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Autore: _RadinA_    15/01/2013    1 recensioni
[SPOILER:per chi non ha visto la terza stagione]
Sono passati 50 anni da quando Elena è diventata una vampira e ha scelto Stefan come amore della sua vita, Damon ormai si è stufato di tutti e di tutto, non fa che vagare per il paese, ma proprio un giorno di questi, apparirà una porta davanti ai suo occhi per dargli una nuova possibilità che potrebbe cambiare molte cose. Da quella porta uscirà Elena, ma lei non è quella che conosce, non è una vampira... è possibile che esista un'altra Elena nel mondo o c'è qualcosa di più che Damon non riesce a cogliere e che presto scoprirà?
LEGGETE E RECENSITE, PER DIRMI SE VI PIACE LA MIA IDEA!!!! GRAZIE, RADINA.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                    Capitolo 2                                                                                                                                                                 Lei era completamente irriconoscibile, e fuori di sé, nonostante questo però riuscì ad annuirmi. L’accompagnai alla macchina, le aprii la portiera e la feci sedere. Con una corsa umana, andai al mio posto e misi subito in moto. Andavo piano, non avevamo destinazione, quindi non c’era fretta.

“come ti senti? Stai meglio?” le dissi guardandola per accertarmi che da un momento all’altro non delirasse.

Elena tirò un forte sospiro riempiendo l’aria intorno a noi di menta fresca.
“non lo so. Non ci capisco niente e … non riesco a pensare, non voglio pensare…” disse guardando fisso la strada, ma con uno sguardo vuoto che esprimeva tutto il suo smarrimento interiore.
“non ti preoccupare … racconterai solo quando e se sarai pronta ..ok?” dissi guardandola dolcemente per rassicurarla e farla sentire un po’ a casa.
Lei annuì, si raccolse i capelli in uno chignon perfetto, appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.
Maledizione, così mi distraeva, non la vedevo da cinquant’anni e mi ero dimenticato dell’effetto che mi faceva.
Osservai i lineamenti del suo volto, la linea soffice del collo e le mani lunghe e affusolate raccolte a coppa in grembo. Era più di quanto mai potessi ricordare. Aprì di scatto gli occhi e disse.
“Ok, posso … raccontarti” e mi guardò convinta e determinata.
Di già? Che aveva fatto yoga? Ok, ora basta perdersi in pensieri e chiacchiere era arrivato il momento di capire e di chiarire.
Iniziò continuando a tenere gli occhi sulla strada:
“avevo appena fatto la spesa, ero contenta perché avevo avuto una promozione a lavoro, poi ti racconto… comunque stavo entrando a casa, quando appare a velocità supersonica davanti a me quest’uomo alto con  capelli corti e biondo scuro. Aveva  un accento un po’ inglese e mi sorrideva malizioso.”  
“Accento inglese? Non mi dire che era Klaus?” chiesi sconvolto, sarebbe dovuto essere morto o sbaglio?
“Damon!” mi rimproverò in tono serio. “Sto cercando di raccontarti, non mi interrompere!”, accidenti, che caratterino!
“ok, ok, scusa e… vai avanti” e le feci il segno di permesso con la mano.
Lei sbuffò, “allora… questo qui si para davanti a me e inizia a farmi tutto un discorso sul fatto che mi aveva cercata e che ora non dovevo sfuggirgli per via di una cosa di sangue. Quindi che fa? Mi prende e mi blocca su una sedia iniziando a togliermi tutto il sangue. All’inizio pensavo fosse un malsano scherzo, ma poi ho visto i suoi occhi e ho capito che non era…”
“umano?” conclusi al posto suo. Lei mi lanciò un occhiataccia, quasi mi fulminò con quel suo sguardo perentorio e allo stesso tempo incredibilmente affascinante.
“si, non era umano, era un vampiro credo… non sapevo nemmeno che esistessero certe creature. Capisci? Tu pensi di vivere in un mondo quando invece questo non è che una menzogna. Non ti sembra orribile? Perché non ti spaventi, o almeno ti sciocchi, che hai? Mi hai ascoltata?” continuava a fare domande, dovevo fermarla altrimenti non mi avrebbe dato il tempo di spiegare.
“certo che ti ho ascoltata Elena, finisci di raccontare, così parlo io” le dissi sorridendole; anche quando era sotto shock e faceva tutte quelle domande a raffica che ti stordivano era meravigliosa.
“bhe… è uscita dal mio bagno questa signora ricciolina e bassa, ha bloccato questo… come hai detto? Klaus, mi ha liberata e mi ha detto di scappare, ho corso verso la tua saletta ma quando ho aperto la porta mi sono ritrovata, sì con te, ma in un altro posto.”  Aveva di nuovo lo sguardo vitreo e si era persa nei suoi pensieri, per non farla smarrire e delirare di nuovo, parlai io.
“e come ti sei ferita?” le chiesi preoccupato che potesse farle male.
“ho combattuto mentre mi metteva sulla sedia, ho cercato di scappare e sono caduta con la testa sullo scalino” disse toccandosi la ferita. Aveva le dita sporche di sangue, quel sangue dolce e amaro che quando lo vidi non mi procurò sete, ma rabbia per quella scena raccontata e che mi era appena apparsa davanti agli occhi.
“hai bisogno di una medicazione” dissi pensando di fermarmi in qualche cittadina per prendere il necessario.
“non c’è bisogno, ma ora parla ti prego… perché sono confusa, stai reagendo in modo diverso da come mi aspettavo” disse un po’ preoccupata.
“vedi il fatto è che… io stavo viaggiando, andavo verso la costa occidentale, quando è apparsa la porta al centro della strada, io non credo di essere il Damon di cui tu parli, perché io non ho una saletta, non una casa e… noi non ci …” dissi quelle ultime parole così velocemente che forse solo io le sentii, ma dal suo sguardo ancora più perso e confuso capivo che mi aveva sentito. Ottimo udito ragazza!
“Damon ma che dici? Tu sei la mia unica ragione di vita, tu sei il mio Damon, ricordi quel giorno sulla casetta? il nostro matrimonio? Noi ci  amiamo” e arrossì leggermente. Ci eravamo sposati? Che invidia per quell’altro Damon. Almeno uno di noi era stato felice. E poi cosa avevamo fatto nella casetta? Che peccato non avere quei suoi stessi ricordi.
“No Elena, tu non sei quella che conosco io e io non sono quello che conosci tu. Da quello che ho potuto capire e da come penso, Klaus, il vampiro di cui tu parli, poiché l’Elena che conosco io è diventata vampira, ha cercato un’altra Elena e credo che abbia trovato te che appartieni a un’altra dimensione spazio - temporale, rispetto alla nostra che è questa.” Mi guardava stupefatta, ma io continuai
“la signora di cui tu parli credo che sia Bonnie, una strega. Ti ha aiutata a salvarti, avrà saputo che eri in pericolo. Dimmi una cosa tu in che anno sei?”. Non ebbi risposta, era sconvolta e a bocca aperta. Quando riuscì a parlare, balbettava:
“io…non…in che anno, dici? Credo nel…2013…perché qui è diverso?” disse guardando fuori dal finestrino, ma sarebbe stato inutile, perché quel mondo che lei conosceva era sempre lo stesso, se non per qualcosina in più e qualcosina in meno.
“si, siamo nel 2063…e non lo so perché abbia cercato un’ Elena addirittura nel passato di un’altra dimensione, io credo…” ma m’interruppe
“no, Damon non mi interessa ciò che credi, che pensi o che supponi…io….io voglio solo tornare a casa da mio marito, visto che non lo sei tu.” Si prese il viso tra le mani e iniziò a tremare. Forse le avevo detto tutto un po’ troppo presto, ma non potevo lasciarla ancora nella confusione. Sapevo che lei non era l’Elena che non conoscevo e di cui mi ero innamorato, ma era come se fosse qualcosa addirittura di più. Avrei voluto rassicurarla, abbracciarla, stringerla, era un impulso troppo forte, più forte di quello che in passato provavo per Katherine  e che poi avevo provato più forte per Elena. Ma questo istinto era più forte di tutto, era perfino quasi incontrollabile. Non riuscivo a non guardarla e a non preoccuparmi. Stringevo forte il volante con le mani per non tenderle verso di lei. Sicuramente l’altro Damon era più bravo di me, perché anche se si chiamava Elena ed era identica “all’originale” era una persona totalmente diversa che non meritava paragoni. E io non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare. Non sapeva nemmeno che io ero come l’essere che l’aveva attaccata. Come avrei potuto dirglielo? Stavo pensando a come dirglielo per non spaventarla, ma lei alzo di scatto la testa e mi chiese:
“vampiri? Streghe? Ora mi dirai che esistono anche i lupi mannari?” e fece un sorriso finto.
“di solito li chiamiamo licantropi” mi lasciai sfuggire.
“ah… è incredibile! Quindi qui, in questa dimensione siete tutti così? Anche tu sei un qualcosa? Sapevi tutte quelle cose quindi…chi sei?” chiese inorridendo al pensiero che era in macchina con un “qualcosa” come lo diceva lei. Ma come facevo a mentirle, a dirle che io ero quasi come l’altro Damon, che io l’avrei protetta. Come potevo lasciare che poi prima o poi lo scoprisse e farla soffrire ancora di più. Dovevo dirglielo.
“no, è un mondo normale, solo pochi sono o vampiri, o streghe o lupi. Ed io sono un vampiro…ma sono bu…”
“fammi scendere, lasciami andare, dove mi stai portando?” mi interruppe e inizio ad alzare la voce. Come se io potessi farle del male, come se qualcuno potesse sentirla.
“no Elena, sono buono, io non ti potrei mai fare del male, nemmeno se mi puntassero un paletto al cuore” dissi con un tono calmo e convincente. Non volevo asservirla per calmarle o convincerla e poi non sapevo nemmeno se avrebbe funzionato.
 “ok e come faccio a saperlo?” disse un po’ diffidente.
“se avessi voluto, l’avrei già fatto, credimi, fidati di me. Secondo te perché la porta ti ha portata qui da me? Posso proteggerti.”
“ok, su questo hai ragione. E comunque anche se siete diversi, tu mi rassicuri e mi da calore proprio come fa mio marito” disse sorridendo, questa volta sinceramente. Mi stupii di quella sua considerazione, per una volta tanto non venivo rifiutato da una donna che mi piaceva molto, anzi venivo forse quasi incoraggiato.
E l’altro Damon? C’è sempre qualcun altro e questa volta sono io.
“va bene sto metabolizzando le informazioni, credo di potercela fare” disse convinta e quasi sorridente.
“e l’altra Elena? Dov’è?” mi chiese curiosa.
“non lo so e non mi interessa. L’ultima volta che l’ho vista mi ha dichiarato il suo amore per mio fratello” disse aprendo quasi impercettibilmente i miei sentimenti. Sentivo che con lei tutto era possibile, sentivo che potevo dirle tutto e che non avrei mai potuto mentirle.
“ah… mi dispiace! La ami?” chiese abbassando gli occhi.
“credo, che da oggi non più.” Dissi sorridendole con la bocca e fissando i miei occhi nei suoi color del cioccolato, color di casa e di amore.

angolo autrice: che ne dite? si continua a far interessante? o mi sto prolissando, facendo noiosa? datemi consigli, e fatemi sapere che ne pensate. A presto, Radina. :)
  
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