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Autore: Tinkerbell92    16/01/2013    3 recensioni
Freya, Dea dell'Amore e della Magia, è stata cresciuta alla corte di Asgard dai suoi genitori adottivi, Odino e Frigga, in seguito alla promessa fatta dal re degli dèi al padre di lei, il quale perse la vita, insieme alla moglie, durante la battaglia di Jotunheim.
Tutto procede per il meglio, fino a quando Odino non decide di unire in matrimonio Freya ed il Principe Odhr.
Nonostante il promesso sposo sia una persona buona e gentile, Freya non riesce a sentirsi felice per la futura unione, anche perchè, ormai da molti anni, prova segretamente qualcosa di molto profondo per uno dei suoi fratellastri...
NB: STORIA IN REVISIONE (devo assolutamente ricorreggere i vari capitoli)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu davvero incredibile quanto passarono in fretta quei dieci giorni che ci separavano dalla festa.
Che mi separavano dall’incontro con il fantomatico principe Odhr.
La mattina del Primo Ottobre, stavo camminando nei Giardini del palazzo, da sola, con uno strano senso di angoscia che cresceva nel petto.
Cercavo in continuazione di trovare una scusa alle parole di Odino.
Voleva presentarmelo perché avevamo la stessa età? Impossibile, Odhr aveva già otto anni al tempo della battaglia di Jotunheim, mentre io ero appena nata. Era più vecchio perfino di Thor.
Voleva presentarmelo perché era un bravo guerriero? Certo che no. Cioè, mi sarebbe molto interessato apprendere qualche tecnica di combattimento da un esperto, ma Odino non lo poteva sapere. Non gli avevo mai confessato quanto mi attirasse l’arte della guerra.
Stavo provando a meditare su un’altra opzione, cercando di non rassegnarmi a quello che sospettavo, quando udii uno strano rumor proveniente da uno dei grandi cespugli del giardino.
Era un suono molto acuto, che, man mano che mi avvicinavo, capii essere un miagolio.
Anzi, più miagolii.
Scostai con cautela i rami del cespuglio, vedendo qualcosa brillare nell’ombra.
Erano quattro piccoli occhi ambrati, che mi fissavano curiosi.
Trattenni a stento un’esclamazione di stupore, non appena vidi due gattini, immobili e attenti, seduti l’uno accanto all’altro.
Avevano il pelo di media lunghezza, bianco e grigio, la parte grigia era leggermente maculata.
Sembravano intimoriti e la cosa non mi sorprese, dato che erano ancora molto piccoli.
Mi lasciai sfuggire un sorriso, poi, mi voltai a chiamare due ancelle che passavano per di là.
- Hilde! Frida!
Le due mi raggiunsero di corsa: - Principessa! Va tutto bene? Avete bisogno di qualcosa?
Feci loro cenno di avvicinarsi: - Guardate!
Frida si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa, essendo molto emotiva, mentre Hilde si limitò a spalancare gli occhi: - Ma sono due cuccioli di gatto selvatico!
I micini si strinsero l’uno all’altro, terrorizzati, fissandoci con i loro grandi occhi dorati.
- Aiutatemi a prenderli- ordinai alle due, facendo cenno di tenermi fermi i rami che avevo spostato.
Hilde prese prontamente il mio posto, mentre Frida si avvicinò timorosa.
- Va tutto bene, gattini- cercai di rassicurarli – Non vogliamo farvi del male…
Frida calò con cautela la mano dentro il cespuglio, facendo un salto indietro non appena uno dei due piccoli soffiò e fece scattare avanti la zampetta, lasciandole un piccolo graffio.
- Non devi essere così insicura- la rimproverai – Altrimenti li spaventi di più…
Frida annuì arrossendo.
Provai ad afferrare piano uno dei due gattini, quello che l’aveva graffiata, e riuscii a toccare il suo pelo soffice.
- Prendetelo per la collottola- mi suggerì Hilde – Di solito così stanno fermi.
Cercai lentamente di seguire il suo consiglio, sollevando piano il gattino.
Ebbi un brivido, non appena si attaccò alla mia mano con le unghiette, ma strinsi i denti e lo tirai fuori dal cespuglio.
Il micetto miagolò spaventato, ma subito lo strinsi al petto, accarezzandolo.
Hilde si diede il cambio con Frida e prese il secondo, mentre l’altra le teneva fermi i rami.
- Da dove possono venire?- domandai, tranquillizzando il gattino più spiritato.
Hilde diede l’altro in braccio a Frida, voltandosi verso le mura del palazzo: - Ci sono delle crepe nel muro… potrebbero essere passati attraverso una di quelle.
- Che… che cosa ne facciamo?- balbettò Frida, che cercava in tutti i modi di impedire al micetto che aveva in braccio di arrampicarsi sui suoi capelli castani.
Diedi uno sguardo ai due piccoli trovatelli e sorrisi: - Li terrò io. A mio padre non darà affatto fastidio se mi prenderò cura di loro. Non dice nulla nemmeno quando Hefring porta a casa gli animaletti schifosi che trova per terra…
- In tal caso, conviene subito portarli dentro e nutrirli- stabilì Hilde – Dobbiamo preparar loro una cuccia e trovare dei nomi adatti.
 
Odino non ebbe nulla da ridire riguardo la mia adozione, anzi, parve quasi sollevato che almeno una dei suoi figli portasse a casa degli animali “normali”, che non sporcassero più di tanto, che non avessero un aspetto orribile o che non fossero velenosi.
Dopo averli nutriti e spazzolati ed aver scoperto che erano un maschio e una femmina, portai Bygul e Trjegul –così li avevo chiamati- nella Biblioteca del palazzo, per cercare informazioni su di loro.
Sembrerà strano, ma trovare quei gattini si era rivelato un bene per me: mi teneva la mente occupata abbastanza da non farmi stare in ansia per la festa.
Sfogliai distrattamente alcune pagine su un libro di felini, quando sentii una mano gentile posarsi sulla mia spalla.
Sorrisi, voltandomi verso Loki: - Sempre qui, tu?
Lui alzò le spalle, arrossendo: - Mi piacciono i libri. Sono dei compagni ideali, non ti giudicano mai…
- Beh- mormorai maliziosa – Nemmeno io ti giudico mai…
- Lo so- rispose Loki, sedendosi accanto a me – Per questo mi piaci.
A queste ultime parole, entrambi arrossimmo parecchio.
Un “mi piaci” detto da lui, per me aveva un significato diverso rispetto a un “mi piaci” detto da chiunque altro. Mi provocava una sensazione completamente diversa, e per lui era certamente lo stesso.
Per fortuna, Loki ruppe la situazione imbarazzante che si era creata dando un’occhiata alla cesta che avevo posato sul tavolo: - Oh, loro sono i nuovi arrivati!
- Ehm… sì- risposi, sorridendo ai due gattini, intenti a giocare tra di loro – Stavo appunto cercando informazioni sulla loro razza… credo che siano selvatici, ma potrebbero avere altre caratteristiche…
- Fammi dare un’occhiata.
Loki prese il libro che tenevo in mano, osservò attentamente i due cuccioli e si mise a sfogliare le pagine con sicurezza.
Per tutto il tempo che cercò la pagina giusta, non feci altro che guardarlo con un sorriso.
Infine, un’espressione soddisfatta si disegnò sul suo volto: - Ecco qua! Come pensavo!
Cercai di leggere il nome della razza dei micetti, ma era decisamente troppo difficile da tenere a mente, così, mi limitai a scorrere lo sguardo sui paragrafi che riempivano la pagina.
- Sono… di una razza speciale?
- Altroché!- sorrise Loki – Questi gattini discendono dai felini che abitavano la Terra degli Elfi! Sono destinati a diventare molto più grandi dei gatti normali, pensati che, una volta adulti, potrebbero riuscire a trainare un carro con più persone sopra!
- Non ci credo…- mormorai, guardando con stupore i miei due gattini – Così piccoli e indifesi… destinati a diventare dei giganti?
Loki annuì: - Beh, non sempre le cose sono come appaiono… anche con le persone, a volte, è così…
Un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra.
Era un argomento doloroso per lui: sapevo bene quanto Odino, seppur lo amasse al pari degli altri figli, tendesse a sottovalutarlo rispetto a Thor.
Mi strinsi a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla: - Io so come sei in realtà… so quanto vali, Loki…
Lui mi accarezzò una mano: - Lo so… in realtà, questo mi basta…
Arrossii non poco, cosa che non avrei dovuto fare.
Dopotutto, ne avevamo già discusso una volta, quando avevamo cinque anni ed io soffrivo ancora per la consapevolezza di essere una figlia adottiva.
Per quanto stessimo bene insieme, non potevamo pensare che il nostro rapporto andasse oltre la semplice amicizia fraterna.
Perché noi eravamo fratelli. O forse no?
Guardai Bygul e Trjegul addormentarsi vicini, dopo aver giocato per tutto quel tempo, e pensai che il loro rapporto era molto simile a quello che c’era tra me e Thor, mentre era totalmente differente dal mio rapporto con Loki.
Mi sorse spontanea la domanda di dieci anni prima.
- Loki?
- Sì?
Sospirai, visibilmente nervosa: - Ti ricordi quando, dieci anni fa, ti domandai se io e te fossimo fratelli?
Si morse un labbro, con aria cupa: - Sì, me lo ricordo…
Presi coraggio e serrai una mano sul suo braccio, per calmarmi: - Ecco… non avevamo trovato risposta… eravamo troppo piccoli forse…
- Sì, lo eravamo…
Lo costrinsi a guardarmi negli occhi: - Posso rifarti la stessa domanda, adesso che siamo cresciuti?
Loki annuì, con un mezzo sorriso: - Chiedi.
Lasciai che mi prendesse la mano nella sua e trovai la forza per domandare: - Loki… ma io e te… siamo fratelli?
Lui esitò un attimo, poi sorrise: - Per me, tu sei molto di più di una sorella.
Arrossii, sorridendo a mia volta: - Lo stesso vale per te.
Una delle mie ancelle mi chiamò, dicendo che dovevo iniziare a prepararmi per la festa.
Loki mi sussurrò in un orecchio: - Non è necessario che nostro padre lo sappia, vero?
Scossi la testa con un sorriso, poi mi alzai e chiamai Hilde perché portasse la cesta con i gattini in camera mia.
Aspettai che la mia ancella si fosse allontanata, poi, mi voltai verso Loki, gli presi una mano e lo baciai sulle labbra, restano ferma in quella posa quel tanto che bastò perché lui potesse ricambiare.
Dopo qualche secondo, ci separammo lentamente.
- Non è necessario che nostro padre sappia anche questo, giusto?- gli sussurrai maliziosa.
Lui sorrise, con quel bellissimo sorriso che gli illuminava tutto il volto: - No, non è necessario.
Strofinai il mio naso contro il suo, con il cuore che batteva forte, e mormorai semplicemente: - Ci vediamo stasera.
- Sì- rispose lui, guardandomi con amore – A stasera.
 
Entrai nella mia camera con un solo pensiero in testa: “Voglio essere bellissima. Per lui”.
Le mie ancelle furono piuttosto felici quando annunciai che volevo essere preparata in maniera speciale – di solito, ordinavo sempre di non esagerare- così, mi fecero un bagno che durò il doppio di quelli normali e si fecero in quattro per trovare un’acconciatura di capelli che mi stesse bene.
Mi sedetti davanti allo specchio avvolta solo da un asciugamano bianco, mentre Frida e altre due ancelle si affannavano a pettinare le mie lunghe ciocche bionde, litigando sui fermagli da usare.
Hilde mi stava preparando le vesti, dando precisi ordini alle altre riguardo il trucco, i gioielli ed il profumo da abbinare.
Il suo ruolo di coordinatrice era decisamente meritato.
Finalmente, le mie tre parrucchiere terminarono la loro opera, lasciandomi qualche secondo per ammirare il lavoro compiuto.
Dovevo ammettere che l’acconciatura era davvero sensazionale e che, nonostante fosse molto elaborata, non era difficile da portare, poiché buona parte dei miei capelli erano stati lasciati sciolti.
Mi alzai, facendo cadere a terra l’asciugamano, permettendo alle ancelle di cospargere il mio corpo di oli profumati, poi, mi feci aiutare ad indossare il vestito che Hilde aveva scelto, gettando rapide occhiate a Bygul e Trjegul che si rincorrevano per la stanza, ormai adattati alla loro nuova casa.
- Ecco qui, principessa- annunciò Hilde, portandomi davanti allo specchio, una volta che ebbero finito.
Beh, devo ammettere che rimasi davvero soddisfatta della loro opera.
Già il vestito era stupendo: morbido e lungo fino ai piedi, bianco e con dei motivi floreali viola e azzurri dipinti sull’orlo della gonna e sulla scollatura.
Un corpetto d’oro molto leggero era stretto attorno alla mia vita, coprendomi da sotto il seno fin sopra il bacino.
La parte superiore dell'abito si allacciava dietro il collo, come i vestiti delle donne greche, e mi lasciava scoperta buona parte della schiena.
I sandali che indossavo erano color argento e incredibilmente comodi da portare, e lo stesso si poteva dire dei gioielli d’oro che mi avevano messo.
Hilde mi conosceva davvero bene e sapeva che non sarei mai riuscita a sopportare l’abbigliamento complicato che andava tanto di moda ad Asgard.
Feci una piroetta su me stessa, guardandole con un sorriso: - Come sto?
Le ancelle annuirono soddisfatte, mentre Hilde rispose a nome di tutte: - Siete un incanto, principessa.
Arrossii un po’, domandandomi se Loki avrebbe detto lo stesso, e mentre le ringraziavo calorosamente, uno squillo di tromba annunciò l’inizio della festa.
 
Vedere la Sala del Trono pullulare di invitati non era certo una novità, tuttavia, quel giorno spiccavano tra la folla asgardiana delle divinità abbigliate tutte con armature d’oro scintillanti.
Re Freyr, un uomo dai ricci scuri e dall’espressione magnanima, stava tranquillamente parlando con Odino, creando un curiosissimo contrasto.
Sebbene non avessero molti anni di differenza, Freyr sembrava molto più giovane e forte del mio padre adottivo, il quale, nonostante avesse ancora un aspetto vigoroso, presentava già qualche segno dell’età avanzata.
Thor stava facendo il galletto con alcune ragazze della terra di Alfheimr, sfoggiando con orgoglio il martello che gli era stato appena donato – al quale aveva addirittura dato un nome, cioè Mjolnir.
Sif fulminava con lo sguardo tutti i ragazzi che osavano avvicinarsi per chiederle di ballare, Hogun stava in disparte, appoggiato ad una parete, Volstagg stava prendendo d’assalto il banchetto e Hefring era tutta intenta a fare degli scherzetti a coloro che si avvicinavano alle bevande, creando dei mulinelli nei bicchieri che lasciavano gli ospiti alquanto sconcertati.
Notai anche le tre Norne, tutte impegnate in parti opposte della stanza: Urd stava discutendo con Heimdall di chissà cosa, Verdandi accompagnava a braccetto per la sala un uomo di mezza età dagli occhi bianchi – che capii essere loro padre, Hodras- e Sybilla sedeva un po’ in disparte in un angolino, con Fandral che le girava attorno con nonchalance, tenendosi a debita distanza.
Il mio sguardo, tuttavia, scorreva lungo la folla alla ricerca di qualcuno.
Qualcuno che non tardò ad arrivare.
- Principessa…
Mi voltai lentamente, con un sorriso: - Principe.
Loki arrossì leggermente, mentre faceva scorrere lo sguardo sul mio vestito: - Sei… sei bellissima, davvero… oltre ogni immaginazione.
Arrossii a mia volta: - Anche tu stai bene…
Indossava una specie di armatura leggera verde e argento, che gli lasciava scoperte le braccia e metteva in risalto il suo fisico asciutto.
Non era certamente un tipo palestrato, però aveva comunque una bella muscolatura.
Mi baciò una mano, guardandomi con i suoi stupendi occhi verdi, e mi sussurrò dolcemente: - Mi concedereste l’onore di questo ballo?
Mi lasciai sfuggire una risatina, facendo un piccolo inchino: - Con piacere, mio principe.
Avvertii con piacere la sua mano sfiorare la mia schiena nuda, mentre assumevamo le posizioni ed iniziavamo a volteggiare per la stanza.
Il mondo attorno a me cominciò a sparire.
Tutto quello che sentivo era la musica che scandiva il ritmo dei nostri passi ed il calore del suo corpo, così vicino al mio.
Non so per quanto durò quell’idillio, so solamente che, quando fummo costretti a fermarci, provai un po’ di risentimento nei confronti di Odino, il quale aveva bloccato la musica per fare un annuncio.
- Popolo di Asgard! In questo giorno di commemorazione, abbiamo avuto l’onore di ricevere i miei cari amici, Freyr e Hodras. Sono grato infinitamente ad entrambi per essere qui con noi.
Freyr sorrise calorosamente al proprio pubblico, mentre Hodras, sempre attaccato al braccio della figlia, si limitò a fare un cenno con la testa. Era chiaramente un tipo riservato.
Odino diede una pacca sulle spalle di Freyr e continuò: - Ora, riceveremo un’altra visita molto gradita! Accogliamo con un applauso il valoroso Principe di Alfheimr, Odhr Freyrson!
Un assordante squillo di trombe, seguito da un fragoroso applauso, accolsero colui che fece il suo ingresso nella sala.
Era un ragazzo sorridente, con capelli color castano dorato e luminosi occhi celesti. Era molto alto, più o meno come Thor, ma molto più muscoloso e regale.
L’armatura d’oro che indossava lo faceva rispendere come un raggio di sole.
Dunque, quello era il famoso principe Odhr.
Freyr guardò il figlio con orgoglio, mentre Odino lo invitò a salire i gradini che portavano al trono: - Vieni, Odhr, benvenuto!
Il ragazzo si inchinò educatamente, poi, si voltò verso gli invitati, salutando con un elegante gesto della mano e sorridendo in modo molto cordiale.
Era decisamente un bel ragazzo, e sembrava anche una brava persona.
Odino si rivolse verso di noi: - Figli miei e giovani di Asgard! Ecco coloro di cui vi ho tanto parlato in questi giorni. Vi chiedo di venire a salutarli, uno ad uno, in modo che possiate avere l’onore di stringere la mano a due grandissimi eroi della battagli di Jotunheim e ad un valoroso combattente!
Io e i miei fratelli ci scambiammo un’occhiata incerta, poi, ci mettemmo in fila, imitati dai nostri amici.
Mi sistemai per ultima, dietro a Fandral, mentre Loki dovette mettersi dietro a Thor.
Non riuscivo a spiegarmi perché mi sentissi tanto nervosa.
Pregai ardentemente che i miei compagni davanti perdessero tempo a chiacchierare con i due amici di Odino, ma, purtroppo, nel giro di un minuto, constatai con amarezza che Fandral era il prossimo.
Era visibilmente emozionato ed abbassò la testa in segno di rispetto, non appena arrivò a parlare con Re Freyr.
L’uomo gli sorrise, facendogli alzare lo sguardo, e gli sussurrò: - Sono io che dovrei chinare il capo, giovane Fandral. Tuo padre ha dato la vita per salvare i nostri mondi. E’ stato uno dei migliori amici che abbia mai avuto ed uno dei compagni più coraggiosi che abbiano mai lottato al mio fianco. E’ un peccato che tu non abbia potuto conoscerlo. Sii sempre fiero di essere suo figlio.
Fandral annuì, cercando di mostrarsi orgoglioso, poi, non appena scese dai gradini, abbracciò immediatamente sua madre.
Avvertii una stretta al cuore non appena Odino mi chiamò: - Freya, figlia mia, vieni!
Mi voltai un secondo verso Loki, che mi sorrise con fare incoraggiante, poi, mi avvicinai lentamente agli illustri ospiti, stringendo subito la mano a Hodras: - Lieta di conoscervi, signore.
Verdandi mi strizzò l’occhio, mentre il saggio uomo annuì, sussurrando in modo quasi impercettibile: - Il piacere è mio, figlia di Njoror.
Mi fece uno strano effetto sentir pronunciare il nome di mio padre, quello vero, ma Odino mi sospinse impaziente verso Freyr.
Il re di Alfheimr mi sorrise calorosamente: - Freya! Che bello conoscerti! Pensare che eri solo una neonata, l’ultima volta che ti incontrai! Per gli dèi, assomigli incredibilmente a tua madre! Anche se gli occhi e lo sguardo…- si lasciò sfuggire un sorriso malinconico – quelli li hai ereditati da quel matto di tuo padre…
Arrossii leggermente – non ero abituata a sentire tanti riferimenti ai miei genitori naturali – ma venni subito trascinata davanti a Odhr.
Non avevo mai visto Odino così impaziente prima di allora.
- Figlia mia- annunciò orgoglioso – Ti presento il principe Odhr.
Il giovane mi baciò la mano sorridendo, mormorando con aria galante: - Lieto di incontrarvi, Principessa Freya.
- Ehm…- distolsi lo sguardo dal suo, visibilmente imbarazzata – Il piacere è mio…
L’avessi incontrato in circostanze differenti, non sarei stata così impacciata.
Quello che mi rendeva nervosa, era il modo in cui Odino ci stava guardando, come se sentisse risuonare nella propria testa il motivetto della nostra marcia nuziale.
Rivolsi un sorriso molto tirato a Odhr e feci per andarmene, quando Odino mi posò una mano sulla spalla: - Aspetta, Freya, voglio fare un altro annuncio.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Cercai disperata lo sguardo di Loki, che sembrava preoccupato quasi quanto me. Non era un buon segno.
Odino annunciò raggiante: - Ebbene, cari sudditi di Asgard e Alfheimr, ora che anche mia figlia è qui accanto a noi, vorrei fare un altro annuncio! Come ben sapete, sono anni che io e Freyr cerchiamo di trovare un modo per unificare i nostri regni. Sono felice di annunciarvi che l’abbiamo finalmente trovato!
Un applauso scoppiò nella sala, facendomi battere il cuore all’impazzata.
Odhr sembrava piuttosto curioso del verdetto, infatti, lanciò un’occhiata interrogativa al proprio padre. Freyr gli fece cenno di ascoltare.
- Abbiamo scoperto- continuò Odino – Che il modo migliore per unificare due regni sia unire in matrimonio due importanti esponenti, importanti come i figli dei due sovrani. Pertanto, ecco la nostra decisione: il principe Odhr e mia figlia Freya sono, da questo momento in poi, ufficialmente promessi sposi!
L’applauso che seguì, per me fu più forte di un colpo di cannone.
Sentii le gambe iniziare a cedere, mentre cercavo uno sguardo di sostegno tra quelli degli invitati.
I miei fratelli ed i miei amici erano decisamente sconvolti.
Mia madre, Frigga, arrossì e distolse lo sguardo dal mio con aria colpevole. Mi fece male.
Ma mi fece ancora più male vedere l’espressione che si era dipinta sul volto di Loki.
Un forte giramento di testa di pervase, i suoni si fecero più ovattati.
Poi, lentamente, il mondo iniziò a crollarmi addosso.
 
***
Angolo dell’Autrice: Finalmente riesco a pubblicare questo capitolo, dopo un mostruoso ritardo.
Le cose sembrano mettersi male per Freya, anche perché Odino sarà davvero irremovibile riguardo la propria decisione.
Che cosa ci aspetta nel prossimo capitolo?
Cercherò di non farvi attendere troppo.
Un bacio, Tinkerbell
  
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