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Autore: SeesawMoon    16/01/2013    3 recensioni
Jemie è padrona della sua vita. Sa sempre cosa deve fare, in ogni momento. L'unica cosa che non sa è che dal futuro deve aspettarsi l'inaspettato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 8.30 di domenica mattina quando iniziai a preparare la colazione. Era il mio giorno di riposo così decisi di portare Rachel allo zoo, data la sua passione per gli animali.
Versai del latte caldo in una scodella, aggiunsi un cucchiaio di cioccolato in polvere e mescolai adagio. Mi diressi in camera nostra con in mano la tazza fumante munita di cannuccia a spirale.
"Buongiorno piccola è ora di svegliarsi. Hai dormito bene?" sussurai sedendomi sul bordo del letto matrimoniale.
La bambina si stropicciò gli occhi assonnati annuendo per poi allungare le mani verso la sua dolce colazione. Le frizionai leggermente la frangetta ricomponendola sulla sua fronte, poi mi alzai e andai verso la finestra della stanza per aprirla.
"Dai che più tardi usciamo" la incitai posando dei vestiti puliti sulla trapunta colorata.
Rachel non appena finì di rifocillarsi balzò in piedi, si infilò le pantofoline rosa e corse in bagno a prepararsi. Era sempre molto contenta di passare del tempo con me, indipendentemente da cosa avremmo fatto, dato che durante la settimana doveva stare con mia madre per via dei miei turni al ristorante.
Mi infilai un paio di jeans e una maglietta rossa, poi legai i miei lunghi capelli biondi in una coda e mi truccai leggermente gli occhi.
Presi le chiavi della macchina e prima di uscire di casa controllai che Rachel fosse ben coperta da giacca e sciarpa. Salimmo in auto e ci dirigemmo verso il centro di Londra per un po' di shopping. Avremmo pranzato alla tavolacalda dove lavoravo e poi saremmo andate a piedi fino allo zoo per rientrare a casa per ora di cena.
Avevo programmato tutto nei minimi dettagli, tutto tranne quello che effettivamente mi successe.
Eravamo ferme al semaforo di Oxford Street quando d'un tratto venimmo spinte verso il parabrezza per poi tornare al nostro posto.
"Oddio! Rachel stai bene? Ti sei fatta male?" mi affrettai a chiedere alla bambina seduta al mio fianco, la quale sembrava solo incuriosita dalla nuova esperienza.
"Cos'è successo?" mi chiese ridendo, sgranando i suoi occhietti marroni per l'eccitazione.
"Ci hanno tamponate, ecco cos'è successo. Ma non preoccuparti, la mamma adesso sistema tutto" mi slacciai la cintura e mi affrettai a scendere dall'auto per non rischiare che il pirata della strada se la filasse.
"Imbecille! Ma ce l'hai la patente?" mi misi ad urlare una volta in strada dirigendomi verso la portiera dell'altro autista, la quale si aprì e lasciò scendere un ragazzino dalle guance paffute.
"A dire il vero l'ho presa giusto ieri" scherzò il ragazzo togliendosi gli occhiali da sole. "Tutto bene?" si apprestò a chiedere.
Non poteva essere vero. Niall Horan degli One Direction mi aveva tamponato al semaforo.
"Sì per fortuna non ci siamo fatte male" lo rassicurai cercando di mantenere comunque un po' di rabbia nel tono della mia voce.
"Siamo?" domandò lui alzando un sopracciglio.
Diamine, dal vivo i suoi occhi erano ancora più azzurri e profondi che sui giornali.
"Ciao!" sentii esclamare dal sedile passeggero della mia auto. Mi girai e vidi Rachel sporta dal finestrino che salutava Niall.
"Rachel torna subito dentro!" le ordinai.
"E' tua sorella?" mi chiese il cantante salutandola con la mano.
"No" risposi secca. "Se non ti dispiace adesso devo andare a far controllare che Rachel stia bene, ti lascio i miei dati" presi un pezzo di carta e scrissi sovrappensiero il mio nome, cognome, numero di telefono e indirizzo di casa e glielo diedi. "E vedi di non sparire!" gli intimai risalendo in macchina.
Cioè io, Jemie Maxwell, avevo dato il mio numero di telefono a Niall Horan. E doveva pure richiamarmi!
Guidai fino all'ospedale più vicino dove mi dissero che la mia piccola aveva solo preso un colpo di frusta e che quindi doveva portare il collarino per una settimana.
Fortunatamente non restammo molto tempo al pronto soccorso così riuscimmo ad andare allo zoo, ma cercai di tornare a casa presto per non stancarla troppo.
"Mamma mamma, facciamo i biscotti?" propose Rachel durante la cena.
"Perché no" risposi sorridendo. Volevo rallegrarle la giornata e l'avrei accontentata in tutto.
Finito di sparecchiare iniziammo a preparare pastella e gocce di cioccolato, per poi infornare una ventina di dolcetti.
"Adesso vai a metterti il pigiama mentre io sistemo il disastro che abbiamo fatto" e le lasciai un veloce bacio sulla bocca. La bimba corse in bagno a lavarsi mani e denti. Aveva solo quattro anni, ma sapeva già fare da sè un sacco di cose.
Erano appena passate le otto e quaranta di sera quando qualcuno suonò al citofono.
"Chi è?"
"Sono Niall, quello dell'incidente". A quelle parole mi si gelò un attimo il sangue.
"Sì sali, secondo piano interno 4". Non appena attaccai la cornetta corsi in bagno a sistemarmi al meglio possibile, togliendo eventuali tracce di farina dalla faccia.
"Prego entra" lo invitai una volta giunto sulla porta di casa.
Il biondino si pulì le scarpe sullo zerbino ed entrò nel bilocale.
"Ciao signore, lo vuoi un biscotto? Li ho fatti con la mia mamma" Rachel gli corse incontro sorridente con in mano il piatto di dolci appena sfornati.
"Grazie Rachel" disse prendendone uno "comunque mi chiamo Niall, piacere" e le porse la mano amichevolmente. La piccola non esitò a stringergliela.
"Vuoi venire a giocare con me?" domandò ingenuamente la bambina, tirandolo per un braccio.
"Rachel adesso non può. E' tardi e tu devi andare a letto" la fermai prima che facesse cadere il piatto e il suo contenuto sul pavimento.
"Uff. Va bene, ma un giorno vieni qui e giochiamo insieme!" esclamò lei guardando Niall con occhi sognanti.
"Promesso" asserì lui, facendosi il segno di una croce sul cuore.
"Mamma vieni a cantarmi la buona notte?"
"Arrivo subito, tu vai a metterti sotto le coperte" dissi indicando la camera da letto.
"Ma... tu... sei la mamma?" Niall era sconvolto dalla situazione, come aveva fatto a non capirlo prima? A me sembrava così ovvio.
"Eh sì. Ho solo vent'anni e sono già mamma di una bambina di quattro. Una ragazzaccia non trovi?" mi schernii mentre appendevo il suo cappotto sull'appendiabiti in entrata.
"Per niente. Anzi, trovo che tu sia stata molto coraggiosa" ribattè il mio ospite sedendosi sul divano. Mi spiazzò un po' quella frase: nessuno mi aveva mai definita coraggiosa per la mia scelta di crescere Rachel da sola.
Andai in camera da letto e socchiusi la porta.
"Allora, che ninna nanna vuoi questa sera?" domandai mentre mi sedevo al fianco della sua parte di letto.
"Quella delle piccole cose che ti piacciono di me" rispose lei decisa.
"Ancora? Ma è tutta la settimana che te la canto, non sei stufa?" reclamai, pensando alla figura che avrei fatto se Niall mi avesse sentito.
"Voglio quella!" affermò nuovamente Rachel, battendo i pugni sulla coperta.
"Va bene va bene". Mi guardai attorno per controllare che non fosse entrato nessuno in camera, presi la mano di mia figlia e iniziai a cantare 'Little Things':
Your hand fits in mine like it's made just for me
But bear this in mind it was meant to be
And I'm joining up the dots with the freckles on you cheeks
And it all makes sense to me
Accompagnavo le parole con piccoli gesti amorevoli, tenendo sempre salde le sue dita fra le mie.
Rachel si addormentò giusto prima della strofa di Niall, mi soffermai a guardarla un attimo quando sentii una voce non del tutto estranea continuare con la ninna nanna.
Mi girai di scatto verso la porta della stanza e vidi Niall sulla soglia che cantava la sua canzone, fissandomi. Mi alzai in piedi e mi diressi rapida verso di lui, uscii dalla stanza spingendolo fuori e chiusi la porta alle mie spalle.
"Non mi hai detto di sapere chi sono" sentenziò lui non troppo lontano dalla mia figura.
"Non me lo hai chiesto" controbattei io, cercando di evitare il suo sguardo per l'imbarazzo.
"Dov'è il padre di Rachel?" il suo tono di voce si fece più cupo, quasi triste.
"Se n'è andato quando gli ho detto di essere incinta. Non si sentiva pronto a fare il padre e ha preferito lasciarmi da sola. Come se io fossi stata pronta" il mio corpo era ancora bloccato tra Niall e la porta, ma nella mente stavo rivivendo il dialogo di quel giorno e non potei trattenere una lacrima.
"Hey" disse semplicemente il biondino abbracciandomi forte come fanno i vecchi amici. "Non devi piangere per quello là. Sei una donna forte e hai cresciuto una splendida bambina" aggiunse una volta sciolta la morsa affettuosa. Mi asciugò la lacrima con il pollice sinistro, poi allungò la mano sui miei capelli tirandoli delicatamente.
"Hai dei residui di biscotti tra i capelli" e si mise a ridacchiare. Sorrisi con lui, la sua risata è molto contagiosa.
"Facciamo così, oggi è stata una giornata lunga. Adesso io vado a casa e domani ti chiamo per lasciarti i dati della mia assicurazione, va bene?" mi propose. Annuii silenziosamente per poi accompagnarlo alla porta.
Aprii l'uscio e osservai il biondino infilarsi meticolosamente il cappotto.
"Allora io vado" disse una volta pronto. Sembrava titubante nella sua affermazione, come se volesse che io lo trattenessi.
"Ciao Niall" lo salutai.
"Ciao Jemie" si rassegnò lui ormai sul pianerottolo. "Ah, Jemie!" esclamò quando ormai stavo per chiudere la porta "posso farti una domanda?"
"Dimmi" risposi incuriosita.
"Se io, diciamo adesso... ti baciassi. Tu, cosa faresti?"
Sentii il cuore balzarmi in gola e il respiro fermarsi per un attimo. Deglutii cercando di riportare i miei organi al loro posto e risposi "Credo che sverrei all'istante"
"Beh allora è meglio se non lo faccio" rispose sorridente lui stando al gioco.
"No ti prego fallo" replicai d'un fiato io, senza nemmeno accorgermi di quello che stavo dicendo.
Dapprima sembrò confuso dalla mia reazione, poi fece un grande passo verso di me, mise la sua mano dietro al mio collo e poggiò vigorosamente le sue labbra sulle mie dandomi un intenso bacio passionale. Istintivamente infilai le mie dita tra i suoi morbidi capelli.
"Buona notte Niall, ci sentiamo domani" dissi sognante io una volta separati.
"Buona notte Jemie" aggiunse sorridente lui.

   
 
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