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Autore: bik90    16/01/2013    4 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La bambina dimostrò entusiasmo per tutti gli animali che incontravano sul loro percorso e Natsuki rimpianse amaramente di non aver portato con sé la macchina fotografica. Saori e Shizuru erano bellissime; la prima nel suo essere ingenua e spensierata, l’altra per i modi dolci che le dimostrava. Camminando insieme come una qualunque famiglia fu come se il tempo non fosse mai trascorso, come se non si fosse mai allontanata per tutti quegli anni da loro. La bambina rivolgeva domande a entrambe senza remore, allegra e vivace, e senza una preferenza apparente per una delle due donne. Alla trentatreenne piaceva come si stava svolgendo il pomeriggio soprattutto per il tempo che stava trascorrendo con la mora. Adorava quel modo che aveva di rivolgersi a Saori, di sorriderle, di scherzarci ma ancor di più amava le frequenti occhiate che le lanciava credendo che non l’avesse notata. Conosceva troppo bene Natsuki per non capire che stava cercando di imprimersi nella mente ogni più insignificante dettaglio di quella giornata.
<< Guarda Saori >> stava dicendo la trentunenne china sulla cartina che le avevano dato all’entrata dello zoo inginocchiata accanto alla figlia per farle vedere e renderla partecipe delle scelte << Se continuiamo dritti, arriviamo alla riserva dei lupi mentre se svoltiamo a sinistra c’è il laghetto con le anatre e i germani reali. Che preferisci? >>.
<< Lupi! >> esclamò la bambina << Va bene anche a te, mamma? >>.
Shizuru annuì raccomandandole di non correre.
<< Complimenti Shizuru >> disse Natsuki mentre riprendevano a camminare e la bambina era davanti a loro con Duran << Hai fatto un lavoro eccezionale con Saori. Lei è fantastica in tutto, dall’educazione che le hai impartito al suo semplice essere bambina. Sei stata bravissima >>.
L’altra le sorrise.
<< L’hai partorita tu, Natsuki >> rispose semplicemente prendendole la mano e intrecciando le dita alle sue.
A quel complimento la mora arrossì ancor più di tutte le altre volte e si beò di quel contatto che le stava concedendo. Da quanto tempo non veniva sfiorata da quelle mani? Da quanto tempo non le sentiva sulla sua pelle? Un brivido la scosse.
<< Mamma, Natsuki-san! >> chiamò a gran voce Saori agitando la mano nel notare che le due donne si erano fermate.
<< Arriviamo, Saori >> affermò Shizuru sorridendole ed esitando ancora un istante prima di lasciare la mano dell’altra.
Si recarono alla riserva dei lupi dove una voce metallica spiegò su richiesta che tipo di vita facevano quegli animali, di cosa si cibassero, la crescita dei cuccioli nel branco, la caccia alla prede. La bambina fu molto attenta a quello che le venne detto e si entusiasmò non poco per ciò che aveva imparato.
<< Tu lo sapevi, Natsuki-san? >> chiese << Domani lo racconterò a Yoshiki, lui sicuramente non saprà niente >>.
La trentatreenne rise mentre la mora la guardava.
<< Yoshiki è il figlio di Midori vero? >>.
<< La sua mamma insegna storia e antropologia ai ragazzi più grandi >> affermò Saori << Lui è innamorato di me, una volta mi ha regalato un disegno di me e lui in cuore ma era brutto >> aggiunse arricciando il naso << Mi ha anche chiesto di fidanzarmi con lui >>.
Natsuki tossì incapace di trattenersi.
<< Sei troppo piccola Saori >> riuscì a dire infine prendendola al volo in braccio e facendola ridere << Promettimi che adesso non ti fidanzerai con nessuno. I maschietti sono… >> si fermò un attimo riflettendo sul fatto che Shizuru sul versante sesso fosse molto più pericolosa di molti uomini. Improvvisamente il volto di colui che l’aveva aggredita le si parò nella mente e dovette usare tutto il suo autocontrollo per scacciarlo. << Preoccupati solo di giocare e se qualcuno ti da fastidio basta che tu me lo dica! Manderò via tutti quelli che ti danno fastidio! >>.
Duran abbaiò per enfatizzare le sue parole mentre l’altra adulta sorrideva contenta.
<< Vuoi fare merenda Saori? >> domandò subito dopo notando un bel prato messo a disposizione proprio affinché le famiglie vi sostassero con i loro cestini da pic-nic.
La figlia annuì correndo col cane per scegliere il posto migliore. Shizuru stese per terra un’allegra coperta a quadri rossi e fece segno all’altra di sedersi. La trentunenne le sorrise pensando che era sempre perfetta e organizzata in tutto quello che faceva. Lei non aveva riflettuto sull’ipotesi di poter portare qualcosa da mangiare, era stata totalmente assorbita dall’aspettativa di quel pomeriggio.
<< Mamma, hai portato i tramezzini? >> domandò Saori.
La madre annuì.
<< Ci sono dolci, succhi di frutta, tè e ovviamente i tramezzini con tanta maionese che ti piacciono tanto >>.
Nel parlare aveva strizzato l’occhio alla mora sapendo che avrebbe compreso.
<< Perché non andate a giocare con Duran mentre io apparecchio? >>.
Natsuki si voltò e notò che anche altre famiglie avevano avuto la stessa idea della sua ex-compagna. C’erano coppie con i cani, famiglie che facevano allegramente merenda, bambini che si rincorrevano senza timore di cadere.
<< Vieni, Duran! >> esclamò Saori lanciando all’animale un ramo secco che aveva trovato per terra.
Immediatamente il cane si fiondò per andarlo a riprendere per poi riconsegnarlo a Natsuki. Iniziarono quel gioco spensierato in cui perfino la mora si dimenticò il grave motivo che l’aveva spinta a tornare a Tokyo. Lanciava il bastone lontano osservando il pastore tedesco corrergli dietro e emetteva un lungo fischio per farlo tornare indietro.
<< A me, a me! >> gridava la bambina ogni volta che vedeva Duran dirigersi col ramo tra i denti verso la persona che considerava la sua padrona affinché il gioco ricominciasse.
Spesso la trentunenne lasciava che fosse Saori a effettuare il lancio e se la metteva sulle spalle tra urla e risa di entrambe oppure evitava di gettare il bastone e lasciava che il loro cane rincorresse entrambe.
<< Prendilo! >> urlò Natsuki tirando il bastone più lontano del solito e non riuscendo a vedere dove fosse finito.
Attese una manciata di secondi prima di dirigersi in quella direzione con la bambina che le stava dietro. Trovarono il cane che si stava contendendo il ramo con un altro esemplare in maniera giocherellona.
<< Duran, ecco dov’eri finito! >>.
In quel momento vide una coppia che stava richiamando il loro animale per lo stesso motivo.
<< Scusate >> si affrettò a dire la mora osservando il pastore tedesco tornare da lei con aria estremamente soddisfatta per essere riuscito a strappare all’avversario il prezioso premio << Ho lanciato il bastone troppo lontano, non volevamo disturbarvi >>.
<< Nessun disturbo, Sumiko è una gran giocherellona >> disse l’uomo avanzando << Mi sono distratto un attimo e l’ho vista correre verso il suo cane. Forse sono io che dovrei scusarmi >>.
<< Posso accarezzarla? >> chiese timidamente Saori.
<< Ma che bella bambina >> s’intromise la donna che era in dolce attesa << Come ti chiami? >>.
<< Saori >>.
<< Ciao Saori, io mi chiamo Akemi. Mi dici anche come si chiama il tuo cane? >>.
<< Lui è Duran >> rispose la bambina mentre accarezzava Sumiko << Ti piace? >>.
<< Oh sì, è proprio bello >>.
<< Perché hai una pancia così grande? >>.
<< Saori! >> esclamò la mora << Questa signora è incinta >>.
La donna si accarezzò il ventre sorridendo di fronte all’ingenuità della bambina che le stava davanti.
<< Sì, tra poco anche noi avremo una bambina >>.
<< Davvero? Come me? >>.
Questa volta toccò all’uomo ridere.
<< Sì, esatto >>.
Natsuki si voltò indietro pensando che Shizuru avesse terminato e chiamò la figlia.
<< Ringrazia, Saori. Dobbiamo andare ora >>.
<< Va bene >> ubbidì diligentemente la figlia << Grazie e buona giornata. Ciao Sumiko! >>.
La trentunenne salutò anche lei, richiamò il suo cane e rifecero il percorso al contrario. Quando la figura di Shizuru fu di nuovo visibile, notò che la donna stava facendo segno di avvicinarsi. Prese la bambina in braccio e corse verso di lei seguita da Duran.
<< Ma dove eravate finite? >> chiese la donna.
<< Mamma, Duran ha fatto amicizia con un altro cane! Si chiama Sumiko, l’ho anche accarezzato! >>.
Raccontò il loro breve incontro con l’altro animale e con i suoi padroni e subito dopo si fiondò tra le braccia della madre. Natsuki sorrise di fronte a quella scena così dolce. Parevano davvero una famiglia felice. Iniziarono a mangiare e la mora poté scoprire come anche la figlia fosse ghiotta di tramezzini con la maionese. Incredibile quanto avesse ereditato da lei nonostante non si fossero mai viste. Quasi si litigarono l’ultimo panino tanto che Saori fu costretta a ricorrere all’aiuto di Shizuru per averla vinta. Guardò l’amica della trentatreenne con aria soddisfatta, che le fece la linguaccia come se fosse una sua coetanea, mentre mangiava e improvvisamente scoppiò a ridere.
<< Che c’è? >> chiese la mora vedendo che anche l’ex compagna stava sorridendo.
Non si sarebbe mai stancata di vederla in quello stato, così rilassata e contenta.
<< Aspetta >> le rispose l’altra donna prendendo un tovagliolo di stoffa.
<< Natsuki-san, ti sei sporcata il viso! >> esclamò la bambina tra le risa.
Per lei era una cosa davvero buffa che un’adulta si macchiasse visto che non doveva essere mai successo a Shizuru. La trentatreenne le prese dolcemente il volto tra le mani e la sentì distintamente rabbrividire sotto le sue dita. Se ne sentì felice mentre la puliva.
<< Ecco fatto >> scherzò << Come nuova >>.
La mora arrossì violentemente mentre abbassava lo sguardo e mormorava un ringraziamento.
<< Natsuki-san, ti sei fatta tutta rossa! >> continuò Saori sempre più divertita.
<< Non è vero! >> rispose la trentunenne afferrandola e facendola stendere sul plaid per farle il solletico.
<< Natsuki-san basta! >> urlava la figlia mentre si divincolava dalla sua presa.
<< Chiedi perdono! >>.
<< No! >>.
La mora continuò ancora per un lungo minuto prima di lasciarla libera. La bambina si rialzò e andò a rifugiarsi dalla madre che le diede un bacio sulla guancia prima di sistemarle il vestitino spiegazzato.
<< Hai un fidanzato, Natsuki-san? >> chiese innocentemente piccola rimettendosi seduta e bevendo un sorso di succo di frutta.
Il volto della trentunenne divenne paonazzo. A quella domanda la trentatreenne alzò gli occhi quasi di scatto facendosi attenta. Era l’occasione giusta per sapere qualcosa sulla sua vita in quegli anni. Per i pochi secondi di silenzio si ritrovò a trattenere il respiro temendo la risposta. Se avesse detto dì sì, tutto il suo modo sarebbe crollato in quel momento e nemmeno Izumi sarebbe riuscita a rimettere insieme i pezzi. La certezza di un’altra relazione l’avrebbe stroncata.
<< No… >> mormorò mentre gli occhi di Saori dello stesso colore dei suoi si posavano su di lei << …perché…perché mi fai questa domanda? >>.
<< Nemmeno la mamma ce l’ha! >> esclamò la bambina sinceramente contenta di quella risposta.
Quanto vorrei che fosse vero, Saori, pensò tristemente la mora gettando una breve occhiata a Shizuru si lasciò andare a un respiro profondo mentre il battito del suo cuore riprendeva la normalità e si alzò per cercare una toilette. Natsuki la osservò e lesse nel suo sguardo una sorta di sollievo per ciò che aveva appena detto.
Vorrei che fosse il mio stesso sguardo, vorrei che nemmeno tu avessi un’altra persona con cui dividi il letto.
<< Il piano è questo, Natsuki-san >> disse la figlia non appena la madre non poté ascoltarla sporgendosi per parlarle nell’orecchio << Noi dobbiamo… >>.
<< Aspetta Saori >> l’interruppe l’adulta rimettendola seduta << Che stai cercando di dirmi? >>.
<< Puoi passare più tempo con la mia mamma? Così Takako-san le starebbe lontana >>.
<< Cosa?! >>.
Passare più tempo insieme? Come poteva chiederle una cosa del genere? Aveva forse notato i pochi gesti affettuosi che si erano scambiate?
<< Non…non ti piace l’idea? >> domandò come se da un momento all’altro potesse scoppiare a piangere << Io voglio che Takako-san stia lontana dalla mia mamma! >>.
Certo che mi piace l’idea! Io amo la tua mamma!
<< Non si tratta di questo, piccola >> iniziò cautamente la mora evitando di rispondere << Non è tutto così semplice, anche se dovrebbe. Alla tua mamma serve l’aiuto di Takako-san al lavoro, è importante che vadano d’accordo >>.
Incredibile, sto cercando di far andare d’accordo mia figlia con la donna che si porta a letto la persona che amo!
La bambina parve rifletterci e poi le sorrise.
<< Mi piaci di più tu di Takako-san. Vorrei che fossi la persona che aiuta la mamma al lavoro, non lei >> dichiarò con schiettezza.
Vorrei ben vedere!
<< Sai una cosa? Non piace nemmeno a me ma non dirlo a nessuno intesi? >>.
Saori si affrettò ad annuire.
<< Ti va di chiamarmi solo Natsuki? Non mi sono mai piaciuti i suffissi dopo >>.
<< Posso? La mamma mi ha detto che è da maleducati farlo >>.
<< No se ti do il permesso di farlo >>.
La bambina l’abbracciò.
<< Mi sono persa qualcosa? >> chiese Shizuru di ritorno notando il gesto d’affetto che si erano scambiate le due.
Natsuki strizzò l’occhio alla figlia con complicità.
<< Niente >>.
Si mise in piedi capendo che era ora di finire la loro visita allo zoo. Agganciò il guinzaglio al pastore tedesco e aiutò la donna più grande a riporre tutto nel cestino. Il cane iniziò a girare intorno a entrambe e ancor prima di accorgersene, persero l’equilibrio cadendo l’una sull’altra.
<< Duran! >> esclamò la mora rossa in viso nel sentire il seno della maggiore premerle sul petto con forza.
La bocca di Natsuki era a pochi centimetri da quella di Shizuru, così vicine da poter sentire il suo fiato caldo sul collo. Fu percorsa da un brivido mentre la più grande la fissava. Era sopra quel corpo che per troppe notti aveva sognato di possedere e fare suo, le sue mani fremevano dal desiderio di scostare il tessuto che le separavano dal contatto diretto con la candida pelle, il cuore aveva accelerato i battiti con prepotenza. Avrebbe voluto baciarla, sentire se aveva lo stesso sapore che ricordava, leccarle il collo e sentirla gemere sotto la magia del suo tocco. Respirò il fiato dell’altra riempiendosi dell’odore dei suoi capelli e si ritrovò a sorriderle come se fossero solo loro due, come se si trovassero nella loro stanza da letto e non c’era bisogno di essere imbarazzate. Le accarezzò una guancia facendo scivolare un dito sulle sue labbra incapace di trattenersi, accarezzandole lentamente. Ricordava che le piaceva. La vide socchiudere gli occhi per un istante.
<< Mamma, ti sei fatta male? >>.
Natsuki riaprì le palpebre rendendosi conto della situazione e provò a divincolarsi dal corpo della sua ex compagna che sorrise.
<< E’ tutto a posto >> rispose gentilmente << Non ci siamo fatte niente >>.
Si rimise in piedi aiutando la trentunenne a fare lo stesso che borbottò uno sbrigativo ringraziamento cercando di comportarsi normalmente.
 
La gita proseguì nel migliore dei modi. Natsuki insistette per comprare un peluche a forma di leone a Saori al negozio proprio vicino l’uscita dello zoo nonostante le proteste della trentatreenne.
<< Come si dice Saori? >>.
<< Grazie! >> esclamò la bambina stringendo il pupazzo.
<< Dovrei ringraziare io te, sai? >> le disse Natsuki chinandosi per arrivare alla sua altezza.
La figlia la fissò con aria interrogativa e l’adulta rabbrividì per quanto l’espressione che aveva era simile alla sua.
<< Per cosa? >>.
<< Per la tua compagnia >>.
Il sorriso della piccola si allargò ancor di più.
<< Vuoi venire a cena a casa nostra? >> propose inaspettatamente mentre guardava la madre.
Anche la Natsuki alzò gli occhi su di lei pensando al suo bambino parcheggiato al ristorante di Mai. Non era giusto nei suoi confronti e già si sentiva abbastanza in colpa. Stava per rispondere ancor prima di Shizuru, quando l’arrivo di una terza persona la bloccò.
<< Buonasera Shizuru-san >> disse amabilmente Izumi avvicinandosi al trio. Si voltò appena verso la trentunenne << Salve Kuga-san, ciao Saori >> aggiunse semplicemente.
Non aveva potuto attendere oltre, quelle due avevano già trascorso abbastanza tempo insieme. Era venuto il momento di rimettere al suo posto quella donna. Guardò la trentatreenne negli occhi lanciandole un sorriso ma per un attimo nel suo sguardo vi lesse una sorta di dispiacere o malinconia. Era per il suo arrivo? O per il fatto che si stavano salutando? Aveva forse interrotto qualcosa?
<< Buonasera anche a lei, Takako-san >> rispose Natsuki sentendo la bambina rifugiarsi dietro la sua gamba e stringergliela.
<< Mi scusi se l’ho disturbata, Shizuru-san >> mentì spudoratamente la segretaria facendo in modo che la trentunenne non si perdette nemmeno una sua parola << Ma mi sono accorta di alcuni documenti incompleti che devono essere consegnati domani mattina. Li ho in macchina >>.
Sia Shizuru che la mora compresero immediatamente le vere intenzioni della venticinquenne e la seconda sentì la rabbia ribollirle nelle vene.
<< Ho capito, se sono pratiche urgenti direi di controllarle a casa mia allora. La strada non è di certo indicata >>.
<< Ovviamente >> fece eco Izumi gioendo nell’essere riuscita nel suo intento.
<< Mamma, devi lavorare? >>.
Shizuru si voltò per guardare la figlia.
Che mocciosa insopportabile!, pensò la ragazza sistemandosi gli occhiali sul naso.
<< Ti prometto che io e Takako-san faremo presto >> le rispose.
<< Natsuki allora non può venire? >>.
<< Saori, non sarei potuta comunque venire >> si affrettò a dire la trentunenne non volendo che la bambina se la prendesse con Shizuru << Mi dispiace ma non posso >>.
Saori si limitò ad annuire fissando il marciapiede.
<< Ho la macchina fuori la scuola della bambina >> dichiarò Shizuru rivolta ad Izumi che annuì.
<< La mia è proprio qui, la accompagno >>.
<< Ti serve un passaggio in albergo Natsuki? >> chiese la sua ex compagna in modo premuroso.
Anche se le servisse, non glielo darei di certo!, avrebbe voluto dire la segretaria.
<< No, grazie >> rispose la mora << Preferisco camminare >>.
Salutò nuovamente la bambina prima di voltarsi. Una lacrima solitaria le solcò la guancia mentre si allontanava.
 
<< Porta questo al tavolo due >> disse Mai rivolta al marito che si limitò ad annuire senza guardarla.
I coniugi Tokiha si scambiarono una breve occhiata preferendo non commentare la tensione che c’era tra i due e la rossa sospirò quando lo vide allontanarsi. Avrebbe voluto tanto potersi confidare con Natsuki, la sua migliore amica da sempre, ma per farlo avrebbe dovuto possedere del tempo, cosa che ormai dedicava solo al ristorante. Si domandò se era quella la vita che si era immaginata quando era al liceo e quando aveva deciso di sposare Tate così giovane. Forse avrebbero dovuto attendere ancora qualche anno visto come stavano andando le cose in quel periodo.
<< Ecco a lei >> affermò Tate mettendo sul tavolo le ordinazioni.
<< Grazie mille, Tate-san >>.
Nel sentirsi chiamare per nome da una voce familiare, l’uomo si voltò di scatto e sgranò gli occhi nel vedere Reito che gli sorrideva.
<< Ha un aspetto magnifico, porta i miei complimenti a Mai-san >> continuò il trentatreenne.
<< Reito Kanzaki? >> domandò l’altro << Da quando sei tornato a Tokyo? Sapevo che avevi intrapreso gli studi universitari fuori >>.
E lontano dalle nostre vite, aggiunse tra sé.
<< Siamo arrivati ieri >> rispose il trentatreenne << Lui è mio figlio Hideki. Mai-san non ti ha detto della mia visita nel pomeriggio? >> aggiunse con un sorriso malizioso << Sono passato per prenotare questo tavolo >>.
Mai lo sapeva?, si domandò l’uomo smarrito leggermente dalla notizia, E perché diavolo non me l’ha detto?
Una profonda rabbia l’invase.
<< No >> disse a denti stretti cercando di salvare l’apparenza << Siamo molto impegnati qui e sicuramente l’ha reputata una cosa non importante >>.
<< Immagino che sia come dici, Tate-san >> affermò beffardamente il più grande beandosi della comprensione dei problemi che doveva avere la coppia.
Si salutarono con rispetto prima che Tate potesse tornare nelle cucine. Sbatté con forza uno strofinaccio per terra e poco mancò che non facesse la stessa cosa con una sedia. Per fortuna l’istinto da ninja di Akira la salvò da una brutta fine.
<< Si può sapere che ti prende? >>.
<< Sai chi c’è di là? >>.
Mai inarcò leggermente il sopracciglio senza comprendere.
<< Reito Kanzaki! >>.
La rossa aprì la bocca per dire qualcosa ricordando la prenotazione che aveva ricevuto nel pomeriggio.
<< Perché non me l’hai detto? >> continuò adirato.
Lei si strinse nelle spalle.
<< Me lo sono dimenticato, Tate >>.
<< Te lo sei dimenticato? Come hai fatto a dimenticartelo? Mi hai fatto fare la figura del cretino >>.
<< Ora non esagerare per favore >>.
Per la rabbia, l’uomo prese un bicchiere e lo scaraventò per terra.
<< Ehi, adesso calmati Tate >> s’intromise Akira cui non piaceva la piega che aveva preso la conversazione << E’ solo un cliente, te la stai prendendo troppo >>.
Tate non seppe cosa dire sentendosi annegare in quel mare di gelosia che aveva sperimentato da ragazzo e che adesso era tornato prepotentemente.
<< Vado a farmi un giro >> disse infime.
<< Come al solito >> mormorò la moglie senza guardarlo.
Takumi le lanciò un’occhiata per invitarla a non infierire oltre e, appena furono soli, la rimproverò per non aver avvertito il marito del ritorno a Tokyo di Reito visto il loro trascorso.
<< Ho già detto che l’ho dimenticato >> ripeté seccata la sorella maggiore.
<< Sicura, Mai? >> insistette il ventottenne << Non è che, siccome le cose tra voi non vanno benissimo, hai pensato di fargliela pagare in un certo senso? >>.
Lo sguardo che la rossa gli lanciò era sorpreso.
<< Credi davvero che io possa fare una cosa del genere? >>.
Suo fratello scosse il capo.
<< Non intenzionalmente >> rispose tornando ai fornelli e lasciando la trentunenne a interrogarsi sul significato delle sue parole.
 
Quando erano arrivate a casa di Shizuru, Izumi aveva dovuto attendere non solo che la trentatreenne preparasse la cena ma anche che facesse il bagno alla mocciosa che però, dal suo punto di vista, era stata stranamente silenziosa. Non che le fosse dispiaciuto ma significava che qualcosa non le stava bene e lei non aveva impiegato molto a comprendere di cosa si trattasse. La sua presenza e il fatto che avesse dovuto rinunciare alla compagnia della mora. La consapevolezza che a unire Shizuru alla sua ex compagna fosse quella dannata bambina le dava ai nervi e sperò con tutta se stessa che Natsuki avesse intenzione di portarsela via. Solo in quel modo la trentatreenne avrebbe rotto definitivamente col passato; all’inizio sarebbe stato doloroso per lei ma col tempo e col suo aiuto quella ferita sarebbe guarita e sarebbe stata finalmente sua. Si leccò le labbra vedendola scendere dal piano superiore con indosso la sua solita vestaglia viola.
<< Ci sono davvero dei documenti da controllare? >> le chiese passandosi le dita tra i capelli.
Izumi le sorrise maliziosamente spingendola verso il tavolo del salone e la baciò senza risponderle. Le voleva, voleva che dimenticasse le ore trascorse con la trentunenne per far posto al piacere che le avrebbe fatto provare da lì a poco. La sentì contraccambiare e fece una leggera pressione per farle allargare le gambe. Le accarezzò il collo con la lingua sentendola gemere e scese verso il seno dopo averle aperto leggermente la vestaglia.
<< No… >> mormorò Shizuru fermandosi << …fermati Izumi… >>.
La venticinquenne la guardò con disappunto.
<< Perché? >>.
<< Non sono sicura che Saori stia dormendo >> mentì la trentatreenne ricomponendosi.
La verità era che non se la sentiva, non dopo aver trascorso la giornata con Natsuki che l’aveva fatta sentire al settimo cielo. In quel momento desiderava solo lei, avrebbe dato qualunque cosa per scambiarla con Izumi e farla sua.
Non mi interessa nulla della mocciosa!, avrebbe voluto urlarle la segretaria con menefreghismo, Che ci veda pure, è solo una bambina viziata e maleducata proprio come quella Natsuki!
<< Sta scherzando? >> domandò cauta deglutendo.
Shizuru scosse il capo allontanandosi leggermente dall’altra.
<< Shizuru-san! >>.
<< E’ stata una lunga giornata >> le rispose la donna provando a sorriderle << Sono molto stanca e anche tu dovresti riposare, Izumi >>.
Dopo quella frase, alla segretaria non restò altro da fare se non tornare a casa con desiderio inappagato.
  
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