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Autore: cassiana    03/08/2007    3 recensioni
Le cose si possono mettere davvero male quando una Primaria si fa sopraffare dai sentimenti! ma "a volte sono le cose più semplici a risolvere le situazioni più complicate"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.




La mattina risplendeva di luce, ma il sole era solo un pallido disco nel cielo limpido e nessun calore emanava da esso. La neve immacolata sembrava una morbida coltre sul terreno ghiacciato e gli alberi parevano decorati da festoni di trina. Non si udiva alcun rumore, era tutto silente come la morte. Non c’era gioia o stupore in quella mattina perché era uguale a mille altri giorni che l’avevano preceduta. Il freddo era pungente e tutto immobile. Solo una torre infrangeva quella monotonia, era bassa e grigia e disadorna. Nella stanza principale una donna era alla finestra e sorrideva crudelmente, ammirando la sua opera: non più cinguettare di uccelli, né raspare di talpe, né guaiti di volpi. Il suo sguardo si spinse fino all’orizzonte senza notare, come al solito, nessun essere vivente. Qualche ululato interruppe il silenzio, ma la donna continuò a sorridere, quelli erano Sligo e Bres i due lupi guardiani. La Strega d’Inverno si voltò e la sua immagine si riflesse su di un lungo specchio. Osservò la figura di una pallida donna ammantata di nero, poi il suo sguardo si diresse verso il suo piccolo. Era un bambino di poco più di due anni, pallido come la madre. Era nudo e sedeva su un folto tappeto davanti al camino spento. Giocava tristemente con un pezzo di legno sagomato. Non sentiva freddo. La Strega lo guardò con disprezzo perché vide in lui il padre mortale, un tagliaboschi cui si era data come una cagna, tuttavia gli si avvicinò. Provò a sollevarlo da terra, ma il bambino cominciò a piangere finché lei fu costretta a lasciarlo andare “Va bene, va bene, piccolo ingrato!” esclamò ritraendosi. La donna si sedette stancamente su uno scranno dall’alto schienale. Da quando era nato, il bambino non tollerava essere toccato dalla madre, lei non lo sopportava eppure non riusciva a darlo via, anzi tutta la sua opera era stata fatta per proteggere il piccolo. Chiamò con un fischio uno dei due lupi che si accucciò vicino al bambino e lo allattò. La Strega dell’Inverno tornò a guardare dalla finestra. Improvvisamente aguzzò gli occhi: le era sembrato che una macchia di colore avesse interrotto la sinfonia dei bianchi. Quando scorse una figura imbacuccata in panni pesanti arricciò le labbra con scherno, era un altro dei patetici tentativi del Consiglio di sedare la sua furia. La donna strinse i pugni “Non riusciranno a farmi cambiare idea” pensò con gli occhi azzurri ridotti a fessure.


Heilyn si avvolse più strettamente il mantello, ma il freddo ormai le era penetrato fino alle ossa. Quanto avrebbe voluto trovarsi nella Tana! Intorno a lei c’era solo neve e silenzio. Ma a questo era abituata. Ricordava un tempo in cui l’erba era verde e punteggiata di fiori, in cui il sole era caldo, le api ronzavano, i fiumi scorrevano impetuosi e le sue protette scorrazzavano per i boschi. Ma ormai questi erano tempi passati. Heilyn guardò la bassa costruzione avanti a sé e cominciò a riflettere a come porre fine a quella situazione. Scosse il capo perché era un compito difficile, se non erano riuscite le sue sorelle a fermare Llywyd, come avrebbe potuto lei? La ragazza aggrottò la fronte. Era rimasta sbalordita quando il Consiglio l’aveva convocata chiedendole aiuto, Heylin aveva risposto che era solo una Semplice, aveva il potere di aiutare le volpi, non certo per fermare una delle Primarie, soprattutto se infuriata. Ma Elatha, la Strega d’Estate, aveva sorriso e le aveva spiegato che loro Primarie erano troppo simili per contrastare la sorella. Poi le avevano spiegato che Llywyd si era troppo compenetrata con l’inverno e, per questo, non riuscivano a fermarla. “Vedi, noi Primarie abbiamo il dovere di controllare le stagioni, ma se una di noi si fa sopraffare da una di queste non è più capace, poi, di controllarla” aveva chiarito Llyr, la Strega d’Autunno. Ma Heylin aveva ribattuto che lei era in grado di capire le anime degli esseri semplici, come le volpi, non certo quella di una Primaria. Eothail, la Strega di Primavera, allora, aveva sorriso “E’ proprio questo il segreto, forse. Vai Strega delle Volpi e salvaci”. Così lei era là, al freddo, senza alcun’idea di come sbrogliare la situazione.


Llywyd si sfregò le mani, ma aveva un’espressione seccata. Era stanca di tutte quelle pressioni, dei pianti del bambino, del gelo che aveva dentro e sospirò. Ma poi ripensò a come l’aveva trattata quel mortale e cosa le aveva fatto il Consiglio e la furia si riaccese nel suo cuore. Avrebbe fatto pesare su tutta Inis Fall la sua sofferenza! Intanto il piccolo si era addormentato, la madre lo guardò e qualcosa le si mosse dentro. Era proprio simile al padre, ma la Strega non provò disprezzo, solo una fitta di dolore. Si era innamorata di quell’uomo come mai aveva creduto possibile, lui era bello e dolce e riverente. Ma era solo un mortale e Llywyd aveva cercato di allontanarsi da lui. Non c’era riuscita, lui era sempre lì, sotto le sue finestre e lavorava al bosco, tagliando alberi, mettendo in evidenza la sua prestanza. La Strega, allora, poiché non era la sua stagione e non aveva nulla da fare, restava a guardarlo per ore, aspettando un suo sorriso. A volte scendeva a portargli qualcosa da bere e il boscaiolo s’inginocchiava nell’accettare il favore della Strega. Sapevano entrambi che il loro era un amore impossibile, eppure andarono avanti così per tutta la Primavera. Llywyd ricordava che le sorelle l’avevano messa in guardia, ma come resistere ai capelli biondi e le dolci parole del mortale? Così una calda notte d’Estate si erano amati. La Strega seppe subito che dentro il suo corpo stava avvenendo qualcosa di meraviglioso… e terribile. Quando lo aveva detto all’amante, lui le aveva riso in faccia e non ne aveva più voluto sapere di lei. Llywyd, allora, si era resa conto che quell’uomo aveva solo voluto sedurre una creatura potente come lei e che non gli importava nulla del loro bambino. La Strega era stata presa da una furia cieca e aveva cominciato ad odiare tutti i mortali. Si era rinchiusa nella sua torre e da allora non era più uscita. La Strega d’Inverno strinse le labbra e chiamò i due lupi, sapeva che nulla potevano contro le Streghe, e lasciò entrare la ragazza. Sentì i suoi passi sulle scale e poi la vide, affannata, sulla porta. Llywyd osservò la sua figura, era piccola e delicata, con un visino appuntito e una massa di capelli rossi. La Strega d’Inverno annuì, aveva capito di chi si trattava e sorrise con cattiveria: le sue sorelle erano arrivate alla disperazione per mandarle una Semplice!


La Strega delle Volpi era giunta sulla porta della stanza spoglia, davanti a lei era Llywyd con un’espressione di scherno sul volto. Heilyn cercò di riportare alla calma il respiro, poi entrò. “Cosa vuoi, Semplice?” chiese la Strega d’Inverno con tono annoiato. Heilyn cercò di assumere una posizione più dignitosa “Sono stata inviata dal Consiglio, sono Heilyn la…”
“Strega delle Volpi” terminò per lei la donna in nero. La ragazza sembrò essere sorpresa, poi ricordò che, effettivamente, il suo aspetto ricordava molto quello delle sue protette. Si ravviò i capelli e il suo sguardo cadde sul bambino. Si era appena svegliato e i suoi capelli biondi erano scomposti. La Strega d’Inverno aveva seguito il suo sguardo ed assunse una posa protettiva “So perché sei venuta e per quanto mi riguarda poi anche tornartene alla tua tana” disse. Heilyn non si lasciò turbare ma continuò ad osservare il bimbo “Dunque questo è il cucciolo, no, il piccolo di Llywyd. Umani, che lo vogliano oppure no sono sempre fonte di guai” pensò. Il piccolo sembrava infelice e la giovane Strega cercò di accarezzarlo “Non toccarlo!” scattò Llywyd bloccando la sua mano. Heilyn fece un passo indietro, turbata. Si chiese perché Llywyd non lo prendesse lei in braccio. Le due streghe si fronteggiavano con il bambino tra loro. Heilyn sapeva che il piccolo era un problema, non era mai accaduta una cosa simile. Le streghe, riunitesi in consiglio, avevano deciso che per il momento sarebbe stato meglio che il piccolo non fosse a conoscenza del suo lato magico. La Strega delle Volpi incontrò gli occhi azzurri del bambino, non era sicura che lui non capisse quello che stava accadendo. Il Consiglio aveva cercato di convincere Llywyd a dare via il piccolo, ma ella aveva rifiutato e, quando il Consiglio aveva cercato di strapparglielo con la forza, fu in quel momento che la Strega d’Inverno si era infuriata. Amore, odio: i sentimenti sono pericolosi per le streghe. Una corrente di tensione aleggiava nella stanza; la Strega delle Volpi sapeva che non aveva poteri per contrastare la sua rivale ben più forte ed aggrottò la fronte: doveva farsi venire un’idea. La Strega d’Inverno non parlava ed il silenzio pesava come una cappa, ma, d’altra parte le streghe non hanno bisogno di parlare molto. Come spinta da un ispirazione Heilyn guardò il piccolo e si chiese se avesse un nome. Quando glielo domandò, la Strega d’Inverno rispose di no, che era solo un mortale e non aveva bisogno di un nome.“Se lo disprezza tanto, perché non se ne vuole separare?” pensò Heylin e guardò il bambino ancora più attentamente, vide che era bluastro “Il tuo bambino ha freddo” disse. La Strega d’Inverno guardò la pelle rosea del figlio e sorrise “Non può avere freddo, è figlio della Strega d’Inverno” Heilyn rimase stupita, come non poteva vedere la madre ciò che vedeva lei? Poi sgranò gli occhi screziati: aveva capito! Sapeva che poteva vedere nell’anima delle creature più elementari ed un bambino, in fondo, è un essere molto semplice. In un lampo comprese quello che doveva fare. Con la sua magia evocò la figura di una piccola volpe. Era magra ed infreddolita e guaiva disperatamente. Llywyd guardò la figura con aria divertita “Se cerca di commuovermi…” ed alzò un sopracciglio con fare sarcastico. La Strega delle Volpi non perse la concentrazione, ma evocò un’altra figura. Era una volpe adulta dal manto lucente che si avvicinò al cucciolo e cominciò a leccarlo, lo nutrì e lo scaldò. La piccola volpe, allora, smise di uggiolare e si accoccolò vicino alla madre.“Molto commovente” esclamò la Strega d’Inverno, ma sentiva come una fitta dentro. “Il tuo piccolo ha freddo nell’animo, sciogli il ghiaccio nel tuo cuore, Llywyd” disse piano la ragazza accarezzando il capo del bambino. La Strega abbassò le spalle “Come faccio a scaldarlo se non vuole che lo tocchi?” chiese, sembrava che tutta la sua alterigia fosse scorsa via come acqua di un ruscello in disgelo. Heilyn aveva preso il bambino in braccio e guardò gli occhi disperati della sua avversaria, si rese conto che aveva sofferto indicibilmente, rifiutata anche da suo figlio. Parlò dolcemente “Il piccolo sente in te solo freddo, cancella l’odio e lascia che l’amore scaldi il tuo cuore” Llywyd ripensò al suo amante mortale, al Consiglio, a ciò che aveva sofferto, ma che importava? Fu come risvegliarsi da un sogno. Adesso la Strega d’Inverno vide che il suo bambino era illuminato da una specie di luce interna. Oh, come le somigliava! Il piccolo le sorrise e la Strega sentì le lacrime bagnarle le ciglia, timidamente sporse le braccia ed il bambino fece lo stesso. Heilyn sorrideva e tirò un sospiro di sollievo: a volte sono le cose più semplici a risolvere le situazioni più complicate. La Strega se ne andò silenziosamente lasciando che Llywyd cullasse amorosamente suo figlio. Quando fu fuori Heilyn sentì l’aria farsi meno pungente e un timido trillo d’usignolo. Era felice, sentiva che ormai quel lungo inverno sarebbe passato e sospettava che, d’ora in avanti, quelli successivi sarebbero stati meno duri per le sue amate volpi!



   
 
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