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Autore: dontblinkcas    17/01/2013    3 recensioni
Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente fosse libera di vagare tra i ricordi. [...]
«Questo è sempre stato il tuo problema: hai troppo cuore, sei troppo umano e questo sarà la tua rovina», forse Kali aveva davvero ragione.
[CoFA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno.
Eccomi con un nuovo aggiornamento, spero vi piaccia.
Avevo avuto ragiono a voler dividere il secondo capitolo visto che anche questo capitolo è lungo tre pagine!
Non so se il prossimo lo pubblicherò così in fretta dato che devo studiare per la simulazione di terza prova!
Una recensione è sempre ben accetta!
Buona lettura,
Dany.




I’ll Wait For You

 





Stava percorrendo una strada deserta che costeggiava il lento corso dell'East River.
Il sole, appena sorto, spuntava timido da oltre gli alti palazzi; i suoi raggi tingevano le acque di colori sgargianti, facendo dimenticare agli abitanti di New York il colore torbido dell'Houdson. Alle sue spalle, nonostante la distanza, Magnus sentiva il rumore del traffico sul Williamsburg Bridge.
Oltrepassò un bidone rovesciato con una falcata delle sue lunghe gambe. Erano dieci minuti ormai che camminava e la vista della casa di Luke era stata sostituita con il malconcio cantiere navale di Brooklyn.

Odiava camminare: lo faceva solamente quando era arrabbiato o frustrato, perciò quel gesto era diventato un'attività orribile ai suoi occhi.
Tuttavia i suoi piedi si muovevano veloci e leggeri, senza emettere il minimo rumore come se fosse un gatto.
Nonostante la distanza percorsa però, la sua mente non voleva allontanarsi da quel posto perché la persona che occupava i suoi pensieri, Alec, era ancora là.

Magnus tirò con tutta la sua forza, in un moto di rabbia, un calcio a una bottiglia di birra che si trovava sulla sua traiettoria; quella fece un volo di due metri prima di esplodere per la violenza del calcio. Le schegge di vetro schizzarono in tutte le direzioni come proiettili: una di essere colpì il suo braccio sinistro.
Non se ne sarebbe nemmeno accorto se non avesse visto allargarsi una piccola macchia di sangue sulla giacca della tuta che indossava.
Fantastico, ora era anche irritato per le spese di lavanderia.

Ma nemmeno quel piccolo inconveniente riuscì a distoglierlo dal pensiero di Alec.
Sapeva che sarebbe stato difficile: il Nephilim era stato sincero con lui riguardo le sue paure di essere scoperto, ma non avrebbe mai pensato di dover fingere anche quando ormai tutto era evidente, chiaro come la luce del sole.
Jace poteva anche essere un vanitoso egocentrico, ma non era di certo stupido; aveva capito fin da subito che tra Magnus e Alec ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia.
Ma Alec aveva preferito negare tutto piuttosto di raccontare la verità al ragazzo che amava.

Una fitta al cuore costrinse Magnus a rallentare il passo: nonostante tutto quello che avesse offerto al ragazzo, Alec preferiva ancora rincorrere un amore impossibile che rifugiarsi tra le sue braccia. 
Era questo che aveva ferito lo stregone: si sentiva usato, come un giocattolo che Alec si era divertito ad avere per pochi giorni, una piccola distrazione dal suo obiettivo finale.
Il Nephilim pensava forse che non avesse sentimenti? Non era esattamente umano, certo, ma aveva dei sentimenti come gli esseri umani.
Anzi proprio il fatto di essere immortale aveva sensibilizzato le sue emozioni: amore, paura, dolore; tutti sentimenti che aveva già provato diverse volte, ma a cui, nonostante le varie e molteplici esperienze, non era ancora abituato e anzi ogni volta non facevano altro che sommarsi alle esperienze passate.

Aveva aiutato a far nascere il vampiro, aveva acconsentito a occuparsi di Jace, entrando di nuovo in contratto con il Conclave dopo anni di diffidenze, aveva salvato Luke e la lupa mannaro esaurendo tutte le sue forze. Aveva coperto il Nephilim anche poco prima quando stava per rivelare ai suoi genitori il fatto di essere gay a causa di quella stupida runa creata da Clary.
E tutto senza chiedere nulla in cambio, aveva fatto questo solo perché Alec gliel'aveva chiesto e perché lui ci teneva davvero a quel ragazzo moro con gli occhi blu.

Magnus spostò di nuovo lo sguardo sul braccio ferito. La stoffa si era inzuppata e un rivolo di sangue era corso per avambraccio fino alle lunghe dita; una goccia cadde sull'asfalto dissestato prima che potesse evitarlo. Alzò il braccio per esaminarlo meglio: avrebbe potuto curarsi con un semplice sprizzo di scintille azzurre, ma scoprì che il torpore causato dal taglio profondo attenuava il dolore della sua mente e del suo cuore. 
 

***


Dagli altoparlanti appesi sui lati delle pareti dell'arioso salone risuonavano le dolci e amare note di un pianoforte che eseguiva La Sonata al Chiaro di luna di Beethoven.
Magnus era sdraiato, una gamba rialzata, sul divano bianco e il braccio piegato dietro la nuca gli gonfiava i suoi bicipiti sotto la maglietta rossa; sulla pancia aveva, accoccolato, il Presidente Miao e una mano del ragazzo correva lungo il suo pelo morbido.
Aveva gli occhi chiusi.
Anche se si era completamente ripreso dalla scorsa notte, si sentiva stanco e affaticato; il taglio che si era procurato quella mattina era soltanto un lontano ricordo. 

La suoneria del cellulare riecheggiò per tutta la casa facendolo sobbalzare e facendolo quasi finire a terra. Il Presidente Miao si svegliò infastidito e sparì come un razzo nella camera da letto di Magnus.
Lo stregone innervosito si alzò lentamente, raggiunse il tavolo su cui era appoggiato il telefono e senza guardare il numero aprì la chiamata.
«Chi osa disturbare il Sommo Stregone di Brooklyn?!»urlò al suo interlocutore.
Dall'altro capo ci fu un attimo di esitazione, ma poi una voce parlò e Magnus la riconobbe all'istante.

«Sono io, cioè Alec», la sua voce era calma, ma Magnus riuscì a percepire un velo di tensione e di ansia.
«Che cosa vuoi Alexander? Mi pare di essere stato chiaro stamattina quando ho detto che...».
«Ho...abbiamo bisogno del tuo aiuto. Devi aiutarci a salire sulla nave di Valentine, quel pazzo ha catturato Simon e Maia per completare il Rituale. Dobbiamo fermarlo», ora il tono era concitato.
«E perché dovrei aiutarvi? Fino ad ora non ho ricavato nulla dal farlo»disse nel modo più velenoso che poté, ma già dentro di lui una vocina aveva iniziato a smontare quel suo atteggiamento ostile.
«Ti prego Magnus. Sei la nostra unica possibilità per fermare tutto. Se non vuoi farlo per me, fallo per tutto il Mondo Invisibile»lo supplicò Alec.
Magnus riusciva quasi a vederlo mentre parlava: gli occhi azzurri e sinceri spalancati, le spalle leggermente incurvate e il viso d'angelo supplicante.
Lo stregone sospirò dopo un momento di silenzio tombale.
«Dove volete che ci incontriamo?»disse infine.
La voce di Alec si rianimò.
«Scegli tu il posto. Jace, Clary e Luke saranno lì ad aspettarti».
«Di loro che ci vediamo alla spiaggia di Red Hook»disse infine e senza aspettare una risposta di conferma chiuse la chiamata. Senza esitare si diresse verso la camera da letto: quel tipo di magia richiedeva un abbigliamento molto più elegante.
Ancora una volta il suo cuore aveva avuto la meglio sulla sua parte razionale.
La verità era che avrebbe sempre corso per Alec.
Sempre.

***


Era esausto.
Non sapeva per quanto ancora poteva resistere, ma ormai anche le ultime forze lo stava abbandonando, non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a riportare il pickup sulla riva prima di perdere i sensi. Ma qualcosa attirò la sua attenzione, qualcosa che gli fece spalancare gli occhi e gli fece congelare il sangue nelle vene.
Una figura stava precipitando dalla nave, un cacciatore a giudicare dalla divisa nera.
Ma la persona, che stava cadendo, era estremamente alta, aveva i capelli neri e il pallore della sua pelle si scorgeva anche a quella distanza.
Era Alec quello che stava precipitando.

Magnus sentì lo schianto del corpo mentre infrangeva l'acqua nera e affondava nel profondo del fiume.
Preso dal panico lo stregone si alzò barcollando e, spendendo la sua ultima riserva di magia per tenere a galla il pickup, si tuffò nell'East River.
L'acqua era ghiacciata e feriva la sua pelle come milioni di aghi, rendendo difficile perfino respirare; ma quel dolore lo fece risvegliare dal torpore della stanchezza. Si costrinse ad avanzare continuando a gettare le braccia davanti a sé e raggiunse faticosamente il punto dell'impatto.
Prese un respiro profondo, per quanto la morsa del freddo lo permettesse, e si avventurò sotto la superficie del fiume. L'acqua era ancora più scura a causa del crepuscolo che era calato.
La disperazione stava per prendere il sopravvento quando raggiunse il polso di Alec. Tirò con tutta la sua forza e insieme riemersero nell'aria fredda di New York.
Con estrema fatica Magnus riuscì a riportare entrambi sul pickup: lasciò Alec disteso sul cassone e si accasciò di fianco a lui stremato. Quando il Nephilim vomitò l'acqua ingerita, Magnus sospirò sollevato.



Magnus prese le mani di Alec.
Una tenue luce bianca esplose quando si toccarono. 
Lo stregone sentì la forza vitale tornare: si trasmetteva dalle mani e, come rami di energia, si diffusero per tutto il resto del corpo scacciando il torpore che lo invadeva e lasciandogli una sensazione di calore confortante.
Solo quando vide il viso di Alec impallidire ulteriormente spezzò il legame.
«Magnus...»sussurrò il ragazzo a mo' di protesta mentre si appoggiava contro la parete del pickup.
«Shh, non parlare. Ho recuperato abbastanza energia. Ora è tempo di curare questa commozione celebrale»la voce di Magnus era dolce mentre gli si avvicinava e gli poggiava le mani sulle tempie.
Scintille azzurre comparvero e curarono il ragazzo già in pericolo di perdere i sensi.
Quando questo riaprì gli occhi, Magnus stava passando il lungo indice per tutto il corpo di Alec.
«Cosa stai facendo? Smettila di sprecare la tua magia con me»disse in un soffio cercando di essere autoritario.
«Ti ho curato la commozione, ma non voglio che tu muoia di freddo»rispose lo stregone, poi si avvicinò e sfiorò le sue labbra con le proprie.
«Ora riposati, mio prode guerriero»gli sussurrò a fior di labbra, mentre gli occhi blu di Alec scomparivano dietro le sue palpebre.
 
  
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