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Autore: inbadlounds    17/01/2013    5 recensioni
[Long-fic, AU, OOC, baby!klaine]
Kurt e Blaine, due anime e una clinica.
Kurt e Blaine, due malattie diverse, uno stesso destino.
*
"Quando la Dottoressa Sorriso lo presentò agli altri bambini – chi sulla sedia a rotelle, chi con il braccio ingessato, chi, come lui, fasciato alla testa – tra tanti occhi curiosi e ammalati, solo due sfere di cielo colato riuscirono a incantarlo.
Erano così azzurri che per un attimo scordò la sua ossessione per quel posto. Lo odiava ma, con quegli occhi color del cielo, forse, forse avrebbe potuto odiarlo un po’ meno.
Blaine, più tardi, non sarebbe riuscito a definire il colore di quegli occhi .
Erano mare, cielo e sogni. Erano fanciullezza e dolore. Erano amore e dolcezza.
Che sciocchezza, avrebbe pensato, una persona normale li definirebbe solo azzurri.
Il contatto resistette un attimo, giusto il fruscio d’un battito di ali di farfalla, mentre il cielo e la terra si mescolavano in un vortice di emozioni e poi, come succedeva nelle fiabe, l’incanto si spezzò e rimase solo il vuoto. Ancora una volta il bianco. "
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: i n
Fandom: Glee
Titolo: WhiteRblood
Personaggi: baby!Kurt, baby!Blaine.
Avvertimenti:AU, OOC, Angst, Fluff.
Raiting: Arancione
Note: A fine capitolo. Leggetele, sono importanti.
 
 
 
 

WhiteRblood _

 
 

Capitolo III. The most wonderful day of the year .


Stava correndo, Blaine.
Sentiva i muscoli stirarsi e il respiro farsi pesante. Stava correndo in mezzo al nulla, dove tutto – notò il piccolo – era un ammasso di luci e ombre e sagome sbiadite.
Davanti a lui, una luce bianca.
Il bambino si ritrovò a cercare di rincorrerla, furiosamente, e nemmeno riusciva a spiegarsi il perché.
Lui odiava il bianco e odiava quella luce. Più cercava di prenderla, meno ci riusciva.
La odiava perché gli ricordava Kurt e le sue ultime parole.
Si lanciò nel vuoto, con una mano tesa verso la luce.
Dopodiché si svegliò di colpo.
 
Era solo un sogno, si ripeté più volte, ma nonostante tutto Blaine sentiva il suo cuore battere troppo forte e aveva ancora la mano tesa verso l’alto, dove a guardar bene, c’era il lampadario.
Con un piccolo grugnito e una smorfia, il bambino si rimboccò le coperte fino al naso e raggomitolatosi come un gatto, ritornò a sonnecchiare, continuando il sogno di prima.
Magari se penso che non odio il bianco, riuscirò finalmente a prendere quella stupida luce, pensò il piccolo, abbracciando il cuscino e chiudendo gli occhi per immergersi nel suo sogno.
Per sua sfortuna – o fortuna – l’arrivo della Dottoressa Sorriso interruppe il suo sonno.
 
La dolce Dottoressa, mentre lo aiutava a vestirsi, gli ricordò il programma del giorno.
 
«Come sai – iniziò la Dottoressa, con occhi brillanti e le guance tutte rosse – tra pochi giorni è Natale e qui siamo soliti a festeggiarlo con un bellissimo balletto, a cui assisteranno i vostri genitori. Quindi oggi passerai tutta la giornata assieme agli altri bambini, con la Dottoressa…» E qui Blaine si perse, perché la Dottoressa Sorriso pronunciò un nome strano e davvero difficile e Blaine lo dimenticò subito «…Che vi dirà cosa fare».
 
«Verranno la mia mamma e Coop?» chiese il piccolo, illuminandosi.
Blaine era felice, perché li avrebbe rivisti.
Solo allora realizzò quanto e come gli mancavano.
Da quando era arrivato in quella clinica – ed erano passate poche settimane, ma per Blaine era come se fosse passato molto di più – il suo unico pensiero era stato Kurt. Il bambino dagli occhi color del cielo.
Il piccolo si sentì veramente in colpa per aver trascurato la propria famiglia e decise di rimediare facendo un disegno, quella sera stessa, una volta tornato dalle prove.
 
Il pensiero di Kurt gli provocò una fitta di dolore all’altezza del petto e Blaine si chiese se anche lui ci sarebbe stato quel pomeriggio. Sentiva la sua mancanza e voleva davvero, davvero, tornare ad essere suo amico. Come, ancora non lo sapeva.
 
Dopodiché la Dottoressa lo spedì a far colazione e Blaine, quando arrivò una volta in sala mensa, dopo aver preso il suo vassoio, si sentì chiamare.
«Blaaaine! Blaiine! Siamo qui!» lo chiamò un bambino, che il piccolo riconobbe come Marc, il quattrodenti. Aveva solo quattro denti perché, come aveva detto un pomeriggio gli altri li aveva presi il topolino e “il topolino Lino ne ha più bisogno di me, Blaine, deve in qualche modo mangiare tutto quel formaggio!”.
Blaine, in tutta risposta, fece spallucce.
Raggiunse il tavolo dove c’erano Marc e gli altri bambini e subito si intromise nella conversazione. Stavano parlando del gioco dei Pirati.
«Anche io voglio fare il pirata!» Esclamò, entusiasta, il riccio, contrastando il vociare degli altri.
«Non puoi fare il pirata, Blaine, sei troppo basso1». Constatò Justin, il bambino con il braccio gessato, con una faccia seria che lo fece imbronciare.
«Allora farò il Capitano!» esclamò il piccolo, mettendosi una mano sull’occhio a mò di benda e alzandosi sulla sedia. «Ora sono alto, più di tutti! Quindi farò il Capitano!» affermò, incrociando le braccia attorno al petto.
«E va bene, per questa volta sarai tu, il Capitano» gli disse Justin.«Ma per la prossima volta, devi crescere» terminò, puntandogli un dito di avvertimento.
«Come posso crescere velocemente?» chiese Blaine, grattandosi la testa, pensieroso.
«Bevendo latte» gli sussurrò Marc. «Con me ha funzionato» continuò il quattrodenti, sporgendosi verso Blaine. «Sono cresciuto tanto così» e gli indicò la distanza tra il pollice e l’indice.
«Wow, allora bere il latte fa veramente crescere!» esclamò il piccolo, ma subito dopo gli venne un dubbio. «Marc, ma come hai fatto a capire che sei cresciuto tanto così?» domandò, curioso.
«Ho chiesto alla mia dottoressa di disegnarmi una riga sul muro, da terra fino all’alto e ogni giorno, quando mi alzo, mi spiccico sul muro e la dottoressa mi mette un segno dove sono cresciuto.»
Blaine rimase stupito da questa rivelazione e non vedeva l’ora di parlarne con la Dottoressa Sorriso e farlo anche lui. Così lo avrebbe mostrato anche a Cooper, che stava diventando grande.
«Però» lo raccomandò Marc, guardandolo negli occhi «devi ricordarti di bere tutte le sere il latte caldo, altrimenti non funziona!» concluse, strabuzzando gli occhi e sputacchiando dappertutto.
Blaine lo rassicurò con un sorriso.
 
Un’ora dopo Blaine e i suoi amici si trovavano, insieme ad altri bambini, nel salone con la Dottoressa Balbettante – perché, come gli sussurrò Marc, “ogni volta che si imbarazza, comincia a balbettare” – e iniziarono a scaldare la voce.
Dovevano cantare “The most wonderful day of the year”2 e fare una specie di balletto.
 
Diverse ore più tardi, Blaine non riusciva a credere a tutto quello che era successo, pensava fosse stato tutto un sogno eppure non era così.
Ha partecipato a quello che lui ha definito il secondo giorno più bello della sua vita.
Lo spettacolo di Natale.
Non riusciva ancora a crederci, perché tutto era accaduto così in fretta ed era tutto un miscuglio di rosso, verde e giallo. La cosa che lo aveva fatto divertire di più era stata travestirsi da tanti piccoli elfi, e per la prima volta Blaine aveva indossato delle orecchie a punta.
Non vedeva l’ora che arrivasse Natale, per mettere in mostra tutto quello che avevano fatto, davanti alle loro famiglie.
 
Era sera inoltrata quando Blaine si recò in camera per andare a dormire, dopo aver passato la serata a giocare con Marc e gli altri nella sala giochi, e quasi si dimenticò del latte.
Si picchiettò la fronte, dandosi dello schiocco – e meno male che Marc prima di andare via gliel’aveva ricordato! – e trotterellando ritornò in mensa e chiese alla cuoca un bicchiere di latte.
«Mi raccomando, Blaine! Fai attenzione!» Gli urlò la cuoca, mentre il piccolo era già sulla via del ritorno, con il bicchiere davanti a sé, attento a non farlo cadere.
 
Fu così che lo trovò Kurt, nel corridoio.
Stava svoltando l’angolo quando si imbatté in Blaine, con la lingua in mezzo alle labbra, l’espressione concentrata, gli occhi stretti a due fessure e puntati solo ed esclusivamente sul bicchiere.
Kurt si bloccò all’improvviso mentre Blaine sembrò non accorgersene e andò avanti nella sua direzione. Per fortuna Kurt fu più svelto e si spostò di lato, permettendo all'ignaro Blaine di continuare la sua camminata.
Kurt avrebbe voluto scusarsi con Blaine, sapeva di aver esagerato, ma non lo fece. Non ora. Scappò via, prima che Blaine potesse accorgersene ma svoltato l’angolo si fermò ad osservarlo attentamente, prima che questi sparisse dalla sua vista.
Blaine arrivò alla sua stanza, poggiò il bicchiere sul comò e tirò un sospiro di sollievo, mentre si asciugava qualche piccola goccia di sudore con la manica.
«Whoah, che impresa titanica!» Esclamò il piccolo a nessuno in particolare.
Soddisfatto dell’impresa, s’infilò il nuovo pigiama – gli era arrivato giusto quella mattina e si era dimenticato di aprirlo – e notò con un grugnito che era un altro pigiama di Cars.
Mugugnò, perché non sopportava quelle stupide macchine  – e sua madre continuava a non capirlo – e avrebbe preferito gli ometti gialli3 di Cattivissimo Me, piuttosto.
E poi, guardandolo meglio, non aveva nulla di speciale: era tutto bianco, con quelle stupidissime macchinine al centro.
Il piccolo Blaine sospirò rassegnato, perché è inutile, tanto la mamma non riuscirà mai a capirci niente, di vestiti.
«Signor Bianco, io e lei proprio non andiamo d’accordo!» Brontolò il piccolo, gesticolando con la mano. Dopo l’ennesimo sbuffo si passò le mani tra i riccioli e mugugnando cose incomprensibili, mosse la testa a destra e a sinistra, mentre gli sfuggivano parole come “matto”, “i ricci mi diventeranno bianchi, domani” e avrebbe continuato così ancora per molto tempo se non fosse stato per una risata cristallina che interruppe il suo monologo.
Il bambino si girò verso la fonte del rumore e, individuatola, spalancò gli occhi.
Perché davanti alla porta c’era Kurt, con entrambi le mani sulla bocca, che cercava di trattenere una risata.
«Kurt»
Lo sussurrò, il suo nome, Blaine. Aveva paura che sparisse e per questo saltò giù dal letto così velocemente da inciampare persino nei suoi stessi piedi e cadde di sedere; eppure Kurt rimase fermo lì, immobile, appena all’entrata della sua camera. No, non sta andando via.
 
Il bambino dagli occhi cerulei si guardò attorno nervosamente, ma il corridoio era deserto perciò si azzardò a fare un passo timoroso verso la stanza di Blaine. Un passo, non di più.
Kurt osservò attentamente Blaine per qualche secondo, poi prese un bel respiro e sputò tutto quello che gli doveva dire, proprio come gli aveva detto la Dottoressa Sorriso.
«Mi dispiace. Non volevo essere così cattivo con te. Spero che mi perdonerai.»
 
Kurt lo disse con poca convinzione, con lo sguardo altrove e gli occhi – Blaine l’aveva notato subito – opachi, e il biondo sperò che facesse finta di niente e lo lasciasse andare.
Per l’ennesima volta, il riccio lo sorprese.
«Tu non vuoi essere mio amico» sussurrò Blaine e quella verità fece male, talmente male che si sentì come se stesse bruciando dentro, mentre gli occhi gli diventavano umidi. Non voleva davvero piangere davanti a Kurt, ma non ce la fece e sentì qualche lacrima bagnargli il viso.
 
Quella scena sembrò far sbloccare qualcosa in Kurt e quando se ne accorse era ormai troppo tardi.
Blaine aveva smosso la sua anima, il suo cuore e l’intero suo mondo.
 
«Ma io voglio essere tuo amico. Tu vuoi essere mio amico e tenermi per mano?».
 
Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse fermarle e Kurt si sentì all'improvviso vulnerabile e spaventato per un  futuro rifiuto.
“Non dovevo farlo” pensò, mentre guardava Blaine, attendendo una risposta che forse non sarebbe arrivata.
Avrebbe voluto scappare, Kurt. Voleva fuggire lontano da tutto e tutti, rinchiudersi nel suo mondo, dove non esisteva tristezza e - oh! - Blaine sorrise. “Forse non ha rifiutato, del tutto, la mia proposta” pensò.
Sì, Blaine stava sorridendo perché aveva visto che Kurt lo voleva, lo voleva veramente perché quando l’ aveva detto, quando aveva pronunciato quelle parole, i suoi occhi si erano illuminati ed era così felice che non resistette alla tentazione e si gettò addosso a lui, per abbracciarlo.
Quel brusco e inaspettato movimento fece perdere l’equilibrio ad entrambi, che cascarono di sedere e, dopo qualche secondo a fissarsi, scoppiarono a ridere.
Il fracasso venne sentito dalla Dottoressa Sorriso che, insospettita, entrò nella stanza di Blaine e vedendo i due bambini ancora svegli – e soprattutto Kurt, fuori dalla sua stanza, violando il coprifuoco – li rimproverò.
Dopo la ramanzina, Kurt fu costretto ad andarsene – non voleva beccarsi un’altra strigliata! –  salutò Blaine e baciò la Dottoressa Sorriso  per poi correre in camera sua, sperando che nessun’altra infermiera lo i rimproverasse, essendo in giro durante il coprifuoco.
 
Intanto la Dottoressa Sorriso stava aiutando Blaine a mettersi nel letto, mentre il piccolo gli raccontava della giornata, soprattutto della scoperta del latte che faceva crescere e di aver fatto finalmente pace con Kurt.
Con un sorriso a trentadue denti, il bambino bevve il suo latte e poi, stremato dalla giornata, crollò fra le braccia di Morfeo, con un sorriso sulle labbra.
 
 
I giorni passavano tanto in fretta che Blaine non se ne rese conto e di punto in bianco si svegliò che era già Natale.
«È Natale!» Esclamò il piccolo, mentre la Dottoressa Sorriso entrava per vestirlo e prepararlo per la recita.
«Oggi quanto sono cresciuto, Dottoressa?» domandò curioso il bambino, guardando la stecca dove erano segnate delle linee.
«Sei cresciuto di due centimetri, in questa settimana, Blaine. Devi aver pazienza!» rispose entusiasta la Dottoressa, eppure Blaine non ne sembrava felice.
«Solo?! Ma è troppo poco! Non sono cresciuto abbastanza! Lo sapevo io, che dovevo bere più latte!» Si lagnò, mentre la Dottoressa scoppiava a ridere.
«Non ti preoccupare, Blaine! Crescerai! – lo rassicurò, puntandogli il dito contro – Sì, tu crescerai! Ora preparati, tra poco andiamo in scena!» gli disse e Blaine scoppiò a ridere, perché la Dottoressa aveva imitato suo fratello senza rendersene conto, ed entrambi si avviarono verso il salone.
La sala era ghermita di persone: parenti, famigliari e amici più stretti erano venuti ad assistere alla recita e – notò Blaine, mentre sbirciava da dietro il sipario – sulla destra, o sinistra? Blaine si confondeva sempre, c’erano sua madre e suo fratello che lo salutarono non appena lo videro, facendolo illuminare.
Mentre una dottoressa, la narratrice, annunciava agli spettatori che lo spettacolo aveva inizio ed iniziava ad introdurlo, dietro le quinte Blaine si sentiva parecchio agitato.
Era la sua prima recita e temeva che qualcosa andasse male, ma quando sentì una mano poggiarsi sulla sua e vide due occhi azzurri che lo fissavano sorridenti, si calmò.

Mentre la narratrice annunciava l’inizio dello spettacolo, tutti i bambini appostati dietro il sipario, presero un respiro profondo e andarono in scena.
Dopo due ore di battute, balli e cori, Blaine non riusciva a crederci.
Il pubblico stava impazzendo, tra applausi, fischi e molte esclamazioni ed era stato tutto così perfetto, così magico, così fantastico che Blaine si sentiva davvero come se fosse un eroe e avesse appena salvato la sua città preferita. Non era mai stato meglio.
Quando raggiunse la sua mamma e Cooper, Blaine notò che stavano parlando con una famiglia.
C’era un uomo con un cappello da baseball in testa, una donna dal viso gentile e un ragazzo molto alto, che si guardava attorno spaesato.
“È molto più alto di me” pensò il piccolo, s squadrandolo quel strano ragazzo. Dovevano avere più o meno la stessa età eppure sembrava più grande o forse era dovuto dall’altezza.
“Probabilmente beve tanto latte, la sera”si convinse il riccio, mentre raggiungeva la sua famiglia.
«Blaine! Tesoro!» Lo salutò la mamma e il piccolo poté giurare – mentre ricambiava - di aver visto quel buffo signore con il cappello guardarlo in modo strano e… sorridere.
 
«Papà!» Gridò una voce alle sue spalle – che Blaine, successivamente, identificò come quella di Kurt – e il piccolo si girò giusto in tempo per vedere l’amico e quell’uomo, suo padre, stringersi in un abbraccio, mentre la donna sorrideva felice e il bambino a fianco… mangiava.
 
«Tu bevi il latte prima di andare a dormire?».
Glielo chiese così, su due piedi, senza pensare al fatto che era una domanda personale e che forse lo avrebbe imbarazzato, eppure quello strano bambino gli rispose qualcosa, ma Blaine non capì cosa, perché stava parlando con la bocca piena.
 
«Finn! Un po’ di educazione! Non si parla con la bocca piena!» Lo sgridò la donna, che Blaine suppose fosse sua madre.
 
«Scusalo, fa sempre così» Gli disse Kurt, avvicinandosi, con la mano stretta in quella del padre.
«Comunque lui è Finn, mio fratello. Lei è Carole e lui è mio padre, Burt.» Li presentò Kurt e Blaine li guardò attentamente, perché quella era la famiglia di Kurt, eppure Blaine – che, dopotutto, era un bambino tutt’altro che stupido - notò che Kurt non chiamò Carole sua madre e si stava domandando il perché, quando all’improvviso Cooper, spingendo da una parte il fratello minore, si presentò all’angelo dagli occhi color cielo.
 
«E così tu saresti quell’adorabile angelo dagli occhi color cielo?» esclamò il moro, facendo imbronciare Blaine e far facendo alzare uno sopracciglio al piccolo Kurt.
«Piacere, io sono Cooper, il fratellone dell’hobbit» si presentò, allungandogli la mano.
In tutta risposta, Kurt lo guardò dubbioso e dopo aver cercato lo sguardo di suo padre – alla ricerca di un consenso, forse –gliela strinse.
 
La giornata terminò così, con entrambe le famiglie a parlare del più e del meno, mentre i tre piccolini giocavano nella piccola stanza.
Quello per Blaine fu il miglior Natale di tutta la sua vita.
 
 

Note:

1: L’avrete riconosciuta tutti, vero? È la famosa battuta del famoso spot yogurt Fruttolo – pirati .
2:  The most wonderful day of the year è una delle mie canzoni natalizie preferite, nel Glee.
Ecco un link – la potete trovare anche nella 2x10 - : clikc me .
3: Gli ometti gialli di Cattivissimo Me sono questi e io li amo troppo *3*
 

 
N/A:

Ta-daaaan!
Eccomi qui, come vi avevo promesso!
Inizio a dire che mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, soprattutto la scena di latte e di Marc *-* Adoro Marc, il quattrodenti!  
Molto fluffuoso, vero? *occhi dolci*
Finalmente abbiamo un inizio con i piccoli Klaine. Che ne pensate? J
Spero che apprezziate questo Kurt e io tendo a renderlo il più ic possibile ma potrebbe sfuggirmi di mano…quindi fatemi sapere!
E si, ritorna Cooper! ( Smettetela di fissargli i pettorali, lo so che lo state facendo!), godetevelo perché non so quando tornerà! JJ
 
 
Prima dei ringraziamenti un ultima cosa: gli aggiornamenti.
Poiché sono in una specie di blocco con i capitoli Lspero di riuscire ad aggiornare entro due/tre settimane, giù di li. Mi scuso in anticipo per i ritardi, cercherò di fare del mio meglio!
 
Ringraziamenti:
Questa storia ha, finora, 12 recensioni, 5 preferite, 3 ricordate e ben 33 seguite. Senza contare le visite. Le vostre recensioni sono davvero bellissime. Ogni volta mi commuovo e siete una vera ispirazione per me. Grazie, davvero *3* Grazie! Spero di non deludervi!
Quindi, vi ringrazio davvero tanto e spero seguirete e recensite questa storia fino alla fine.
 
 
 Ps. Ho fatto un banner alla storia - che amo un casino, tra l'altro - e mi stavo domandando, qualcuno è bravo/a con le fan art? \o/ 
Se ne trovate, linkatemele <3 
PPs. Mi scuso con l'html. A volte ho dei seri problemi con questo coso :s
 
Se avete dubbi, domande, curiosità o per sapere quando aggiorno potete trovarmi alla mia pagina Facebook.
 
 
Un bacio,
R i n.
   
 
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