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Autore: _alina_    17/01/2013    0 recensioni
Mi chiamo Giulia Mars, ho 43 anni e sono sposata con un uomo meraviglioso. Vi racconterò le scelte che ho dovuto fare per arrivare a conosccere quella persona meravigliosa che è mio marito. Non tutti capiscono questo tipo di amore, perchè è qualcosa di speciale, qualcosa di magico, qualcosa che solo una ragazzina cresciuta senza un padre può capire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Trevis era il mio ex migliore amico, lo conobbi in 3^ elementare e diventammo subito amici del cuore fino all'anno scorso. Mi confessò di essere gay e la presi molto bene, ero molto contenta per lui, le cose iniziarono ad andare bene finché incontrò lui, Andrea Miller. Iniziammo a litigare perchè non si accorgeva che lo stava cambiando, ma questa volta la nostra amicizia finì.
Era già novembre e faceva molto più freddo del solito e John ogni giorno mi veniva a prendere in macchina a casa e mi portava a scuola. Ero in macchina con lui, accese la radio e iniziammo a cantare a squarciagola. Tutte le persone che ci vedevano ci guardavano come se non fossimo normali. Erano le 8 di sera e avevamo appena passato una bellissima giornata assieme al lago a mangiare un gelato e a passeggiare. Il tempo era volato al suo fianco, ma non mi importava, l'importante era che lui fosse li con me. Ad un certo punto fermò la macchina e dolcemente si girò verso di me, mi prese la mano e disse
''Non ti lascerò mai sola, è una promessa''.
Con un viso dolce come un orsetto di peluche spostò la mano e la appoggiò delicatamente sulla mia guancia, poi sentii arrivare un'altra mano calda all'opposto della prima. Lo guardai intensamente negli occhi e in quel momento il tempo si fermò al contatto delle mie labbra con le sue, poi una tenera carezza carezza con la lingua sulla mia e non fui più capace di pensare a nient'altro, solo al fatto che amavo quest'uomo e che anche se l'età ce lo impediva noi eravamo ancora li, ancora insieme. Il tempo riprese a scorrere quando le nostre labbra si staccarono. La macchina ripartì e lui ruppe il silenzio.
''Farei di tutto pur di renderti felice''
''John riesci sempre a stupirmi''
''Dove vuoi andare domani?''
''Non lo so mi fido di te e andrei anche in capo al mondo se sei al mio fianco''
John rise teneramente
''Allora sarà una sorpresa''
''Tu e le tue sorprese''.
Mentre la strada scorreva arrivammo già davanti al vialetto di casa mia.
''Siamo arrivati. Vuoi che entri nella via o vai da sola?''
''No, no stai tranquillo vado a piedi''
''Sicura? Guarda che per me non c'è nessun problema''. Lo guardai tenera e risposi
''No no vado a piedi''
''Ok. A domani allora''. Ci demmo l'ultimo bacio poi scesi dalla macchina e mi avviai sorridendo. Da lontano scorsi l'ombra di un uomo fermo, non ci badai molto finché non mi avvicinai di più e l'ombra presa un aspetto familiare. Era Trevis, era tornato. Iniziai a chiedermi cosa ci facesse li e nel contempo pensai a quale insulto era migliore. Trovati faccia a faccia iniziai a urlargli addosso.
''Cosa sei venuto a fare qui? Io con te ho chiuso non so se ti ricordi. Non ti voglio più vedere, vattene!!'' dissi arrabbiatissima , poi vidi qualcosa luccicare sul suo viso e capii che era una lacrima e a vederla mi infuriai ancora di più.
''Non voglio le tue scuse, puoi tenertele! Mi fai schifo! Dopo quello che fatto hai anche il coraggio di venire fin qui per chiedermi scusa? Vergognati!'' lui replicò
''Devo ancora iniziare a parlare, magari non sono venuto qua per chiederti scusa perchè so che tanto non le accetterai mai, ma sono venuto fin qui per dirti che mi sono lasciato con Andrea'' . Dopo quelle parole la mia rabbia raddoppiò.
''Allora dato che ti sei lasciato con Andrea hai pensato di tornare da me. Perchè non hai più nessuno! Non so se l'hai capito, ma con quello che hai fatto hai tradito tutti noi e ora nessuno ti vuole più quindi vattene prima che incominci ad urlare''
''Va bene, ma voglio che tu sapp..'', lo interruppi prima che potesse finire la frase.
''Non aggiungere altro Trevis, vattene! VATTENE E BASTA!''.
Trevis se ne andò via correndo con il viso coperto dalle lacrime. In quel momento vidi una luce dietro di me, mi girai e vidi che la macchina di John era ancora li e pensai che avesse visto la scena. Gli andai incontro, lui scese e venne al mio fianco e vedendo le lacrime che scendevano dai miei occhi mi abbracciò e mi aiutò a salire in macchina.
''Mi ci sono volute tutte le mie forze per mandarlo via. Il fatto è che mi manca e ora come ora non ricordo nemmeno il motivo del litigio. John mi sento male, per favore portami a casa''
''Certo piccola mia non ti preoccupare, ci sono qui io, e finché ci sono io non succederà niente, te lo prometto''. Girai lo sguardo sforzandomi di fare un sorriso, ma dalla mia bocca uscì solo ''mi sento svenire''. Lui girò lo sguardo e vide i miei occhi chiusi e subito mi portò al pronto soccorso. La mattina seguente al mio risveglio mi trovai in una stanza molto strana, era tutta bianca e capii di non trovarmi in camera mia. Mi sforzai di girare la testa e alla mia destra la mia mano era stretta a quella di John che si era addormentato, alla sinistra avevo un flebo nel braccio. Mi misi a fissare John con aria dolce “è stupendo anche quando dorme” pensai sognando. Con le forze che mi rimanevano alzai la mano sinistra e mi avvicinai alla sua testa per accarezzargli i capelli, ma appena gli fui vicina lui alzò lentamente la testa, prese la mia mano e se la appoggiò sulla guancia. “quell'accenno di barba è irresistibile” mi scappò un altro pensiero.
''Hey piccola come ti senti?'' disse ancora sognante. ''Mi hai fatto prendere un bello spavento ieri sera'' proseguì.
''Scusa John, e mi sento un po' debole ma bene. Che dicono i medici?''
''Che hai avuto un attacco di panico e che è una cosa che succede ma non è niente di grave, però hanno voluto tenerti qui per questa notte''
''Ma che ore sono?''
''Sono le 10 di mattina'' disse sorridendo.
''E tu sei stato qui per tutto il tempo?''
''Certo, volevo accertarmi che tu tessi bene''
''Oh, amore mio'' mi diede un tenero e dolce bacio. ''Oddio! Mia mamma!''
''Non ti preoccupare l'ho chiamata io e le ho spiegato tutto, le ho detto di stare tranquilla''
''Hai pensato proprio a tutto'' dissi sorridendo.
Girai lo sguardo e notai sul tavolino un vaso meraviglioso con dentro i miei fiori preferiti, i gigli. Ce n'erano un'infinità, mi scappò un sorriso e mi voltai verso John.
''Amore come facevi a sapere che i gigli sono i miei fiori preferiti?'', vidi la sua faccia perplessa.
''Veramente non te li ho mandati io. È stato Trevis, è  passato finché dormivi, non volevo svegliarti e li ha lasciati qui''
''Ma come faceva a sapere che ero qua?''
''L'ho chiamato io mentre dormivi e l'ho avvisato. Insomma è stata colpa sua se sei finita qui''. All'inizio provai rabbia perchè l'aveva chiamato senza dirmi nulla, poi mi resi conto che l'aveva fatto solo per me, così lo baciai.
''Ma quanto tempo devo rimanere qui?'' chiesi a John
''Puoi andare via anche ora, tua mamma è già passata a firmare le carte''. Mi aiutò ad alzarmi. Con la mano destra stringevo la sua, con la mano sinistra tenevo il bastone del flebo. Chiamai l'infermiera che mi tolse il flebo e John mi aiutò a vestirmi. Mi accompagnò alla macchina in braccio dove mi mise seduta sul sedile.
''Non sono disabile sai? Ho ancora l'uso delle gambe'' dissi sorridendo.
''Lo so, ma non voglio affaticarti'' “che dolce” pensai.
Mi girai per prendere la cintura, ma mi trovai faccia a faccia con Trevis e per istinto mi scappò un urlo. Vidi John correre subito da me e mi abbracciò per rassicurarmi. Dopo essermi calmata mi girai di nuovo.
''Che ci fai qui?''
''Volevo parlare con te''
''Si, scusami per ieri sera''
''Non ti preoccupare, sei stata peggio tu'' e mi sorrise. ''Sono qui per chiederti scusa per tutto quello che è successo tra di noi, e vorrei rimediare''
''Certo Trevis ti perdono, anche perchè ormai ho dimenticato il motivo del litigio''. Ci abbracciammo, poi John lo portò a casa, poi portò a casa anche me scontrandosi con mia mamma. Entrammo in casa, salutai mia mamma e Brandon.
''Tu sei?'' chiese mia madre a John.
''Sono John signora, ieri passando di qua ho notato sua figlia per terra svenuta e l'ho portata al pronto soccorso, e poi l'ho chiamata''
''Le sono molto lieta, ma l'ho già vista da qualche parte?''
''Si sono assistente tecnico a scuola di Giulia''
''An si è vero''
''Mamma io esco'' mi intromisi cercando di evitare il terzo grado.
''Con lui?!''
''No, no passa Kristy''
''Ok. Divertiti''.
Usciti da casa ringraziai John per non aver detto nulla e uscimmo insieme.
  
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