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Autore: Agapanto Blu    16/01/2013    3 recensioni
Anno Domini 1234.
Chatel-Argent, feudo dei Montmayeur, Francia.
Quando Daniel Freeland decide, come ultimo tentativo di aiutare la figlia diciottenne, di portare la sua Alexandra nel passato, non si aspetta certo l'immensità di sciagure che, con più foga e sadismo del solito, Hyperversum gli scatenerà contro...
Tra un rapimento, segreti che tornano alla luce e giovani amori, sembra che tutto si stia rivoltando contro il gioco di maschere dei Ponthieu e perfino la morte potrebbe non essere così certa...
Ma chi si cela dietro tutto ciò?
**********
Quando i battenti furono aperti di nuovo, il Falco d’Argento non esisteva più e Ian Maayrkas veniva portato fuori dalla sala con i polsi incatenati dietro la schiena e due guardie ai fianchi.
Lo sgomento della corte francese fu totale.
*****
Daniel non voleva crederci, non riusciva a crederci.
Eppure davanti a lui, terribili nelle loro armature, l'una con un leone d'oro rampante in campo rosso e l'altra bianca con una croce nera centrale, stavano gli incubi più tremendi che Hyperversum gli avesse mai fatto incontrare.
Jerome Derangale sorrise.
"Chi abbiamo qui?"
Al suo fianco, il barone Gant rise.
"Una spia senza signore!".

Alcuni personaggi leggermente OOC.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14. Musica e consigli

 
Tutto il salone era invaso dalla luce delle fiaccole e dalla musica dei suonatori, alcune coppie come quella di Donna ed Etienne danzavano ancora mentre altre, tra le quali Daniel e Jodie, avevano preferito sedersi e osservare i nobili, Ian e Isabeau compresi, che parlavano con i sovrani.
Proprio il Re Luigi fu il primo a scorgere la giovane coppia di ritorno.
“Marc!” chiamò, evidentemente sorpreso e preoccupato.
Qualcuno, più attento di altri, si voltò a controllare la coppia sparita senza spiegazioni per molti minuti e Alex si chiese se il sovrano fosse in ansia per via dell’assenza inaspettata dell’amico o per il pensiero di dover sanare una lite tra il giovane de Ponthieu e Sir Daniel a causa sua.
Marc, però, non si fece prendere di sorpresa e aiutò Alex ad accomodarsi accanto a suo padre mentre rispondeva.
“Mademoiselle Alexandra non si è sentita tanto bene.” spiegò, “Aveva bisogno di un po’ d’aria.”
Tutti gli occhi, alcuni preoccupati e altri solo avidi di pettegolezzi, si puntarono sulla giovane che sorrise alla stretta del padre sul suo braccio.
“Temo di non essere abituata a questo tipo di banchetto.” spiegò arrossendo un po’, “Ho avuto un lieve mancamento, ma ora sto meglio.”
Luigi sorrise, felice che niente avesse turbato la quiete prima della tempesta che si sarebbe scatenata al suo matrimonio, e si rivolse alla giovine.
“Stavamo parlando di voi, mademoiselle, e spero ci perdonerete per questo.” esordì cercando di far dimenticare la sparizione della ragazza e del conte de Ponthieu, “Ma mi è parso di capire che siate una musica? O che studiate la musica, comunque.”
Alexandra era sorpresa ma comunque annuì.
“Oui.” ammise, senza capire dove il giovane volesse andare a parare.
“Avremmo voluto sentirvi suonare o cantare, ma viste le vostre condizioni non è proprio il caso.” commentò la Regina Madre Bianca di Castiglia mettendo a tacere tutti i pettegolezzi con un tono di voce calmo ma imperioso.
Alexandra le rivolse un inchino che valeva più come un segno di riconoscenza che di rispetto e annuì.
“Sono certa vi sarà un’altra occasione.” rispose, cauta, senza perdere il sorriso.
La Regina annuì facendo oscillare i capelli neri come l’ebano.
Alex pensò alla favola di Biancaneve: Labbra rosse come sangue, pelle bianca come neve e chioma d’ebano…; era la descrizione della Regina.
La festa riprese e si protrasse fino a notte fonda.
 
***
 
Alex aprì gli occhi di scatto e saltò a sedere sul letto, ansimando.
Tastò l’ambiente attorno a sé: era nella camera da letto che Ian aveva messo a sua disposizione, proprio accanto a quella dei suoi genitori.
La ragazza prese un respiro profondo e si passò le mani tra i capelli chiudendo gli occhi.
“Era solo un sogno, Alex…” si ripeté, “Solo un sogno…”
Però non riusciva a toglierselo dalla testa. Non lo ricordava, in realtà, ma ricordava la sensazione di pericolo imminente che aveva provato.
Con un sospiro, si alzò.
Indossò un abito più semplice di quello della sera prima, di color verde mela con ricami dorati che ben s’intonava ai suoi occhi e ai suoi capelli, e uscì dalla porta.
Per i corridoi c’erano tanti servi in movimento che si sorpresero nel vederla già sveglia. La giovane scambiò con loro molte parole, rise e si fece dare indicazioni per il salone.
Le serve, che all’inizio la guardavano con sospetto, la presero subito in simpatia e le sorrisero grate; alcune guardie la salutarono con rispetto.
Alex si sentiva a casa più che mai.
 
***
 
Marc si rigirò nel letto, svegliandosi per l’ennesima volta.
Con un sospiro, si tirò a sedere e guardò alla finestra: l’alba era appena iniziata.
Con un gemito, il ragazzo si mise in piedi: gli girava un po’ la testa per il vino e per il pochissimo sonno ma si vestì e uscì dalla camera, deciso a concedersi una camminata in solitudine per schiarirsi le idee sul bacio di Alexandra, che lo aveva tormentato tutta la notte.
Di nuovo dopo molto tempo, sentì il prepotente desiderio di confidarsi con suo padre: lui avrebbe saputo spiegargli perché non riuscisse a smettere di pensare a lei, cos’era quel calore nel petto e il perché di quella sensazione d’inferiorità.
Se era già sveglio, di sicuro lo avrebbe trovato nel salone; in caso contrario, sarebbe andato lì subito dopo.
Marc, quindi, si diresse verso la sua meta notando, con sorpresa, che lungo quel tragitto i servi e le guardie sembravano stranamente più sereni.
 
***
 
Alex si concesse un sorrisetto.
La spinetta* era l’avo primigenio del pianoforte: non aveva gambe né pedali, e andava messo o su un ripiano o sulle gambe del musico per essere suonato.
La sera prima, mentre si recavano alle proprie stanze, Ian le aveva detto che, se lo desiderava, poteva esercitarsi con gli strumenti del castello senza alcun problema.
La ragazza sfiorò i tasti un’ultima volta prima di iniziare a suonare.
 
***
 
Marc si paralizzò con la mano sul portone quando le note iniziarono a riempire l’aria.
La musica si muoveva sinuosa nell’aria, senza incertezze o esitazioni, e pareva poter essere, già da sola, uno spettacolo dolcissimo; ma quando la voce di una fanciulla vi si unì, il suo cuore perse un battito.
Alexandra…, pensò, riconoscendola senza esitazione.
Un po’ incerto, aprì la porta.
E la vide.
Alex, seduta alla luce crescente del sole che pareva nascere solo per le sue note, schiuse le labbra morbide e cantò.
 
***
 
Cantava rapidamente ma non in francese né in Inglese, forse nella lingua del Regno d’Aragona o in quella d’oltralpe, però il giovane non ne era certo.
Marc rimase immobile e, sforzandosi, riuscì ad intuire alcune frasi in base all’assonanza con la sua lingua.
Inevitabile… Immobile… Colpevole… Domani…**, parole senza un preciso contesto ma che gli facevano sentire qualcosa allo stomaco: un po’ doveva essere senso di colpa, ma un po’ era come se una parte di lui sentisse che Alex stava cantando quella canzone per lui. Ripensando a quel bacio.
Senza riuscire a impedirselo, Marc si sfiorò le labbra con l’indice e il medio della mano destra.
Fu allora che Alex voltò la testa verso di lui, sorridente. Gli occhi puntati sul vuoto ma luminosi e attenti.
“Chi siete, voi che avete ascoltato in silenzio?” chiese la giovane, serena, “Permettetemi di riconoscervi…”
Marc rimase immobile, incapace di parlare.
Alex attese ancora un istante poi sorrise, furba.
“E ditemi, conte Marc,” continuò come se lui le avesse risposto, “vi è piaciuta questa canzone? È delle mie terre…”
Marc le si avvicinò, sorridendo perché lei lo aveva riconosciuto.
“È davvero molto bella, ma sono certo che nemmeno chi la compose potrebbe reggere il confronto con il modo in cui voi la cantate…” disse, sorridendo.
Era felice e tranquillo, specialmente perché aveva notato due serve intente a cucire in un angolo e la loro presenza lo faceva sentire meno sull’orlo di un precipizio: con degli spettatori, non avrebbe perso il controllo.
Alexandra sorrideva.
“Voi mi adulate…” disse mentre le sue mani riprendevano a correre sui tasti suonando ora una semplice scala, ora un pezzo di una melodia, ora semplicemente dei suoni a caso.
Marc la osservò ancora poco poi si congedò da lei.
“Perdonatemi, ma ho bisogno di parlare con mio padre…” le disse, ben sapendo che lei sola avrebbe capito quanto importante fosse per lui quel confronto.
“Buona fortuna!” gli sussurrò lei chinando la testa.
Mentre Marc usciva, sentì la musica di Alex riprendere a riempire il salone.
 
***
 
Ian ghignò poi bloccò la moglie sotto di sé facendola ridere e la baciò.
“Sei perfida!” le disse staccandosi, “Marc ti odierebbe a morte se lo venisse a sapere!”
Isabeau rise e alzò le spalle, per niente preoccupata dal fatto che il marito le avesse bloccato i polsi sopra la testa con una mano sola.
“Qualcuno deve far muovere quel povero ragazzo!” dichiarò sorridendo, “Ha preso dal padre!”
Ian sgranò gli occhi.
“Stai forse insinuando che io non ho preso l’iniziativa quando mi sono innamorato di te?!” chiese sorridendo, “Se non ricordo male, ti ho baciata nel giardino e non eravamo ancora sposati!”
Isabeau sorrise, maliziosa.
“Ma chi ti ci ha fatto venire, in quel giardino?” chiese, “Se non ti avessi fatto chiamare, chissà quando avresti trovato il coraggio di parlarmi del matrimonio!”
Ian mugugnò qualcosa, colpito nell’orgoglio, e la castellana rise di cuore piegando la testa all’indietro e mostrando l’incavo della gola. Il richiamo di quella pelle, ancora morbida e profumata, fu irresistibile e Ian baciò la moglie proprio in quel punto facendole emettere un suono simile ad uno squittio mentre si lamentava del solletico.
“Resta il fatto…” continuò l’uomo lasciando le mani della donna per tirarsi su da quasi sdraiato su di lei e guardarla negli occhi, “…che tu e Jodie siete due cospiratrici malefiche!”
“Esagerato!” ridacchiò Isabeau sollevandosi sui gomiti, “Solo per un vestito!”
Ian le sorrise mentre lei chiudeva gli occhi per sentire le labbra di lui di nuovo sul collo.
“Hai deliberatamente fatto portare ad Alexandra un vestito coi colori del nostro casato!” le ricordò, “Non è solo un vestito: con quei colori, era ovvio che avrebbero ballato insieme! Tu e Jodie siete già agli abiti per i bambini che avranno o siete solo all’organizzazione del loro matrimonio?”
Isabeau mugugnò qualcosa con disappunto quando sentì il marito rotolare sul letto per alzarsi ma sospirò e si tirò seduta.
“Però Alexandra ha detto che Marc l’aveva già invitata e lui ha ammesso che l’aveva fatto ieri pomeriggio: io non ho alcuna responsabilità!” dichiarò alzandosi.
Ian osservò il profilo della moglie in sottoveste e sospirò.
Isabeau si voltò, sorpresa.
“Cosa c’è?” chiese.
“Ti amo.” le disse Ian guardandola negli occhi, “Sarà anche banale da dire ma è la verità…”
Isabeau gli si accostò, prese il suo viso tra le proprie mani e poi lo baciò, con lentezza e delicatezza, sulle labbra.
“L’Amore non è mai banale.” dichiarò fissando i suoi occhi castani in quelli azzurri del marito, “E tantomeno lo è il nostro.”
Ian sorrise e annuì.
In quel momento bussarono alla porta.
Isabeau si ritirò quasi di corsa dietro la tenda che divideva in due la camera mentre Ian, terminato di vestirsi, aprì la porta.
“Marc!” esclamò sorpreso nel vedere il figlio, “Va tutto bene?”
Il ragazzo si morse le labbra, esitando per un istante prima di rispondere.
“Non lo so.” ammise, “Credo di aver bisogno di un consiglio…”
Ian sorrise poi lanciò un’occhiata all’interno della camera per assicurarsi che Isabeau non lo sentisse.
“Riguarda Dama Alexandra, vero?” chiese, ben sapendo che era così.
Marc arrossì e annuì.
“Allora meglio che ci allontaniamo.” sorrise Ian, “Tua madre sta già lavorando abbastanza di fantasia!”
Marc aggrottò la fronte, chiedendosi a cosa alludesse il padre, ma poi decise di preferire restare all’oscuro.
Lui e il padre si avviarono lungo il corridoio e poi sulla torre, una volta sulla cima di essa Ian si sedette con la schiena contro i merli e fece segno al figlio di andargli accanto.
“Allora… Qual è il problema?” chiese quando il ragazzo gli fu vicino.
Marc prese un respiro profondo.
“Non capisco più niente, papà,” ammise, “non davanti a lei…”
Ian sorrise.
“Le donne, ragazzo mio…” scherzò, ripetendo le parole che un tempo suo padre aveva detto a lui, “Loro sì che sono una battaglia persa in partenza!”
Marc rise e guardò il pavimento.
“Ti sei mai sentito inferiore alla mamma?” chiese, “Come se, qualsiasi cosa tu facessi, lei sarebbe sempre stata su un altro piano e tu non avresti mai potuto raggiungerla?”
Un sorriso mesto fiorì sulle labbra di Ian.
“Più volte di quante tu creda.” sussurrò, “Sin dalla prima volta in cui ho visto i suoi occhi.”
Marc sorrise: stava parlando con suo padre, senza esitazioni, come non faceva più da molto. E si sentiva capito, ed era felice di essere lì.
“E quella sensazione di…un peso sul cuore?” chiese.
“E la lingua che si blocca?” aggiunse suo padre ridendo.
“E la testa che non funziona più…” rise Marc.
Il ragazzo si interruppe quando sentì che il padre non rideva più con lui e si voltò a guardarlo trovandolo intento a fissarlo con serietà.
“Marc… Lo capisci che ti sei innamorato di lei, vero?” chiese Ian, serio, poi un sorriso quasi soddisfatto, molto sadico in realtà, gli salì alle labbra “E questo significa che dovrai dirlo a suo padre!”
Marc arrossì di botto.
“Non posso!” gemette.
Ian sgranò gli occhi, sorpreso.
“Perché?” chiese, “Guarda che Daniel non morde…”
“Mi ucciderà!” mormorò il ragazzo.
Ian scosse la testa.
“Marc, non è il caso di farsi prendere dal panico!” disse, “Se sei sicuro di quello che provi per lei, allora…”
“L’ho baciata!” gridò il ragazzo, di nuovo sconvolto.
Ian si immobilizzò, fissandolo a occhi sgranati.
“Ieri sera…” continuò il ragazzo, “Non so cosa mi sia preso: so che era lì e che non ho pensato… Sono stato un idiota, lo so, ed è tutta la notte che quel bacio mi torna alla mente per tormentarmi!”
A sorpresa, si sentì mettere le mani sulle spalle e alzò lo sguardo su suo padre. Ian lo stava fissando negli occhi, serio.
“L’hai baciata contro la sua volontà?” chiese.
Marc arrossì e scosse la testa.
“Le ho detto: sto per baciarti; e poi l’ho fatto…” ammise.
“E lei?” chiese Ian, palesemente rassicurato.
Marc era sconvolto: aveva baciato una ragazza che non era sua moglie! Come poteva suo padre prenderla così?!
“Lei cosa?!” esclamò, “Cosa vuoi che ti dica?! Non siamo sposati!”
L’uomo rise, sconvolgendo ancora di più il figlio.
“Marc: le usanze delle isole da dove vengono Alexandra e la sua famiglia sono molto diverse dalle nostre…” gli disse.
Marc annuì.
“Lo so… Alexandra me l’ha detto…”
“Quando te l’ha detto?” chiese Ian.
“Dopo che l’ho baciata…” mugugnò Marc.
“E allora dov’è il problema?” chiese Ian, “Lei si è ritratta mentre la baciavi?”
“No, ma…”
“Ti ha detto di starle alla larga?”
“No…”
“Ti ha tirato uno schiaffo o è scappata via?”
“No!”
“Ha risposto al bacio?”
“N…” Marc si fermò appena in tempo, “Sì…” ammise poi.
Ian rise.
“Allora è innamorata anche lei, Marc, e non devi sentirti affatto in colpa!” dichiarò poi lo guardò con aria complice, “A dire il vero, anche io ho baciato tua madre prima che fossimo sposati…”
Marc sgranò gli occhi.
“Davvero?!” chiese, sconvolto.
Ian annuì.
“Più di una volta!” ammise, “E ci davamo del tu di nascosto da tuo zio: lui non approvava una condotta così…esplicita!”
Marc rise. Forse aveva preso da suo padre più cose di quante credesse.
Ian si alzò e fece cenno al figlio di seguirlo per andare al piano di sotto a fare colazione.
Marc si alzò poi però un ricordo lo immobilizzò.
“Papà?”
“Sì, Marc?”
“È…normale che…” esitò, come dirlo?, “Quando… Beh, io e Alexandra… ecco… sì, insomma… diciamo che…”
“Cosa, Marc?” chiese Ian sorridente, “Stai tranquillo: sai che puoi dirmi tutto!”
Marc prese un respiro profondo, strinse i pugni e raddrizzò le spalle.
“È normale che abbiamo usato le lingue?!” buttò fuori.
Dopo un attimo di silenzio sgomento, Ian scoppiò a ridere.

 
 
 
 


*La spinetta, in realtà, risale all’inizio del XIV secolo e non del XIII, dov’è ambientata la vicenda: mi sono presa la libertà di anticiparle i natali perché mi piaceva troppo la scena di Alex che suona per Marc *-*, perdonatemi questo colpo di testa, va.
 
**Non c’è un’esatta canzone per questo punto della storia: io avevo pensato a “Il Cielo Può Attendere” perché la trovavo adatta ma immagino avrebbe sconvolto un giovane medioevale come Marc ;)





Allora, restate tutti calmi, ok?
Lo so, non è successo praticamente nulla, ma sto ancora assestando i personaggi: dal prossimo capitolo si fa sul serio...
Questo, è un'altro OOC, specialmente nell'inizio... Ho voluto mettere in fondo il dialogo tra Marc e Ian per marcare bene la differente mentalità, ricordate il pensiero di Marc perchè fra un po' farà anche lui le sue follie! ;)
Il prossimo capitolo si intitolerà: Il traditore
Qualcuno ha già avanzato delle ipotesi ma...chissà! XD
A presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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