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Autore: _Calliope_    16/01/2013    3 recensioni
Un gran casino metafisico nel quale, sostanzialmente, Thor e Loki rappresentano le due facce caratteristiche del tipico dualismo presente nell'animo umano, e hanno solo due volte gli stessi nomi.
Inoltre, per qualche motivo, tutto è pieno di dèi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elegia

L'umanità risplende; questo è uno dei suoi momenti più gloriosi, e non verrà dimenticato molto presto.
Quando si rivedono di nuovo, non-io ha un altro nome e guance rosse e occhi splendenti e una corona di edera e vite sul capo. Si fa accompagnare da donne danzanti e folli che ricordano a tutti questo è necessario. Non-io è necessario. Sono in ognuno di voi. Non potete ignorarmi. Accettatemi o perite. Le persone hanno ucciso in suo nome; a volte uccidono ancora.
Io invece è saggio, per una volta. Per una volta è il dio (la parola è nata, finalmente, qualche tempo fa) della guerra e della bellezza, perché la guerra è la bellezza. E sa, e capisce; questo è nuovo. Ma è sempre irruento ed appassionato. È sempre dalla parte dell'ordine. Certe cose non cambiano mai.
"Mi piace questa forma", dice l'
altro, facendo conversazione. "Questi uomini si rendono conto che siamo opposti ma necessari e che nessuno di noi è negativo per sua natura. Daranno questi nomi, i nostri, alle due parti eternamente in lotta nell'animo umano. Sono saggi, a modo loro".
"Animo apollineo e animo dionisiaco", dice
io – si chiama Apollo, adesso – e fa una mezza risata. "Hai ragione. Tu sei la follia e io sono l'intelletto, tu sei l'inganno e io sono l'onestà, io sono l'ordine e tu sei il caos. Ha senso".
Una pausa.
"Hanno anche trovato un nome per quella cosa, sai. φθόνος τῶν θεῶν. Invidia degli dèi. Invidiamo gli uomini perché, a differenza nostra, hanno la possibilità di essere felici. Per questo li tormentiamo".
Io
ride di nuovo. "Beh, su questo invece si sbagliano. Tu li tormenti. Io lo faccio solo quando se lo meritano. Per il resto me ne sto qui e li osservo e mi crogiolo nella tua assenza".
L'
altro sorride; è ancora un sorriso diverso. Non è quello giovane e quasi sincero degli inizi, né quello saggio e materno dell'ultima volta che si sono visti. Io sospetta che non-io sia invecchiato molto più di lui nello stesso periodo di tempo.
"Neanch'io lo faccio per invidia", dice a bassa voce. "Lo faccio perché è
necessario".
Io
gli passa un metafisico braccio intorno alle spalle; è un conforto infimo, e farà molto più male quando dovranno separarsi, ma almeno è qualcosa.
"Lo capisco", sussurra. "Non ho dimenticato".
"Ma lo farai", e la sua bocca ha preso una piega amara, "e lo faranno anche loro. Mi temeranno e mi odieranno e non capiranno che sono
necessario. E poi lo farai anche tu".
Io
non ribatte; sa che è vero. Quello che fanno loro, fa anche lui, e viceversa.
"Ti chiedo di perdonarmi in anticipo", dice solennemente. L'
altro ride.
"Lo farò anche se non me lo chiedi. Cos'ho da perdonarti? Anche questo è
necessario".
E anche questo è vero.
"Ma non oggi. Oggi capiscono, e capisci anche tu. Oggi sono più vecchio di te, e più naturale; tu, con la tua saggezza, il tuo ordine e la tua bellezza, vieni
dopo. Sei un'evoluzione. Io sono la base, la radice, e loro non se ne sono ancora dimenticati. Venite, Baccanti! Venite Baccanti, nello splendore del Tmolo dall'aurea corrente, celebrate Dioniso con i timpani che fremono cupi, onorando di evoè il dio dell'evoè tra strepiti frigi e grida, quando il sacro flauto dal bel suono risuona fremendo di sacre melodie scherzose, che si accordano alle erranti sul monte, sul monte; godendo, allora, come una puledra con la madre al pascolo, muove il piede veloce saltando la Baccante!"¹
La risata di non-io è troppo forte per le orecchie umane, ma qui non lo sentirà nessuno. Qui nessuno osa avventurarsi, perché qui è la dimora degli dèi, tra la Tessaglia e la Macedonia, sopra al mare, qui dove (non) si consumano nettare e ambrosia e (non) suonano le Muse. Qui ci sono solo due esseri immensamente vecchi e immensamente giovani che si amano troppo e sono troppo, troppo diversi, e dai quali dipendono le sorti dell'umanità.
Non-io corre sui fianchi del monte, e ride, e getta la testa all'indietro, e annega il lutto nella follia. Questa notte, durante i riti, indurrà l'ekstasis e l'enthusiasmòs nelle sue menadi, e forse reclamerà la vita di qualcuno, e sarà bellissimo e terribile come al solito.
Io lo guarda allontanarsi, come al solito; come ha sempre fatto e sempre farà. Non è felice; tutto è pieno di dèi, e gli dèi non sono felici.




















1: Euripide, Baccanti










NdA:


MISCHIARE CULTURA GRECA E MITOLOGIA NORDICA MALAMENTE RIVISITATA ARGH ARGH ARGH. Non so che dire. I have lost control of my life. (Però Dioniso è un dio figo.) Fatemi sapere che ne pensate! Cheers :D
~ Callie
P.S: φθόνος τῶν θεῶν si pronuncia circa “fthònos tòn theòn”. Molto circa. Also, questo è il motivo per cui non-io continua a ripetere che "è necessario" (e non smetterà molto presto, temo). Ananke esti etc. 

  
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