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Autore: fedfaith_    15/01/2013    2 recensioni
Audrey, ragazza piuttosto timida, ha sempre pensato che fuggire dalle situazioni poco adatte, oppure se le è fatta scappare accidentalmente a causa della sua timidezza. Ma cosa succede, se il destino ti impone di dover parlare e prendere posizione, prima che sia troppo tardi?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Merda, merda e ancora MERDA. Perchè dico io, perchè mi sveglio tutti i giorni solo mezz'ora prima delle lezioni?!
'Vai all'università' mi dicevano, 'diventerai più responsabile,puntuale e sicura di te' aggiungevano; beh cazzate!
Anzi no, la situazione era anche peggiorata; ogni giorno, ero sempre, in constante, continuo ed IMPERTERRITO ritardo, porca banana, per non parlare del resto, insomma stendiamo un velo pietoso.
Dicevo, rieccoci qui, correndo con le cuffie nelle orecchie, alla volta della fantastica Università di Mediazione Linguistica, presso la quale avevo deciso di iscrivermi. Mi fiondai, al mio solito, tra la folla che innondava il chiostro anticedente alle classi. In men che non si dica, eccomi catapultata in classe, anzi davanti alle porte dell'aula, che tra qualche spintone di troppo, e qualche insulto, riuscì a varcare con successo.
I posti erano davvero tanti, quella stanza riusciva a contenere fino a 230 anime, ma ahimè, ogni volta era la stessa farsa; più arrivavi tardi, più ti trovavi nei posti o insoliti, o semplicemente ti conveniva sederti a terra, visto che, molte delle sedie ancora disponibili, erano 'OCCUPATE' da montagne di cappotti e borse.
Tzz, neanche fossimo al teatro o al cinema, pensai accomodandomi in un posto, pescato per puro caso, vicino a una tizia occhialuta, in ultima fila.
La mia rabbia, andò via, come al solito molto velocemente, quando i miei occhi scorsero una figura ben precisa, farsi spazio tra i banchi, per poi sedersi nel lato opposto della stanza, nel suo solito posto isolato, il più vicino alla porta.
Non sapevo chi fosse, non sapevo come si chiamava, sapevo solo che ogni volta che lo vedevo, le guance andavano a fuoco, il cuore batteva all'impazzata, e i miei occhi cercavano di continuo qualche dettaglio sfuggitomi i giorni prima.
Si, io Audrey Mckenzie, timida, impacciata, ritardataria incallita, stavo sbavando da più di un mese verso un tizio sconosciuto, o meglio visto, solo ed esclusivamente durante le ore di tedesco.
La cosa più sconvolgente era che, da tre settimane circa, dopo che l'avevo beccato che mi fissava, avevamo iniziato a scambiarci sguardi, non maliziosi, non strani o di disprezzo, dei semplici sguardi che ogni volta mi facevano andare in tilt.
Mi sentivo strana, incuriosita, e ogniqualvolta che i nostri sguardi si incrociavano, non riuscivo a trattenere un sorrisino a fior di labbra, prima di diventare paonazza e abbassare la testa, coprendomi il viso dopo, o con i capelli, o con le mani.
Vi starete chiedendo 'Beh cazzo, ricambia, perchè non ti fai avanti?'.
Risposta: Audrey Mckenzie che si fa avanti, e si presenta, ad un perfetto sconosciuto?! Neanche su Marte, sarebbe mai capitata una cosa del genere.
Ero la timidezza fatta persona, anche al supermercato, diventavo paonazza se la signora della salumeria mi faceva domande del tipo 'Come va all'università?' o 'Come va, ti stai facendo nuove amicizie?'.
Non ero proprio il tipo che istaurava rapporti con gli altri, con tanta gente ecco; se non mi sapevi prendere, potevi stare li a marcire, perchè di certo io, non avrei MAI fatto il primo passo.
E lui di certo stava marcendo ben bene, le mie colleghe mi facevano pressing, affinchè  mi facessi avanti, e io continuavo a dire di no; però desideravo da morire almeno sapere come si chiamasse, almeno per riuscire a dare un nome a quello spettacolo meraviglioso.
I capelli biondi scuri, venivano ravvivati da un ciuffo più chiaro che era sempre perfettamente in piega; i lineamenti un po' sembravano quelli di un bimbo, e si ravvivavano ancora di più diventando persino più adorabili ogniqualvolta sorrideva con imbarazzo; le labbra rosse, per colpa dello sbalzo di temperatura tra dentro e fuori, erano carnose al punto giusto e spesso si aprivano in un sorriso, non di quelli falsi, ma di quelli impacciati e autentici; ma la cosa più bella in assoluto erano gli occhi, due fari blu che riuscivano a penetrarti in profondità, che difficilmente non riuscivi a notare.
Beh, io li notavo, le altre sembravano snobbarlo, stava sempre in disparte, da solo, e tutte e tutti non gli rivolgevano neanche la parola, e neanche lui sembrava crucciarsi di ciò.
Insomma, come avete potuto capire, avevo trovato un tipo peggio di me, beh FELICITA'.
E la cosa peggiore era che, avevo provato a cercarlo dappertutto, facebook incluso, e la cosa diventa piuttosto impossibile, se non sai nemmeno il nome, insomma mi sentivo una scema messa in piedi.
Beh, quella lezione passò come sempre con troppa fretta, e tra i numerosi sguardi e i sorrisi, io stavo decisamente per sciogliermi.
'Ahiahi Audrey, Amilcare li è cotto di te.. Perchè cazzo non ti fai avanti??' eccola qui, Christie, una delle poche con cui avevo instaurato subito amicizia, una tipa sempre allegra, che da subito era riuscita a farmi parlare, il che non è poco.
'Per lo stesso motivo di sempre Chris, io mi vergogno da morire.. E poi, no dai, secondo te potrebbe mai accorgersi di me?' si perchè in effetti, in confronto a lui, ero così ANONIMA, che anche un comunissimo piccione sarebbe stato più noto e importante della sottoscritta.
'Ma non dire cazzate, punto primo: non sei anonima; secondo: cazzo ti sta letteralmente sbavando dietro, perchè dovrebbe respingerti??' altra cosa che mi caratterizzava sempre: una dannata paura di essere rifiutata, avevo già ricevuto fin troppi no, e sinceramente, non ci tenevo per niente ad essere sbeffeggiata per l'ennesima volta.
'Perché si, cazzo. Tutti l'hanno fatto, chi mi garantisce che, anche lui, non lo faccia?'
'Perché lui, magari non è come gli altri!!!!?' beh, forse aveva ragione; un altro si sarebbe fatto avanti subito, o semplicemente mi avrebbe snobbato, mentre lui non l'aveva ancora fatto.
'E poi, cazzo Audrey, è solo UN NOME, non ti uccide mica!' ecco El, o meglio sorella mancata, visto che eravamo praticamente identiche, sotto molti punti di vista, mancava solo lo stesso cognome.
'Ma, e se mi ride in faccia?' l'insicurezza fatta persona, oui c'est moi!
'Non lo farà, stai tranquilla, non ne avrebbe motivo'
'E se lo fa, un calcio nelle palle da parte mia, non glielo toglie nessuno!!' si, avevo delle amiche mitiche, ma nonostante questo, avevo sempre paura e voglia: paura di soffrire per l'ennesima volta, e una voglia pazzesca di conoscere quel tizio così misterioso che, con solo uno sguardo, mi aveva rubato quel po' che restava del mio cervello.
La lezione finalmente si concluse, e tutti, compreso il tizio senzanome, si dileguarono veloci come sorci dall'aula; io sospirai nel vederlo uscire, come sempre, e con una calma quasi straziante, indossai il cappotto, il cappello e la sciarpa e mi diressi verso l'atrio, accompagnata dalle mie colleghe.
'Bene allora a stasera, quindi. Sperando di concludere qualcosa, vero Audrey??' Christie credeva davvero che quella sera avrei parlato con AMILCARE, come si ostinava a chiamarlo, beh, non aveva capito davvero un cazzo.
'CEEERTO, come no, cazzo ora ricordo che dovevo contare i granelli di polvere che ci sono nella mia stanza, quindi non potrò venire'
'Non attacca signorina, se non gli parlerai tu, CI parleremo noi, e vuoteremo il sacco.' l'avevo detto che io ed El eravamo identiche?! Si, anche nei momenti di mafia, eravamo davvero due gocce d'acqua.
'Sisi, certo, a dopo gurls'
'A dopo, e cerca di arrivare quanto meno in un orario decente!'
'Ci proverò, ciao'
Tornai a passo spedito verso casa, con le cuffie sempre messe su; la musica, ecco di chi ero innamorata, un'amore profondo e incondizionato. E la cosa bella era che la musica non ti faceva soffrire, sapeva sempre come rallegrarmi in una giornata triste, mi faceva sentire bene, quindi perchè perdere del tempo prezioso e forze sovrumane verso un ragazzo, che a stento ti guardava e che soprattutto non sapevi neanche come si chiamava?
Per il solito motivo, ovvero la musica non ti darà mai un'abbraccio quando ne hai di bisogno, non ti guarderà con quelli occhi così carichi di significato, non potrà mai amarti come una persona, ecco.
Cazzo, però, perchè doveva sempre essere tutto così dannatamente difficile??
Una volta buona dove andasse tutto bene, ci poteva essere? Avete presente come i film americani, dove i due si piacciono, parlano, escono, si baciano e tutto sembra così naturale? Ecco, quello che desideravo era una cosa del genere, che tutto scorresse con naturalezza infinita.
Sbuffai aprendo la porta di casa, buttai la borsa a caso nel piccolo corridoio e mi diressi verso il divano, completamente esausta. Perchè ero così dannatamente timida? Perchè quando dovevo parlare, preferivo tacere e così perdere tutte le possibilità che mi capitavano sotto mano?
Sprofondai sonoramente tra il morbido cuoio del piccolo divanetto, cadendo in quella solita depressione, che da tre settimane a questa parte, mi travolgeva ogniqualvolta tornavo a casa, dopo le ore di tedesco.
Spesso notavo tutte le mie colleghe del corso, così carine, curate, sicure di loro, e non potevo far altro che invidiarle. Loro erano perfette, erano intelligenti e colte, io invece, ero una mezza calzetta in tutto, vita sentimentale e non, un obbrobrio della società, uno scarabocchio uscito dalle mani di qualche artista distratto.
Ecco cos'ero io, una schiferda in tutto e per tutto, potevano ripetermi fino allo stremo il contrario, ripetendomi magari che ero carina, simpatica, intelligente come le altre, ma io non riuscivo proprio a crederci, non ci riuscivo perchè sapevo che non era così.
Tra tutti quei pensieri carichi di invidia, odio per me stessa, per la mia timidezza, chiusi gli occhi, e sprofondai in un sogno ristoratore, almeno li, nei miei sogni potevo raggiungere la calma.
Sognai di rincorrere qualcuno, un tizio messo di spalle, capelli biondo scuro, non avevo quasi più fiato, ma cercavo sempre di raggiungerlo; nelle mani avevo qualcosa, un pezzo di stoffa, ma non riuscivo a capire cosa fosse.
La vibrazione del mio telefono, che da un paio di minuti riecheggiava nel silenzio tombale, mi fece quasi sobbalzare in piedi.
10 chiamate senza risposta e altrettanti messaggi, cazzo erano le 17, e tra mezz'ora sarebbe iniziata la lezione.
Andai di corsa in bagno, mi lavai il viso, mi truccai leggermente, soprattutto per coprire quelle strane occhiaie violacee che mi erano spuntate sotto gli occhi, misi un po' di profumo, ripresi la borsa il cappotto e mi fiondai di corsa verso la facoltà.
Come cazzo facevo ad essere sempre in ritardo?! Neanche il cantante più famoso, durante un suo concerto, sarebbe mai e dico MAI arrivato così tardi; beh, nessuno tranne me.
Mentre percorrevo le vie della città, alla ricerca disperata della mia solita scorciatoia, una canzone in particolare venne riprodotta sul mio iphone: Speak Now.
La canzone parlava di una tizia, che stava andando di nascosto al matrimonio del ragazzo che amava, il quale, chissà per quale oscuro motivo, si stava sposando con un'altra; alla fine la tipa al momento fatidico del 'Parlate adesso o tacete per sempre' si alza in piedi guardando il ragazzo, e poi scappano felici e contenti insieme.
'You need to hear me out, and they said -SPEAK NOW-' ah ah certo, come no, si vedeva che era una canzone, non avrei MAI parlato, e questo era quanto!
Arrivata all'aula erano già le 17 e 15, mancavano ancora 15 minuti prima dell'inizio della lezione, ma stranamente non c'era così tanta gente, controllai dentro e trovai molti dei miei compagni di corso già seduti.
L'aula, nonostante ciò, era ancora mezza vuota, solo allora ricordai che quella lezione era sintassi tedesca e che quella sarebbe stata l'ultima lezione del corso, porco cazzo!
Non mi dispiaceva di abbandonare il prof e la materia, perchè in fin dei conti era una vera e propria seccatura; quello che mi rattristava era che non avrei più rivisto Amilcare, visto che comunque, avevamo solo quell'ora in comune.
Un pò rammaricata, iniziai a cercare la folta chioma riccia di Christie, la quale mi aveva informato di avermi occupato un posto. Quasi come se avesse captato la mia aura mistica, si voltò, mostrandomi uno dei suoi soliti sorrisi giganti prima di farmi segno con la mano.
Mi scrollai di dosso quella strana malinconia, le sorrisi e mi avvicinai al mio posto occupato, ovvero 4 fila secondo posto vicino alla porta.
Solo quando arrivai di fianco al mio posto, capii PERCHE' Christie mi avesse occupato il posto, e perchè PROPRIO QUELLO.
Il sangue mi si raggelò nelle vene, nel vedere quel ciuffo biondo chiaro, quelle guance ambrate e quello sguardo perso nel vuoto.
Le gambe iniziarono a tremare, le mani iniziarono a sudare e il cuore ad accelerare i suoi battiti, in più vedere El e Christie che mi guardavano con un sorriso compiaciuto in piena faccia, non aiutava per niente.
E adesso, che avrei fatto?? Sarei scappata, come sempre, o invece avrei affrontato la realtà e la mia timidezza e magari avrei parlato?
Scelsi la seconda, visto che stare li in piedi, con lo sguardo leggermene strabuzzato da 5 minuti non aiutava proprio. Presi un bel respiro profondo e, cercando vagamente di fare la normale, esclamai un
'Scusami?' peccato che il tizio non mi sentì. Ah bene era anche sordo!!
Non avevo altra scelta, decisi di toccargli lievemente il braccio, magari per riuscire sia a passare, sia a distoglierlo da quei strani pensieri.
Quel tocco per qualcun'altro sarebbe stato solo un tocco casuale, lieve e dolce; per me invece sembrava fin troppo brusco, meschino e che facesse capire TUTTO.
Si voltò quasi di scatto, e i suoi occhi  affogarono di nuovo nei miei, lasciandomi quasi senza parole; ripresi conoscenza e poi esclamai.
'Scusa, posso passare?' sentivo caldo, nulla di strano che fossi diventata bordeaux con solo quelle tre parole, e sentire quelle due stronze che ridevano, di certo peggiorò la situazione.
'Certo!' una voce soave riecheggiò nella grande stanza, una voce così perfetta per quel viso, da far invidia anche ad un coro di angeli.
Si alzò, posizionandosi di lato, lasciandomi così, libero il passaggio; sorrisi andando verso il mio posto e ringraziandolo, lui sorrise di rimando e si sedette di nuovo nel suo posto.
Una volta aver preso posto, tolto tutti gli indumenti che si potevano quasi considerare zavorra inutile, mi voltai verso le mie due amiche e le fulminai a dir poco con lo sguardo.
La loro risposta per cercarsi una scusa fu un semplice e banalissimo
'C'era solo questo posto libero, non è colpa nostra!' si, e il resto dell'aula mezza vuota, era solo una proiezione del mio cervello, un frutto della mia immaginazione, vero???
Risero, capendo quello che avevo appena pensato, le avrei uccise volentieri, ma avevo paura di disturbare il tizio messo di fianco a me, quindi decidi di calmare i miei bollenti spiriti, e di attendere che l'ultima lezione abbia inizio.
Il prof, come al solito, appena entrato ci riempì la testa piena di Linke Klammer, Vorfeld e cazzate varie; insomma servivano per fare la suddivisione per campi della frase tedesca, ma in pratica non servivano A UN CAZZO DI NIENTE.
Come se già l'argomento non fosse abbastanza noioso, il prof decise di fare anche i suoi esempi alla lavagna, dove i poveri Hans e Peter erano sempre protagonisti di situazioni idiote.
'A metà popolazione tedesca, ora come ora, staranno fischiando l orecchie, sa?' esclamai a bassa voce, colta da uno dei miei momenti di delirio, che le mie amiche conoscevano fin troppo bene.
Amilcare, probabilmente ascoltando la strana esclamazione, sorrise della battuta, e io volevo letteralmente sprofondare sotto terra per la figura di merda appena fatta.
Visto che tutto ciò non c'aveva indotto alla decisione di andare a cambiare corso, l'insegnante prese il suo solito pennarello del cazzo, si quello fasullo, che non scrive mai, e iniziò a scrivere tutte le frasi.
Nulla di strano che io, nonostante indossassi le lentine, non riuscivo a vedere un cazzo di niente. E il problema sorgeva, nel momento in cui, avevo da sempre avuto problemi con quelle cazzo di frasi, quindi o le copiavo, o le copiavo.
'Chris, tu ci leggi??' stretti talmente tanto gli occhi verso la lavagna tanto che sentii le lentine quasi graffiarmi le palpebre.
'No tesoro, e neanche El!'
'Ma come no? Cazzo avete due paia di occhiali più spessi dei fondi di bottiglia!!' risata da parte del tizio, bene stavo davvero facendo la figura di merda più colossale della mia vita.
'Si ma non ci vediamo lo stesso, perchè non guardi dal tuo VICINO' no no e ancora NO, mi bastava essere stata sgamata mentre facevo una delle mie pessime battute.  Ma del resto, quelle frasi mi servivano davvero.
Mi voltai, e quasi subito anche lui si voltò, oddio che imbarazzo.
'Scusami, potrei copiare, non riesco a vedere bene quello che scrive quell'imbecille alla lavagna?' sorrise, oddio che carino.
'Sisi tranquilla' mi porse il foglio con le frasi scritte, devo dire che anche a scrittura era messo bene, ok i miei indici di stalkeraggio erano arrivati al picco massimo, perfetto.
Ricopiai il tutto, sentendo spesso il suo sguardo sul mio viso, e guardandolo di sottecchi pure io; una volta finito, lo ringraziai, sorrisi e mi voltai dalle mie colleghe.
'Mi dovete un favore enorme, stronze'
'Ahahah che teneri che siete, vi scambiate sguardi di sottecchi'
'Zitta Chris'
L'ora passava, e tra qualche sguardo, battutina e sorrisino, mi sentivo decisamente 10 metri da terra; però lui non accennava neanche a fare un passo, e io friggevo dentro, desideravo come non so che cosa, che si presentasse, che parlasse, che mi rendesse partecipe del suo piccolo grande mondo.
Il prof continuava a spiegare, ma la tristezza e la depressione tornarono peggio di prima, perchè doveva andare sempre di merda ogni volta?
Presi un foglio a caso del mio quaderno e iniziai a trascrivere una frase, avete presente come quando la maestra ti dava la punizione di trascrivere più volte la stessa frase nello stesso foglio? Ecco, feci lo stesso con la seguente frase
'And i'm dying just to know your name' era una canzone lo so, ma cazzo era la verità, stavo morendo dalla voglia di sapere come si chiamasse.
L'ora continuò a passare, e spesso e volentieri mi sentivo il suo sguardo addosso a me, diventai bordeaux quasi tutte le volte, e sorridevo ormai come un ebete.
Mi voltai verso le ragazze mezzo secondo, le quali non persero occasione di ricordarmi che quella era l'ultima lezione, e quando mi voltai.. Era sparito!
Eclissato, BOOM, così, senza preavviso, e per giunta mezz'ora prima che la lezione finisse. Rammaricata di aver perso per l'ennesima volta un'occasione, abbassai lo sguardo; quando i miei occhi scorsero una sciarpa scarlatta sotto il banco. Era sua, nella mia testa improvvisamente risuonò la canzone di poco prima, così senza pensare alle conseguenze, presi la sciarpa, uscìì nel corridoio, lasciando la lezione dietro di me.
Guardai verso la porta e lo vidi di spalle, una specie di flashback mi affiorò alla mente, e l'unica cosa che riuscì a fare, fu quella di gridare.
'HEY, ASPETTA HAI DIMENTICATO LA SCIARPA!!!' sventolando a mo' di trofeo la sciarpa che avevo in mano.
Lui si volta, con sguardo un po' perplesso, fin quando non capisce che la pazza maniaca che l'ha chiamato con così tanta enfasi, era la sottoscritta, la sua espressione tramutò quasi in, FELICE?!
Con passo lento, fece retro-front e iniziò a venirmi incontro, giuro mancava solo il fumo e il vento e poi sembrava davvero la scena di un film.
La mia mano, che nel frattempo sventolava ancora la sciarpa, iniziò a calmare il movimento, fino a fermarsi, quando compresi di aver fatto la figura di merda peggiore della mia intera esistenza.
Era a pochi passi da me, quando finalmente con un sorriso gigante, si fermò, io abbassai la mano e gli porsi la sciarpa.
'L'avevi lasciata sotto il banco' sorrisi imbarazzata e anche lui, dopo esser diventato rosso, sorrise.
'Grazie mille davvero, non ci avevo neanche fatto caso' le nostre mani si sfiorarono, quando lui fece qualche passo in avanti per riprendere l'accessorio che gli apparteneva.
Non riuscii a trattenere un sorriso sincero, quello che mostra tutti i denti, quello che per i più fortunati mostrava anche quelle adorabili fossette. Anche lui sorrise, e notai qualcosa che prima non avevo notato, aveva le guanciotte da bambino, questo lo rendeva ancora più dolce del normale.
Ci guardammo per infinito instante negli occhi, non sentivo nulla attorno a noi, sentivo come se in quel momento il mondo si fosse fermato a posta per noi, per farci almeno presentare.
Ma, ahimè, come al solito mio, il culo durò poco, infatti il tizio mi sorrise e dopo aver detto,
'Allora ci vediamo presto' si voltò di nuovo, prima di iniziare a camminare.
Mi sentivo uno schifo, la fortuna non poteva girare in tutti i sensi dalla mia parte e magari concludere quello che lasciava in sospeso? Abbassai lo sguardo, totalmente rammaricata, domani non l'avrei più visto, ormai era andato tutto a puttane.
Mi voltai e feci per tornare in classe, quando quella voce mi indusse a fermarmi.
'Comunque, io sono Niall' mi voltai e me lo ritrovai nuovamente davanti, con una mano a mezz'aria che aspettava di congiungersi con qualcosa, con la mia!?
Sorrisi con un sorriso diverso dal solito, era smagliante e in pochi l'avevano visto, lui ricambiò capendo che quel cambiamento era tutto merito suo.
'Piacere Audrey' sorrise, come se finalmente anche lui fosse stato accontentato e avesse ottenuto l'aria per respirare, il pane per mangiare, insomma qualcosa di cui non poteva più fare a meno.
Parlammo ancora, fin quando non finì anche la lezione, e le mie amiche, con gli occhi a cuoricino peggio della sottoscritta, uscirono portando anche le mie cose.
'Allora, ci vediamo per studiare tedesco insieme?'
'Certo, ci sto, ci vediamo presto'
Mi sorrise entusiasta, e si diresse verso l'uscita; non riuscii più a trattenere la felicità, e iniziai a saltellare come una pazza, mancava solo un cesto di petali di fiori ed ero al completo.
'Allora, che è successo?' le mie amiche interruppero la mia danza della gioia per sapere tutti i dettagli, mi fermai e le guardai sorridendo.
'Nulla, ho solo deciso di PARLARE ADESSO!'




ECCOMI DI NUOVO CON UN'ALTRA ONE SHOT SCRITTA TANTO TEMPO FA.. IL FATTO E' PARZIALMENTE ACCADUTO, E BEH, MI HA DATO L'ISPIRAZIONE PER SCRIVERE QUESTA PICCOLA STORIA.
SPERO VI PIACCIA :3
GRAZIE MILLE A TUTTI/E
XOXO
-Fed
  
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