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Autore: Anna Motta    15/01/2013    0 recensioni
Amelie è una diciasettenne come tante altre, o forse no. Forse quel suo girovagare per l'Italia, il suo sogno la trasforma in una fantasia. Abita a Londra, e dopo aver lottato per la separazione dalla sua migliore amica Aurora trasferitasi a New York, si è chiusa in se stessa. Non parla molto. Preferisce sognare in questo mondo che le crea disturbo. Si era legata molto con sua sorella Adele, non parlava molto con lei, ma era meglio che restare in un silenzio orrendo. Poi ecco che arriva Christopher, il ragazzo, e tutto si sfuma. Conosce Margareth la sua vicina di casa, e per ora è l'unica che l'ascolta quando esplode. Ha una piccola cotta per Stephan, fratello maggiore di Margareth, ma cerca di lasciar perdere. Desidera ardentemente di partire, cosi un giorno parte con la sua migliore amica, nonostante i genitori contrari. Questa sua partenza, riavvicina molto loro due. Mentre visita la città di Verona, ascolta per caso una canzone, che proveniva dall'Arena. Si innamora. Scoprirà che è un cantante. Lui si chiama Diego ed è più grande di lei. Frequentandola e rivalutando la ragazza chiusa, sgarbata, scopre che è tutto l'opposto. Ricambia l'amore. Alla fine, Amelie scoprirà di essere...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo due
Era la mattina del Natale. Amelie, aveva ricevuto tanti regali, ma tra i tanti, non c'era quello che lei desiderava. I suoi non le avevano regalato quella 'cosa' che lei sognava, semplicemente perchè era qualcosa di impossibile. Nemmeno il Babbo Natale, che ormai non credeva più, poteva farglielo trovare li, sotto all'albero addobbato. Un piccolo biglietto per l’Italia. Era impossibile quel biglietto ‘astratto’. Ormai, era una mattina come tutte le altre, l'unica cosa che gli piaceva di quel giorno era la candida neve sofficie che copriva le strade e i tetti della sua città. La città di Londra. La sua era una famiglia italiana che si era trasferita diciasette anni fa in Inghilterra. Era nata e cresciuta li, sapeva benissimo l'italiano e l'inglese, la sua lingua preferita. Ormai in Italia non c'era più niente, se non la povertà, e la falsità della gente che si incontra per strada. Ma nonostante ciò Amelie, era affascinata dai monumenti, dalla cultura e dalla storia. Si promise che appena fosse maggiorenne, andasse a fare una mini vacanza in quel paese; incominciando da Verona, Venezia e Firenze. Le sue città preferite. Fin ora, aveva avuto l'opportunità di visitarle tramite Google Maps. Dalle foto, sembra proprio come le aveva sempre sognate. Quel giorno i suoi non c'erano, erano andati a festeggiare il Natale con i suoi nonni materni. Amelie non ci era andata, perchè aveva smesso di credere in quella festa. Non sono riusciti a convincerla nemmeno dicendole che quella era l'ultima volta di quell'anno che li avrebbe visti, siccome il giorno dopo, ritornavano in nord Italia per i vari concerti d'orchestra. Suo nonno era un violoncellista, mentre sua nonna una brava cantante di coro. Lavorano nella Form, un'orchestra delle Marche, molto famosa. Realizzavano spesso anche concerti nella scala di Milano, insomma erano abbastanza famosi. Sua sorella maggiore, di ventitrè anni, Adele, era andata a festeggiare il Natale con i suoi futuri suoceri. I genitori del suo ragazzo, Christopher. Era gelosa del ragazzo di sua sorella, perchè da tre anni, da quando stavano insieme, Amelie veniva messa al secondo posto, litigavano spesso e Adele aveva incominciato a ripeterle la solita frase: << torno presto, non ti preoccupare >> darle un bacio sulla fronte, sbattere la porta d'ingresso e andarsene, fino a notte tarda. Era da sola in casa, e non sapeva che fare per farsì che quel senso di vuoto sparisse. Così accese la radio, che le faceva anche compagnia. Amelie, non aveva molti amici, la unica sua migliore amica era quella di infanzia, Aurora, che però abitava a New York e si sentivano spesso solo tramite cellulare o computer. Ad un tratto, lo stomaco di Amelie, si fece sentire. Aveva fame. Prese cinque biscotti contati da dentro alla credenza e iniziò a consumarli. La sua corporatura non era tanto robusta, era piuttosto fragile. Prendeva molto spesso il raffreddore a causa delle difese immunitare un poco basse. Accompagnò i biscotti con un succo di frutta all'arancia. '' La vitamina C ti fa bene '' le ripeteva sempre la mamma. E ogni volta che beveva quella bevanda ricordava la precedente frase della madre. Cosi, iniziò a prendere il 'vizio' di bere quella vitamina C ogni volta che si sentiva debole. Non mangiava, non perchè era come le sue coetanee che avevano paura di ingrassare, anzi no, a lei piaceva il cibo, ma l'amore astratto, le riempiva già abbastanza lo stomaco, facendosì che per il cibo non ci fosse spazio. << che bello il Natale cosi, a casa da sola, pace, tranquillità, i tuoi familiari che ti lasciano..>> pensò tristemente ironizzando un po' la situazione. Dopodichè s'accasciò sul divano e si lasciò trasportare dal Jazz che emetteva la radio. Per quanto riguarda a quel regalo astratto preferiva non parlarne. Il suo amore per la partenza, la uccideva all'istante. Ogni Natale era cosi, correva sotto l’albero per vedere quel pezzo di carta. Preferiva più far finta di dimenticarsi che i suoi si erano dimenticati, anzichè uccidersi ogni volta per la verità che si prestava.
   
 
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