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Autore: Suriru    15/01/2013    3 recensioni
Eccomi! Piplette è tornata! E con una storia fresca fresca, seguito del primo capitolo di PMD. Questa storia parla dei nostri eroi alle prese con una nuova emozionante avventura...lontana da Borgo Tesoro. Tra gelosie, nuove amicizie e novità emozionanti, i nostri eroi si troveranno lontani da casa, alle prese con delle leggende troppo reali.
Dalla storia:
“I tre regni vennero spazzati via, rasi al suolo completamente. Questo fece riflettere i tre leggendari sul loro comportamento e venne annunciata la pace. E per alcuni secoli la pace regnò, ma un giorno le guerre ricominciarono, così come la punizione di Lugia. Ogni settecento anni le cose si ripetevano finché un giorno dei coraggiosi pokémon decisero di opporsi ai tre tiranni e al loro padrone. Così ogni sette secoli vengono scelti dei nuovi eroi per difendere i tre regni.”
“…Tu non sai cosa vuol dire essere delusi…sentirsi traditi…”
Si sentiva dalla voce roca e dalla testa bassa che stava trattenendo a malapena
[...]
“Tu non puoi sapere come ci si sente! Tu non ti sei mai sentita così, perché Piplup ti ha sempre trattato come una regina!”
“PERCHÈ IO MI FIDO DI LUI!!"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Mystery Dungeon'
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Pokémon Mystery Dungeon 2
Il canto degli abissi
Capitolo 13
Debolezze in lotta

 

 
Luce.
Una calda luce.
Da quanto tempo non la vedeva più? Minuti, giorni, anni, non riusciva a capirlo. Ricordava solo un forte male alla testa e nient’altro. Quanto era passato da quel momento? Era svenuta? Si era addormentata? Era morta? Forse. O stava raggiungendo il paradiso o era viva. Qualunque cosa le fosse successa, quella luce che le stava venendo incontro la faceva sentire meglio, sentiva un leggero tepore sulla pelle sprigionato da quel candore che aveva dentro di se tutti i colori dell’arcobaleno. Doveva esser svenuta. Era così bello e rilassante, sarebbe voluta restare in quello stato per sempre, tra il sogno e la realtà. Ma in quella luce variopinta iniziò a distinguere vaghe forme e colori: un giallo tendente al marrone, color paglia, verde prato e terra di siena, girandosi su un fianco intravide delle macchie indistinte beige, forse legno, e una sagoma, color cielo, che sembrava ferma. No, il suo colore era un celeste più scuro, ma acceso. Allegro. La figura si muoveva prima avanti poi indietro verso quello che doveva essere un letto di paglia dal colore. I contorni iniziarono a farsi più distinti e le figure cominciavano a prendere forma nella sua testa. La figura mosse la testa più chiara, bianca e gialla al centro, verso di lei e dopo tempo sentì il primo suono, come se fosse troppo lontano, però.
“Ti sei svegliata finalmente!”
Sarah sbatté le palpebre, per abituarle alla luce ormai di metà pomeriggio. Alzò la testa dal suo giaciglio e iniziò piano piano a svegliarsi.
“Sei tu, Piply?”
“Certo. Chi ti aspettavi, Moltres?”
Al sentire quel nome il corpo della Skitty tremò involontariamente.
“Ci avevi fatto preoccupare non poco!” continuò la Piplup
“Cosa mi è successo?” chiese la pokémon sbattendo la testa da una parte all’altra
Non riusciva a ricordarsi niente. Nella sua testa c’era solo l’immagine di fiamme, tutte dello stesso rosso vivo, caldo, e una specie di angelo infuocato che veniva verso di lei. L’inferno? No, aveva un qualcosa di più familiare. Si ricordava qualcuno affianco a sé, una lotta senza sosta, per fermare i leggendari.
I ricordi iniziarono a tornare.
“Sei svenuta mentre stavamo tornando dalla missione. Eri conciata malissimo e hai dormito per parecchio tempo.”
Questo spiegava le fasciature lungo le zampe e la testa.
“Per quanto tempo?”
“Tre giorni.”
E questo spiegava i sensi completamente addormentati.
Dopo quello che era successo, quella lotta, si era sentita sfinita. Prima che Piply e Chimy li trovassero erano esausti, svenuti. E dopo un giorno di riposo avevano deciso di andare a cercare Chimchar e Chic, perché molto probabilmente anche loro si trovavano in quella situazione. Erano i più lontani. E Articuno era il più spietato dei tre. Piano piano le forze iniziarono a tornare, la nebbia che le avvolgeva i ricordi e i sensi iniziava a diradarsi, ma non completamente. Quasi senza accorgersene fece vagare lo sguardo sulla stanza -pareti, letti, tutto le sembrava nuovo e sconosciuto in quel momento- e si fermò sul giaciglio che aveva davanti. Occupato.
“Come sta?”
La voce le uscì stanca, come se parlare le fosse costata fatica. Piply si girò a guardare Gardevoir. Il suo viso sembrava sereno, in confronto a pochi giorni prima, ma una ruga sul viso, vicina alla pezza bagnata, faceva intendere che quelli che stava facendo non fossero bei sogni.
“Non si è ancora svegliata, ma sta bene. Chimy ha anche utilizzato un po’ dei suoi poteri curativi.” fece una breve pausa “Per sicurezza.” la rassicurò poi
Il volto di Gardevoir, anche quello le sembrava sconosciuto. In parte era così. L’aveva sempre vista in sogno, allegra, silenziosa, al massimo preoccupata. Ma mai aveva trovato il dolore sul suo viso.
“Poteri curativi?” chiese quasi con voce assente
“Beh, è una lunga storia… e direi anche complicata, ma adesso non è il momento di parlare di questo.”
Per Sarah quello non era proprio il momento per parlare. A malapena riusciva a pensare lucidamente. Ogni parte del corpo le formicolava, la sua mente ed ogni sua parte chiedeva aria fresca. Doveva schiarirsi le idee. Lentamente, come se fosse per lei un movimento innaturale e difficile da compiere, si tolse di dosso le bende, che le fecero notare le grosse bruciature che aveva su buona parte del corpo, prese il suo nastro rosa confetto e puntò dritta verso l’uscita.
“M-Ma…dove vai?”
Piply rimase leggermente interdetta dal comportamento della compagna.
“Non posso stare ferma ancora. Vado a fare un giro.”
“Ma no puoi! Sei ancora debole e…” ma non riuscì a finire la frase
Sarah era già scomparsa dietro la soglia.
 
La città, dopo tempo che non la vedeva, non le era mai sembrata più stupenda. Quel giorno forti raffiche di vento muovevano i teloni dei mercanti e delle case. Respirava lentamente e a fatica l’aria pura. Dopo aver sentito per giorni la puzza di zolfo e del fuoco anche l’odore di un Muk le sarebbe sembrato gradevole. Vagò distrattamente per le vie del mercato, intenta ad aggiustarsi alla bell’e meglio il nastro al collo. Anche il più piccolo movimento le sembrava difficile. Si fermò ad osservare una bancarella, dopo essersi annodata il nastro in un fiocco che si sarebbe potuto disfare solo con lo sguardo. Davanti a lei stavano pregiate conchiglie, di qualsiasi forma e colore, celeste cristallino, verde smeraldo, color sabbia, bianco immacolato, nero notte. Si soffermò per un attimo su una, color pesca e grande quanto un pugno, tutta ricurva e bitorzoluta. La prese in mano e si stupì nel sentire quanto era pesante e liscia al tatto.
“Volete comprarla?”
Dal balcone apparse una piccola Corsola, all’apparenza dolce e gentile. Non l’aveva mai vista, doveva essere arrivata proprio per il mercato.
“Non costa molto ma ha fatto un lungo viaggio per arrivare fin dove ora è. Vi interessa? Credo che per voi potrei fare un prezzo speciale. Una bella conchiglia per una bella ragazza!” cinguettò allegramente
Chissà quante volte aveva usato quel tono per persuadere i clienti. In un’occasione normale sarebbe arrossita per il complimento e avrebbe rifiutato gentilmente, invece scosse leggermente la testa e senza neanche sorridere ripose la conchiglia in mezzo alle altre. Camminò ancora da una parte e dall’altra, senza accorgersi di stare girando in tondo. Il suo corpo si muoveva e la testa ragionava. Non poteva restare inattiva per un solo momento in più! La sua mente andava sempre al racconto dei suoi amici, di ritorno dalla Foresta Glaciale. Quel racconto l’aveva colpita, ma non sapeva se era un bene o un male. Quelle parole per lei incomprensibili nella sua testa cercavano sempre più di raggiungere un significato, qualcosa che potesse aiutare nella missione. Poco dopo aver ascoltato quel racconto aveva perso conoscenza e in quei giorni, in cui aveva solo dormito, quelle parole avevano continuato a rimbombarle nella testa, come un disco incantato.
Sentiva ancora le parole che gli avevano riferito i due amici come se anche lei fosse stata presente al momento della lotta…

 

 …


Dopo il forte scontro schegge di giaccio e polvere avevano iniziato a danzare nell’aria, coprendo la visuale di Chic. Le era sembrato che il tempo si fosse fermato per un attimo e che solo in quel momento, in quella coltre di polvere, stesse ricominciando a scorrere. Davanti a se intravide qualcosa. Tremava e sembrava stare in piedi per miracolo. In quell’attimo Chimchar cadde a terra, tramortito. Aveva un profondo taglio sulla fronte, sanguinante. La Torchic corse subito ad aiutare il compagno, lo mise in piedi, ma quello non le volse neanche lo sguardo. Guardava avanti, pieno di rabbia. Sembrava che i suoi occhi fossero infuocati sotto il nero lucente della pupilla. E davanti a lui Articuno gli rispondeva con lo stesso sguardo.
“Siete forti, più di quanto mi ero aspettato…” sorrise, ma non in malo modo
La ferita di Chimchar sembrava più grave del previsto e lui, coperto di graffi e lividi, si reggeva a malapena in piedi. Ma anche così malconcio e privo di forze, non voleva cedere e dare al vittoria al leggendario. Se fosse stato per lui avrebbe continuato anche fino alla morte. E questo Articuno lo aveva capito.
“Già, adesso capisco perché Lugia ha scelto voi…”
E dicendo quelle parole chiuse gli occhi.
Li riaprì quasi subito e quando lo fece, quella rossastra luce diabolica si era offuscata. L’iride nera come la pupilla, striata di cremisi, risaltava ancora di più sul mantello color ghiaccio. Articuno era di nuovo in sé, ma non totalmente.
“Dovete tornare indietro e dovete sbrigarvi. Lugia vi sta aspettando. Ma dovete stare attenti, le cose non sono sempre come ci si aspetta.”
“Cosa significa?”
Nella domanda di Chic non c’era curiosità, solo una brutta sensazione.
“Che la catena della maledizione è stata spezzata. Non si può più essere certi di niente. Neanche della vostra vittoria.”
Quella frase li spiazzò per metà. Fino a quel momento non avevano creduto molto alla leggenda, quando diceva che i pokémon avrebbero sempre vinto per volere di Lugia, e la lotta che avevano appena affrontato sarebbe stata un’ottima prova, ma quelle parole sembravano nate per avvisarli di un altro pericolo, più forte di quanto si erano immaginati.
“Non capisco. Cos’è successo a Lugia?”
Articuno ridacchiò.
“A lui? Niente. Pensate davvero che al Re possa essere successo qualcosa prima della battaglia finale? No, il corso dei fatti è cambiato. Dovete andarvene e trovarlo. Tra pochi giorni la maledizione colpirà di nuovo i tre antichi regni. Noi uccelli leggendari non possiamo farci niente. Queste sono le regole.”
“Se l’equilibrio della leggenda è stato spezzato, forse questo potrebbe spiegare tutto questo anticipo.”
La teoria di Chic sembrava valida, fino a quando l’imperatore dei ghiacci non scosse la testa.
“No, non tutto può essere collegato. Non so spiegarvi il perché ma dovrete stare molto attenti. Molti più pericoli oramai vi attendono, più di quanti ne fossero stati programmati…”
Quell’avvertimento, detto dal loro nemico, sembrava più vero che mai. E Chic credette finalmente di vedere il leggendario sotto una luce diversa, dopo tempo. Nel profondo, imprigionato sotto quello strato di ghiaccio, c’era un cuore buono, che Articuno mostrava solo nelle occasioni difficili. E lei era stata molto fortunata ad averlo visto per ben due volte.
Il leggendario sembrava impassibile, ma la fronte corrucciata faceva intendere che stava lottando per poter rimanere cosciente. Con uno scatto nervoso della testa si piegò verso la sua ala leggermente alzata e ne prese qualcosa. Tutto il corpo tremava e sussultava mentre cercava di controllarsi. Nel becco aveva qualcosa, dalle piccole dimensioni e di un colore poco più scuro delle piume del pokémon, che posò proprio davanti a loro.
“Prendetelo. Vi condurrà a lui.”
Era davvero piccolo, poteva essere perfettamente circondato dalla mano di Chimchar. Aveva una forma sferica leggermente schiacciata sui lati e cava all’interno. Aveva un bel colore azzurro cielo e sembrava fatto di conchiglia. Non sembrava assolutamente un oggetto per loro vitale, non immaginavano neanche in che modo sarebbe potuto essere d’aiuto.
“I frammenti…” disse lui in un sussurro rivolgendosi all’oggetto
“Da soli non possono essere invincibili, ma se li si unisce si scopre davvero qual è la forza.”
Adesso il suo respiro era più pesante e gli occhi variavano dal cremisi al colore della notte. Non sarebbe riuscito a controllarsi ancora per molto. Chimchar prese l’oggetto e se lo rigirò tra le mani. Se quello che aveva detto Articuno era vero, quello sarebbe potuto essere di vitale importanza per la missione e forse se fossero riusciti a trovare anche gli altri “frammenti”, come li chiamava lui, sarebbero riusciti a trovare Lugia e avrebbero “scoperto la vera forza”. Di tutti i frammenti insieme.
Ma quelle parole così pronunciate, sembravano destinate a loro più che a quegli oggetti…

 

...

 
Scosse la testa. Non riusciva a pensare ad altro, non poteva! Perché non poteva venir a capo di quella faccenda? Perché era incappata in quella faccenda?
Immersa com’era nei suoi pensieri, sentì in faccia una forza fredda che le avvolse tutto il corpo. Non si era accorta di una folata improvvisa di vento troppo forte, così forte che le fece volar via il fiocco che aveva al collo.
No!
Non era neanche riuscita a pronunciare quella parola che con passo malfermo iniziò a correre dietro al pezzo di stoffa rosa. Sembrava che stesse scappando da lei, svoltava, si fermava e ricominciava a correre mosso dal vento. La fatica iniziò a farsi sentire da subito, prima dal petto, poi fino ad ogni più piccola parte delle zampe. Ma voleva recuperare il suo fiocco. Finalmente il nastro si fermò, ma prima che riuscisse a  raggiungerlo col fiatone, qualcun altro lo aveva già in mano. Sarah non provò neanche ad alzare lo sguardo sul suo volto, sapendo di avere la vista tutta annebbiata. Avanti a lei stava un pokémon, una ragazza credeva dalle movenze e perché al polso portava una specie di braccialetto argentato e al collo un qualcosa di rosso, non sapeva dire con certezza se fosse un foulard o qualsiasi altra cosa. Sembrava molto più alta di lei e stava in piedi su due zampe. Ma la cosa che vedeva meglio era la sua mano intorno al fiocco. Sentiva il suo sguardo su di sé, perforante ma non malvagio, le sarebbero tanto piaciuti vedere i suoi occhi. Cercò di avvicinarsi e poi una voce improvvisa la fece voltare.
“Sarah!”
Nel girarsi di scatto, vacillò e sentì la testa mulinare. Fece in tempo a mettere una zampa in avanti e non cadere prima che nel suo campo visivo entrarono Chic e Celebi.
“Ragazze…”
“Eccoti… ti stavamo cercando…” disse l’amica di fuoco trafelata
Sarah scosse la testa e respirò a fondo, cercando di stipare il dolore nella sua testa. Non prestò subito attenzione alle compagne e girò lo sguardo, ma la pokémon non c’era già più. E neanche il suo fiocco.
“Ti abbiamo cercato dappertutto! Quando siamo arrivate Piply ci ha detto che te ne eri andata. Sei impazzita ad uscire così? Mi vuoi far prendere un infarto?” la rimproverò Chic
Si sentiva leggermente a disagio, visto che di solito era lei a rimproverare l’amica per la sua sconsideratezza.
“No, ma perché…” disse senza neanche riuscire a finire la frase
“Abbiamo trovato qualcuno che può aiutarci! Forse abbiamo trovato il nascondiglio di Lugia!” esclamò eccitata Celebi
“Cosa?”
Dopo l’attimo di smarrimento, la sua testa cominciò a ragionare troppo velocemente. Era già arrivato il momento? Dovevano già tornare a lottare? Il respiro le si fece più pesante e il battito più veloce. In testa aveva solo le immagini di Moltres che veniva verso di lei, con brutalità in volto e l’attaccava, l’attaccava, non si fermava più. E lei non riusciva nemmeno a reagire.
Paura? Da quando un leader di una squadra di soccorso provava paura nella lotta?
Però c’è sempre una prima volta…
Anche se sue quelle parole non erano un incoraggiamento. E adesso che le cose stavano vacillando tra i membri della squadra, lei doveva trovare il modo di reagire.
Guardò per un attimo le compagne. Erano così diverse tra loro, da quando erano diventate amiche? Avevano ben poco in comune quelle due, per quel che sapeva sul carattere di Celebi, ma forse non erano davvero amiche. Forse dentro al gruppo erano solo quelle che più si sopportavano.
E la cosa peggiore prima della battaglia finale è una squadra dove i membri non si fidano gli uni degli altri.
Allora perché in quel momento? Non erano affatto pronti!
“Ok.”
In quella parola sentiva una bugia bruciante e nella sua testa sperava che tutto potesse aggiustarsi.
Ma se non erano nemmeno una squadra, come avrebbero potuto?

L' Angolo di Piplette
...ok...ok...puff...ci sono quasi...puff...ma quanto cavolo è ripida questa salita?Anf...
e...
e...
e...
ECCOMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *arriva la banda, il circo e le nazioni unite*
Queste ultime non capisco cosa ci facciano qui, dovrò controllare personalmente gli inviti la prossima volta...
Perchè questo bordello? Facile! Tony è in ferie.
(Se non ricordate chi è Tony, non c'è problema...)
Ma l'importante è che SONO VIVA!!!!!
Cavoli, suona bene! Potrei urlarlo al mondo!
*verso la montagna* SONO VIVA!!!!! *iva iva iva...*
Meglio cambiare frase, queste ultime lettere non mi fanno impazzire...
Bene, tornando seri... *arriva Celebi*
Piplette: Mi dici che cosa vuoi?!? Non ho fatto niente!!!
Celebi: Per sicurezza. Quando dici quella frase non è buon segno...
Piplette: Ah, davvero? Bene. Allora ti dimostrerò che posso fare un'angolo autrice serio ed impeccabile.
Celebi: Se perdi voglio una storia su di me, una one-shot su me e il mio tesoro, due dreabble a testa per i miei piccolini, altre due serie di questa fic e nove disegni con me protagonista.
Piplette: E se ti dicono che sei narcisista si ritrovano nel settecento durante lo scontro tra Anene e Sparta... E non ti bastano già queste due storie e il disegno che ti ho fatto?
Celebi: Hai paura?
Piplette: Bentornati a tutti e grazie per la pazienza che portate sempre nel seguire questa mia storia. Dapprima vorrei ringraziare le persone che la volta scorsa hanno recensito il dodicesimo capitolo, ossia:
Liquid King
Blair Michaelis
fiamma 1
Un ringraziamento speciale anche a chi ha recensito i capitoli prima e a chi continua a seguire la storia anonimamente.
Vi anticipo già che nel prossimo capitolo le cose si renderanno più chiare e che i nuovi personaggi sono nati da un consiglio di Blair Michaelis.
Ricordo oltretutto che
Tutti i personaggi non sono di mia invenzione, bensì appartengono a Satoshi Tajiri e al marchio Nintendo
Grazie ancora per averci seguito.
...
*Celebi shoccata* E quell'ultima frase sui diritti d'autore?
Piplette: Ho sempre sognato di usarla!!! Non credi che renda l'autore più diligente?
Celebi: Se non sapessi che l'hai copiata dal fandom di Yumeiro Patissiere...
Piplette: Okok, scommessa vinta direi... Quindi sloggia e fammi finire tutto per bene!
*Celebi si nasconde*
Se se n'è andata bene, sennò niente.
Al prossimo capitolo a tutti!!!!
                                                                                                                                                                     Piplette


 

  
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