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Autore: Nausicaa212    03/08/2007    3 recensioni
Ok. Non so minimamente che cosa ho scritto. Oggi è una giornata strana, d'altronde. è una fic mezza depressa mezza no, e dovrebbe parlare di due amici. Che si mollano per cause esterne, e poi...
Leggete, se vi va. (a vostro rischio e pericolo; il mio neuroni oggi è in vacanza alle Hawaii.) Baci^^
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wenn nicht mehr geht

By Nausicaa212

 

Wenn nichts mehr geht

Werd ich ein Engel sein

Für dich allen

Und der in jeder dunklen Nacht erscheint

Und dann fliegen wir

Weit weg von hier

Wir werden uns nie mehr verlieren

 

Quando niente va più
Sarò un angelo

Per te solo
E comparirò tutte le notti scure
Poi voleremo lontano da qui
Non ci perderemo mai più

 

[Wenn nicht mehr geht- Tokio Hotel]


È strano.

È tutto strano.

È strano come ti affezioni a qualcosa che ti ricorda una persona importante.

Che so, una canzone.

Una canzone che magari prima odiavi, ma.

È strano come ti aggrappi a tutto quello che ti possa ricordare quel qualcuno.

È strano come ancora non riesci a credere alla realtà.

La realtà dei fatti ti dice una cosa, ma tu preferisci restare nel tuo mondo.

Incantandoti a sognare i momenti insieme.

Preferisci pensare che lui ti stia ancora accanto.

Che ti sussurri cose strane.

E tu, l’eletta, l’unica del suo cuore, ascolti.

Ti amava, si.

Ma non in quel senso.

Eri come una gemellina, per lui.

Lui lo era per te?

Non lo sai nemmeno tu.

E, ora come ora, preferisci non pensarci.

Lui ti era sempre accanto nei momenti di maggiore disperazione.

E in quelli bellissimi.

Con lui riuscivi a confidarti.

Eravate quasi telepatici.

Tu gli parlavi di tutto.

Lui ti parlava di tutto.

Anche di quella ragazza incontrata per caso in strada e diventata prima sua amica,

poi la sua ragazza.

Hai tifato tutto il tempo per lui, anche se sentivi che qualcosa non andava.

Ma lui doveva essere felice, era quello che importava.

Ma poi la tipa era gelosa di te.

Gli ha impedito di vederti.

Di chiamarti.

Di parlarti.

Di salutarti.

E lui, innamorato, ti ha detto che per un po’ non vi dovevate sentire.

Ti sei sentita schiacciare da un macigno.

Ti è mancato il respiro.

Il cuore ha perso un battito.

Ma la barriera d’orgoglio che con lui avevi tirato giu.

Quella è riapparsa in tutta la sua altezza.

E gli hai detto con indifferenza simulata quelle parole.

Quelle dieci parole.

 

Senti… lascia stare. È meglio che non ci sentiamo più.

 

L’hai visto sbandare.

Era stupito.

Ti sei sforzata di fottertene altamente.

Ti sei girata.

Te ne sei andata camminando con indifferenza.

L’hai lasciato basito nell’angolo dove ti aveva trascinata per parlare.

Non era il tuo unico amico, dopotutto.

Che andasse a farsi fottere.

E vaffanculo.

 

Ma allora perché al suo ricordo ti viene da piangere?

Dovrebbe andare tutto bene.

Now slide along side, yep, baby, that’s right…

Fa così la canzone no?

Slide along side.

Fa così?

Baby, that’s right…

Qui tutto è right, al giorno d’oggi.

Perché o è right, o è out.

E tu… beh, tu non te la senti di definirti out.

Ma tu sei fuori dal loro modo di giudicare.

Perciò sei rightissima.

Ma per loro sei out.

Pensavi di essere right almeno per lui,

ma evidentemente ti sbagliavi.

 

Dopo che l’hai mollato lì sei scoppiata a piangere.

Il mondo ti era crollato addosso.

Che avevi tu di sbagliato?

Che avevi fatto di male?

Gli eri stata troppo vicina?

Ti aveva scambiata per una persona troppo dolce forse,

da poter usare a suo piacimento.

E per colpa sua le tua braccia hanno sanguinato molto.

Tua madre le ha viste e ti ha chiesto se il gatto ti aveva graffiato di nuovo.

Tuo padre le ha viste e le ha ignorate.

Tuo fratello le ha viste e ti ha portato il disinfettante.

I tuoi amici le hanno viste e hanno capito.

Lui non le ha viste.

Lui non l’hai più visto.

Hai freddo nel cuore ogni volta che ci pensi.

Ma meno di prima.

Preferisci dimenticarlo.

 

Una sola cosa ti è rimasta di lui.

Una canzone.

Quella che ti cantava sempre.

Quella di De Andrè.

La Corale.

È bella.

Ti ricorda sempre lui quando l’ascolti.

Ti scalda il cuore.

 

 

Ma il freddo c’è lo stesso.

Ti avvolge il cuore nelle sue gelide spire.

Ti mozza il fiato.

Ti annulla totalmente.

Ed ora

Dopo quattro anni che non lo vedi

Ritorna tutto il dolore che avevi.

Lo vuoi vedere.

Lo vuoi veder.

Lo vuoi vede.

Lo vuoi ved.

Lo vuoi ve.

Lo vuoi v.

Lo vuoi.

Lo vuoi.

Lo vuoi.

Ti manca.

Hai mentito a te stessa per quattro anni.

Ma ora basta.

Ora sei all’università.

Non sei più una bambina.

Sai quel che vuoi.

Che in questo momento è il suo numero di cellulare.

 

-         Pronto?-

-         …Pronto?-

-         Chi è?-

-         S… sono io…-

-         Tu?! Erano quattro anni che non ci sentivamo!-

-         Eh… si…-

-         A che università stai ora?-

-         A Bologna…-

-         Anche io!-

-         C… che facoltà?-

-         Medicina. Tu?-

-         L… legge.-

-         Perfetto! Dai, vediamoci tipo tra mezz’ora davanti alla tua facoltà. Ti va?-

-         … ok.-

 

Balbetti per l’emozione.

Non ti ha dimenticata.

Non l’hai dimenticato.

Ti prepari febbricitante.

Non sai che metterti ed alla fine è la tua compagna di stanza a scegliere.

Arrivi in anticipo.

In maledetto anticipo.

Lo aspetti per un po’.

Non sai che pensare.

Sei agitata.

Vorresti sparire nei meandri della terra.

Ma poi lo vedi.

E capisci che non è cambiato nulla.

Gli corri incontro.

Lo abbracci.

Forse puoi ricominciare ad amare.

 

 

 

 

Banchieri, pizzicagnoli, notai

Coi ventri obesi e le mani sudate

Coi cuori a forma di salvadanai

Noi, che invochiam pietà

Fummo traviate

Navigammo su fragili vascelli

Per affrontar del mondo la burrasca

Ed avevamo gli occhi troppo belli

E la pietà non vi rimanga in tasca

 

Giudici eletti, uomini di legge

Noi, che danziam nei vostri sogni ancora

Siamo l’umano, desolato gregge

Di chi morì con il nodo alla gola

Quanti innocenti all’orrenda agonia votaste

Decidendo nella sorte

E quanto giusta pensate che sia

Una sentenza che decreta morte

 

 

 

 

 

Bene, eccomi tornata con una one shot scritta in due giorni. Nel primo ero depressissima, ma oggi mi è andata meglio. La cosa è finita bene.

Nella prima canzone, non so se la traduzione sia corretta… nel caso qualcuno che sa il tedesco leggesse, è pregato di correggermi ^__^

L’ultimo testo è un pezzo della corale di De Andrè. Uno dei pezzi parlati. Non c’entra molto con la ficcy, ma per me quel pezzo significa molto.

 

La frase della canzone nella ficcy è quella di un ritornello di Slide along Side, una canzone degli Shifty, con la quale sono fissata ora. Ho preso le parole ad orecchio, scocciandomi un po’ a vedere il testo. Non so se fa così. Solo il “baby, that’s right” credo sia giusto.

 

Non so cosa voglia dire per me questa storia.

Ho iniziato a scriverla pensando di dedicarla ad un carissimo amico, che ultimamente mi è spesso accanto, ma mi è uscita così. Credo che i peperoni la sera facciano male… (non so manco che c’entra, e non mangio peperoni.)

 

Detto questo, spero vi sia piaciuta, perché a me non piace >_< è raro che qualcosa mi piaccia davvero.

Se non vi è piaciuta, grazie lo stesso per aver resistito fino a qui. Io nei vostri panni non l’avrei fatto.

 

Phew… oggi passo da stati di allegria totale (con relativo cazzeggiamento) a momenti di depressione assurda. Bah. Chi mi capisce è bravo. (c’è qualcuno di voi che studia pissicologia?)

 

Ok, basta. Ora vi lascio sul serio… avete avuto fegato a leggere tutto sto sclero. Baciottoli.

Nausicaa due uno due.

  
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