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Autore: Kim NaNa    16/01/2013    7 recensioni
I vent'anni di una fanciulla.
Una crociera intorno al mondo
Un segreto in fondo al cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Piccola premessa: Torno a scrivere questa fanfiction dopo ben sei mesi! Mi rendo conto di aver lasciato trascorrere davvero troppo tempo prima di riprendere a scriverla, ma per qualche strana ragione, mi sono ritrovata a preferire fanfiction con personaggi completamente IC (o almeno è quel che speravo) e non lontani dal mondo anime/manga che tutti noi amiamo. Le Au rischiano di essere noiose e banali se non si è bravi scrittori (e non rientro nella categoria!), pertanto avevo accantonato le mie due long AU/OOC per dar spazio a one-shot o a capitoli della mia storia originale o su quella pazza fic dedicata a Lee Min Ho!
Rileggendo quanto scritto poi, non vi dico! Mi son detta: "Ma come scrivo? Con i piedi?" Insomma... ho appurato di dover imparare, imparare e ancora imparare, ma ringrazio tutti voi, fedeli lettori, che nonostante tutto seguite i miei lavori e mi spronate a continuare a farlo! Grazie a tutti per l'affetto che mi dimostrate! :D
Con questa prima parte, tengo a sottolineare che cercherò di ultimare quanto prima le storie che ho iniziato tempo fa, che meritano tempo ed attenzione e aggiungo che gli aggiornamenti saranno anche piuttosto frequenti! ^^
Buona lettura e come dico sempre io: Fighting!

Nb, per la mia Unnie: Chingu, Saranghae!





Maremoto per Usagi. – Parte prima
 
Giunta nella sua cabina, Usagi si sedette sul letto, ripensando alla giornata trascorsa. Si sentiva talmente felice che le venne voglia di cantare.
«Accidentaccio! Non dovevo innamorarmi… non dovevo per me… non dovevo per lui…» Per un breve istante la sua mente fu invasa dai pensieri infelici che la tormentavano, poi scosse il capo e pregò ardentemente che anche Mamoru provasse sensazioni così esaltanti ed intense. Lui doveva vivere a lungo ed essere felice insieme ad una bella donna che avrebbe condiviso il suo amore.
Diversamente da quanto previsto, scoppiò in lacrime. Nascose la testa nel cuscino e singhiozzò. Un pianto breve, liberatorio, che le permise di rendersi conto quanto ingrata fosse.
«Non posso desiderare più di quel che mi è già stato dato…»
Se avesse avuto davanti a sé una lunga esistenza, forse si sarebbe sentita ancora più sola. Sola con quel suo amore per Mamoru… per un Mamoru insensibile ed indifferente.
Se lo immaginava salutarla dal ponte alla fine della crociera, ne sentiva l’allegro Ciao Odango Atama! E grazie per i bei momenti passati insieme! E poi ognuno dei due se ne andava per la sua strada, per strade che non si sarebbero incontrate mai più. Nel suo stato invece, lei avrebbe avuto Mamoru fino alla fine dei suoi giorni.
Sentì bussare alla porta. Si alzò barcollando un po’ ed esitò a rispondere. Si guardò allo specchio indecisa e le arrivò la voce di Mamoru.
«Usagi? Devo restituirti il tuo portamonete!»
Non aveva portato con sé la borsetta, durante la gita, e aveva dato in custodia a lui il portamonete.
«Oh… me lo darai più tardi.»
«Più tardi? Non puoi aprire la porta?»
«Sì… no… cioè…»
Vide la maniglia abbassarsi.
«Entro!» minacciò lui. «Se non sei in condizioni di ricevermi, faresti meglio a sbrigarti!»
Il tono era scherzoso. Lei cercò febbrilmente le parole per allontanarlo.
«No! Lasciamelo lì fuori, per favore!»
Seguì un lungo silenzio, poi: «D’accordo.»
Il tono era secco e, nel corridoio, risuonò subito un rumore di passi decisi mentre lui si allontanava.
Usagi sospirò e poco dopo si immerse in un bagno di schiuma profumata alle rose che le donò un po’ di serenità.
Mamoru c’era rimasto male, cento volte meglio della scelta di lasciarlo entrare e vederla in lacrime. Le avrebbe fatto delle domande, con il suo solito tono autoritario e i suoi occhi l’avrebbero studiata. Lei non avrebbe potuto fare a meno di sentirsi nervosa e di agitarsi. Sì, la sua collera era più gestibile della sua curiosità.
Durante la cena, Mamoru si comportò freddamente, ma sotto i lineamenti impassibili s’indovinava la perplessità. Kaede, all’oscuro della situazione, non smetteva un attimo di chiacchierare, mentre Motoki, il cui sguardo andava dall’uno all’altra, aveva percepito la tensione esistente tra i due.
Usagi cercò di non lasciarsi turbare dall’atteggiamento di Mamoru, sperando di poterlo vedere presto sereno.
Poco dopo, lo vide distendersi grazie al continuo chiacchiericcio di Kaede, e talvolta, pareva anche divertito.
Qualche tempo prima l’amica, le aveva confermato la sua decisione di scoprire se effettivamente Minako Aino si trovasse a bordo, affermando di aver studiato un piano infallibile.
«Davvero?» le aveva chiesto lei, incuriosita.
«Sì, ma non ti dirò come voglio fare. Lo vedrai molto presto.» Usagi aveva riso e cambiato argomento, poi Kaede aveva cominciato a scherzare sui suoi rapporti con Mamoru.
«Non è una cosa importante» aveva affermato lei.
«Non è importante, cara?» l’aveva interrotta la donna. «Cosa mi racconti! Ma se è evidente che vi siete innamorati l’uno dell’altra! E poi tutti ne parlano!»
«Tutti?» aveva ripetuto Usagi, contrariata. «Ma è ridicolo!»
Mamoru sarebbe andato su tutte le furie se solo lo avesse saputo e questo la preoccupò molto. E se per far tacere le dicerie, lui l’avesse abbandonata? Sarebbe stata infelice fino alla fine…
«Ridicolo?» aveva insistito allegramente Kaede, senza rendersi conto dell’effetto prodotto dalle sue parole. «Ragazzina, perché questa timidezza? Non c’è nulla di male nell’essere innamorati…»
«Kaede, ti prego, smettila di dire sciocchezze. Mamoru non è innamorato di me e mai accadrà. È uno scapolo incallito, chiedi a Motoki, se non mi credi! Siamo soltanto buoni amici.» Alzò gli occhi cerulei su quell’unica amica che aveva sulla nave da crociera e aggiunse: «Per favore, ti supplico. Non parlarne a Mamoru! Promettimelo, promettimelo per davvero!»
«Tesoro» aveva detto Kaede, costernata. «Sembri quasi sconvolta. Cosa ti succede? Neanche fosse in gioco la tua vita… è solo qualche pettegolezzo!»
«Pettegolezzo?» ripeté Usagi. «Ci sono in giro pettegolezzi?»
«Certamente! Ma non solo su di voi. Anche su una dozzina si altre coppie che si sono formate dopo la partenza. Durante le crociere nasce sempre qualche romanzo d’amore, ci sono fidanzamenti, talvolta persino matrimoni… non capisco che cosa ti tormenta!»
«Mamoru non ne sarebbe affatto contento e… mi lascerebbe!»
L’aveva detto.
Se dopo questo Kaede non si fosse resa conto della necessità di tacere il tutto a Mamoru, sarebbe stata una vera tragedia.
«Ti…» Kaede aveva taciuto un istante, prima di proseguire con la sua solita franchezza: «Allora è un amore a senso unico, per il momento? Ascolta quello che sto per dirti, Usagi! Cambierà! Sei abbastanza bella perché succeda. Lui te lo ha già detto, no?»
«Sì… sì, è così.»
Usagi era certa di essere impallidita e si chiese se la donna avesse udito il suo cuore battere all’impazzata.
Se Mamoru l’avesse lasciata… No. Non poteva. Lei non avrebbe sopportato il dolore di perderlo, né quello di vederlo insieme ad un’altra… Rei Hino, forse.
«Usagichan, ti prometto di non dire a Mamoru niente che possa farlo sentire stupido o per cui voglia lasciarti. E questa è un’ipotesi assurda perché non lo pensa nemmeno, ma dato che tu hai paura che succeda, io manterrò la promessa di star zitta… anche se mi costa fatica.» aveva concluso allegramente.
E al suo sorriso contagioso, Usagi rispose con un abbraccio spontaneo.
 
Fedele alla promessa, Kaede non aveva parlato della storia d’amore, come lei la chiamava, ma quella sera sorprese Usagi, ponendo, con finta ingenuità, una domanda agli uomini presenti: «Nessuno di voi ha sentito dire che l’idol Minako Aino si trova a bordo, sotto falso nome?»
Usagi sussultò. Era quello il piano di Kaede? Poi si accorse che Motoki e Mamoru la stavano osservando, quest’ultimo con aria apertamente ironica e lei arrossì vistosamente. Cercò di arsi piccola sotto i loro sguardi, abbassò a testa e si mise a giocherellare con un grissino.
«Sembri un po’ confusa, Usagi?» disse sottovoce Mamoru. «Cosa ti succede?»
Lei lo guardò, seria e gli rispose: «Niente, Mamoru. Io… non capisco perché mi fai questa domanda…»
«Per curiosità.» rispose lui, divertito. «Semplice curiosità, Usako.»
Kaede, perplessa, aggrottò le sopracciglia e li guardò a turno.
«Non avete risposto alla mia domanda» riprese. «Allora, avete sentito parlare di questa notorietà a bordo, o no?»
Negli occhi di Mamoru balenò una luce ironica.
«Lo chieda ad Usagi» suggerrì.
«Io?» chiese lei, spalancando gli occhi. «Perché io dovrei saperlo?»
Motoki intervenne: «Credo sia meglio cambiare argomento. In definitiva, la presenza della signorina Aino sulla nave non ci riguarda. E se lei ha scelto l’incongnito, perché fare un’indagine per svelare la sua vera identità?» Gettò un’occhiata a Mamoru. «Non sei del mio parere?»
Questi, dopo aver represso una risata, rispose: «Sì, sono d’accordo. Scusi, Kaede, ma non abbiamo niente da dire in merito. Inoltre, non abbiamo il diritto di curiosare nella sua vita privata… Un po’ di vino?» Offrì la bottiglia ad Usagi. «Su, bevi un po’. Cos’hai stasera?»
Lei porse il suo bicchiere senza rispondere e Mamoru glielo riempì, senza distogliere lo sguardo da lei. Sembrava volesse dirle qualcosa, ma giunse il cameriere con la seconda portata che portò i quattro commensali a parlare della propria giornata.
Come tutte le altre sere Usagi e Mamoru, dopo essere andati a ballare, finirono per fare una passeggiata sul ponte, dove, di solito, trascorrevano una buona mezz’ora prima di tornare in cabina.
Mamoru le aveva circondato le spalle con un braccio e, di tanto in tanto, le regalava qualche soffice bacio.
Era tutto quello che Usagi desiderava, il suo romanzo d’amore. Era la prima volta che amava, pensò, e sarebbe stata anche l’ultima.
La ragazza gli posò la testa sul petto, domandandosi come avrebbe reagito lui se avesse saputo la verità.
«Usako… sei così bella…» mormorò lui, mentre l’alito caldo le accarezzò la guancia. «Vorrei…»
Si interruppe e lei si scostò leggermente, ma non poté vedergli il viso, nascosto dall’ombra. Ne distingueva appena i lineamenti seri: erano come velati. Le sembrò tremendamente lontano e, presa da un improvviso terrore, gli si strinse di nuovo contro, il dolce viso alzato ad offrirgli le belle labbra socchiuse, a invitarlo, inconsciamente.
Lui chinò la testa e le due bocche si unirono in un bacio tenero e appassionato, esigente e dolce. Lei era, ancora una volta, sorpresa dall’improvviso cambiamento di umore, ma riconosceva che, da qualche tempo, Mamoru era diventato più gentile e tollerante e raramente gli vedeva sul viso quella sua espressione di disprezzo.
«Mamochan…» gli sussurrò, quasi involontariamente. «Sono così felice stasera…»
Lui fece una risatina.
«Bene, Usako, perché lo sono anch’io.»
«Sei contento di avermi conosciuta?»
«Come puoi farmi una domanda simile?»
Anche Usagi rise, una risata leggera e cristallina.
«Beh, sai… a volte non ne sono così tanto sicura…»
«Invece lo sei.»
«Guarda il mare: è fosforescente!» disse lei, cercando di cambiare argomento.
«Io guardo te, non il mare.»
Eccola la prova che aspettava. Lei a Mamoru piaceva e non poté che sentirsi al settimo cielo. I suoi occhi raggianti lo cercarono e il sorriso che gli offrì era di una bellezza sconvolgente, di una dolcezza infinita.
«Sono felice…» sospirò ancora.
Non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che era successo tra di loro, dopo i primi scambi di parole puramente cortesi.
Mamoru la baciò di nuovo, quasi perdendo il controllo di sé, nello slancio della passione e Usagi ricambiò con ardore e con uno stupore gioioso, quasi incantata dalla meraviglia di quell’attimo.
Mai avrebbe ringraziato abbastanza il destino che le aveva permesso di conoscere la bellezza sconfinata dell’amore.
Poi lui l’allontanò da sé, sempre tenendola per le braccia, con una luce di tenero divertimento negli occhi seri.
«Mia prudentissima ragazzina… non sai ancora che la vita è fatta per essere vissuta?»
Lei rispose, gli occhi fissi su di lui, interrogativi: «Non credo che la tua domanda voglia dire quello che vorresti io capissi.»
Lui aggrottò le sopracciglia e fece una piccola smorfia.
«Il tuo modo di esprimerti è un po’ oscuro, Odango Atama. Non da te, aggiungerei.»
«Non credo proprio!» disse lei, ridendo.
Mamoru rise a sua volta, poi disse, in tono un po’ strano: «Perché pensi che le mie parole non dicano esattamente quello che penso?»
«Non so…» rispose lei. Poi cercò di spiegarsi.
«Credo tu non sia un uomo… di quel genere.»
«Tutti gli uomini sono di quel genere e tu lo sai da molto tempo, Usagi!» disse lui, divertito.
«Io…» Sussultò e il suo cuore si strinse nel vedere l’ennesimo cambiamento avvenuto sul suo viso.
Perché riesce a ferirmi così facilmente?! Si disse.
«Cosa stai dicendo, Mamoru? Mi stai forse accusando di qualcosa?»
«Oh, insomma!» Esclamò lui in tono duro e cinico. «Abbiamo recitato la commedia e ci siamo divertiti tutti e due, d’accordo. È stata una distrazione, un diversivo, ma è durato abbastanza… Usagi. Mettiamo le carte in tavola, vuoi?»
Sconvolta, con il cuore che le faceva male, lei lo guardò con occhi colmi di dolore e incomprensione.
«Perché hai esitato prima di pronunciare il mio nome?» gli chiese, semplicemente.
Mamoru la studiò, attento. Anche lui sembrò, dapprima, sconcertato, ma la nota espressione di disprezzo ritornò presto sul suo viso.
«Sono sicuro che ne conosci la ragione.» dichiarò, alzando una mano per impedirle di interromperlo. «Ti prego, non continuiamo lo scherzo. Tu sei una idol, un’attrice… una brava commediante…»
«Commediante? Mamochan, come puoi dire una cosa simile? Perché dovrei recitare? Non c’è nessuna ragione…»
Gli occhi azzurri pieni d’innocenza, il tremito delle labbra, le dita frementi fra le sue… Mamoru avrebbe dovuto capire. Invece rise e la lasciò andare. Poi diede un’occhiata all’orologio.
«Fin dal primo giorno sei stato diffidente» continuò lei. «Mi tratti con sdegno e… ti prendi anche gioco di me…» La voce le morì in gola, soffocata dal dolore.
Il silenzio irruppe fra loro.
«È meglio che io vada.» Concluse lei, alla fine. Poi trattenne il respiro, aspettando le parole che le avrebbero portato la felicità, le parole rassicuranti che le avrebbero provato quanto lui tenesse a lei.
Ma la sola risposta fu: «Se lo vuoi, salutiamoci. Ti accompagno alla tua cabina.»
Camminò al suo fianco sul ponte, come in trance.
La dolce notte stellata li avviluppava, brani di musica giungevano dalle sale alle loro orecchie. Coppie felici stavano danzando…
Davanti alla sua porta, lui si fermò solo per darle la buona notte. Poi si allontanò con passo svelto, lasciando Usagi in balia delle sue onde.
   
 
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