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Autore: Alarice    08/07/2003    0 recensioni
Hogwarts,Settembre 1995.Aradia Lylenthal si unisce agli studenti del quinto anno,portandosi alle spalle un passato fatto di inquietudini e angosce...La sua morte è scritta nella Volontà del Fato e sembra che nessuno possa salvarla dalla malefica Lillette,grande seguace di Voldemort.Ma quando tutto sembra perduto...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP.I -Ipocrisia e Fragilità-
Serrò convulsamente le palpebre,strinse le mani a pugno sotto le coperte,ma un 
soffio di vento gelido spalancò la finestra già socchiusa,lasciando trasparire all’interno un raggio di fioca luce lunare.Si rigirò nel letto,aggrottò la fronte,precipitando il un oscuro e interminabile abisso di reminiscenze e realtà travagliati,dove, inesorabilmente,affioravano vaghi,da un angolo remoto della sua mente,ombre e voci,appartenenti a frammenti di paure e desideri profondi,di cui quasi ignorava il ricordo.Un abisso di dolori e tormenti,illuminato soltanto da un fascio di luce perlacea,da cui sarebbe emersa solo a costo di notevoli sforzi…
Poi una risata armonica,cristallina,come l’accordo finale di una sinfonia,squarciò il silenzio della notte.Sembrava lontanissima,remota,ma così vicina,come se appartenesse a Qualcuno distante pochi metri da lei…
Ma a chi apparteneva?E da dove proveniva?Ancora la luce,il bagliore della speranza,che andò pian piano affievolendosi,fino a mutare nel timido sole di primavera.Lente,da quella palpitante luce nivea,cominciarono ad emergere immagini,dapprima confuse,poi nitide,argentine. Era un pomeriggio inoltrato di Aprile,dal cielo rosato,permeato da vaste nuvole ovattate color azzurro slavato,simili batuffoli di cotone.Il più ostinato silenzio regnava lungo gli immensi giardini là intorno,rotto soltanto dal canto degli uccelli.Non tirava neppure un filo di brezza,ma gli effluvi dei fiori di gelsomino erano molto intensi -quasi esaltanti- .Un sole rosso fuoco faceva capolino tra le querce e i salici piangenti,scomparendo pigramente dall'orizzonte.Una bambina,bella come il sole,uscì fuori dalla casa lì vicino,con la sua palla variopinta tra le mani.Riflessi ondeggianti ravvivavano i suoi morbidi boccoli ,rendendoli quasi sanguigni,che lasciavano scoperto il viso dall'ovale delizioso...e i s
uoi occhi...splendidi,del color dell'ametista,come due lune che splendevano nel cielo notturno,così simili ai suoi,che sembravano appartenere alla sua immagine riflessa in uno specchio.Ma era proprio lei?Un'altra risata proruppe dalle labbra rosee della bambina,limpida,come il cielo d'estate.Correva in direzione della giovane donna,seduta su uno degli scalini in marmo bianco.Lunghi capelli di un biondo opalescente le ricadevano fluenti ,morbidissimi come tela di ragno,sulla sua veste cremisi,un indumento così soffice e largo,che sembrava una camicia da notte.Il suo viso era quasi del tutto celato dalle tenebre,ma si potevano scorgere,quasi nettamente,i 
lineamenti offuscati da un velo di tristezza,le sue labbra incespicate da un sorriso falso,bugiardo.Una lacrima scaturì dai begli occhi,e nell'istante in cui toccò terrà,una figura si Materializzò davanti a loro.Sembrava,a prima vista un fantasma.Il 
suo volto,perverso e gentile nel contempo,nascosto da capelli opachi,traspariva un sogghigno che lasciava scoperti i denti,rendendola simile a un teschio.E nei suoi occhi ,dalle iridi nere come la notte,era presente qualcosa...qualcosa di misterioso,quasi di morto.E poi,con una voce da attribuire al più dolce degli angeli,cominciò a parlare.Una voce femminile,magica,morbida come il più fine velluto,che distolse Aradia quel sottile gelo che la bloccava.Il gelo della morte,che permeava ogni gesto della donna di fronte a lei.
-Vieni qui piccola mia...ho qualcosa di bello per te!-
Nonostante la vocina dentro di lei che le imponeva di non fidarsi,si lasciò andare,cominciando a reagire come un automa.
-Prendi me!Lascia stare lei!Prendi me,Lillette!-
Urla tribolate,cariche di sgomento appartenenti a Lyrah riempirono l'aria,echeggiarono nella mente di Aradia,distogliendola da quell'emozione ipnotica che la legava alla donna.
- Moriamo senza colpa-La voce di Lillette era un mormorio appena percettibile,ululante,come il soffio del vento tra i rami degli alberi -Ma moriamo, per compiacere colui che esercita potere su di noi...
"Mamma..."
(similitudine prima)
"Tutti mi dicevano-Vedrai
ormai è successo però poi
Ti alzi un giorno e non ci pensi più
lo scorderai,ti scorderai di lei-
Solo che non va proprio così
ore spese a guardare gli utili
attimi in cui tu eri qui con me
Dove ho sbagliato e perché?
Ma poi mi sono risposta che ..."
Poi una risata...artica,quasi animalesca,priva di ogni sentimento umano,che ebbe il potere di farla riemergere dalle angosce e gli eterni istanti appartenenti a un distante passato,che ancora ricordava con stupefacente nettezza.Si mise a sedere sul letto, scostando le ciocche di capelli rossi che le erano finite sugli occhi,mentre due lacrime opaline le imperlavano le guance ,per poi inumidire le lenzuola rosate.Erano trascorsi ormai undici interminabili anni da quel terribile momento,ma,qualcosa le era rimasta incisa dentro,qualcosa di permanente,che non avrebbe mai dimenticato.Ogni notte,vedeva quegli occhi,i suoi occhi,sconcertati,sfregiati un dolore abissale,una cicatrice duratura,che neanche il tempo avrebbe potuto guarire e un rimorso che non aveva mai immaginato di poter provare,si rinnovava sempre di più nel suo intimo,
fino a lasciarla senza fiato.Gettò un'occhiata al cielo sfumato da una calda tonalità rosa pastello,debolmente illuminato dal un sole aureo che tornava adagio all'orizzonte,poi all'orologio da polso posato sul comodino accanto al letto,le cui lancette segnavano le cinque e trenta del mattino.Si abbandonò sul letto,serrò le palpebre,ma non riuscì a prendere sonno.
"Ma perché doveva essere così?
Perché non si poteva semplicemente dividere il mondo in una metà buona e una cattiva?
Il Grigio presupponeva una situazione di disagio,faceva apparire qualcosa complicata e senza via d’uscita;distruggeva il Bianco e il Nero.La distinzione tra il Bene e il Male non esisteva.
C’erano un po’ di Bene,un po’ di Male,un po’ di Bianco,un po’ di Nero.
E il Grigio,un colore brutto ma reale,forse il più reale"
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^_^
Buttò un'occhiata oltre la moltitudine di teste che la cingevano,ma della sua amica Cho Chang nemmeno l'ombra.Le era forse successo qualcosa?L'orologio segnava ormai le dieci e un ventitré del mattino e Felicitas continuava a miagolare con ostinata perseveranza.Sospirò,in preda allo sconforto.La prospettiva di affrontare l'amica,dopo il litigio furibondo risalente a tre mesi prima,non era certo tra le più allettanti.Solo ora si rendeva conto quando il desiderio di mandarla al diavolo e chiudersi dentro uno scompartimento nell'angolo più remoto del treno fosse forte.
-Alarice...ARRIVO!-Una voce femminile,leggera ,cristallina che la distolse dalla cupa inquietudine dei suoi pensieri.Girò intorno a sé stessa,ma non riuscii a identificare il suo luogo di provenienza .
-Al...sono qui!-di nuovo quella voce.Pareva remota,distante,ma nel contempo molto vicina,come se le venisse sussurrata piano in un orecchio.Poi la vide.Cho.Avanzava flemmaticamente verso di lei,la folta chioma corvina scompigliata dal vento,lucente come oro allo stato puro,tanto che era difficile mantenere lo sguardo fisso su di essa.Incoraggiata dal suo apparente buonumore,Alarice la fronteggiò,con un'espressione determinata sul volto.
-Mi fa piacere vederti,ma credo che dovremmo sbrigarci ad entrare nel treno,altrimenti non ci saranno più posti decenti...-
-No-disse rabbiosamente l'altra mentre un lampo accentuato alla furia ardente percorreva le iridi cineree-Dobbiamo parlare-
Quelle parole,per Alarice,furono come uno schiaffo in pieno viso.Sentì la rabbia eruttarle dentro come magma infuocato,fino ad arroventarle le vene.
-Cho-disse in tono subdolamente placido,ricambiando altrettanto freddamente lo sguardo dell'amica-Ne abbiamo parlato almeno mille volte...-
-E ne riparliamo ancora-La voce di Cho era un mormorio artico,pronunciato con un raggelante disprezzo,ma tuttavia basso e controllato.
-No.-
Cho strinse le labbra,un balenio carico d'odio bruciante nei grandi occhi grigi,ma poi,sconfitta da quelli verdi felini di Alarice,fissi freddamente nei suoi,abbassò lo sguardo.
-Perchè non capisci?-La voce era appena un sussurro,un eco lieve e remoto,spinto quasi al limite delle sue percezioni, due calde lacrime le rigarono il viso esangue ,mentre serrava i pugni,le unghie che solcavano la carne morbida dei palmi.
-Hai forse paura?Harry ti ha raccontato di come è morto Cedic?-
Alarice fissò l'amica,quasi con struggente dolcezza.Eppure c'era qualcosa,qualcosa nelle parole di Cho che l'aveva spinta a riflettere.Aveva paura?Non lo sapeva.Non sapeva più nemmeno cosa provava.Rimase in silenzio,senza nemmeno trovare il coraggio di parlare,mentre due gocce rosse di sangue scendevano dei pugni contratti dell'amica,tanta era la forza applicata su di essi,mentre piangeva in silenzio.Persino il battito del cuore stava lentamente riprendendo il suo ritmo normale,dato che prima pareva volerle schizzare fuori dalla gabbia toracica.Sapeva che non sarebbe riuscita a scusarsi.Sapeva che non ci sarebbe riuscita.
(similitudine seconda)
"Se solo avessi le parole
te lo direi
anche se mi farebbe male
se io sapessi cosa dire
io lo farei
lo farei lo sai"
Poi disse con voce quasi impercettibile
-Cho...capisco cos'hai passato ma...-
-No!-La voce dell'altra si era alzata fino a diventare stridula,gli occhi pallidi ridotti a due fessure cariche di ignominia-Tu non capisci!Tu non puoi capire!Cosa ne sai di ciò che ho passato e che sto passato?Tu...tu che credi di essere una ragazza intelligente e di sapere qualcosa!Eppure ci sono tante cose che non sai.Così tante!Tu vivi ogni giorno la tua vita e pensi che nulla al mondo potrà crearti preoccupazioni.Vivi la tua normale giornata e di notte dormi un normale sonno,pieno di sogni stupidi e pacifici...tu vivi in un sogno,sei sonnambula,sei cieca!-
Alarice rimase raggelata dall'orrore per un tempo indefinibile,mentre il bel viso olivastro diventava lattescente e una morsa le serrava lo stomaco,tanto forte,che non riuscì neppure a respirare.Non aveva mai immaginato che Cho aveva vissuto un odio così inflessibile per tutto quel tempo,e che continuava a viverlo ancora.Capì di provare una sincera compassione per lei.Nè odio,né disprezzo,ma una sorta di calda,comprensiva compassione.Sorrise.Un sorriso forzato,totalmente privo di gioia,quasi una smorfia.
-Perdonami Cho...-mormorò con voce roca,soffocata,appena udibile-Non volevo turbarti in questo modo...
-Vattene!-esclamò lei,guardandola con occhi rossi e gonfi,ben consapevole delle centinaia di paia di occhi indiscreti che le guardavano scettiche-Vattene e non farti vedere mai più,Alarice!-gridò ancora,scuotendo il pugno verso di lei.Con un sospiro,Alarice si voltò e nel giro di pochi secondi,sparì inghiottita dalla folta massa schiamazzante.Si sentiva sola,abbandonata dal mondo intero,come un cucciolo tragicamente strappato alla madre ed ai fratelli per poi essere lasciato sul ciglio di una strada,tra centinaia di insidie e pericoli.Si sedette su uno degli scalini in gelido marmo e Felicitas ne approfittò immediatamente per saltarle in grembo e fare le fusa.
-Ho forse detto qualcosa che non va?-mormorò impercettibilmente lasciando scorrere le dita tra il pelo morbido della gatta,mentre quella la fissava con gli occhi verdi, incredibilmente simili ai suoi,quasi maliziosamente,come se cercasse di comprendere ciò che aveva appena detto.Le parole di Cho continuavano a echeggiarle nella testa,come se mille volti sogghignanti gliele urlassero contro:
"Tu...tu che credi di essere una ragazza intelligente e di sapere qualcosa!Eppure ci sono tante cose che non sai.Così tante!Tu vivi ogni giorno la tua vita e pensi che nulla al mondo potrà crearti preoccupazioni.Vivi la tua normale giornata e di notte dormi un normale sonno,pieno di sogni stupidi e pacifici...tu vivi in un sogno,sei sonnambula,sei cieca!"
Serrò ostinatamente le palpebre,tentando disperatamente di scacciarli.Ma che senso avevano quelle parole?Erano soltanto frutto della melodrammatica immaginazione di Cho?Non lo sapeva.E non aveva nessuna intenzione di restare lì,ferma nel frammezzo di una folla che andava pian piano diradandosi,diventando sempre meno fragorosa,rischiando di perdere il treno.La fragilità struggente degli interminabili minuti precedenti sembrava soffocarla,ma doveva affrontarla,in qualche modo.
Gettò un'occhiata alla poca gente rimanente e vide una ragazzina che doveva avere la sua stessa età o poco meno.Boccoli color rame le ricadevano morbidissimi sulla divisa e sul viso pallido, non celando l'espressione disperata su di esso.
^_^
-Serve un aiuto?-
Una voce dolce,morbida distolse Chystel dalla sua inquietudine,facendola trasalire.Alzò lo sguardo e fisso a bocca aperta la sagoma che le stava davanti,la sagoma di una ragazza.
Alta e snella come un pioppo,pareva quasi il ritratto della dea Venere 
umanizzata.La lunga e luminosissima chioma biondo scuro le ricadeva sul mantello della divisa,appena scomposta dalla brezza estiva,leggermente ondulata ai fianchi , catturava ogni singolo raggio del sole,fino a sembrare rivestita d’oro puro.Gli occhi,verdi e ferini,velati da lunghe e scure sopracciglia erano penetranti come asce infuocate,ma nel contempo dolci e indifesi e spiccavano con particolare nettezza nel viso ovale e gentile.La pelle,scura e luminosa,sembrava brillare sotto i raggi del sole,emanava un profumo delicato,quasi impercettibile,che sapeva di gelsomino.La fronte era vasta e spaziosa,appena visibile sotto la frangia,il naso dritto e regolare,gli zigomi alti ed evidenti,pennellati di una tenue sfumatura sanguigna,che la faceva sembrare appena avvampata.Le labbra,morbide e fresche come i petali di una rosa d’aprile,erano dello stesso colore di un garofano rosso.La cravatta,nera e azzurra,era il segno inequivocabile della sua appartenenza al Corvonero,per quando
ne sapesse. Lo sguardo di Aradia cadde sulla gatta accanto le lunghe gambe della ragazza,dal pelo soffice e setoso ,di un azzurro pallido sfumato d’argento.Ma la cosa più bella erano gli occhi.Verdi come l’abisso di un 'oceano ,incredibilmente simili a quelli della padrona, sembravano studiarla in una sorta di condiscendente comprensione e tacita ironia.Rimase a fissarla con diffidenza e curiosità,con due occhi dilatati.
-Serve aiuto?-ripetè,rivolgendole un sorriso fulgido come il sole d'estate
Aradia non tentò nemmeno di rispondere.Sembrava che la voce dolce della ragazza non fosse tanto vicina a lei,ma provenire da un angolo remoto della sua mente,lontana anni e anni luce.E aveva come l'impressione che la sua gentilezza fosse alquanto forzata,dato che i suoi occhi erano stranamente inespressivi e freddi come un mare ghiacciato,il viso distorto in una maschera carica di rancore.Poi annuì,molto faticosamente,dato che i muscoli, per qualche inconscio motivo-forse apprensione-le si erano tesi come corde di violino,ma poi,riflettendoci bene,non le sembrava più nemmeno di avere muscoli. 
-Non saprei come raggiungere il binario nove e 3/4...-
*** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Harry rimase tacito,imperterrito ai singulti strozzati di Neville,a contemplare-senza nemmeno vederlo- il paesaggio fuori dalla finestra,e le sagome deformate dalla velocità,che ai suoi occhi,sembravano schizzi di colori vivaci,degni di un pittore schizofrenico.Era ancora scosso da violenti brividi,come se tutto il suo corpo fosse permeato di elettricità.L'angoscia,forte come non mai,lo aveva fatto sprofondare in una tenebrosa fossa,quella dei suoi pensieri,celandolo dal resto del mondo.La voce di Ron,quella voce così familiare,sembrava provenire da chissà quale lontanissima realtà parallela o da un canto remoto della sua mente.Fuori grossi fiocchi di grandine roteavano nel vento gelido,che sussurrava sui vetri appannati .Un soffio di brezza gelida si era fatta strada tra le fessure e,malgrado la sentisse fin il midollo delle ossa,non ebbe nemmeno la forza di rabbrividire.Ron,accanto a lui,alzò gli occhi al cielo e imprecò silenziosamente,con un movimento delle labbra quasi i
mpercettibile:
-Per un rotolo di pergamena...-
Hermione lo guardò accigliata,mentre lasciava fluire dolcemente le dita sù e giù il folto pelo rossastro di Grattastinchi,che le era accucciato in grembo,con una smorfia soddisfatta sul suo muso storto e schiacciato.
Ginny era raggomitolata in un angolo accanto a lei,non osò proferire parola.Le sue guance,di solito dipinte di una bella tonalità rosata,avevano acquistato una sfumatura pericolosamente sanguigna,mentre fissava Harry senza batter ciglio.
-Quale pena pensate che mi farà scontare il vecchio Piton,adesso?-chiese Neville tutto d'un fiato,muovendo affannosamente le labbra,mentre un balenio pari al terrore purissimo gli animava le iridi color del cielo plumbeo.
-Forse ti costringerà ad asportare un intero barile di rane danzatrici...-propose Ron,in un tono affettato,quasi simile a quello offuscato dalla malinconia della professoressa Cooman quando annunciava le cossiddette"profezie",ma tacque subito,ammonito dallo sguardo omicida di Hermione.
-O magari ti costringerà a strappare le budella ad un branco di rospi sputafuoco...-proseguì i ragazzo,il cui viso lentigginoso era animato dall'ilarità.Il suo buon umore pareva essersi magicamente risvegliato negli ultimi dieci minuti.Hermione scosse la testa e lanciò all'amico un'occhiata che avrebbe incenerito uno Schipodo lungo tre metri a miglia e miglia di distanza.
-Ignoralo Neville...-soffiò in tono fermissimo,a labbra serrate, con gli occhi che mandavano bagliori pericolosi.Ginny,tra un convulso di risatine e un'altro, non riuscì nemmeno a muovere un dito per separare i due.
-Tu cosa ne pensi,Harry...Harry!-
Una vocetta acuta,lieve gli vibrò nella mente,come un tuono lontano,facendolo dolcemente uscire dalla trance.Un tuono...
-Ehm...che hai ragione tu,Herm-disse distrattamente senza alcuna sfumatura nella voce,il timbro basso e privo di ogni emozione-E' inutile terrorizzare Neville,tanto ci penserà Piton...-
Lei lanciò a Ron un'occhiata soddisfatta e quest'ultimo lo guardò in modo piuttosto strano.Aprì la bocca per controbattere,ma qualcuno apparve sulla soglia dello scompartimento,mentre un fischio acuto annunciava la partenza del treno.Nessuno sembrava essersene accorto,a parte lui.Un gatto dal pelo argenteo come il chiarore lunare lo fissava intensamente,molto intensamente.C'era qualcosa in quell'animale,qualcosa di inspiegabile,qualcosa che gli impediva di staccare lo sguardo da quelle bellissime iridi,scintillanti come diamanti e penetranti come coltelli di macellaio.Occhi che sembravano trapassarlo da parte a parte,studiarlo nel più piccolo dettaglio.Ron ed Hermione,intanto,battibeccavano come due puntigliosi coniugi in viaggio di nozze,rossi in viso come pomodori maturi.Chiuse gli occhi per pochi istanti.Quando riaprì le palpebre serrate,il bellissimo animale era sparito.Si era trattato di un'allucinazione.Eppure quegli occhi...erano così maledettamente reali...
-Harry...-
Non rispose.Il cuore prese a battere come un tamburo di guerra e sembrava volergli schizzare fuori dalla gabbia toracica,come se avesse appena visto un fantasma.Si alzò,in preda ad una forte emicrania.
-Scusate-disse.La sua voce era un mormorio flebile,vibrante,struggente come non mai,tanto che stentò a riconoscerla come sua.-Ho bisogno di stare un pò da solo.-
Fece scorrere la porta dietro di lui,con un gesto secco.Tutto sembrava girare vorticosamente davanti a lui,tanto che riuscì a malapena a reggersi in piedi.Raggiunse faticosamente uno sompartimento nell'angolo remoto nel treno e si chiuse rapidamente dentro.Spalancò il finestrino e chiuse gli occhi,abbandonandosi alla carezza del vento,mentre la sua mente si liberava rapidamente dei mille pensieri,dalle innumerevoli domande che la affollavano.L'emicrania si affievolì fino a sparire definitivamente.In quel momento qualcuno fece scorrere la porta.Chiuse rapidamente il finestrino,mentre sulla soglia appariva,con le guance arrossate dal vento e il viso gentile celato dalla lunga criniera aurea,Alarice Rodriguez,la Corvonero,seguita dalla figuretta esile di un'altra ragazza.Doveva avere i loro stessi quindici anni,o forse poco meno.Era molto carina,non lo si poteva di certo negare.Era piuttosto piccola di statura,magra come il pioppo argentato.I suoi morbidi boccoli erano del color
e stesso di un paiolo di rame brunito al fuoco e le ricadevano pesanti e morbidissimi fino le spalle.La carnagione era immacolata come la porcellana finissima , ma gli occhi...non erano né viola pallido,né di un tenue azzurrognoli ma una via di mezzo tra i due colori,brillavano nel viso candido e affilato come due belle ametiste,si posavano come farfalle leggiadre su ogni angolo dello scompartimento deserto,pieni di stupore.Le gote erano tinte di una bella tonalità rosa antico,la fronte aggrottata,nascosta dalla frangia sanguigna,le orecchie erano di un bell'amaranto,per quando visibili dietro due ciuffi ribelli.Guardandola con più attenzione,Harry notò una catena d'oro appesa al collo della ragazza,dalla quale pendeva un ciondolo in vetro di forma circolare,in cui una pallida nebbia azzurrina vorticava e si contorceva, permeata da chiazze argentee e scintillanti che giravano su se stesse,come un fiotto di minuscole stelle.La ragazza si affrettò a nasconderlo.
-Tutti gli scompartimenti sono pieni-bamboleggiò Alarice,sorridendo a mò di scusa-Possiamo fermarci qui?-
Harry emise un grugnito,che forse,con una buona dose di immaginazione,poteva somigliare ad un consenso.
-Grazie.-
^_^
Aradia guardò ancora una volta il ragazzo nello scompartimento.Era così tacito e così fermo...così tanto che le sembrò,per un attimo,che si fosse tramutato in un grosso blocco di ghiaccio.Perfino il petto sembrava immobile,quasi non respirasse più...Aveva una voglia pazzesca di parlare,dire qualsiasi cosa,per frantumare quel silenzio che sentiva vibrare attorno a sé, spasmodico e teso come le corde di un violino... avrebbe fatto qualsiasi cosa per spezzare la glaciale atmosfera della stanza, perfettamente statica, come congelata dall'istante in cui erano entrate.Così come si era creata,l'atmosfera artica si ruppe quando Alarice si sedette accanto a lui apparentemente serafica,emettendo un lungo respiro,profondo e ansimante.Nonostante sembrasse perfettamente a suo agio,un lieve strato di sudore gelido imperlava la vasta fronte,forse per la lunga corsa,o chissà...i lunghi capelli aurei,scomposti e morbidi come seta cangiante,le caddero davanti agli occhi,ma non si degnò nemmen
o di scostarli,quasi fosse una statua di marmo.Le tirò un braccio,per invitarla a sedersi.Aradia rabbrividì al tocco di quella mano,gelida come quella di un cadavere.Eppure le guance sembravano calde,eccessivamente calde,come se stessero prendendo fuoco.Obbedì perplessa.Perchè sembravano tutti prigionieri eretici a tempi dell ' Inquisizione,condannati al rogo?
-Dimenticavo...-esclamò Alarice,rianimandosi - Harry,questa è Aradia Lylenthal.Aradia lui è Harry Potter.-
-Piacere...-bofonchiò Harry.Poi si volse verso Alarice.
-Come sta Cho?-La sua voce era appena un mormorio,come l'eco in una grotta gelida,permeato dalla preoccupazione e l'ansia- E' ancora sconvolta per la morte di Cedric?-
^_^
Alarice sussultò,nel sentir pronunciare quel nome.Poi l'ira...un'ira caustica e rovente,che avrebbe potuto radere al suolo l'intero castello di Hogwarts le serpeggiò nell'anima.Ma davvero la odiava a tal punto?Continuava a inquietarla il comportamento irato e disperato che aveva assunto la sua amica nell'arco di pochi istanti, l'aria sconvolta che era balenata sul suo volto, eppure quel misterioso segreto che aveva sepolto con tanta cura aveva ancora il potere di intrigarla.Harry si schiarì educatamente la gola,per richiamare la sua attenzione.
-Certo.-disse freddamente,in tono ingannevolmente mite.Alzò gli occhi e fissò il ragazzo,senza nemmeno vederlo-E' ancora..ehm sconvolta-
Harry la fissò.Alarice riuscì a stento a non avvampare,strinse le labbra,con un luccichio pieno d'odio nelle iridi ceree.Ma poi,sconfitta dai fermissimi occhi verdi di Harry,abbassò lo sguardo alla punta delle scarpette in vernice nera e ammise:
-E' letteralmente impazzita.Ho tentato di farla ragionare,ma non è servito.Abbiamo litigato,poco fa...- un mormorio triste,malinconico,dolente.
Harry annuì .
-Proverò a parlarle io-dichiarò in tono altrettanto triste,gli occhi gentili nel volto affilato.
Alarice scosse la testa,piena di rancore.
-Non servirebbe a molto.-
-Perchè non riprovi?-aggiunse lui-Se non erro sei l'unica di cui si fidi veramente-
-Si fidava-corresse Alarice,in tono incolore.
Sapeva che aveva ragione Harry,ma si sarebbe fatta tagliare la lingua,prima di ammetterlo.Sapeva anche di non esserne in grado.Era troppo pusillanime,troppo adirata per farlo.In una parola,aveva paura.
-Non posso farlo-ammise semplicemente,in un sussurro soffocato.Quella era la verità,la dura verità...
-Non puoi o non vuoi?-le chiese Aradia.
Alarice non tentò nemmeno di rispondere,dato che una morsa le serrava la gola,tanto che non potè nemmeno deglutire.Poi il vero motivo non lo sapeva neppure lei,ma si rifiutava,in ogni modo,di accettarlo.
(similitudine terza)
"Se io avessi le parole
le potessi immaginare
fosse facile spiegare
si riuscissero a suonare
Se potessi raccontare
se sapessi come fare
se sapessi cosa dire 
allora io lo farei"
-Alarice?-
- Ve l'ho detto -La voce le uscì tanto flebile e roca che stentò a riconoscerla come la sua. Un'altra vocina,dentro di lei ridacchiava maliziosamente,facendola sentire stupida e bugiarda -Non ci riuscirei -
Aradia scosse la testa.
-Non puoi saperlo finche non ci provi-sussurrò,mentre il rombo dei tuoni si levava nell'aria,facendo da sottofondo alle sue parole,come per sottolineare l'importanza di 
quelle parole-Poi ad ogni problema c'è rimedio,tranne alla morte...-
-Parole sante...-fu il semplice commento di Harry.
^_^
La morte...quella breve,raggelante parolina le balenò nella mente,scatenando dentro di lei un odio profondo,l'astio antico che provava per Lillette.Ad ogni problema c'è un rimedio,anche al suo rimpianto...ma davvero lo provava?Strinse le labbra in una linea sottile,mentre un tremito la faceva vibrare come l'elettricità che sembrava permearla.Le ultime parole di sua madre erano rimaste incise a sangue nella sua mente,e,più si sforzava di dimenticarle,più tornavano a crucciarla.E la ragione era lontana anni e anni luce da lei,più le si avvicinava,più quella fuggiva lontano,sempre di più...ma erano la verità o il frutto del terrore?
"Il mondo è un inferno!Che importanza ha quello che in esso avviene?Esso è formato in modo che da una pena ne nasce un’altra, un dolore ne porta con sé un altro dolore.Da quando essa esiste continua questa razione a catena di sofferenze e di orrori”Ma forse la situazione non è migliore in altri luoghi,come per esempio sui lontani pianeti,stelle,galassie...chissà?"
Alarice sorrise.Un sorriso fiacco,debole,ma estremamente sincero, era tornato ad illuminarle il bel viso olivastro.
-Avete ragione...-ammise-Le parlerò.-
Poi,più piano,in un sussurro sommesso:
"Grazie Aradia".
-Sentite ragazze, io vado-annunciò Harry,guardando fuori dalla finestra il levar del sole-Altrimenti credo che Ron ed Hermione si preoccuperanno...-
Il cielo era ormai dipinto di un delizioso color albicocca sfumato d'oro , solcato da vivide fiamme color amaranto e le nuvole d'ovatta di un ceruleo pallido.
Aradia guardò il ragazzo allontanarsi fino a sparire,tacita.La consueta terribile inquietudine si era impadronita di lei,che,mescolata alla paura,le faceva battere sempre più convulsamente il cuore.La solita domanda le balenò nella mente,più intrigante del consueto.Sarebbe riuscita a dimenticare?
(similitudine quarta)
"Come dicono tutti il tempo è
l'unica cura possibile
solo l'orgoglio ci mette un pò
un pò di più
per ritirarsi su”
Fu interrotta dal suono sommesso della voce dell'amica,che la trascinò dolcemente fuori dalla trance.
-Qualcosa non va?Sei alquanto silenziosa.-
Scosse la testa,per rassicurarla.
-Solo un pò di paura.-
Subito fu oppressa dai sensi di colpa.Sapeva di avere una bramosia massacrante di confidarsi con qualcuno,di riempire quel vuoto profondo dentro di lei,che ormai durava da anni.Ma era anche vero che conosceva Alarice soltanto da poco più di sei ore.
-Bé,è comprensibile...-disse l'altra,con tono affettato che aveva utilizzato poco prima con Harry -Preparati,fra poco siamo a Hogwarts...-
Nonostante la sua voce lasciava trapelare ogni emozione,lo scetticismo in essa era più che evidente,come anche l'appena percettibile vena di sarcasmo che imperava in quelle poche parole.Tentò di abbassare lo sguardo alla punta delle scarpette,ma l'intensità con cui la fissava Alarice non glielo permise.
-Si tratta soltanto di mia madre.E' morta quando avevo quattro anni.Da allora non sò darmi pace.-Un mormorio struggente,cupo,angoscioso.
Alarice le rivolse un sorriso ugualmente triste,con gli occhi verdi ferini che brillavano nel viso gentile.
-Noi due siamo davvero simili,Aradia...troppo fragili.La vita per noi è paragonabile una lunga e inguaribile malattia fatta solo di paura e dolore,niente sollievo...-
L'altra non commentò.Aveva sempre pensato che il rancore,il terrore che portava sepolti dentro fossero qualcosa di imperituro nel tempo,qualcosa che nessun incantesimo avrebbe potuto cancellare,come un tatuaggio marchiato col fuoco sulla pelle.Ma Alarice aveva ragione,se ne rendeva conto solo adesso.Era sempre stata fragile,pusillanime,come sua madre.Lyrah,per quanto avesse agognato di un amore profondo e un affetto materni ,aveva vissuto nell'infelicità più impacabile per tutta la sua breve vita ,ed era inoltre perfettamente consapevole che l'odio che provava lei per Lillette non era nulla,confrontato a quello che nutriva invece sua madre.Le sue ultime parole ne erano la prova palese. "Ma la odiava a tal punto?"si chiese Aradia,con un'espressione addolorata negli occhi ametista.Si fece forza,celando l'espressione ferita sul volto e serrando le labbra in una linea sottile,mentre un bagliore ferreo le balenava negli occhi.Ma lei sarebbe stata diversa,lo sentiva.Doveva guardare
il presente,seppellire il passato.
Guardò fuori dal finestrino.Un quarto di luna nivea veleggiava nel cielo,gettava un riflesso di luce opalescente sulla superficie del lago,perfettamente stabile e levigata,come quella di uno specchio.Su di una vasta collina si ergeva ,in tutto il suo splendore, un'imponente struttura,fortemente illuminata.Sentì il tocco di una mano sulla spalla,lieve e deciso nello stesso tempo,che la pilotò dolcemente fuori dallo scompartimento.Superò l'eccitato gruppetto di ragazzini del primo anno che la precedevano,muovendosi con la velocità di lumache e si arrestò alla soglia del maestoso edificio.Una gelida tramontana le scompigliava violentemente i capelli,gettava ciocche sul viso,ma non si degnò nemmeno di scostarle.Si sentiva forte,vigorosa,come non lo era mai stata prima,priva di ogni rimorso e,soprattutto,per la prima volta incredibilmente felice.
(similitudine quinta)
"Non ho
Nessun rimpianto
Nessun rimorso
soltanto certe volte capita che
appena prima di dormire
mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
ma io non aprirò"(1)
(1)Similitudini(1-4-5)”Nessun rimpianto”by M.Pezzali (2-3)”Una canzone d’amore”by M.Pezzali;C.Cecchetto

  
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