Anime & Manga > Ranma
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Autore: xingchan    17/01/2013    6 recensioni
Ranma e Akane sono convolati a nozze da appena un anno, entrambi ventenni. Lui è diventato il Capo palestra occupando il posto di Soun.
La storia comincia proprio con la prima sfida ufficiale di Ranma come detentore del dojo Saotome-Tendo.
Ispirata da una piccola parte della mia Lifetime Remake poiché qualcuno ci sperava su questa mia decisione, come ran_ko! XD
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lifetime'
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Dopo il suo viaggio di nozze durato due sole settimane, un giorno Kasumi giunse con Tofu al dojo per pranzare e trascorrere del tempo con la sua famiglia. Sebbene fosse ormai sposata, non aveva nessuna intenzione di passare gran parte del suo tempo lontana da suo padre, dalle sue sorelle e dai Saotome.

Addirittura si offrì di aiutare Nodoka in cucina. Ormai sentiva che poteva contare su di lei come se fosse una madre. Tutte le sorelle Tendo l'avevano considerata come tale, con quel suo carattere premuroso e gentile.

A volte Akane si chiedeva se fosse davvero la madre di Ranma. Nonostante le cose fra loro andassero più che bene, il ragazzo con il codino non aveva di certo eliminato quell'atteggiamento strafottente che lo caratterizzava. Sembrava essere nato apposta per irritare la gente. In quel frangente, poi, quando era già distrutta a causa delle lezioni tenutesi poco prima alle quali partecipavano i bambini.

-Forza, Akane, lo sapevo che sei diventata una frana peggiore di quello che eri un anno fa! Hai perso tutta la tua forza, non riesci a colpirmi nemmeno una volta!-

Sentendosi punta nel vivo, Akane cominciò a far volare calci che non sfioravano neppure il giovane davanti a lei. Uno a destra, un altro a sinistra, per poi sferrargliene uno al centro del suo stomaco. Il colpo fu abbastanza forte da farlo rimanere a terra supino per alcuni secondi e l'altra ne era più che soddisfatta. Si ricompose la tenuta, che si era scostata di qualche centimetro, e si portò le mani ai fianchi in segno di vittoria. -Beh? Chi è quello debole, adesso?-.

Ma vide che Ranma non si muoveva e cominciò a preoccuparsi, disegnandosi un'espressione sconvolta. -Ranma! RANMA!!-. Lo scosse ma si rese conto che era svenuto. Ma era impossibile! Lui non sveniva per una cosa del genere!

Lo issò su per quel che bastava per accertarsi che non avesse niente, ma non fece in tempo a scuoterlo ancora che lui riaprì subito gli occhi facendole la linguaccia tirandosi la faccia con le dita.

-Buaaaaaahhhhhhh!!!!!!!!!!!-.

Lei lo fece ruzzolare via per lo spavento, e resasi conto dello scherzo idiota, intorno a lei cominciò a prendere forma un'aura maligna che non prometteva nulla di buono.

Gli urlò in faccia uno -STUPIDO!- e, con un pugno che sperò fosse più potente del calcio di prima, lo mandò a far compagnia alle nuvole, mentre lui corrucciato le gridava di rimando: -MASCHIACCIO!-.

-Non credo di averlo spedito troppo distante da qui...- appurò fra sé portandosi una mano agli occhi per ripararli dal sole.

Infatti, l'atterraggio di Ranma coincise proprio con il laghetto del giardino dove ancora albergava la famosa carpa la quale si trovò un'ennesima volta faccia a faccia con la ragazza dai capelli rossi.

Sulla testa gli era capitata un'alga, che svolazzò un poco quando lui sbuffò verso l'alto. I suoi occhi si ridussero a due fessure degne della cruna di un ago.

Se la sua adorata mogliettina non voleva accettare la sua condizione non era mica colpa sua!

***

-Non sei per niente carina! Io ti stavo solo incitando a combattere come si deve ma tu devi sempre prendertela male!- sbottò Ranma a tavola, mentre tutti si erano riuniti per la cena.

Era stata istintiva la sua uscita, ma ormai Akane doveva esserci abituata.

O forse no?

-Non credevo che si dovesse prendere in giro le persone per farle allenare! Sei un baka, Ranma!- esclamò lei, seduta accanto a suo padre.

Aveva ancora quelle battutine deficienti con il solo e preciso scopo di farla andare in bestia, pur sapendo che avrebbe ricevuto un bernoccolo come premio? Allora le cose erano due: o gli piaceva quel trofeo, dato che poteva sfoggiarlo quante volte voleva, oppure era talmente ritardato da scambiarli come tali.

-Su, non litigate...- li ammoniva Soun. -Akane, sei sua moglie ora, lo sai. Dovresti rispettare tuo marito...-

-Lei è talmente cocciuta e isterica che non sa neanche cosa sia il rispetto, figuriamoci se per un attimo lo concede proprio a me!-.

Happosai chiuse gli occhietti, annuendo con una saggezza fasulla che fece arrabbiare ancora di più i due litiganti.

-Solo se lui rispetta me!-

precisò furibonda Akane all'uomo con i baffi, riprendendo il discorso fra lei e il padre che Ranma aveva interrotto.

-Ti rispetto abbastanza da meritarmelo!- replicò il giovane, stavolta rivolgendosi alla moglie.

Il loro battibecco fu interrotto da un'osservazione di Nabiki. Il dottore, che solitamente usciva di testa non appena capiva che sua sorella era nelle vicinanze, ora sembrava essere pienamente cosciente e non dava segni di crisi.

Molto probabilmente avevano già... rimediato!

-Vedo che non ha più i suoi attacchi d’isterismo, dottore! Vedo che la luna di miele le ha fatto bene!- commentò, per poi iniziare a ridere senza smettere continuando: -Chissà com’è andata...-.

I due neosposi arrossirono come braci ardenti, in particolare Tofu che rimase fermo e ritto come una statua sul punto di sbriciolarsi da un momento all'altro, come Ranma e Akane e Nodoka cercava di celare il sorriso appena abbozzato con le sue mani delicate. Nel frattempo Soun aveva aperto talmente tanto la bocca da toccare il pavimento e Genma aveva ridacchiato pronunciando frasi come: -Non ha speso tempo, eh?- gettando occhiate furbe all'altra coppia che ebbe il buon senso di non unirsi ai fischietti dei maliziosi.

Il giovane con il codino fulminò con lo sguardo il padre ringhiandogli contro di non impicciarsi negli affari altrui. -Finiscila di fare l'invadente, tu!-.

***

Il sole aveva già tracciato per intero la sua traiettoria giornaliera quando Akane decise di mettersi a letto. Era un po' prestino per dormire ma se si sentiva stanca non c'era ragione per rimanere in piedi come uno zombie, no? E poi, erano le nove e quella mattinata era stata faticosa. Non sapeva nemmeno cosa l'avesse sfinita così tanto. Se i bambini che si lamentavano del duro allenamento, se era Ranma che la insultava appena poteva o suo padre che le ricordava ancora il motivo per cui era sposata con uno stupido al limite del possibile immaginabile.

Quando lui le si coricò accanto, Akane fece finta di dormire, pensando che in questo modo non avrebbero ripreso a litigare.

Almeno per quella sera.

Però, allo stesso tempo voleva che almeno che le augurasse la buonanotte, ma a quanto pareva Ranma si era intestardito, considerando che si era posizionato al bordo estremo del letto. Questo significava che anche lui era arrabbiato. Infine si convinse che probabilmente era meglio così.

***

-Akane è in ospedale?-.

Era appena uscito dal dojo per una pausa con il suo solito asciugamano intorno al collo. Stanchissimo, si era diretto in soggiorno, dove la madre glielo aveva riferito. Naturalmente, fu il classico fulmine a ciel sereno, solo che in quel frangente c'erano un paio di nuvole grigie che non volevano proprio sparire.

-Sì, si è sentita male e ha deciso di farsi visit...- ma la donna si accorse che il figlio non la stava più ascoltando. Si era fiondato in bagno, dopo di che si era vestito di fretta e furia ed era uscito dalla finestra, per non perdere tempo.

Ma cosa le era successo? E perchè non l'avevano avvisato?

L'aveva fatta infuriare e non era nemmeno sicuro che lei lo avrebbe voluto vedere, ma poi si disse che non gli importava.

Non è che doveva avere un lasciapassare per scambiare due parole con lei!

Saltando da un tetto all'altro, in pochi minuti si trovò davanti all'ingresso di una clinica che distava di molto da quella di Tofu.

E se era malata? Di qualcosa di talmente grave che lei non avrebbe avuto il coraggio di dire a qualsivoglia individuo, men che mai a suo marito?

Scacciò via i pensieri cupi che la sua mente aveva formulato e si concentrò sulla figura davanti a lui. Magari era un infermiere e lo avrebbe aiutato a raggiungere la stanza di Akane.

Ma poi si meravigliò, riconoscendo la moglie stessa che usciva dall'edificio con aria mista fra l'emozione e lo stupore. E probabilmente c'era anche un pizzico di turbamento nel suo visino.

-Akane!- la chiamò, correndole incontro. -Ma perchè...- esordì dapprima spaesato, poi caricandosi sempre di più tirò fuori ciò che aveva da dire. -PERCHé NON MI HAI DETTO NIENTE? NESSUNO MI HA DETTO CHE TU ERI IN OSPEDALE!-.

Era convinto che lo avesse chiesto lei stessa alla famiglia di non proferire parola con lui e questo pensiero fu l'origine della sua rabbia. Avendo ragione. La ragazza gli disse che era stata proprio lei a intimare gli altri a non farne parola con lui.

-Sei ancora arrabbiata, non è vero? Sappi che comunque, in qualunque stato tu sia, sei pur sempre mia moglie ed io ho il diritto di sapere se ti succede qualcosa!- disse avvicinandosi a lei e puntandole un dito contro.

Non sapeva davvero come reagire e aveva optato per le cattive. Era stato in tensione per molto tempo, arrovellandosi il cervello per centrare il problema.

Però ora ce ne sarebbe stato un altro di problema: la garanzia di una martellata per averle fatto una ramanzina.

Lei non sapendo cosa rispondere, gli osservò per un po' lo sguardo. Era preoccupato, turbato, offeso e sollevato insieme.

Akane si sentì leggermente colpevole ed abbassò gli occhi, sfregandosi continuamente le mani. -Hai ragione, scusami...-.

Sì, forse era stata una sciocca, sapendo quanto Ranma fosse apprensivo a volte, ma spesso la rabbia prevale su tutto, pensò.

Il ragazzo con il codino non si aspettava un rimando così docile da parte sua e il nervosismo di Akane lo interpretò diversamente. Lasciando quella discussione in sospeso, si affrettò a ritornare a casa con lei.

Ogni passo le sembrava una tonnellata per la giovane, da alzare per poi riabbassare con cautela. Non sapeva come avrebbe reagito Ranma a quella notizia.

Nodoka si precipitò all'ingresso, portandosi Akane in disparte sollevando un polverone. Aveva qualche dubbio riguardo al suo leggero malessere, ma preferiva sentire cosa aveva da dire la ragazza prima di arrivare ad una qualche conclusione. Inoltre aveva trovato un vecchio album di fotografie di Ranma da piccolo.

Nel frattempo Ranma era rimasto lì dov'era con un grosso gocciolone a fargli compagnia. Non che si sentisse solo, ma a volte sua madre tirava fuori dei gesti inaspettati.

Sarà stata la lontananza, diceva fra sé. Era questa la causa per cui non la conosceva del tutto.

Grattandosi distrattamente la testa, come se volesse scorticare via pensieri troppo opprimenti, si accorse che le voci di sua moglie e di sua madre si erano notevolmente alzate. Quasi dedusse che le loro erano risate. Sì, ridevano a crepapelle.

Chissà cosa stavano confabulando, quelle due. Quando si affiancavano diventavano imprevedibili!

Entrò in soggiorno, sorprendendole a sfogliare un vecchio album di foto ritraenti lei, Ranma e in alcune c'era anche suo padre, mentre Nodoka spiegava ad Akane la situazione inerente a ciascuna.

-Guarda, questa è stata scattata in occasione della caduta del suo primo dentino! E- e girò una pagina -quest'altra invece lo ritrae mentre eseguiva il suo primo kata!-. L'altra intanto si godeva le immagini divorandole con gli occhi una ad una, emettendo spesso dei gridolini di complimento come -Ma che carino!!-

Ranma si mise a braccia conserte, infastidito per la violazione della sua privacy.

E quando mai si poteva avere una certa riservatezza in quella casa?

Le sue sopracciglia erano pericolosamente oblique, e aveva la faccia che diceva "Se non la finite con questo spettacolino me lo mangio, l'album!!"

-Ranma!- lo chiamò Akane squadrandolo. -Eri proprio carino, peccato che non sei rimasto così...-. Gli lanciò un'occhiata provocatoria alzandosi dal suo posto e correndo su per le scale. Pregò affinchè la seguisse finchè capì che l'aveva esasperato per davvero. L'altro, però, aveva mutato il suo fastidio in un gioco e la sua faccia assunse un'espressione divertita, pur mantenendo un ghigno malefico.

Lei stava per chiudersi in camera, ma lui la precedette bloccando la porta con l'avambraccio, completamente aderente al legno compresa la mano.

L'abbracciò completamente, facendola addossare alla parete. Nell'impeto Akane aveva cercato di proteggersi stringendosi le mani al petto ed abbassando le palpebre e ora era stretta a lui, sentendosi talmente bene che avrebbe passato tutta la sua vita in quella posizione.

Se solo la presa si sarebbe allentata un poco...

Ma evidentemente lui non era della stessa opinione.

Le stava baciando tutto il viso rimanendo con gli occhi chiusi, procurandole un sorriso, e stava arrivando pian piano alla spalla sinistra quando mormorò il suo nome in modo così suadente che la ragazza stava per sciogliersi come la neve soppressa violentemente dai raggi del sole. Velocemente.

-Akane...-.

Un altro bacio sulle labbra. E un altro ancora.

E poi, gli scappò un appellativo che non aveva mai usato con nessuno, men che meno con lei.

-Amore...-.

Le guance le s’imporporarono molto di più di quanto già non fossero.

L'aveva chiamata amore. Non le aveva più detto di amarla dalla loro prima notte, questo era vero, ma non si aspettava che si rivolgesse a lei con quella parola. Lo sapeva, ma sentirselo dire... quella era tutt'altra cosa.

Accortosi di ciò che aveva appena detto, Ranma andò letteralmente in tilt, staccandosi dalla moglie come se avesse fra le braccia qualcosa di rovente. Si massaggiò la guancia con un dito, segno che era ai più alti livelli di imbarazzo. Però sapeva di non aver detto nulla di male, anzi, lo pensava sul serio. Pensava sul serio che Akane per lui fosse sinonimo di amore. Non la parola "Akane" ma ciò che la rappresentava.

Intanto, gli occhi di Akane erano lucidissimi. Quasi non poteva crederci ma non gli chiese di ripeterlo. Gli era uscito spontaneo e poi non ne avrebbe avuto il coraggio.

Ma in quel momento non serviva il suo fegato. Doveva averne lei per dirgli ciò che stava accadendo.

-Ranma, devo dirti una cosa...- lo riprese attirando la sua attenzione. Per un istante fu tentata di rimangiarsi tutto, ma non poteva celare il suo segreto per sempre. Prima o poi lo avrebbe scoperto senza il suo intervento. Tanto valeva buttarsi.

-Ti ascolto.-

-Beh..- sputò non pensandoci. Non sapeva come cominciare quel discorso e improvvisamente le punte dei suoi capelli le apparivano molto interessanti.

-Io aspetto un bambino.-

-Eh?- rispose lui, non riuscendo a connettere del tutto. Forse era un amico? -Davvero? E chi è? E quando arriva?-.

Non c'era delusione nella faccia sconcertata di Akane, semmai quella era totale consapevolezza dell'alta percentuale di stupidità di suo marito!

Strinse talmente forte i pugni da farsi sbiancare le nocche. -MA CHE DIAVOLO HAI CAPITO, SI PUò SAPERE?!- urlò abbattendo impietosamente sulla sua testa la sua arma preferita, il martello, certa che anche gli altri membri della famiglia avessero compreso che c'era qualcosa che non andava.

Qualcosa che non andava? E cosa? Quel qualcosa, o meglio qualcuno, che aveva le rotelle fuori dal cervello, ammesso che ne avesse!

Cercò un altro metodo per fargli centrare l'obiettivo, sbuffando per lo sforzo. Poi s’illuminò di colpo e intavolò il discorso da un'altra prospettiva.

-Ranma, ti ricordi quando noi...- era troppo timida per parlare liberamente di certi argomenti, anche se l'aveva già affrontato. -Sì, insomma... Quella sera, dopo il... matrimonio...di Kasumi...- e qui scosse la testa volendo riferirsi ad un indizio molto più vicino. -Dopo il thè...-.

Durante i suoi balbettii più o meno coerenti, la testa di Ranma era inspiegabilmente circondata da un miliardo di punti interrogativi che gli svolazzavano intorno.

Che cavolo stava cercando di dirgli?

Poi capì. La sera dopo il matrimonio, dopo il thè... LORO AVEVANO...

Si sentì un crepitio e successivamente un odore di bruciato invase la camera. Era il ragazzo che, rammentandosi di quella notte e afferrando finalmente il concetto, si trasformò in uno spiedino per barbecue.

Akane si chiese il motivo per cui diventava un braciere quando se ne parlava e poi sembrasse non avere problemi quando arrivavano al dunque.

Sta di fatto che comunque il suo interlocutore era rimasto congelato.

La sua Akane era... incinta!

-Ma come può essere successo?- disse dopo essersi ripreso. Alla vista di lei che si intimidiva per la domanda, seguita a ruota da un -Che...?! Non ti facevo così idiota!-, si riscosse.

-Cioè, lo so come è successo, ma...-. I suoi occhi rotearono, si scuoteva ripetutamente la testa, si toccava la faccia e ne tirava forte la pelle.

Ma la situazione non cambiava. Era tutto vero. Akane non gli avrebbe mai fatto uno scherzo del genere.

-Ed è mio?-.

Inutile illustrare l'aspetto indemoniato della ragazza. Lo stava letteralmente frantumando con lo sguardo.

-CERTO CHE è TUO! MA PER CHI MI HAI PRESA?-sbraitò con rinnovato vigore. Ma non pensava davvero che l'avesse tradito? Incredibile!

-Ma c'è stata una sola volta...- precisò lui.

Già, avevano fatto l'amore solo una volta, durante la famosa serata dopo il thè, ed erano troppo impacciati perchè potesse ripetersi. Non che non fossero propensi ad amarsi ancora, anzi, sicuramente ci avrebbero riprovato. Ma avere già dei figli...

-Ma non vuol dire niente...-.

Continuava a guardarla come se fosse un'aliena, con gli occhi che quasi gli uscivano fuori dalle orbite. E questo la disturbava di molto. Era la cosa più naturale del mondo avere figli con il proprio marito!

La sua bocca era ancora aperta quando Akane glielo fece notare chiudendola lei stessa. Al contatto il giovane riacquistò la sua integrità mentale, tirando le labbra in un debole sorriso. -Però io non ci so fare con i bambini, Akane...- e in questo modo le chiedeva silenziosamente di aiutarlo, ma l'altra percepì tutt'altro, fraintendendo.

Akane si rabbuiò, e cominciò a piangere. -Vuol dire che... che non lo vuoi? Il nostro bambino?-.

Ma era scema?

-Devi sempre arrivare a conclusioni affrettate! NON HO DETTO CHE NON LO VOGLIO!- disse inorridendosi alla negazione non. Aveva già considerato l'idea di avere un figlio con lei, dopotutto era la sua consorte, ma non così presto. Ma alla fine che importava?

-Allora vuol dire che...-.

Lampo di speranza.

-MA Sì, AKANE!- si spazientì ancora Ranma. Aveva talmente i nervi a fior di pelle che gli si tremolavano le mani, mentre le dita si muovevano freneticamente e la sua lingua aveva assunto una forma biforcuta.

Akane si gettò sul suo petto, provando una gioia molto, molto più potente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho pensato che sarebbe stato una stupidata far rimanere in tensione tutti voi per una cosa così ovvia. Ecco perchè è così lungo... E avevo anche lasciato indizi in giro...!!

E sapete una cosa? è il capitolo che, secondo me, è uscito meglio!! ^-^ *fuochi d'artificio*

Molto più IC, e molta più fluidità (essendo uscito per la maggior parte in una sola sera; solo il finale ed alcuni ritocchi qua e là per finire; se vi raccontassi come è nato questo capitolo vi uscirebbe una gocciolina sulla testa: vale a dire che lo stavo scrivendo mentre aspettavo di (ri)vedere 2001: Odissea nello spazio! XD).

L'unica cosa che mi dispiace è che ho fatto stridere un po' troppo i toni fra una scena e l'altra, ma va beh... Ho sempre qualcosa di cui lamentarmi sulla mia scrittura! XD

Un grandissimo grazie a ran_ko, Stellina_chan, Tania 0204, Melinda2606, Julius CX, Alile, elisa nico, Arya_Drottningu, Apple92 e a Zonami84!! (dato che non ringrazio mai... -.-') Se ho dimenticato qualcuno accetto le martellate! XD

   
 
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