“ Crucify
my love - If my love is blind
Crucify my love - If it sets
me free
Never know, Never trust
That love should see a color
Crucify my love - If it should
be that way. „
È
ripensando a ciò, a cosa ho dovuto passare in questi frangenti, a tutti gli
avvenimenti di quell’anno privo di apatia,
che mi tornano alla mente i primi cinque versi di una poesia, o forse del canto
di un giullare dall’animo malinconico, non ricordo bene. Ricordo solo il tuo
sguardo, saturo di vendetta, incorniciato in quel tuo scarno
quanto accattivante volto, tinto del pallido chiarore della tua carnagione.
E quella
cicatrice, mio punto debole, sì: amavo osservarla in silenzio, rimembrandola quando non ti avevo a tiro.
Immaginavo i tuoi occhi castani
fissarmi allo stesso modo, nei miei sogni reconditi, ma non potevo averti.
“ Like a river flowing to the sea
You'll be miles away, and I will know
I know I
can deal with the pain
No reason to cry, to
live. „
Parevi
incantato solamente dalle tue eccelse doti di grande
battagliero, bardato di un gilé scollato, cremisi, ornato da frizzi di seta; in
una passato indimenticabile le tue vesti erano inutili, durante il mio
idolatrare del maestoso corpo di cui eri il possessore.
Facevo
finta di essere assorta nei pensieri, fingevo inutilmente il mio disinteresse
nei tuoi confronti, quando chiedevi poi con la tua flebile voce delle spiegazioni.
Il sapere
di averti sottomesso mi privava della gioia di corteggiarti e conquistarti.
Non
riuscivo più a guardarti negli occhi quando me ne resi
conto da sola.
« Lady Ashe ? »
« Uhn ? »
« Nulla.
»
Ti
bramavo, volevo averti, spogliarti, forse leggerti nella mente e carpire ciò
che aspettavi da me, Basch, chiedevo
solo un minimo di considerazione.
Dovevo
fare qualcosa.
« Ashe … »
Il cuore
in gola, al sentire quel ‘ Lady ’ esportato dalla
chiamata
La voce metallica del Giudice Magister diventava lieve a poco a poco.
« D…
Dimmi Basch. »
Riuscii
solamente a sentire il fragoroso rumore dell’acciaio scontrato contro il suolo,
e il passo affrettato dei calzari del medesimo materiale fabbricati; con la
coda dell’occhio osservai l’elmo dell’armatura cadere a terra, come gettato
via.
Mi
strinsero i fianchi da dietro la schiena due possenti guaine di metallo,
gelide. Quando vide il mio rabbrividire le tolse
tempestivamente dai polsi, per stringermi in un tepore isolante. Chiusi gli
occhi, tentando di non far terminare quel sogno: la realtà mi si mostrò nella mente, svegliandomi dal subconscio di un
qualcosa d’impossibile.
Il
frusciare dell’aria antecedette il suo sussurrare tre
parole.
Poggiò il
capo sulla mia spalla sinistra, come per dimostrarsi fedele e sottomesso. Lo accarezzai, riuscivo finalmente a toccarlo, sì.
« Io
ti amo. »
Continuava
a cingermi le mani ai fianchi, mentre pareva sopito su di me.
Aprii gli
occhi, fissai per poco la plebe dalmasca in tumulto al di sotto della terrazza su cui eravamo appostati. Chiusi
un’ultima volta le palpebre, carezzandolo dolcemente, facendomi baciare il
collo, e parlando.
« Ti
amo Basch. »