Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Eliessa    15/01/2013    2 recensioni
La famiglia Cesaroni oramai sembra aver ritrovato la sua stabilità nel quartiere della Garbatella; mentre Marco ed Eva che orami sono una coppia anzi una famiglia insieme alla loro Marta, si sono trasferiti all’estero. Il destino per loro però sa essere molto crudele. Riusciranno ad essere uniti anche quando tutto inizia ad andare per il verso sbagliato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo intorno a noi.
Dentro di noi.
 



Marco riuscì a fare i primi passi per uscire dal tunnel della depressione in cui si era voluto infilare da solo.
Aveva iniziato a suonare, e questo era un buon segno; aveva accettato l’invito di Walter di uscire in modo tale da potere distrarsi; e soprattutto era riuscito ad aprirsi con suo padre e Lucia, raccontando il motivo del suo ritorno a casa.
Un ritorno doloroso; ma necessario per far maturare il suo rapporto con Eva, ma più che una pausa di riflessione sembrava una rottura in piena regola.
Marco stava cercando davvero di mettercela tutta per stare bene, anche se continuava a pensare alla figlia soprattutto, e poi ad Eva. Continuava ad amarla ed ogni minuto senza di lei, era un minuto in meno per la sua vita che sentiva durare sempre meno.
Forse ora iniziava a capire cosa aveva provato il padre, quando Lucia l’aveva lasciato ed arano arrivati al divorzio.
Certo, in quel caso Giulio era stato lasciato, mentre qui era stato Marco a lasciare Eva, ma entrambi erano pur sempre innamorati e non c’è male più brutto dell’amore.
Un male che non passa con niente, non esiste una cura al mondo per poter guarire da questo.
Solo il tempo può aiutarti ma non guarirti. Quando ami all’improvviso il mondo intorno a te non esiste più, il tempo di ferma ed in quel momento sei sicuro che il per sempre e il lieto fine esiste non solo nelle favole, ma anche nella vita reale.
Quando sei innamorato il tuo modo di vedere il mondo cambia.
Passi quanto più tempo possibile con la tua ragazza, la riempi di attenzioni, le fai regali inaspettati, e l’abbracci quando sai che ha un momento no, la consoli, non la contraddici se sai che è arrabbiata per qualcosa o qualcuno e ti sta dando contro perché sai che è solo un momento… ma non pensi che un giorno tutta questa magia potrebbe finire.
E Marco, purtroppo, non l’aveva messo in conto. Non aveva mai pensato che la parola fine l’avrebbe conosciuta in prima persona.
La sua storia con Eva era finita, ma una cosa era riuscito a capirla: se voleva stare meglio, doveva fare qualcosa, non poteva rimanere chiuso in mansarda a deprimersi guardando il soffitto. Non avrebbe cambiato le cose.
Così aveva deciso di lavorare e sapeva anche da dove iniziare.
Voleva iniziare dal luogo che da 25 anni a questa parte l’aveva visto crescere: la Bottiglieria.
-Ehi Marco, è successo qualcosa a casa?-chiese Giulio, mentre spillava una birra vedendo il figlio entrare e dirigersi di fronte  a lui.
-No, sono venuto perché dovevo chiederti una cosa.-
-Potevi aspettare che rientrassi, sono le dodici e tra poco chiudiamo.-
-Si, ma sai com’è, alcune cose devi farle subito perché dopo perdono importanza e non servono a nulla.-
-Se posso essere sincero, mi spaventi.-
-No papà, tranquillo, ma volevo chiederti se tu e zio Cesare avete bisogno di una mano in bottiglieria, ovviamente gratis così zio è anche contento, conoscendolo.-
-Marco, qui ‘na mano serve sempre, ma... sei sicuro? Per anni t’ho supplicato per venire a lavorà qua, ma non ne hai mai voluto sapere de ‘sta Bottiglieria.-
-Lo so, ma ho bisogno di fare qualcosa.-disse annuendo Marco cercando di far capire al padre quanto fosse importante per lui lavorare lì in quel momento.
-Va bene Marco. Se può esserti t’aiuto e ti fa stare bene, puoi lavorare qui un giorno, un anno, un vita…-
-Papà, non esageriamo. D’altronde spero che con Eva le cose si sistemino il prima possibile. Non sai quanto mi fa male stare lontano da lei.-
-Marco, ma tu sei sicuro di quello che mi hai detto questa mattina? Non è che è successo come l’altra volta con Sofia?-
-No papà, credimi, questa volta le cose sono un po’ diverse. Io sono andata a letto con Maya, credo anche che sia una principessa o comunque una persona importante, mentre Eva è stata con Alex. Ma sai perché ho deciso di andar via?- il padre fece cenno di no con il capo. –Perché Eva non è sicura di amarmi. Quando abbiamo discusso l’ho guardata negli occhi e ci leggevo solo tanta confusione. Forse non è più innamorata di me; non lo so. So solo che deve capirlo e standole accanto non l’aiuto per niente.-
-Io pensavo che le cose ora andassero bene, dopo quello che soprattutto io e Lucia vi abbiamo fatto passare, non posso credere che tra voi sia finita.-
-Forse il nostro non era un amore così forte come credevamo.-
-Quando dici ‘ste stronzate me sembri figlio di Ezio, non il mio. Marco se il vostro non era amore, Marta non ci sarebbe stata.-
-Non lo so. So solo che io amo Eva e so già come andrà a finire. Il finale per la nostra storia è stato già deciso, ma voglio continuare a sperare che le cose cambino.-
-Con la speranza non si risolve nulla, devi essere tu a fare qualcosa. Se veramente ami Eva, dovresti stare su un aereo per Londra, non qui con me.-
-Beh, io sembrerò figlio di Ezio, ma Rudy si vede che è tuo figlio. Mi ha detto le stesse cose.-
-Allora vedi che solo tu non vuoi vedere la realtà?-
-Ora non ho la forza di vederla, non mi sento pronto.-
-Almeno sarai pronto per prenderti la parannanza e darmi una mano qui? Zio è andato alla vigna e so’ solo.- Marco sorrise al padre, gli si avvicinò per abbracciarlo, poi prese il grembiule e iniziò a servire ai tavoli.
Ma d’un tratto l’arrivò una nuova cliente alla bottiglieria. Una cliente mai vista poiché non era residente né alla Garbatella, né a Roma.
Quella persona era Maya.
Maya D’Oil Aldemburger, la principessina.
-Ma non suonavi al pub di Micheal?-
-E tu perché sei qui?-chiese Marco arrogante nei confronti di Maya.
-Sono qui per una cerimonia che si terrà nella villa di mia nonna. Vedo che da musicista sei diventato oste, cos’è t’hanno licenziato?-
-Sai, più che ricevimento mi sembra che tu sia qui per me.-
-Guarda che tu non sei nessuno e forse mai lo sarai.-
-A Londra eri più carina, ora sei solo una principessina ricca, viziosa ma triste; e siccome io non ho alcuna intenzione di vederti, ora mi fai il favore di uscire da qui, grazie.-
-Fino a prova contraria questo locale è aperto il pubblico, quindi ti tocca servirmi immediatamente.-
-Certo, ti servirò, ma dopo aver preso le ordinazioni dei clienti che sono arrivati qui prima di te.- detto questo Marco ritornò al bancone ed il padre lo fermò mentre preparava del vino.
-Marco, che succede?-
-Succede che lei è quella Maya.-
-Ah.-Giulio rimase senza parole. –Vuoi che ci pensi io a lei?-
-Non sai che favore mi faresti. Con tutto quello che ho per la testa non ho proprio voglia di parlare con lei.-
-Tranquillo.-Marco continuò a versare del vino; mentre il padre si avvicinò alla ragazza e cercando di essere il più gentile possibile le chiese –Cosa posso portarle?-
-Un antipasto misto, grazie.-
-E da bere?-
-Acqua, grazie.-
-D’accordo, arrivo subito.-Giulio lasciò la ragazza, preparò il pasto che aveva ordinato e glielo portò subito, in modo tale che prima consumasse e prima a Marco sarebbe tornato quel finto sorriso che aveva fino a qualche minuto prima che arrivasse quella ragazza.
Dopo pochi minuti ad aiutare Giulio e Marco arrivò anche Cesare.
-Eh beh, che è ‘sta novità?-chiese Cesare entrando vedendo Marco dietro il bancone.
-Avete sempre da fare in bottiglieria, così ho chiesto a papà se vi potesse interessare un nuovo cameriere, rigorosamente gratis.-
-Ma spiegami una cosa a zio tuo. ‘Sto posto non t’è mai piaciuto pe lavorà, ora come mai tutto questo amore per il vino e il formaggio?-
-Ah Cè, basta no. Ringrazia che c’è da ‘na mano.-
-Grazie.-ripose Cesare rivolto a Marco. –Volevo solo capire, tutto qui, ma… Marco mio so’ orgoglioso de te che non rinneghi le tue origini. Questa bottiglieria che era del padre…- Marcò lo fermò.
-Del padre di mio padre di mio padre… Lo so zio. Ma se risento un’altra volta questa storia me ne vado subito.- rispose ridendo. –Senti, vedo che ha finito, magari se ne va se le tolgo il piatto.- Continuò Marco rivolto al padre che rispose facendogli l’occhialino.
-Senti Giù, prima o poi dovrai spiegarmi che succede tra te e Marco.-
-Si, ma non qui e soprattutto ora.-
-E allora quando?-
-Quando semo soli Cè!-Intanto Marco si avvicinò a Maya.
-Posso?-chiese Marco nel tentativo di levare il piatto di Maya.
-Si si, certo fai pure. Senti che dici di vederci domani mattina?-
-Dico che avevano un patto, io non sono venuto e quindi io per te non esisto più.-
-Dai Marco, una colazione insieme.-
-No, mi dispiace e poi io lavoro. Fammi un favore, non cercarmi, ed ora che sai dove lavoro non presentarti più qui.-disse Marco mentre si stava allontanando dalla ragazza.
-Questo vuol dire che ti sei lasciato con la tua ragazza, Eva giusto?!-A questo punto Marco irritato dal comportamento a sfottò  della ragazza le rispose in modo brutale.
-Mi dici che vuoi da me? Siamo solo andati a letto insieme e questo non ti permette di fare di me un burattino. Io non sono al tuo servizio e sei pregata di non nominare più Eva, non ne sei degna. Credevi che solo perché tu avessi un titolo nobiliare l’avrei lasciata per te e invece no, e sai perché? Perché a me della vita di corte non mi importa nulla. Io sono cresciuto per strada non con il cerimoniale. E soprattutto amo le ragazze semplici che dimostrano di essere se stesse senza doversi nascondere dietro i titoli nobiliari che ha. Io amo solo la persona che è riuscita a rendermi padre di mia figlia.-I pochi presenti in bottiglieria rimasero scioccati dal battibecco tra Marco e Maya. –Ora se esci mi faresti un enorme favore, perché a costo di farmi venire a prendere dalla polizia sono capace di metterti le mani addosso.-
-Io vado via, ma non prendertela con me se tu ed Eva vi siete lasciati.-detto questo Maya lasciò una banconota da 50€ sul tavolo e poi andò.
-Marco!-esclamò il padre avvicinandosi a lui.
-Papà scusami, ma…-
-Perché non ti apri con me?-chiese Giulio, ma vedendo che il figlio non accennava ad alcuna risposa lo portò in ufficio. –A Cè pensace tu qui.- disse Giulio chiudendosi la porta alle spalle. –Marc0, se vuoi parlare, io sono qui. Apriti con me, non ti giudico e non ti andrò contro, ma parla.- Marco annuì. -Adesso esce fuori che avevi un patto con questa ragazza. Cos’altro c’è che non so? Se non parli io non so come aiutarti.-
-Cercherò di raccontarti la storia dall’inizio, ok?-
-Solo se tu vuoi e se sei pronto, non deve essere una costrizione.- Marco annuì.
-Quando Eva ha ricevuto il trasferimento da Parigi a Londra era felice, un salto di carriera del genere ad una ragazza della sua età non è da poco, infatti ha accettato anche perché l’ho sostenuta e convinta soprattutto. Inizialmente non voleva trasferirsi perché io a Parigi avevo un mio pubblico mentre a Londra non sarei stato nessuno. Per fortuna le cose sono andate diversamente, io sono riuscito a conquistare il pubblico di Londra ed Eva è diventata una giornalista oramai, anche senza laurea.
Stava andando tutto così bene papà, eravamo una bella famiglia, ci amavano, facevamo quello che più ci piaceva, lei scriveva articoli ed io cantavo, ma… credimi se ti dico che non so cos’è che ha fatto andare a rotoli la nostra storia per la seconda volta. Anzi la terza, considerando che dopo il tuo infarto ci siamo lasciati.-
-La voglia di evadere dalla normalità, questo vi è successo. Siete ancora giovani ed è facile per voi scambiare l’amore con l’attrazione. Io sono sicuro che negli occhi di Eva tutto hai letto, ma no che lei ami Alex. Quanto avete lottato per stare insieme? Eva non è una ragazza… facile, ne sono più che certo. Avete solo sbagliato entrambi.-
-Lo so che abbiamo sbagliato, ma non siamo stati in grado di andare oltre l’errore. Dovevi vedere Eva come stava quando abbiamo parlato. Per non avere il terrore di sentirmi dire “amo Alex” sono scappato. Un'altra volta. Papà, ti prego non lasciarmi solo.-disse Marco abbracciando il padre e piangendo.
-No, Marco non ti lascio.-Appena Giulio finì di parlare Marco cercò di smettere di piangere.
-Grazie.-
-No Marco, non trattenere il pianto. Non sai quanto ti aiuta a liberarti, io ne so qualcosa. Piangi, picchiami se vuoi, ma fa qualcosa per scaricare tutta questa tensione e soprattutto il dolore che hai dentro.-Marco alla fine non riuscì a trattenere più a trattenere le lacrime e iniziò a sfogarsi piangendo sulla spalla del padre per la prima volta. Dopo dieci minuti il padre riprese a parlare.
-Nenache al funerale di mamma ti ho visto piangere, mi fa strano, sai?-
-Tu non mi hai visto papà, ma il mio cuscino sa bene quanto ho pianto per anni, di nascosto al buio. Tu avevi tre figli da crescere, il negozio da mandare avanti, zio Cesare che non ti dava tregua, Rudy che iniziava a combinare casini, Mimmo che chiedeva sempre della mamma e dovevamo inventare sempre una bugia… Insomma, ho preferito tenermi tutto dentro, non volevo essere un altro peso inutile per te.-
-Marco, Marco. Sei cresciuto tropo in fretta. Sei diventato responsabile quando ancora forse, potevi pensare a divertirti.-
-Forse, ma quando mai non ho pensato a divertirmi?-chiese Marco ironico ed entrambi iniziarono a ridere.
–Che dici se andiamo, così chiudiamo e torniamo a casa?-Marco annuì.
Marco era riuscito a confessare tutto quello che aveva dentro al padre, ormai con lui non c’erano più segreti. Sapeva tutto, e si sentiva svuotato.
Si sentiva più leggero, con un peso in meno che lo opprimeva e questo lo faceva stare meglio.
In fondo anche i genitori possono darti una mano.
Tornati a casa, Giulio e Marco fecero come se nulla fosse, ma Lucia notò che qualcosa in lui era cambiato. Non aveva più gli occhi spenti della sera prima; ma aveva solo voglia di stare bene.
Alle quattro, insieme al padre si recò in bottiglieria, ma verso le sette Walter tutto agitato lo chiamò sul telefonino.
-Pronto. Walter calmati, respira perché non capisco nulla. Quando? Arrivo subito. Sto arrivando, calmati.-Marco chiuse la chiamatà.
-Che succede?- chiese Giulio.
-Carlotta è in ospedale e sta rischiando di perdere il bambino, devo andare. Posso prendere il furgoncino?-
-Certo, tieni le chiavi e fammi sapere.-
-Si si, d’accordo.-
Marco si precipitò in ospedale cercando di arrivare il prima possibile. Arrivato al pronto soccorso trovò Stefania, Ezio e Walter.
-Allora, v’hanno detto qualcosa?-
-Non lo so Marco, ma c’ho una paura che non ti sto a spiegà. Hanno solo detto che c’è il rischio che Carlotta perda il bambino e se perde il bambino…-
-Ehi, non succederà. Cerca di calmarti, dai. Se ora uscisse un medico perché Carlotta chiede di te, non vorrebbe vederti così.-
-Hai ragione.-Walter abbracciò Marco e tutti insieme aspettarono che un qualsiasi medico uscisse per dare notizie su Carlotta.
Due ore passarono prima che una persona con il camice bianco si avvcinò ai quattro.
-I parenti della signorina Alberti?-chiese il medico.
-Sono il fidanzato, futuro marito, come sta?-
-Ora sta bene. Ha rischiato di perdere il bambino ed ora deve stare completamente a letto altrimenti rischia di perdere il bambino.-
-Ma sta bene, si?-chiese preoccupato Walter.
-Sta bene, anzi se volete potete entrare, ma solo uno di voi.-
-Vai Water, Carlotta ha bisogno di te.-disse Stefania.
-Voi non andate via però.-disse Walter per poi seguire il medico che lo condusse dalla fidanzata.
 
 
Intanto a Londra Alex era andato a casa di Eva, ma non rispose. Iniziava ad essere preoccupato. Aspettò mezz’ora sotto casa sua fino a quando non la vide arrivare con Marta in braccio.
-Ehi, iniziamo a preoccuparmi.-disse sorridendole Alex.
-Si, sono uscita per comprare il latte.-
-Latte?!- chiese meravigliato non vedendo il brik. –Cos’è Marta non ha resistito e l’ha bevuto tutto e subito?-
-Eh…-
-Mi nascondi qualcosa?-
-Ti fermi a cena?-Eva cercò di cambiare argomento.
-Che mi nascondi?-
-Entriamo.-Eva aprì la porta di casa, lasciò andare Marta nel salone a giocare e lei insieme ad Alex andò in cucina.
-Allora? Posso saperlo? Abbiamo deciso di essere amici.-
-Mi sono accorta di avere un ritardo.-Lo fermò Eva. -Sono uscita per andare a comprare un test di gravidanza.-
-E che aspetti, fallo subito.-l’incitò Alex. Eva si lasciò convincere e fece il test. Risultato? Positivo.
Eva uscì dal bagno con il test in mano. –Allora?-
-Positivo. Sono incita di Marco.-
   
 
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