluto parecchio impegno!

Grazie a chi ha recensito per le belle parole, spero di non avervi delusi.

E mi raccomando, recensite anche questo capitolo, perché non ne sono poi molto convinta…

 

  
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