Le cose si possono mettere davvero male quando una Primaria si fa sopraffare dai sentimenti! ma "a volte sono le cose più semplici a risolvere le situazioni più complicate"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
La mattina risplendeva di luce, ma il sole era solo un
pallido disco nel cielo limpido e nessun calore emanava da esso. La
neve immacolata sembrava una morbida coltre sul terreno ghiacciato e
gli alberi parevano decorati da festoni di trina. Non si udiva alcun
rumore, era tutto silente come la morte. Non c’era gioia o
stupore in quella mattina perché era uguale a mille altri
giorni che l’avevano preceduta. Il freddo era pungente e
tutto immobile. Solo una torre infrangeva quella monotonia, era bassa e
grigia e disadorna. Nella stanza principale una donna era alla finestra
e sorrideva crudelmente, ammirando la sua opera: non più
cinguettare di uccelli, né raspare di talpe, né
guaiti di volpi. Il suo sguardo si spinse fino all’orizzonte
senza notare, come al solito, nessun essere vivente. Qualche ululato
interruppe il silenzio, ma la donna continuò a sorridere,
quelli erano Sligo e Bres i due lupi guardiani. La Strega
d’Inverno si voltò e la sua immagine si riflesse
su di un lungo specchio. Osservò la figura di una pallida
donna ammantata di nero, poi il suo sguardo si diresse verso il suo
piccolo. Era un bambino di poco più di due anni, pallido
come la madre. Era nudo e sedeva su un folto tappeto davanti al camino
spento. Giocava tristemente con un pezzo di legno sagomato. Non sentiva
freddo. La Strega lo guardò con disprezzo perché
vide in lui il padre mortale, un tagliaboschi cui si era data come una
cagna, tuttavia gli si avvicinò. Provò a
sollevarlo da terra, ma il bambino cominciò a piangere
finché lei fu costretta a lasciarlo andare “Va
bene, va bene, piccolo ingrato!” esclamò
ritraendosi. La donna si sedette stancamente su uno scranno
dall’alto schienale. Da quando era nato, il bambino non
tollerava essere toccato dalla madre, lei non lo sopportava eppure non
riusciva a darlo via, anzi tutta la sua opera era stata fatta per
proteggere il piccolo. Chiamò con un fischio uno dei due
lupi che si accucciò vicino al bambino e lo
allattò. La Strega dell’Inverno tornò a
guardare dalla finestra. Improvvisamente aguzzò gli occhi:
le era sembrato che una macchia di colore avesse interrotto la sinfonia
dei bianchi. Quando scorse una figura imbacuccata in panni pesanti
arricciò le labbra con scherno, era un altro dei patetici
tentativi del Consiglio di sedare la sua furia. La donna strinse i
pugni “Non riusciranno a farmi cambiare idea”
pensò con gli occhi azzurri ridotti a fessure.
Heilyn si avvolse più strettamente il mantello, ma il freddo
ormai le era penetrato fino alle ossa. Quanto avrebbe voluto trovarsi
nella Tana! Intorno a lei c’era solo neve e silenzio. Ma a
questo era abituata. Ricordava un tempo in cui l’erba era
verde e punteggiata di fiori, in cui il sole era caldo, le api
ronzavano, i fiumi scorrevano impetuosi e le sue protette scorrazzavano
per i boschi. Ma ormai questi erano tempi passati. Heilyn
guardò la bassa costruzione avanti a sé e
cominciò a riflettere a come porre fine a quella situazione.
Scosse il capo perché era un compito difficile, se non erano
riuscite le sue sorelle a fermare Llywyd, come avrebbe potuto lei? La
ragazza aggrottò la fronte. Era rimasta sbalordita quando il
Consiglio l’aveva convocata chiedendole aiuto, Heylin aveva
risposto che era solo una Semplice, aveva il potere di aiutare le
volpi, non certo per fermare una delle Primarie, soprattutto se
infuriata. Ma Elatha, la Strega d’Estate, aveva sorriso e le
aveva spiegato che loro Primarie erano troppo simili per contrastare la
sorella. Poi le avevano spiegato che Llywyd si era troppo compenetrata
con l’inverno e, per questo, non riuscivano a fermarla.
“Vedi, noi Primarie abbiamo il dovere di controllare le
stagioni, ma se una di noi si fa sopraffare da una di queste non
è più capace, poi, di controllarla”
aveva chiarito Llyr, la Strega d’Autunno. Ma Heylin aveva
ribattuto che lei era in grado di capire le anime degli esseri
semplici, come le volpi, non certo quella di una Primaria. Eothail, la
Strega di Primavera, allora, aveva sorriso “E’
proprio questo il segreto, forse. Vai Strega delle Volpi e
salvaci”. Così lei era là, al
freddo, senza alcun’idea di come sbrogliare la situazione.
Llywyd si sfregò le mani, ma aveva un’espressione
seccata. Era stanca di tutte quelle pressioni, dei pianti del bambino,
del gelo che aveva dentro e sospirò. Ma poi
ripensò a come l’aveva trattata quel mortale e
cosa le aveva fatto il Consiglio e la furia si riaccese nel suo cuore.
Avrebbe fatto pesare su tutta Inis Fall la sua sofferenza! Intanto il
piccolo si era addormentato, la madre lo guardò e qualcosa
le si mosse dentro. Era proprio simile al padre, ma la Strega non
provò disprezzo, solo una fitta di dolore. Si era innamorata
di quell’uomo come mai aveva creduto possibile, lui era bello
e dolce e riverente. Ma era solo un mortale e Llywyd aveva cercato di
allontanarsi da lui. Non c’era riuscita, lui era sempre
lì, sotto le sue finestre e lavorava al bosco, tagliando
alberi, mettendo in evidenza la sua prestanza. La Strega, allora,
poiché non era la sua stagione e non aveva nulla da fare,
restava a guardarlo per ore, aspettando un suo sorriso. A volte
scendeva a portargli qualcosa da bere e il boscaiolo
s’inginocchiava nell’accettare il favore della
Strega. Sapevano entrambi che il loro era un amore impossibile, eppure
andarono avanti così per tutta la Primavera. Llywyd
ricordava che le sorelle l’avevano messa in guardia, ma come
resistere ai capelli biondi e le dolci parole del mortale?
Così una calda notte d’Estate si erano amati. La
Strega seppe subito che dentro il suo corpo stava avvenendo qualcosa di
meraviglioso… e terribile. Quando lo aveva detto
all’amante, lui le aveva riso in faccia e non ne aveva
più voluto sapere di lei. Llywyd, allora, si era resa conto
che quell’uomo aveva solo voluto sedurre una creatura potente
come lei e che non gli importava nulla del loro bambino. La Strega era
stata presa da una furia cieca e aveva cominciato ad odiare tutti i
mortali. Si era rinchiusa nella sua torre e da allora non era
più uscita. La Strega d’Inverno strinse le labbra
e chiamò i due lupi, sapeva che nulla potevano contro le
Streghe, e lasciò entrare la ragazza. Sentì i
suoi passi sulle scale e poi la vide, affannata, sulla porta. Llywyd
osservò la sua figura, era piccola e delicata, con un visino
appuntito e una massa di capelli rossi. La Strega d’Inverno
annuì, aveva capito di chi si trattava e sorrise con
cattiveria: le sue sorelle erano arrivate alla disperazione per
mandarle una Semplice!
La Strega delle Volpi era giunta sulla porta della stanza spoglia,
davanti a lei era Llywyd con un’espressione di scherno sul
volto. Heilyn cercò di riportare alla calma il respiro, poi
entrò. “Cosa vuoi, Semplice?” chiese la
Strega d’Inverno con tono annoiato. Heilyn cercò
di assumere una posizione più dignitosa “Sono
stata inviata dal Consiglio, sono Heilyn la…”
“Strega delle Volpi” terminò per lei la
donna in nero. La ragazza sembrò essere sorpresa, poi
ricordò che, effettivamente, il suo aspetto ricordava molto
quello delle sue protette. Si ravviò i capelli e il suo
sguardo cadde sul bambino. Si era appena svegliato e i suoi capelli
biondi erano scomposti. La Strega d’Inverno aveva seguito il
suo sguardo ed assunse una posa protettiva “So
perché sei venuta e per quanto mi riguarda poi anche
tornartene alla tua tana” disse. Heilyn non si
lasciò turbare ma continuò ad osservare il bimbo
“Dunque questo è il cucciolo, no, il piccolo di
Llywyd. Umani, che lo vogliano oppure no sono sempre fonte di
guai” pensò. Il piccolo sembrava infelice e la
giovane Strega cercò di accarezzarlo “Non
toccarlo!” scattò Llywyd bloccando la sua mano.
Heilyn fece un passo indietro, turbata. Si chiese perché
Llywyd non lo prendesse lei in braccio. Le due streghe si
fronteggiavano con il bambino tra loro. Heilyn sapeva che il piccolo
era un problema, non era mai accaduta una cosa simile. Le streghe,
riunitesi in consiglio, avevano deciso che per il momento sarebbe stato
meglio che il piccolo non fosse a conoscenza del suo lato magico. La
Strega delle Volpi incontrò gli occhi azzurri del bambino,
non era sicura che lui non capisse quello che stava accadendo. Il
Consiglio aveva cercato di convincere Llywyd a dare via il piccolo, ma
ella aveva rifiutato e, quando il Consiglio aveva cercato di
strapparglielo con la forza, fu in quel momento che la Strega
d’Inverno si era infuriata. Amore, odio: i sentimenti sono
pericolosi per le streghe. Una corrente di tensione aleggiava nella
stanza; la Strega delle Volpi sapeva che non aveva poteri per
contrastare la sua rivale ben più forte ed
aggrottò la fronte: doveva farsi venire un’idea.
La Strega d’Inverno non parlava ed il silenzio pesava come
una cappa, ma, d’altra parte le streghe non hanno bisogno di
parlare molto. Come spinta da un ispirazione Heilyn guardò
il piccolo e si chiese se avesse un nome. Quando glielo
domandò, la Strega d’Inverno rispose di no, che
era solo un mortale e non aveva bisogno di un nome.“Se lo
disprezza tanto, perché non se ne vuole separare?”
pensò Heylin e guardò il bambino ancora
più attentamente, vide che era bluastro “Il tuo
bambino ha freddo” disse. La Strega d’Inverno
guardò la pelle rosea del figlio e sorrise “Non
può avere freddo, è figlio della Strega
d’Inverno” Heilyn rimase stupita, come non poteva
vedere la madre ciò che vedeva lei? Poi sgranò
gli occhi screziati: aveva capito! Sapeva che poteva vedere
nell’anima delle creature più elementari ed un
bambino, in fondo, è un essere molto semplice. In un lampo
comprese quello che doveva fare. Con la sua magia evocò la
figura di una piccola volpe. Era magra ed infreddolita e guaiva
disperatamente. Llywyd guardò la figura con aria divertita
“Se cerca di commuovermi…” ed
alzò un sopracciglio con fare sarcastico. La Strega delle
Volpi non perse la concentrazione, ma evocò
un’altra figura. Era una volpe adulta dal manto lucente che
si avvicinò al cucciolo e cominciò a leccarlo, lo
nutrì e lo scaldò. La piccola volpe, allora,
smise di uggiolare e si accoccolò vicino alla
madre.“Molto commovente” esclamò la
Strega d’Inverno, ma sentiva come una fitta dentro.
“Il tuo piccolo ha freddo nell’animo, sciogli il
ghiaccio nel tuo cuore, Llywyd” disse piano la ragazza
accarezzando il capo del bambino. La Strega abbassò le
spalle “Come faccio a scaldarlo se non vuole che lo
tocchi?” chiese, sembrava che tutta la sua alterigia fosse
scorsa via come acqua di un ruscello in disgelo. Heilyn aveva preso il
bambino in braccio e guardò gli occhi disperati della sua
avversaria, si rese conto che aveva sofferto indicibilmente, rifiutata
anche da suo figlio. Parlò dolcemente “Il piccolo
sente in te solo freddo, cancella l’odio e lascia che
l’amore scaldi il tuo cuore” Llywyd
ripensò al suo amante mortale, al Consiglio, a
ciò che aveva sofferto, ma che importava? Fu come
risvegliarsi da un sogno. Adesso la Strega d’Inverno vide che
il suo bambino era illuminato da una specie di luce interna. Oh, come
le somigliava! Il piccolo le sorrise e la Strega sentì le
lacrime bagnarle le ciglia, timidamente sporse le braccia ed il bambino
fece lo stesso. Heilyn sorrideva e tirò un sospiro di
sollievo: a volte sono le cose più semplici a risolvere le
situazioni più complicate. La Strega se ne andò
silenziosamente lasciando che Llywyd cullasse amorosamente suo figlio.
Quando fu fuori Heilyn sentì l’aria farsi meno
pungente e un timido trillo d’usignolo. Era felice, sentiva
che ormai quel lungo inverno sarebbe passato e sospettava che,
d’ora in avanti, quelli successivi sarebbero stati meno duri
per le sue amate volpi!