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Autore: Blusshi    16/01/2013    2 recensioni
Estratto dal capitolo 1~
Kate- la fronte inondata di sudore- spingeva e gridava; percepiva i movimenti del bambino che si faceva strada nel canale del parto. Si augurò che andasse tutto bene e che finisse in fretta; si sentiva come una bambina spaventata anche se ormai, a venticinque anni e con due gemelli in arrivo più che imminente, una bambina non era più.
Sapeva che quella nascita stava presentando complicazioni: i dottori le stavano dicendo che il primo dei due bambini non riusciva a uscire e che di conseguenza l’altro stava soffrendo.
Ho fatto una scelta originale, narrando la storia dei due protagonisti a partire da un punto che in genere non viene scelto. Spero, davvero, di non doverla pagare troppo cara questa mia originalità :) ~ Blusshi
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17, 18, Altri, Dr. Gelo, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Miei cari lettori <3
Scusate per questi sette giorni di attesa, ma la scuola non vuole che io scriva :'(

Ringrazio sempre immensamente, felicemente, gioiosamente la mia piccola carissima Lady_Charme, che l'ultima volta mi ha fatto una recensione della madonna ** grazie <3
e naturalmente un bacio speciale a Kjria_91 <3


Spero appreziate questo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate! :D






Un cielo azzurrissimo. Tanta luce.
Sembrava di essere più vicini al cielo da lì.
Quando 18 aprì gli occhi rimase sorpresa da tutto quell’azzurro; era il Paradiso?
Poteva anche darsi, ma allora lei che ci faceva lì?
Qualunque posto fosse stato, non si ricordava minimamente come ci fosse finita.
Uno sterminato pavimento bianco, delle persone inginocchiate intorno a lei.
Le persone…il guerriero dalla pelle smeraldina, il gruppo di nemici, il piccoletto!
18 scattò in piedi, guardandosi intorno con aria affannata: adesso ricordava! L’ultima volta che aveva visto il piccoletto era stato quando lui aveva tentato di cacciarla via, prima che la Creatura le saltasse addosso e la inviluppasse nell’oscurità asfissiante da cui non si rendeva ancora conto di essere uscita.
Ebbe un ricordo improvviso di quel momento terribile e le viscere le si contrassero dolorosamente, mentre brividi di paura la scuotevano. Quando riuscì a tornare calma si rese conto che era viva, il suo corpo tutto intero: non avrebbe mai pensato che sarebbe stato ancora possibile.
E 17? Perché lui non c’era?
La ragazza si muoveva a scatti guardandosi intorno e stava sulle difensive. Tanto per cambiare, la sua mente era annebbiata.
“Stai tranquilla, siamo in un posto sicuro. La Creatura è stata sconfitta, non devi più avere paura”.
A parlare era stato lui, il piccoletto. Le spiegò come uno di loro avesse sconfitto la Creatura, ma 18 l’ascoltava distratta e confusa e non tenne a mente il nome dell’eroe che li aveva salvati tutti.
“Già! Il nostro compagno è il migliore di tutti adesso! Non ti conviene farci del male, né a te né all’altro!” le urlò contro uno del gruppo, un uomo coi capelli a spazzola.
“L’altro?...allora c’è anche 17!” 18 si sentì invadere da una gioia atavica.
Il piccoletto lanciò uno sguardo adirato all’uomo e le raccontò tutto quello che si era persa, rivelandole anche di come lui l’avesse soccorsa.
“Dovresti solo essergli grata: è merito suo se non sei morta durante la battaglia” mormorò indignato il guerriero.
18 non disse niente; non gliene importava.
 “Dov’è 17? Cosa gli avete fatto?”
il piccoletto fece un cenno con la testa, 18 si scostò un poco e vide un ragazzino molto simile al guerriero muscoloso -la stessa pelle verde brillante- che teneva le mani sospese sul corpo privo di sensi di suo fratello.
18 corse al fianco del ragazzino e si inginocchiò precipitosamente: “Dimmi che è vivo!”
Parlava in fretta, col respiro corto.
Il ragazzino annuì, sempre continuando a tenere le mani sospese in avanti. Le tolse all’improvviso, quando gli occhi azzurri di 17 si spalancarono verso il cielo e lui si girò su un fianco, guardandosi attorno.
Quando il suo sguardò incontrò quello della sorella, entrambi si fissarono senza parlare.
Si guardavano mentre il loro discorso interiore cominciava a scorrere fluido e ricco, comprensibile a loro due soli.
Il ragazzino si dileguò silenziosamente, rivolgendo alla coppia di gemelli un tenero sorriso che nessuno dei due colse.
Il discorso interiore continuò ininterrotto, fin quando le lacrime riempirono gli occhi di lei e la bocca di lui scoprì uno strepitoso sorriso, un attimo prima che si lanciassero uno contro l’altra; si stringevano rotolando sul pavimento e ridevano e piangevano contemporaneamente.
“17…stai bene” iniziò lei, cancellandosi dal bel viso le tracce del pianto; ma si interruppe subito quando il cielo, da terso che era, si fece minaccioso e buio.
“E adesso cosa succede?” fece lui stupito.
“Non lo so, vado a vedere, stammi vicino” 18 afferrò il gemello per una manica e se lo trascinò dietro; arrivarono ad una colonna e si nascosero lì dietro, cercando di vedere cosa stesse succedendo.
Il gruppo di nemici era raccolto intorno al ragazzino dalla pelle verde, che tendeva le mani verso qualcosa di luminoso che stava ai suoi piedi.
“Che cos’è? Sembrano sassi” sussurrò 17;
Lei guardò attentamente: “Sì, sono sette pietre luminose”.
Ciò che lasciò i due ragazzi con la bocca aperta e il naso in su fu un enorme figura che si sprigionò dai sassi, innalzandosi verso il cielo e occupandolo in buona parte.
“Guarda! E’ un drago, tipo quelli delle stampe cinesi!” 17 indicò il cielo con un sorriso raggiante “è bellissimo…”
La ragazza fissò ammaliata il luminoso animale mitologico, senza capire come mai si trovasse lì.
Qualcuno del gruppetto si era messo a parlare ma loro due erano troppo occupati a fissare il titanico drago per prestare attenzione alle loro parole. Parlavano con il drago!
I gemelli tesero l’orecchio.
“Vorremmo riportare in vita tutte le vittime della Creatura”.
Buona, un drago che esaudiva i desideri; c’è sempre tempo per stupirsi.
18 pensò che se da umana le fosse capitato di incontrare una specie di genio della lampada versione animalesca, avrebbe voluto vestiti a volontà e un ragazzo degno di lei.
Pensando alla parola ragazzo si sentì frizzare il sangue. Ragazzo, compagno, qualcuno con cui condividere la propria vita. Un altro pensiero l’assalì.
Ad un certo punto 17 le diede un colpetto alla gamba: “Ascolta! Parlano di noi!”
“Vorrei che tu potessi  far tornare 17 e 18 com’erano prima…due esseri umani”.
Nonostante la distanza, la supervista degli androidi permise loro di scorgere i luccichii che erano comparsi negli occhi scuri del piccoletto, quando aveva espresso quella richiesta.
18 trasalì, che razza di richiesta era? Entrambi volsero di nuovo lo sguardo al cielo, nel sentire una voce profondissima, più tonante di una tempesta.
Era il drago che parlava.
“Questa poi! Non ho parole…”
18 non rispose al fratello, di parole non ne aveva nemmeno lei, il drago che parlava era l’ultimo della lista.
I due ragazzi tornarono a fissare il piccoletto, che aveva chinato la testa con un’espressione sconfitta.
“Il drago ha detto di no, vero?” 17 guardò negli occhi sua sorella. La guardava con uno sguardo trepidante, che nutriva una speranza e un tormento.
Lei rimase stupita e si limitò ad annuire lievemente.
“Facciamo così allora!” il piccoletto aveva di nuovo alzato la testa “almeno questo fallo, per piacere. Potresti liberarli dall’esplosivo che hanno in corpo?”
18 trattenne il fiato, 17 la sguardo smarrito: “Che cosa?! Ma che sta dicendo?”
“La bomba, 17…” la ragazza quasi lo ignorò. Sentiva il cuore in tumulto, era commossa.
Se solo il piccoletto avesse capito fino in fondo quello che stava chiedendo per loro!
“Mi dispiace ma non ti seguo. Quale bomba, come…”
“SMETTILA!”
I gemelli rimasero a fissarsi, lui zittito, lei arrabbiata: “Una volta avevo letto sugli appunti del dottore che nel nostro corpo c’è una bomba” gli spiegò “che può servire sia per attacco che per difesa…”
“Ah” fece lui “scusami tanto se non me l’avevi detto!”
La voce cavernosa parlò di nuovo: “Questo posso farlo. Addio”.
Il drago finì di parlare e si dissolse in un’esplosione di luce, sparendo così com’era arrivato; istantaneamente il cielo ritornò azzurro.
“Non abbiamo più la bomba…” mormorò lei.
“Io mi sento come prima” le rispose lui “ho ignorato la sua presenza fino adesso”.
La mente di 18 era totalmente occupata da sentimenti che la mettevano tutta in subbuglio.
“Grazie infinite…ti ringrazio tanto…”
Pensò queste parole e le tenne per sé, tornando ad ascoltare di nascosto i discorsi del gruppetto.
“Perché hai espresso il desiderio anche per 17?” chiese l’uomo dai capelli a spazzola, guardando interrogativo il piccoletto.
Il piccoletto cambiò colore, 18 sentì chiaramente che la sua temperatura e la sua pressione erano cambiate: “Beh, a me piace 18, ma per lei è più adatto 17, no? Sarà più felice visto che stanno insieme”.
La ragazza sentì un verso strano e si girò verso 17 che si spanciava dal ridere; lo guardò male e contorse la bocca.
“Ma l’hai sentito?! Oh mamma…18, amore mio!”
Lei gli fece una smorfia.
Non resistette più e uscì dal suo nascondiglio: “Cretino!” il gruppetto si sorprese nel vederla balzare fuori all’improvviso “Io e 17 siamo fratelli gemelli!”
La ragazza restò per un po’ a guardare le facce lunghe dei presenti.
“Sono proprio degli esseri limitati…” 17 aveva finito di ridere e, da dietro la colonna, era rimasto a guardare la scena.
“Beh comunque non ci sperare” proseguì lei, lanciata al galoppo “non me ne fregava niente dell’esplosivo che avevo in corpo, hai capito, fungo?”
18 cercò di calmarsi. Che scena della malavita stava facendo…però non poteva starsene zitta.
Continuava a rimuginare…perché per lei era così importante fargli sapere che non era impegnata?
Una persona con un minimo d’intelligenza si sarebbe accorta che lei e 17 avevano la stessa faccia, pensò, ma come mai ci aveva tanto tenuto a spiegarglielo?
Troppa confusione.
Si voltò verso il “fungo” e lo guardò.
Gli disse solo ci vediamo, prima di spiccare il volo lontano da lì.
 
 
 
“Potevi almeno aspettarmi 18, te ne sei andata via senza dire niente!”
I due gemelli volavano senza una meta.  Lei continuava a rimuginare, continuò fino a quando scesero a terra, sedendosi in un prato fiorito.
“Non vorrei interromperti…ma dov’è 16? Non c’era…”
18 si riscosse dai suoi pensieri e i suoi occhi s’incupirono: “16…è caduto durante la battaglia”.
Guardò mestamente suo fratello, che a sua volta la fissava senza avere i giusti riferimenti per capire: “C’è qualcosa che io non so, 18?”
“Sì, tante cose”.
“Allora andiamo con ordine” sorrise lui “più importante, siamo vivi: io credevo che la Creatura ci avesse…” non riusciva a trovare le parole. Non sapeva cosa dire e la paura stava cominciando a salirgli.
 “Mi hanno raccontato tutto quelli là” disse 18 “la Creatura ci ha presi tutti e due: noi non ce lo ricordiamo perché eravamo come svenuti, ma eravamo vivi all’interno del suo corpo. Vivi e vegeti, tutti interi e perfettamente vitali, solo incoscienti. La Creatura usava la nostra forza insieme alla sua. I nemici l’hanno affrontata e sono riusciti a liberarci dal suo corpo.”
Abbassò un attimo gli occhi e quando riprese a parlare la voce le tremava: “17…voglio chiederti scusa…”
Il ragazzo si ravviò i lunghi capelli: “Di cosa?”
18 riuscì a inghiottire le lacrime: “Per non averti aiutato…quando la Creatura…”
Si rifugiò nel petto di lui e lasciò che la voce tremasse senza controllo, mentre i singhiozzi la scuotevano tutta: “…perdonami 17, ti prego…io non ho più capito niente…ed è stato orribile…e io che non sapevo cosa fare…cos’hai provato?”
17 fissò un punto indistinto all’orizzonte: “…non lo so. È stato come morire”.
“…io prima mi sono sentita soffocare, poi…non lo so”.
Sorvolò su come il piccoletto l’avesse tenuta tra le sue braccia mentre davanti a loro infuriava la battaglia titanica che si era conclusa con l’annientamento della Creatura. Quando tutto si era calmato l’intero gruppo -più loro due- si era trasferito nel posto in cui, poco dopo, i gemelli avevano ripreso conoscenza.
17 le disse che credeva che si fossero sciolti o qualcosa di simile. Com’era possibile quello che sua sorella gli aveva appena raccontato? Non glielo chiese, ormai aveva perso il conto di tutte le cose impossibili che gli erano capitate.
Le disse anche qualcos’altro, che gli venne in mente quando ripensò a quello che aveva detto lei: “Eravamo incoscienti…quindi dormivamo…allora è vero!”
La ragazza non capiva.
“Non mi ricordo niente dacché la Creatura mi ha preso…tranne che sognavo sempre una ragazza. Non è quella che dici tu” 17 vinse sul tempo la sorella “una ragazza più o meno della nostra età: aveva dei bellissimi capelli rossi, era dolcissima. Si stringeva a me e mi abbracciava…e io la prendevo in braccio e la baciavo…”
18 vide suo fratello abbassare lo sguardo, imbarazzato; sorrise e capì, senza proseguire nel discorso: “Quindi?”
“Quindi vorrei che tu mi aiutassi: era così vero come sogno, io sentivo di volere tantissimo bene a questa ragazza. Era un sogno a 360 gradi, il suo corpo non mi era estraneo; come se davvero l'avessi conosciuta e davvero…”
“Hai detto che era rossa”.
“Sì. Rossa, ramata…”
18 rise maliziosa: “Sicuro che non fosse 16?”
17 si alterò: “No ti prego! Per carità!”
 “Magari era una che conoscevi da umano”.
“…io la amo. Se l’avessi qui, in questo momento, glielo direi in faccia e subito dopo la prenderei fra le mie braccia” 17 scrutò il cielo con aria sognante “se da umano la conoscevo…chiunque fosse, è stata qualcosa che mi ha salvato in un posto dove la salvezza non c’era”.
Poi fu lei ad abbassare lo sguardo: “Comunque non me lo scorderò mai, 16: ci ha difesi fino all’ultimo…il fungo mi ha raccontato che ha lottato fino all’ultimo respiro. Prima di cadere in battaglia”.
“Ma scusa! Se è stato vittima della Creatura, non è stato resuscitato?”
“No,17, non penso. Lui era artificiale”.
17 annuì mestamente. Era ingiusto, ma alla fine era così.
 
 
 
Erano passati due giorni da quando aveva lasciato il piccoletto e gli altri.
17 e 18 continuavano a vagare in campagna. Lui era chiuso in  sé stesso e quasi non parlava.
Si sentiva afflitto; i ricordi dei sogni che l’avevano accompagnato durante l’orribile oblio della Creatura continuavano a riaffiorargli davanti agli occhi. Man mano che il tempo passava, l’immagine della ragazza dai capelli rossi diventava sempre più indimenticabile.
Chissà chi era… un antico ricordo umano? O il frutto della sua immaginazione?
Si ritrovò a desiderarla appassionatamente, mentre nello stesso tempo si chiedeva se potesse essere possibile amare qualcosa di inesistente.
Continuava domandarsi se davvero avesse conosciuto la tenerezza di quel corpo, la radiosità di quel viso. Non ricordava più il suo nome, il contesto che li aveva uniti.
Dannazione, era tutto così indefinito!
Reale o meno, l’aveva persa. Tutto quello che gli rimaneva di lei era solo un sogno. Vivido, sì, ma pur sempre un sogno.
Che brutto castigo gli aveva inflitto lo schifoso…quanto avrebbe voluto ricordarsi! O avere drago parlante a cui chiedere di farlo per lui.
Anche 18 pensava sempre.
Ignorava chi fosse la ragazza di cui 17 le aveva parlato e si sentiva quasi gelosa. In quei momenti il gemello non aveva pensato a lei.
Si era ritrovata spesso a sentire in lontananza quella voce estremamente piacevole, evocatrice di chissà quali memorie. Il sogno iniziava sempre così: si vedeva seduta, al suo fianco c’era un bambino piccolo, di massimo quattro anni.
Il bambino era così bello, gli occhi erano grandi e di uno stranissimo azzurro ghiaccio che mai aveva visto abbinato a capelli neri e lisci come quelli degli asiatici.
Il bambino la guardava e sorrideva. Poi la voce che tanto le piaceva iniziava a cantare una ninna nanna e lei alzava la testa seguendo il suono… E allora la vedeva: la bella donna, che cantava e intanto con un braccio la stringeva a sé. Non ricordava il canto e nemmeno la melodia.
La bella donna dai connotati totalmente identici a quelli del bambino di fronte a lei; a 18 pareva di ricordare la sua voce da sempre, anche se non riusciva ad associarla alla persona: l’aspetto della donna non le diceva nulla, a parte la spaventosa somiglianza con 17.
Poi la scena cambiava di colpo e lei diveniva spettatrice: la bella donna che cullava due bambini, il maschio dai capelli neri e una femmina dai capelli quasi bianchi.
Sembravano tanto lei e 17.
Quando i bambini si addormentavano la donna smetteva di cantare e protendeva un braccio verso di lei, come per afferrarle una mano.
Il sogno si interrompeva sempre lì, sul sorriso soave di quella fata meravigliosa, ogni volta riempiva 18 di malinconia.
Era una scena estrapolata dal nulla, di primo acchito non c’entrava niente con lei; tuttavia la sentiva come sua, la voce della donna aveva un potere quasi ipnotico sui suoi sensi. 18 avrebbe affermato volentieri che fosse stato il primo suono che aveva sentito da quando il suo cervello aveva iniziato a funzionare.
Chi fosse quella bellissima maga 18 non lo sapeva ma le sembrava quasi di provare una profondissima nostalgia per lei.
Ogni volta che guardava 17 pensava che fosse l’unico ad avere degli occhi e dei capelli così strani e inevitabilmente le tornavano in mente la donna e soprattutto il bambino sulle sue ginocchia.
Tutto questo la frastornava. Era come un ricordo lontanissimo, talmente distante che non riusciva a collegarlo a qualcosa di concreto.
Se poi aggiungeva il pensiero del piccoletto, avrebbe preferito spararsi se avesse potuto.
17 aveva detto che amava la ragazza dai capelli rossi.
Era possibile che lei amasse quel ragazzo?
Ogni volta che pensava a lui si sentiva tremare, come se avesse appena visto lo spettacolo più bello e toccante che la Natura avesse mai offerto.
Così i gemelli passavano la maggior parte dei loro momenti e per la prima volta lo fecero ognuno per sé.
“Senti, 17, volevo dirti una cosa. Una cosa grossa” 18 prese il suo tempo “penso di provare qualcosa per il ragazzo che mi ha protetta”.
“Il nano da giardino dici? Ma guarda che sono io il tuo fidanzato.”
“Non credo 17, guardati, sei bruttissimo”.
“Ah, davvero? Scusa ma non sono io un coso atrofico e pelato” il ragazzo si passò vanitosamente una mano fra i capelli fluenti.
“Non lo prendere in giro!” 18 gli afferrò una ciocca e la tirò con forza, ignorando le sue proteste “ecco a cosa servono i capelli lunghi”.
18 stessa si stupì di quello che le era appena uscito di bocca. Spiegò al fratello che credeva di provare per quello strano ragazzo la stessa cosa che lui provava per la rossa.
“Capisco” disse lui “quindi…ci separeremo”.
“No, non ci separeremo mai! Vivremo in case diverse, ma ricordati che siamo gemelli ed esseri speciali!” il respiro di 18 si fece trepidante.
Come al solito bastò quello per dirsi che era arrivato il momento che ognuno prendesse la propria strada. Dopotutto, come già lei aveva precisato, si trattava solo di vivere in due case diverse.
“Sai, penso di avere un obiettivo: io non so cosa sarà adesso della nostra vita, ma so che sono andata troppo vicina alla morte…non voglio più averci a che fare, sia come vittima che come assassina”.
18 piangeva quasi nel ricordare quei momenti: “Io amo il ragazzo, lui mi ha dato un futuro. Non avrei più potuto fare niente di quello che ho fatto prima, non dopo aver quasi passato il limite. Mi capisci?”
17 la intendeva alla perfezione. Anche se non l’aveva ancora espresso, nemmeno concettualmente, era chiaro che anche lui non avrebbe mai più perseguito l’obiettivo per cui il dottore l’aveva convertito in una macchina.
Anche lui aveva un suo obiettivo. Lei. L’avrebbe trovata.
“Sono stanca di stare in ‘sto bosco” disse lei con un sorriso “andiamo a fare un giro in città?”
“D’accordo” rispose 17 “adesso che ci penso è un’eternità che non mangio, ho un certo languorino”.
18 rise librandosi in volo: “Strano! Comunque non toccare i palazzi, cappottiamo solo le auto che troviamo per strada!”
   
 
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