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Autore: Artemisia89    04/08/2007    4 recensioni
Al giudice Borsellino, che era già morto prima di morire.
Che resti marmo mentre noi diventiamo polvere.
Dio, ascolta in nostro requiem.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E restava, il pianoforte e la sua musica triste, nella cattedrale ombrosa ed umida di lacrime.

Requiem

 

 

Fuori, come ad ogni funerale, naturalmente pioveva.

[Perché nei funerali piove sempre, anche quando, impietoso, il sole inonda e scopre tutto].

Dentro la chiesa era rimasto solo lui: la cattedrale che si ergeva bianca, pallida e luminosa nel buio della città. Anche l’ombra che gettava sulla piazza non era mai così buia e nera come la vernice petrolio delle macchine, degli occhiali scuri, delle righe di matita che le lacrime lasciavano su quelle guancie scarne.

La cattedrale, in qualche dannatissimo modo, era sempre più pura di tutto quello che la circondava [come una colomba precipitata in terra per un capriccio divino].

Il cappello con veletta nascondeva le signore, perennemente scortate dai loro servizievoli mariti in rispettoso cappotto scuro. L’ombrello che amorevolmente dispiegavano sui capi delle loro signore, sembrava aprire le sue ali come un uccello di morte.

Naturalmente, continuava a piovere.

Perché ai funerali piove sempre.

L’uomo, si allontanava dalla chiesa e dalla sua musica, sapendo comunque che il pianista avrebbe continuato a suonare [per sempre]la musica e a leggere sullo spartito quei segni [la sua melodia funerea], fosse crollato anche il mondo. La cattedrale e la sua musica sarebbero rimaste intatte.

Non si poteva affermare che l’uomo piangesse: gli occhi erano rossi, il viso sembrava affranto. Ma pioveva e la pioggia dona sempre il salvifico beneficio del dubbio. La piazzetta si svuotava al suo passaggio, riconoscendo quasi il fatto che l’ombra bianca della cattedrale avvolgesse l’uomo, e lo proteggesse, e lo benedisse.

Attorno a lui, angeli con le pistole che non sentivano la musica. Le loro orecchie andavano oltre le note del pianista che, imperterrito, eseguiva il requiem, andava oltre l’infrangersi della pioggia e andava oltre il silenzio. Le loro orecchie erano tese a catturare suoni futuri di morte.

Ma l’uomo, camminava e loro, non potevano seguirlo.

[Non puoi seguire qualcuno che avanza in un dolore che è suo]

Lo vedevano affondare le lucide scarpe di vernice nelle pozzanghere di quella misera piazzetta invasa dal profumo dolciastro [della morte] dei fiori e dalla musica, lo vedevano sparire nella sua stessa volontà, nel suo desiderio di vita e di pace, così assurdo in quel tempo, in quel posto.

Oh, Dio. Dio.

Che continui a suonare la musica dei morti

Che ci guardi dall’alto delle tue cattedrali

Oh, Dio. Dio.

Che benedici le nostre lacrime con le tue lacrime

Che resti marmo mentre noi diventiamo polvere

Oh, Dio. Dio.

Che non senti il rumore delle esplosioni e delle ossa che si spezzano

Che senti il requiem dei nostri cuori.

 

Oh, Dio.

Dio!

Sei stato forse tu a porre quel pianista, quella cattedrale, come baluardo e pietra liscia e limpida?

Guarda quell’uomo, che avanza nella sua disperazione, guardalo Dio, guarda quella vita che è già morte, quella morte che è già ricordo, quel ricordo che è già insegnamento, quell’insegnamento che diverrà eterno.

Guarda, Dio.

Suona questo Requiem dentro di noi, di noi che siamo già tutti morti.

 

***

 

Al giudice Borsellino, che era già morto prima di morire.

  
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