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Autore: _janna_    17/01/2013    3 recensioni
Con un solo movimento gli si lanciò al collo e lo baciò con trasporto, dopo quelli che parvero secoli si staccò da lui, poggiò la testa contro il suo petto sentendo il battito accelerato di lui.
«Resta... Resta… Resta!»
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prima fan fiction, ispirata alla canzone "Stay, stay, stay" di Taylor Swift.
Spero vi piaccia, ci ho messo un paio d'ore a premere il tasto "Pubblica storia", eterna insicura!
Fatemi sapere cosa ne pensate ;)
J.



Oggi a lavoro le era andato tutto storto, era solo da poche settimane che Hermione aveva ottenuto una promozione al Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche  e poteva finalmente darsi da fare sul campo invece che restare in ufficio a compilare scartoffie.
La sua campagna per il C.R.E.P.A non era mai stata abbandonata ma aveva ancora seri  problemi a far valere le sue idee innovative sui diritti degli elfi domestici e sin dai primi giorni aveva capito quanto alcune famiglie di maghi, specie le più antiche, fossero chiuse e ottuse.
Questa volta non erano stati i maghi il vero problema ma gli stessi elfi che, come spesso accadeva durante le sue visite di ispezione,  la maltrattavano  e insultavano cercando in ogni modo di mandarla via dalle abitazioni dei loro padroni.
Il vecchio elfo domestico Sigmur, che serviva l’antica famiglia Mac Gregor nella loro sontuosa dimora nelle Lowlands scozzesi da ben cinque generazioni, fin dal suo arrivo l’aveva trattata in malo modo chiamandola con vari appellativi tra i quali “Mezzosangue”, ma a quello ormai ci aveva fatto l’abitudine, quando poi la giovane aveva iniziato a fare qualche domanda sui suoi padroni e sulle sue condizioni di lavoro la situazione era precipitata.
L’elfo aveva iniziato a lanciarle addosso di tutto, era veloce e forte nonostante l’età, Hermione era rimasta così spiazzata da non riuscire a reagire in un primo momento, quell’attimo di esitazione le costò un bernoccolo gigante in testa.
Nonostante il dolore aveva provato a parlare con l’ostinato Sigmur mentre con la bacchetta pronunciava incantesimi non verbali che bloccavano gli oggetti a mezz’aria, ogni tentativo era stato vano così aveva deciso di andarsene e riprovarci l’indomani, Hermione Granger non era certo una persona che si arrendeva facilmente.
Una volta tornata a casa aveva trovato Ron in preda alle risate, spaparanzato sul loro divano colr ruggine guardava qualche show televisivo sui misteri irrisoliti del mondo babbano.
«Ciao Ron! Sono a casa!»
La riccia ricevette in risposta un breve cenno della mano, da quando Hermione gli aveva mostrato la varietà di canali che la televisione offriva Ron ne era rimasto affascinato e quando era libero dal lavoro passava ore a guardare quella maledetta scatola nera.
La piccola cucina era un disastro, evidentemente Ron aveva tentato di preparare qualcosa per cena ma come al solito aveva dimenticato di rimettere tutto a posto, eppure non ci voleva tanto, qualche colpo di bacchetta et voilà. Scuotendo la testa si era trasferita in camera per cambiarsi, il ciclone era passato anche di là.
C’erano vestiti ovunque, anche sul pavimento, sapeva che la convivenza con Ron sarebbe stata dura ma non immaginava così tanto, era la stessa storia quasi ogni sera quando tornava a casa ma questa sarebbe stata l’ultima volta.
Si parò di fronte al suo giovane marito con le mani sui fianchi e uno dei suoi peggior cipigli, lui inizialmente le fece segno di spostarsi con la mano e ciò non fece altro che far montare la rabbia dentro Hermione. Lei lanciò la prima cosa che trovò in tasca addosso al rosso, era il suo cellulare, un Ron sorpreso alzò la sguardo sul suo volto e capì che c’era qualcosa che non andava. Mise in moto il cervello alla ricerca di una possibile ragione per quello strano atteggiamento, un anniversario dimenticato, bollette non pagate o liste della spesa non rispettate ma non gli veniva in mente niente.
«Cosa ho fatto?» disse il rosso spiazzato.
«Cosa hai fatto?!» il tono di voce le si era alzato di qualche ottava «Cosa non hai fatto piuttosto! Guardati intorno!»
Ron passò lo sguardo velocemente sulla stanza intorno a loro, vivevano in un piccolo bilocale al centro di Londra per ispezionarlo tutto non ci voleva poi così tanto ma ciò che vi trovava non era niente di strano, oggi aveva addirittura preparato lui la cena sapendo quanto fosse stressata lei negli ultimi giorni.
«Io non vedo niente!» esclamò con aria innocente.
«Oh Ron! Com’è possibile che non te ne accorga? Questa casa è un casino. Noi siamo un casino! Come potremmo mai ...»
«Ma io ... Io non capisco.»
Hermione scosse la testa e rilassò le spalle in segno di resa.
«Forse ... »  disse esitante, sfuggendo dallo sguardo del rosso «Forse questa sera è meglio che tu te ne vada, magari vai a dormire dai tuoi alla Tana o da Harry, non so. Io non ce la faccio così Ron! Ti prego, vai!»
Senza sentire repliche lasciò di corsa la stanza, entrò nella camera da letto chiudendola a chiave alle sue spalle, si lasciò scivolare sul pavimento con le spalle contro la porta e cominciò a singhiozzare. Inutili furono i tentavi di Ron di entrare, neanche con la magia, nessuno ci sapeva fare meglio di Hermione Granger con gli incantesimi, persino in quelle condizioni. Appena trovata la forza si portò sul letto dove tentò di tranquillizzarsi, nel silenzio della stanza sentì la porta di ingresso aprirsi e chiudersi con un sonoro tonfo. Versò ancora qualche lacrima fino a cadere in un sonno profondo tant’era stanca.
La mattina seguente la giornata del giorno prima le sembrava solo un brutto incubo ma quando tastando il letto accanto a sé trovò solo il vuoto le tornò un nodo alla gola. Ci mise un po’ ad alzarsi, mille pensieri le ronzavano in testa,  sentiva di essere  stata eccessiva nella sua reazione della sera prima, in quei giorni era stressata, aveva avuto molto su cui riflettere  ma non doveva prendersela con Ron per questo, anzi lui era la sua roccia, sapeva che avrebbe potuto contare su di lui sempre, dovevano solo trovare il giusto equilibrio.
Fece scattare la serratura della stanza e già sentiva che le barriere che aveva costruito per affrontare quella giornata stavano crollando.
Poi lo vide, la cucina linda, o quasi, lui indaffarato a preparare la colazione non si era accorto della sua presenza, un senso di sollievo la pervase, sorrideva senza accorgersene.
Lui era rimasto.
Quando la vide abbozzò un sorriso, si muoveva con cautela come se da un momento all’altro si aspettasse una nuova esplosione di rabbia.
Hermione fu la prima a rompere quel silenzio imbarazzato.

«Sono quasi certa che abbiamo rotto la scorsa notte.. Ti ho persino lanciato addosso il mio telefono!» disse abbassando lo sguardo imbarazzata.
«Già quel coso..» rispose lui indicando il cellulare poggiato sul bancone accanto a lui.
«Scusa Ron. Oggi al lavoro è stato un disastro, quando sono tornata e ho trovato la casa in quello stato non ci ho visto più. Pensavo saresti andato via davvero, ho sentito la porta e invece... invece sei rimasto.» sussurrò senza poter evitare che le sfuggisse un sorriso «Però ne dovremmo parlare. Vedi ho letto in un libro della psicologa francese Falange che non bisogna mai lasciare una questione in sospeso, specie con le persone che ami.»
Terminata la frase Ron le sorrise e lasciò il bancone della cucina, Hermione pensò che le si stesse avvicinando e invece la superò e andò dritto nella loro stanza da letto lasciandola perplessa a fissare la porta che aveva appena attraversato.
Dopo meno di un minuto Ron uscì dalla stanza con addosso il suo vecchio elmetto da portiere dei Grifondoro che ancora oggi qualche volta usava nel giardino della Tana con Harry , Ginny e gli altri durante le loro partitelle.
«Ok! Allora parliamone!» disse con un sorriso a trentadue denti, la posa da portiere, la stessa che era solito assumere tra gli anelli del campo da Quidditch.
Tutti i discorsi che aveva preparato non avevano più senso, guardarlo così, con quell’elmetto della taglia sbagliata in testa, le aveva ricordato perché lo amava da sempre, lui sapeva come prenderla, la maggior parte delle volte, capiva cosa provava, conosceva tutte le sue speranze e i suoi sogni e la aiutava a realizzarli, tutto il resto si poteva risolvere insieme.
Con un solo movimento gli si lanciò al collo e lo baciò con trasporto, dopo quelli che parvero secoli si staccò da lui, poggiò la testa contro il suo petto sentendo il battito accelerato di lui.
«Resta... Resta… Resta!» disse sempre più forte «Ti amo da un bel po’ di tempo e lo sai! Tu sei l’unico che pensa sia divertente quando do di matto! Penso davvero che sia meglio se resti, se restiamo entrambi!»
Lui la strinse più forte a sé.
«Non vado da nessuna parte e lo sai!» soffiò piano tra i suoi capelli.
«Lo spero, anche perché presto saremo in tre e io ho bisogno di te. » sussurrò più a se stessa che al rosso, il corpo di Ron si irrigidì e lei non poté fare a meno di sorridere.
«Il solito fifone.» 

  
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