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Autore: DamaVerde    16/01/2013    0 recensioni
La Magia Sperimentale crea sempre un pò di confusione. Rodolphus Lestrange lo capirà molto presto; eppure per cambiare un triste destino potrebbe valerne la pena! Come la prenderà l'Oscuro Signore?!
Sì, ahinoi, questa è una dubbia storia a proposito dei viaggi interdimensionali di una sagace Babbana.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Voldemort
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto, Da VII libro alternativo
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Capitolo 30: Supermercato

Probabilmente non c’era mai stato e mai ci sarebbe stato un supermercato così grande; centinaia, migliaia di file di scaffali altri almeno quattro metri e pieni zeppi di ogni ben di Dio la invitavano a riempire il carrello. 
Maya allungò una mano e afferrò una confezione di pocky ricoperti alla banana. Sollevò lo sguardo e sorrise davanti al più ampio assortimento di snack mai concepito da anima viva. Si issò su uno degli scaffali più in basso per raggiungere dei pocky aromatizzati al gusto di cento frutti tropicali e poi li fece cadere nel carrello. 
Le scatolette si impilarono l’una sull’altra in modo perfetto, senza occupare troppo spazio. Maya pensò che non ne occupassero affatto, in effetti. Così tirò giù altri dolciumi e sempre senza riuscire a diminuire  lo spazio disponibile per riporre la spesa. 
Con una risata si dedicò ad un altro scaffale ed alle bottiglie di frullati. 
- Cocco e cioccolata… - sfiorò appena la confezione ed una decina di bottiglie fluttuarono nel carrello. 
In quel preciso istante lei si rese conto della deliziosa musica che altoparlanti invisibili diffondevano, e di come le fosse impossibile non muoversi a tempo. Maya assestò una vigorosa spinta al carrello e si issò sulla parte metallica che ne proteggeva le ruote; con qualche movimento al momento giusto riuscì a sentirsi come una pattinatrice sul ghiaccio.
Volteggiarono, donna e carrello, per un po’, descrivendo dei cerchi perfetti lungo la corsia. Poi lei si lasciò cadere in una cesta di marsh mallows senza riuscire a smettere di ridere. 
Avrebbe voluto fermarsi lì per un po’, dormire per un po’. Poi si ricordò che, probabilmente, i commessi e gli altri clienti non ne sarebbero stati felici anche se non aveva visto nessuno, neanche una sola anima viva. 
Maya si tirò a sedere, perplessa. 
Forse quel posto era così grande che incontrare qualcuno era difficile… o forse stava per chiudere. L’idea le sembrò estremamente plausibile. 
Dopotutto i supermercati erano luoghi di passaggio dove fare compere e poi tornare a casa. 
Sì, c’era un posto che la stava aspettando una volta che avesse attraversato la barriera delle casse. Solo non era certa che si trattasse di casa. 
Saltò giù dalla cesta e fece spallucce; l’avrebbero attesa mentre finiva di fare rifornimenti. 
Si impadronì di frutta fresca e di una grande busta di caramelle, poi un lungo banco frigorifero catturò completamente la sua attenzione: c’erano centinaia di torte in esposizione, tutte confezionate nelle più belle scatole che lei avesse mai visto. 
Iniziò a sollevarle una alla volta per poterle studiare con attenzione. 
- Tre strati crema al bubblegum… sfoglia alla marmellata di gigli. Oh, cinque strati alla panna, banana e burro di arachidi! Non so decidermi. – ripose la scatola e chiuse gli occhi, risolvendosi a comprare il primo dolce che le sarebbe finito tra le mani. 
Sentendosi stupidamente simile ad un rabdomante in cerca della torta migliore adagiò le dita su una confezione e aprì gli occhi. La sollevò per leggere l’etichetta e si bloccò con la fronte aggrottata. 
- Cioccolata e crema al liquore? – sembrava familiare. Non sapeva perché, ma sembrava familiare. Il sapore della cioccolata amara spolverizzata su una generosa porzione di crema dolcissima le invase la bocca. Con un pizzico di stupore si accorse che accanto alla torta erano stati sistemati due calici monoporzione di champagne. Quel genere di cose avevano sempre avuto il potere di farla sorridere; continuava a sembrarle assurdo che qualcuno potesse acquistare un bicchiere di vino sigillato e già pronto, però… quella volta non provò alcuna allegria. 
Rimase a fissare i due calici stringendo il dolce tra le mani, poi l’urto di qualcosa contro il carrello la fece sobbalzare. 
- Mi scusi. – un giovane uomo con un antiquato completo nero fermò il proprio carrello accanto al suo e si dedicò all’osservazione dei dolci. 
Maya provò un bisogno disperato di studiarlo con attenzione, dopotutto si trattava della prima persona che avesse incontrato da ore. 
- Si figuri. – sussurrò. C’era qualcosa di familiare in quell’individuo. Le suscitava un desiderio, una fame, un bisogno che faceva impallidire la visione di ogni delizia custodita in quel posto. 
Il giovane uomo si allungò verso i due calici di plastica – Questi sono miei. – annunciò. 
Maya si affrettò ad allungare una mano per prenderli per prima – No! Sono miei! – riuscì ad agguantare solo un bicchiere mentre lui si impadroniva dell’altro. 
E quando l’uomo si voltò a fissarla, sorridendole in modo obliquo, Maya rimase a bocca spalancata. 
- Sarebbe triste separarli. – osservò il giovane – Bere da solo un bicchiere di vino è abbastanza scoraggiante, non trova? Lei ha preso la torta, potrebbe essere così gentile da lasciarmi il resto?
- La torta non è per me… - un altro pensiero le baluginò in mente, un pensiero orribile – Per chi è il vino?
L’uomo le sorrise ancora – Per chi è la torta? 
Maya rimase immobile mentre lui allungava una mano come se avesse voluto portarle via il dolce, invece si limitò a sfiorarle le dita facendole provare un disperato bisogno di piangere… poi lasciò scorrere le dita più su, solleticandole l’interno del polso, il braccio. Maya trattenne il fiato mentre la mano del giovane si posava al centro del suo petto. Abbassò lo sguardo e si accorse di essere nuda; non perché non indossasse abiti. Solo perché lì, in quel punto preciso, avrebbe dovuto esserci qualcosa… una cosa importantissima. E, invece, non c’era più nulla. 
L’uomo si spostò, afferrandola e spingendola tra le proprie braccia. Spegnendo tutto in un bacio meraviglioso, nel più dolce bacio che qualcuno potesse ricevere. 
Maya chiuse gli occhi. 
Aveva avuto paura, forse per questo dimenticare era stato più facile. Eppure, anche così, non avrebbe mai potuto cancellare del tutto i suoi sentimenti, tutto quello che era accaduto. 
Una luce verde baluginò dietro le sue palpebre, una luce cattiva. La luce che l’aveva portava via da casa impedendole di tornare mai più. 
Avrebbe voluto soltanto perdersi in quel bacio e farlo durare per sempre, ma una consapevolezza tremenda le si rovesciò addosso come acqua gelata. Lasciò cadere il calice e la torta e si aggrappò a quell’ultimo frammento dell’uomo che aveva amato. 
- Perché sei qui? – singhiozzò – Sei, sei… - l’idea che fosse morto era mostruosa. Come l’idea di aver fallito, di non essere riuscita a salvarlo. 
- Maya. – Tom Riddle pronunciò il suo nome lentamente, lasciandoselo rotolare tra le labbra come un boccone delizioso. 
Lei gli afferrò le spalle, lo scrollò – Sei morto? Sei morto? – singhiozzò. 
L’uomo roteò gli occhi in un finto gesto di esasperazione e scosse la testa – Oh, no. No. Ha funzionato tutto, Maya. Quando lui si è reso conto di averti uccisa si è pentito… e tutti i frammenti d’anima ancora imprigionati negli Horcrux si sono liberati e sono tornati al proprio posto. 
- Ma tu sei qui. Ed io… sono morta. – si guardò intorno con un briciolo di incredulità – Il regno dei morti è un supermercato?!
Riddle adagiò ancora le labbra sulle sue prima di rispondere – Sì, sei morta. – ammise – E questo è solo un posto di passaggio. Credo che sia diverso per ciascuno. Avresti fatto la tua spesa, avresti pagato e poi saresti passata oltre. 
- Io… avrei? 
- Stavo tornando, sai. Dentro me stesso. Non sarei rimasto imprigionato in quello scomodissimo ciondolo per nulla al mondo. – Riddle fece spallucce – E poi mi sono reso conto di avere un paio di scelte. Volevo essere una persona integra. – sorrise – Credi che se tornassi da Voldemort potrei mai esserlo? Ma tu, invece, potresti essere un Hocrux delizioso. Insieme saremmo… integri. 
Maya lo scostò e si fermò a guardarlo – Vuol dire che… non sono proprio, proprio morta?
- Lo sei stata. Questo è un posto di passaggio, come ho detto. – Riddle rise – Puoi andare alle casse o uscire senza acquisti e scoprire i vantaggi che comporta dividere la propria vita con un Horcrux. Come un Horcrux. 
Maya si morse le labbra e chiuse gli occhi. 
Dare un senso nuovo alla parola eternità. Le parole le si formarono in mente con tutta la forza della familiarità che c’era tra loro.
Gettò un’occhiata al carrello e a tutti i deliziosi dolci che avrebbe potuto comprare. 
- Sì, lo voglio! – urlò – Sì, lo voglio. 
Registrò appena il movimento sul suo corpo, la sensazione della seta e del pizzo, e sorrise cogliendo un lampo bianco. 
- Sì, lo voglio. – sorrise lui, scostandole il velo dal viso. 
E, tuttavia, prima che potesse baciarla… Maya spalancò gli occhi ed arretrò di un passo. 
- Cosa… 
Lei lo ignorò, iniziando a correre in cerca dell’uscita. 
- Maya! – Riddle la seguì – Maya, cosa dannazione stai facendo?
- Devo raggiungere King’s Cross. Adesso!
Saettarono insieme attraverso le porte scorrevoli, passando per l’uscita senza acquisti… fuori dal supermercato ogni cosa era immersa in una nebbiolina bianca. Sospesa nel nulla. 
Lo stesso immenso edificio dal quale erano usciti scomparve subito, come se non fosse mai esistito. 
- Maya, non possiamo restare qui più a lungo. 
Lei gli afferrò una mano – King’s Cross! Adesso! – sibilò – Da Harry Potter!
- Non puoi condividere il passaggio con qualcun altro. Non puoi intrometterti nella morte di qualcun altro!
Maya gli sorrise e lo afferrò per la cravatta – Siamo uniti, giusto? Siamo la stessa cosa, giusto? 
Riddle annuì. 
- Allora, fidati, non sto cercando di intromettermi nella morte di qualcun altro! 
Prima che avesse finito di parlare la sagoma di King’s Cross si delineò nella nebbia. 

(...continua.)
   
 
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