Un timido raggio di sole ti accarezza la pallida guancia invitandoti a svegliarti. Apri lentamente gli occhi e sei sveglia, con le braccia scansi le ingombranti lenzuola. Con lentezza ti siedi sulla sponda del letto e guardi il tuo riflesso allo specchio e quella figura tanto familiare -te stessa- ti sembra estranea per qualche minuto e non del tutto convinta che ciò sia dovuto alla stanchezza e allo stordimento che il risveglio porta, dopo notti non propriamente tranquille.

Sulle labbra compare un sorriso appena vedi dietro le tue spalle ; rimani qualche secondo immobile ad osservare ciò che riflette lo specchio , come ipnotizzata ; poi la mano raggiunge i lunghi capelli spettinati e cerchi di ordinarli alla male in peggio , ma inutile: senza pettine e spazzola non potrai mai fargli assumere la piega ordinata che desideri e per un momento rimpiangi i tempi in cui portavi i capelli corti. Ma solo per poco. Con i capelli lunghi piaci, ti piaci.

Ti decidi ad alzarti dal letto e appena lo fai un brivido ti percorre la schiena, dunque vai subito alla ricerca del tuo kimono e appena lo trovi lo indossi senza pensarci; sei nuda e visto che non è propriamente caldo è meglio indossare qualcosa.
Scalza ti dirigi verso lo shoji che si apre sul giardino e dopo che hai fatto scorrere il paravento rimani a guardare il paesaggio: nel laghetto ricco di carpe, degli uccellini dai colori vivaci si stanno abbeverando nei pressi di una piccola cascata, vicino al laghetto artificiale la ghiaia è disposta in modo da formare dei simboli apparentemente senza senso, sono simboli zen quelli. Il tuo sguardo si perde in quel paesaggio talmente perfetto e bello da sembrare irreale, come vorresti, come vorrebbe una parte di te: vorresti che la realtà in cui vivi fosse un'altra.


Senti la veste bianca troppo pesante come un'armatura di metallo, inadatta a te e incurante del freddo la togli e la lasci cadere sul tatami.


Le braccia aperte accolgono una brezza leggera che sembra riuscire a portar via  gli invisibili pesi sulla sciena -sulla coscienza- che ti angustiano tanto.
Fai scorrere di nuovo lo shoji chiudendoti nella tua camera: il tuo mondo, un mondo che ami tanto e che vorresti fosse l'unica realtà.



Ti avvicini con passo felpato al letto e i tuoi occhi si soffermano sul letto dove è presente una macchia scarlatta, una macchia che andrà via dalle candide lenzuola.
Sei cresciuta ormai , te lo ripeti, hai raggiunto la maggior etá e non sei piú una bambina, lo sai, tutti lo sanno.


Il tuo sguardo spento è fisso su quella macchia.


E' normale fare l'amore, è normale perdere la verginitá, prima o poi capita a tutti e le macchie vanno via.
Ma inutile mentire a se stessi.
Certe macchie non vanno via, la tua macchia non andrà mai piú via, è indelebile, rimarrà ardente, viva e pesante.


Ti siedi sull'altra sponda del letto e lí accarezzi il volto di colui con cui hai passato la notte, colui a cui hai donato il tuo cuore e il tuo corpo, colui che è stato complice del tuo peccato; le tue dita affusolate accarezzano i suoi capelli.
Delle parole che hai sentito in tempi remoti invadono la tua mente, sembrano come venute dal passato per consolarti:


Guardi il suo volto nel sonno e sorridi, ti domandi se quelle parole significano, per caso, che l'amore giustifica tutto. Stupido chiederlo, la risposta è chiara.
Ti sdrai sul suo petto cercando di non svegliarlo. Ti senti piú leggera, piú sollevata ora che lo hai vicino e un sorriso sereno si dipinge sul tuo volto: la sua vicinanza ti dá certezze , ti senti piú sicura ora.


Ora sei una donna, non piú la bambina insicura di un tempo.


Ora quella macchia non è un peso, non fa male adesso e non ti importa se rimarrà per sempre perché sei felice, il tuo cuore è colmo di gioia ora che sei lí tra le sue braccia; ricordi quante volte la sera prima ti ha detto "Hinata ti amo".