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Autore: _yulen_    17/01/2013    3 recensioni
Era tempo che volevo fare una FF su CoD ma per un motivo o per l'altro ho sempre rimandato perchè non avevo l'ispirazione. Poi mi sono resa conto che il CoD non si vedono quasi mai ragazze e quindi ho deciso di inserirne una io anche perchè secondo me è una cosa ingiusta U__U
Fine della Terza Guerra Mondiale, Praga. Una ragazza, ex spia e ora Spetsnaz, è in giro per la città alla ricerca di sopravvissuti e si imbatte nel corpo quasi senza vita di un soldato.
Una nuova guerra all'orizzonte e un'altro nemico da affrontare. Sembra che per la Task Force 141, alla quale poi si aggiungerà anche la stessa ragazza, la pace non sia destinata a durare molto e anche il mondo, guarda il sole sorgere all'alba di una nuova guerra.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi svegliai all’improvviso tutta sudata e uscii per respirare un po’ d’aria. I soliti incubi, le solite paure che ogni notte disturbavano il mio quieto sonno.
Sentii il naso prudermi come se fossi sul punto di piangere, diedi un pugno al muro ferendomi le nocche, non mi importava del dolore fisico, quello era una cosa che andava controllata, non conoscevo il suo significato. Il dolore era solo mentale.
-Ty v poryadke? (Va tutto bene?)-
Mi voltai e scorsi la figura di Nikolai appoggiato al montante della porta.
-Da (Si)-risposi guardando un punto non ben definito.
Rientrai per sciacquarmi subito la mano. Guardai lo specchio sopra il lavandino e provai rabbia nel vedere la mia immagine riflessa, non era per niente somigliante a quello che ero. I lunghi e ricci capelli neri erano sostituiti da un taglio abbastanza corto ma che mi permetteva di raccogliere i capelli in una cosa che assomigliava molto a quella di un coniglio, gli occhi argentei e pieni di vita erano spenti da due occhiaie marcate e la mia pelle bianca, quasi diafana era diventata scura e ricoperta di cicatrici.
Invece di mettere la mano sotto l’acqua colpii lo specchio tagliandomi tutta la mano mentre piccoli pezzi di vetro, caddero frantumandosi in altre schegge più piccole.
Sbuffai come se quella ferita fosse un fastidio e non qualcosa a cui rimediare subito.
Mi tolsi la maglia con la quale fasciai stretta la mano e poi aprii il rubinetto. Lasciai che l’acqua scorresse sui tagli lavando via il sangue che tinse tutto il lavello di rosso.
Tornai in infermeria e presi alcune fasce per coprire la ferita, indossai di nuovo la maglia e mi diressi verso l’armeria per recuperare la giacca.
Appena entrai, fui colpita dallo sguardo indagatore di Soap-Che ti è successo?-
Non risposi, non avevo voglia di rispondere alle domande, raccolsi la giacca e la indossai chiudendola.
-A quanto pare ha litigato con lo specchio-rispose Price apparendo dal nulla.
Sussultai perché non lo avevo sentito arrivare.
-E perché hai preso a pugni lo specchio?-continuò.
-Mi chiami Selena-risposi deviando la domanda.
-Non hai risposto alla mia domanda, Selena-disse alzando la voce per pronunciare il mio nome.
-Hobby, mi piace rompere gli specchi-risposi ironica.
Soap e Price mi guardarono con la coda nell’occhio, non era la risposta che volevano, ma non avrei mai detto la verità del mio comportamento. Quando dovevo parlare di me, rimanevo sempre molto evasiva. Nikolai rientrò poco dopo guardando la mano fasciata.
Mi sentivo al centro dell’attenzione e questa cosa mi creava un grande disagio.
Tornai nell’angolino buio, chiamiamola pure ritirata ma non mi piaceva sentirmi osservata in quel modo. Appoggiai la schiena contro una cassa e gettai la testa all’indietro, estrassi di nuovo la foto dalla tasca e la guardai con nostalgia. C’eravamo io, quello che era mio marito e un bambino di soli tre mesi. La risposi in tasca prima di fare altre cazzate e mi rialzai.
-Vado a dare un’occhiata in giro-dissi senza aggiungere alto.
Uscii dalla caserma senza una meta ben precisa, era il mio cervello a guidarmi e senza che me accorgessi, arrivai alla mia vecchia casa, quella in cui vissi dopo essere scappata da Mosca.
Restai lì ferma a guardare quelle mura che mi cambiarono così profondamente. Dovevo entrare, volevo farlo, ma come se fossi improvvisamente fatta di marmo mi bloccai all’entrata senza decidermi a fare il passo successivo. Avevo paura di quello che ci avrei trovato, una casa piena di foto di una vita che già non era più mia.
-Leytenant (Tenente)-
Mi sentii chiamare e con uno scatto, mi girai tenendo stretto il mio fucile.
Rimasi stupita nel vedere uno dei miei ex uomini, teneva l’arma abbassata e non sembrava volesse uccidermi.
Lo guardai sospetta e quando notai che era solo, mi rilassai.
-Ivan poprosil menya skazatʹ vam, chto on zhdet vas na Prosyane (Ivan mi ha chiesto di dirti che ti aspetta a Prosyane)-disse prima che potessi formulare una domanda.
-Zhiv li on? (È vivo?)-chiesi con troppa felicità.
Annuì leggermente e poi mi diede alcuni fogli.
Li guardai perplessa, erano documenti di trasporto appartenenti a un carico che sarebbe partito da Kiev per fermarsi in un’Oblast’ vicino al confine con la Russia.
Capii cosa voleva io facessi e dopo un’ultima occhiata a quei fogli dissi -Skazhite yemu, chto ya perestanu nagruzki (Digli che fermerò il carico)-
Annuì e poi mi salutò come un soldato saluta un suo superiore.
Risposi quei fogli in tasca e mi avviai verso la caserma per recuperare un po’ di caricatori. Per me era arrivato davvero il momento di andarmene.
Non riuscivo a meno di pensare a Ivan, sentivo il cuore scoppiarmi per la felicità. Sorrisi involontariamente, non riuscivo a non essere contenta.
Corsi per raggiungere l’edificio più in fretta ed entrai in armeria come un uragano, presi un Dragunov insieme a qualche caricatore e mi diressi verso la porta.
-Videt’ vas (Ci si vede)-dissi prima di uscire.
-Dove stai andando?-chiese Price fermandomi.
-Ci sono alcune cose da fare-risposi vagamente.
-Correggo la domanda. Dove andiamo?-
Restai sulla soglia per cercare una scusa che li tenesse lontani da me, non volevo averli intorno.
-Quando ho detto che si sono alcune cose da fare, intendevo che io devo farle-precisai.
Quella era la mia guerra e non volevo intralci, si trattava di una questione personale, di vendetta.
Sbuffai pentendomi per quello che stavo per fare ma una mano poteva essermi utile. Estrassi i fogli e li passai a Price.
-Sono documenti di trasporto ma non c’è scritto il carico, è evidenziata solo la priorità e a giudicarne l’urgenza, è una cosa abbastanza importante-spiegai.
-Dove li hai trovati?-chiese sospetto.
-Non ha importanza-risposi. -Partirà da Kiev per fermarsi nell’Oblast’ di Luhanks, al confine con la Russia. Ci sono solo campi per la coltivazione, la copertura quindi è quasi scarsa, sorveglianza all’interno della zona assente, ma in compenso ci sono cani randagi ovunque-
-Cani?-chiese Soap.
Mi guardò come se avessi detto qualcosa di incomprensibile, avevo come l’impressione che non li amasse particolarmente.
-Si, quadrupedi, discendenti dei lupi-
-So cos’è un cane-rispose guardandomi quasi sconcertato.
Andai a sedermi sulla sedia mentre pensavo ai miei viaggetti in Ucraina e a quando restavo a Kiev per “lavoro”, ora apparteneva tutto al passato ma ero sicura che ben presto i fantasmi sarebbero tornati, non ero riuscita a sconfiggerli allora, ma in quel momento mi sentivo preparata ed ero sicura di poter fare qualsiasi cosa e non mi importava di rimetterci la pelle.
Mi alzai senza dare spiegazioni e uscii senza una meta, avevo semplicemente bisogno di restare un po’ da sola.
Arrivai alla sala computer e cercai se c’erano notizie riguardo gli spostamenti sospetti tra Russia e Ucraina.
Luhans’k non era solo un caso, era vicino al confine e quindi spostare merce, era meno rischioso specie se si trattava di una landa desolata come quella, dopotutto a chi sarebbe mai venuto in mente di cercare in ogni paesino sperduto qualcosa che quasi nessuno sapeva ci fosse?
Mi grattai la testa quando vidi che non c’erano informazioni. Le possibilità erano due, o si trattava di un’unica consegna o si trattava di un traffico ben nascosto.
Spensi il computer e tornai nell’armeria, qualsiasi piano avessero in mente, ero sicura che non mi sarebbe piaciuto.
-Come ci muoviamo?-chiesi entrando nella stanza.
-Il piano è questo: Selena, tu vai avanti e dai un’occhiata, vedi se riesci a capire cosa contengono le casse, io e Soap ti copriamo-disse Price controllando la funzionalità del Dragunov.
-Che piano di merda-mugugnai, farmi sentire non mi importava.
-Sei tu quella che vogliono uccidere-
-Grazie per avermelo ricordato-risposi.
Dovevo praticamente fare da esca ma non avevo voglia di ribattere, avevo troppi pensieri per la testa, al massimo, se qualcosa non mi fosse andata a genio, avrei improvvisato sul momento.
Tolsi la fascia dalla mano, adesso mi sembrava così stupido aver tirato un pugno allo specchio, il mio problema tra tanti era anche che non riuscivo a controllare la rabbia, ed era uno tra i tanti che mi portò a scegliere il lavoro solitario.
Tornai in bagno e sciacquai di nuovo la mano, la asciugai con cura e la fasciai un po’ meno stretta.
Con la stessa grinta di un orso in letargo, camminai nel lungo corridoio per tornare in armeria, la mia stanchezza si faceva sentire sempre di più, dovevo dormire.
Entrai nella stanza distendendomi per terra e chiusi gli occhi cercando invano di addormentarmi.
Mi rialzai sbuffando e mi avvicinai a Soap.
-Mi faccia dare un’occhiata-dissi togliendo la fascia.
Restai quasi soddisfatta nel vedere che stava guarendo, le mie doti mediche si rivelarono utili. Al contrario di quello che ero solita fare, stavolta riuscii a salvare una vita invece di spezzarla ma questo non mi faceva certo sentire una persona migliore, una buona azione non basta a compensarne cento cattive.
Mi voltai per prendere le forbici e cercando il punto giusto, iniziai a togliere i punti, erano passati cinque mesi ormai e la ferita era cicatrizzata.
-Ci vorrà un po’ ma tornerà come nuovo-dissi posando le forbici.
Mi stiracchiai e mi sedetti su una sedia vicino alla finestra pensando che quello fosse il momento adatto per andarmene. Soap si era ripreso, il mio aiuto non serviva più e se non fossi stata io a mettermi a nudo l’avrebbe fatto qualcun altro e non sapevo cosa sarebbe stato peggio perché in ogni caso avrebbero saputo la verità. Non era quello che mi preoccupava, io in primis continuo a condannarmi per quello che ho fatto, quello che mi faceva sentire in un misto tra il triste e l’incazzato era il fatto che tutte quelle cose erano passato e farle riemergere sarebbe stato doloroso per me.

 
 

Angolo dell’autrice (?)
     Aaaallora, innanzitutto volevo ringraziare tutti quelli che leggono,
seguono e recensiscono e per questo vi regalo
questa chicca trovata mentre vagavo per youtube 
    Questo video è diventato la mia droga, se non lo guardo almeno una volta al giorno per me non è una bella giornata.
      Bye mates :33

   
 
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