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Autore: _Lakshmi_    17/01/2013    4 recensioni
I Vocaloid sono un gruppo famoso ormai in tutto il mondo. Chi non li conosce ormai? Sono apparsi ovunque: in televisione, sulle riviste e sui manifesti...
Beh, a dir la verità un luogo esiste e per sfortuna ( o fortuna, a voi decidere) saranno costretti a fermarsi lì finché non riusciranno a riparare l'autobus e continuare così il loro tour.
[Gakupo x Luka] [Len x Rin] [accenni alla coppia Meiko x Kaito] [Miku x Nuovo Personaggio]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gakupo Kamui, Luka Megurine, Miku Hatsune, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'arrivo in una sera di inizio estate

Questa è la mia normalità

Primo Capitolo:

Città vecchia...

 

La cittadina era come dormiente, nessuno ormai parlava più dell’arrivo di quei strani ragazzi dai capelli dai colori sgargianti e bizzarri, del loro modo di parlare ( infatti il Bepi, chiamato anche nonno da bar, nonché “Ahooo, Lello! N’altra bottiglia de grappa!”, aveva addirittura biascicato qualche parola al riguardo, eccessivamente impastata di alcool e quindi incomprensibile) e per non parlare del loro modo di vestire: in un paese dove la gente indossava abiti piuttosto banali, a tinte unite o fiori psichedelici, vedere dei ragazzi con una bizzarra camicia da notte bianca dai bordi viola (secondo Cospitù, l’anziano più anziano di tutti) oppure con indosso un singolare accappatoio bianco e blu rubato ad una bancarella dei cinesi (altra perla di saggezza del sopraccitato veterano del paese, famoso per la sua incredibile vista) e ragazze che indossavano delle divise fuori dal comune o un abito nero con una spaccatura insignificante (per i vecchi) o da rinchiudere ad Auschwitz con l'accusa di oltraggio alla decenza, (per le vecchie) davano molto nell’occhio.
Ormai era sera inoltrata per la cittadina (ovvero all’incirca le nove) e alla televisione si disputava la partita di calcio decisiva fra Milan e Juventus, quindi nessuno si azzardava a staccarsi dallo schermo ipnotico, seguendo con attenzione ogni sbaglio, ogni movimento, ogni tensione di muscoli dei vari calciatori. Più di una volta si udivano i commenti non molto... ehm... diciamo che più di una volta veniva nominato Dio, oppure la Madonna.
Persino Lello, storico proprietario del bar Da Lello era concentrato  ad osservare  le immagini in movimento annuendo oppure imprecando o insultando il giocatore di turno muovendo straccio e bicchiare in ampi e ben comprensibili gesti.
Fu allora che la porta del locale si aprì e fece capolino il giovane in camicia da notte.
Nessuno lo degnò di uno sguardo, finché la partita non s’interruppe per una lunga pausa, dove veniva mostrata ogni sorta di pubblicità, dalla lattina cancerogena alla medicina che curava ogni male.
Lello osservò lo straniero: aveva dei lunghissimi capelli di un viola intenso, del medesimo colore degli occhi dai tratti tipicamente orientali, come il viso del resto; non era eccessivamente alto ed era anche ben proporzionato... insomma, le classiche braccia levate all’agricoltura.

<< Che vuoi?>> domandò il proprietario, appoggiando il boccale lindo sul bancone non altrettanto pulito.

<< Buonasera, volevo delle informazioni...>> disse in un inglese molto maccheronico.

Gli anziani cominciarono a scambiarsi sguardi dubbiosi.

<< In che lingua borbota chesto che?>> domandò Vecio Seduto, chiamato così perché non si muoveva mai dallo sgabello del bar.

<< Assolutamente greco>> gli rispose Cospitù, annuendo più volte << Ho sentito il nipote di Lello parlare così...>>

<< Quello non è altro che un bastardo tedesco, te lo dico io! >> esclamò Lampiù, famoso per aver disintegrato un Ciao contro l’ultimo lampione funzionante davanti al locale << Alle armi!>> detto ciò prese il deambulatore e, a velocità di un bradipo morto, cominciò ad andare incontro al ragazzo.

Lello, l’unico sano di mente, fece segno all’estraneo di aspettare e poi raggiunse l’appartamento sopra alla locanda. Diede un colpo di chiave ed entrò, trovando il nipote quindicenne intento a giocare al computer. Il modesto salotto  era nel buio più totale, soltanto la spettrale luce del monitor illuminava appena il viso occhialuto del ragazzo. I capelli castani erano corti alla lunghezza delle spalle, bagnati fradici, segno che era appena uscito dalla doccia, mentre gli occhi erano grigi con qualche striatura verde smeraldo. Era mingherlino e non molto alto, a stento raggiungeva il metro e sessanta, mentre la carnagione era piuttosto abbronzata, visto che passava le vacanze estive sempre in spiaggia.

<< Francesco, devi aiutarmi con il bar>> disse Lello.

<< Sì, nonno... aspé che devo fare il cinque percento del boss>>

<< No, tu scendi ADESSO>> gli rispose il nonno, staccando la ciabatta alla quale erano collegate la maggior parte delle prese del computer.

Il giovane osservò con orrore lo schermo divenuto nero, poi posò lo sguardo sul parente. Tuttavia, appena stava per aprir bocca, venne percosso più volte con la scopa appoggiata al muro.

<< Ho capito, ho capito! >> sbuffò allora l’adolescente, scendendo le scale quattro a quattro.

Appena vide il nuovo cliente, rimase a fissarlo per qualche minuto. Dove l’aveva già visto?
Fece mente locale, poi un’immagine alquanto inquietante gli balzò nella testa: la camera di sua sorella. Già, perché lei adorava tutto ciò che riguardasse il Giappone e fra le migliaia di immagini di personaggi reali o surreali che le tappezzavano le pareti, sovrastava il poster di un gruppo chiamato Vocaloid. E fra i cantanti dai capelli dalle tinte allucinogene, si trovava anche un certo Gakupo, ovvero il tizio che stava combattendo contro Lampiù.
Il vecchio infatti per qualche arcano motivo l’aveva confuso per un tedesco, quindi, non avendo per niente in simpatia quella razza a causa delle due Guerre Mondiali, ogni volta che incontrava un turista iniziava a urlare come posseduto, oppure a lanciare oggetti ad una velocità pari ad una mitragliatrice.

<< Lampiù, Lampiù! Finiscila! Non è tedesco, se mai è giapponese!>>

<< Era un alleato dei tedeschi! A morte!>> purtroppo l’anziano pronunciò l’ultima parola con troppa enfasi, così la sua dentiera venne sparata, colpendo in pieno Francesco, il quale la raccolse da terra e la rilanciò al mittente.

<< Primo: la guerra è finita. Secondo... POSA SUBITO QUEL FUCILE!>>

A calmare le acque fu il termine della pubblicità, così tutti ritornarono nuovamente davanti alla televisione e si dimenticarono facilmente dell’accaduto. Tutti, tranne Francesco, Gakupo e Lello, il quale era finalmente riuscito a scendere le scale. Il primo, dopo un profondo sospiro di rassegnazione, portò fuori dal bar il cantante giapponese alquanto traumatizzato.
Si fermarono davanti al lampione distrutto, poi il ragazzo italiano dovette scavare nei suoi anni precedenti di inglese, per cercare di formulare una frase di senso compiuto.

<< Scusa, nel nord Italia i vecchi non sono famosi per l’ospitalità>> rise, poi aggiunse << Che ci fa un famoso cantante giapponese in un paese sperduto?>>

<< Eravamo in tour, ma alla fine per...>>

Francesco ormai non ascoltava più. Era troppo concentrato sulla figura femminile che si stava avvicinando. A dir la verità erano tre, ma lui si concentrò soltanto sulla prima. Aveva i capelli verdi, lunghi poco prima delle spalle, con le due ciocche che le incorniciavano il viso dai tratti dolci erano qualche centimetro più lunghe e gli occhi erano grandi, tondi e del medesimo colore.
Come un ebete il giovane restò a guardarla, mentre Gakupo continuava imperterrito il racconto. Quest’ultimo si fermò unicamente quando arrivarono le tre ragazze ed una di queste lo percosse con un pesce.

<< Ciao!>> disse la fanciulla dai capelli verdi.

<< C... c... ciao>> Francesco cercò in tutti i modi di sistemarsi i capelli umidicci e di nascondere la fantasia del suo pigiama, ma con insuccesso, poiché i suoi ciuffi ribelli non riuscivano a stare dritti, preferendo invece seguire una piega ad onda e poi era praticamente impossibile nascondere un grande orso sulla maglia e centinaia sui pantaloni.
Assunse un colorito sempre più rosato, fino a raggiungere il rosso più acceso quando lei si presentò: si chiamava Gumi. Lui invece non era nemmeno riuscito a balbettare la prima sillaba del suo nome.
Quando la giovane venne trascinata via da una ragazza dalle lunghe code turchesi, Francesco cominciò a torturarsi, dandosi mentalmente dello stupido, più e più volte.

<< Conosci magari un albergo?>> domandò la terza fanciulla, quella con i capelli rosa. Al contrario degli altri, il suo inglese si poteva reputare persino decente!

<< Beh, quasi tutti quelli più belli ed esclusivi si trovano nella parte moderna della città, a cinque minuti di macchina da qui. Se però volete un albergo vicino, io vi consiglio quello di Pina, anche se la scelta delle camere è piuttosto ristretta: ha principalmente camere matrimoniali e cam...>>

<< Accettiamo!>> esclamò entusiasta Gakupo, ricevendo ancora una volta il tonno sulla testa.

 

Pina spolverava il bancone della reception, prestando minuziosa cura al più piccolo granello di polvere. Era una di quelle sere tranquille, dove non sarebbero giunti dei clienti nemmeno per sbaglio.
Poteva guardare la partita come tutti gli altri, ma in sessant’anni non era mai riuscita a capire lo scopo del gioco. Così restava lì, sola, perché i suoi dipendenti erano troppo presi dalla televisione, quindi spolverava o rimaneva ad osservare le pale del ventilatore girare senza sosta.
Un tempo quel luogo era sempre pieno di clienti, ora si era adattato al resto del paese vecchio, diventando incredibilmente vuoto e desolato. Ma anche con ciò lei non demordeva: prestava sempre attenzione alle camere, che tutto fosse in perfetto ordine e ben accogliente, nella speranza di un arrivo di una famiglia numerosa, la quale avrebbe dato una botta di vita alle sue finanze.
La modernizzazione di una parte della centro abitato aveva fatto sparire i clienti, perché se una volta cercavano un posto tranquillo con bei paesaggi, ora soltanto alberghi di lusso, discoteche e bar nuovissimi.
Mentre stava per prendere l’aspirapolvere e pulire il caldo parquet, sentì il trillo della porta, segno che era entrato qualcuno. Sorrise dolcemente: doveva trattarsi di uno dei nipoti di Lello o del Bepi, venuti lì per fare quattro chiacchiere. Già, perché Pina era famosa per essere pettegola, ma amava anche ascoltare i problemi altrui.

<< Sei tu Lucia?>> domandò, riemergendo dallo sgabuzzino.

Quando vide chi era entrato quasi le cascò il pesante aspirapolvere. Erano... erano... clienti!

Si sistemò gli occhiali più volte sul naso, perché non credeva ai suoi occhi. Quasi scoppiò in lacrime, ma si trattenne, preferendo dare un’aria più seria possibile.

<< Buonasera!>> disse, facendo un ampio sorriso.

<< Buonasera, io sono Luka Megurine, mentre loro sono: Gakupo, Miku, Rin, Len, Kaito, Gumi, Kaito e Meiko. Siamo qui per prenotare delle camere...>>

La signora fece un ampio sorriso: grazie a loro, finalmente avrebbe potuto permettersi la crociera che aveva da sempre sognato.

 

Fine Primo Capitolo!

 

Voi vi domanderete: che cos’è un Cospettone? Beh, dev'essere un pesce di lago, tuttavia è spesso usato per insultare una persona. Infatti dev’essere un pesce con -50 diottrie, visto che si dice appunto “orbo come un cospettone”.

Volevo fare un piccolo appunto: per chi non avesse capito, quando i dialoghi sono scritti in grassetto, vuol dire che stanno parlando in inglese, mentre se c'è sia il grassetto che il corsivo stanno comunicando in giapponese.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!

Un bacio da _ Lakshmi_ !

 

  
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