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Autore: Alexiel_Slicer    18/01/2013    3 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I


Da dietro la porta si sentirono provenire dei rantoli. Tom era proprio lì davanti, con il suo caffè dal sapore pessimo, appena comprato al bar dell'ospedale, per cercare di tenere a bada quegli improvvisi attacchi di sonno che lo sorprendevano a causa delle notti insonni passate su una scomodissima sedia di plastica, vicino al capezzale del fratello in attesa del suo risveglio.
Ormai era da due settimane che era diventato cliente fisso di quel bar e quell'edificio che puzzava di malattia e peggio il suo alloggio.
A quei lamenti lasciò cadere a terra il bicchiere di cartone del suo espresso, ancora pieno e da cui aveva preso solo uno stentato sorso.
Aprì subito la porta facendo irruzione nella stanza.
Trovò il fratello riverso sul pavimento in preda a singhiozzi.
"Bill, mio Dio...!" mormorò attonito "Fermo, ti aiuto".
Questo lo spinse via con un braccio.
"Lasciami" biascicò.
"Che dici? Smettila!" ribattè il ragazzo, per poi passare un braccio nell'incavo sotto le ginocchia del fratello e l'altro dietro la sua schiena. Lo sollevò con una piccola smorfia e l'adagiò sul letto, dove lo sistemò e coprì.
"Cosa mi è successo?..." mormorò rauco Bill con la testa inclinata sulle sue mani dalle dita intrecciate, poggiate sul suo grembo.
"Ti spiegherò tutto più tardi, ma adesso dimmi: come stai? Hai bisogno di qualcosa? Meglio se vado a chiamare il dottore...".
Tom mosse qualche passo verso la porta, ma si pietrificò ancora prima di raggiungerla quando il fratello mormorò con freddezza: "Come vuoi che stia? Mi sono svegliato e ho scoperto di non poter più camminare...".
Il ragazzo si voltò pallido, affranto verso di lui. Sapeva bene di quella possibilità, il dottore una settimana prima era stato chiaro nel dirgli che molto probabilmente il fratello non sarebbe più stato capace di camminare, che sarebbe finito su una stupida sedia a rotelle. Si, lui quello lo sapeva, ma come poteva dirglielo ora? Appena sveglio da un coma durato due settimane che erano sembrate secoli? Come poteva guardarlo negli occhi e dirgli "Si, non potrai più camminare"? Non poteva, non ne aveva la forza.
Mentì. "Il dottore aveva detto di questa  probabilità, ma non ti allarmare: è solo una cosa temporanea. Presto ritornerai a camminare, è solo lo shock causato dall'incidente". Si sforzò di accompagnarsi da un sorriso rassicurante.
"Incidente?".
"Si, ricordi la serata in discoteca?".
"Forse...".
"Eri sbronzo, sbronzissimo, così come anch'io. Ti sei interstadito sul voler salire a fare un giro su un'auto con dei ragazzi appena conosciuti. Anche loro erano completamente cotti...ti ho lasciato andare su quella macchina, ma io, Andreas e Ria ti seguivamo con la nostra auto, poi improvvisamente avete iniziato a sbandare, invadere la corsia opposta e buttarvi quasi sui muri. Ho provato a chiamarti e dirti di scendere da lì, ma tu non rispondevi. poi ho visto l'auto girare su se stessa e andare a sbattere sul guard rail con violenza...la ruota posteriore ci passò accanto, pezzi di lamiera e frammenti di vetro erano sparsi sull'asfalto e l'auto...l'auto era accartocciata su se stessa...una ragazza per il forte impatto era stata sbalzata fuori, ormai in fin di vita, gli altri due erano gravemente feriti e tu...tu avevi metà del corpo incastrato tra le lamiere...arrivato al pronto soccorso sei entrato in coma e ti sei svegliato adesso, a distanza di due settimane".
Bill si limitò ad annuire lievemente.
"Ora vado a chiamare qualcuno, tu nel frattempo riposa e se hai bisogno di qualcosa chiama l'infermiera" detto quello lasciò la stanza.
"Non sei mai stato bravo a mentire, Tom..." mormorò il ragazzo con un amaro sorriso sulle labbra, appena la porta fu chiusa.
Strinse i pugni sulle lenzuola che poi tirò via scoprendosi. Con riluttanza alzò fino alle cosce la tunica che lo vestiva: le sue gambe erano segnate da cicatrici, marchio indelebile di quell'incidente.
Le lacrime presero a scendere da sole dai suoi occhi.
"Maledizione...maledizione!" urlò scaraventando a terra con un braccio tutto ciò che stava sul comodino di fianco al letto.
Si portò entrambe le mani sul viso stringendo tra le dita ciuffi di capelli agguantati per caso, poi si fece sprofondare nel letto addormentandosi poco dopo con le lacrime ad inumidirgli le guance.
Sognò, sognò controvoglia quegli attimi annebbiati nella sua mente e che il fratello con il suo racconto aveva ravvivato come si fa con una fiammella in procinto di estinguersi.
Le lamiere fredde e taglienti conficcate nella sua pelle intrappolandolo in una morsa dolorosa, la voce di Tom che l'incitava di non perdere i sensi, la vista offuscata, il suono delle sirene dell'ambulanza in lontananza, l'odore ferreo del sangue che invadeva prepotentemente le sue narici.
Era tutto lì, nella sua mente di nuovo. Tanti frammenti di un puzzle, ormai ricostruito.
Se avesse saputo prima come sarebbe finito, su una sedia a rotelle, come un invalido, impedito nei movimenti, senza più camminare agevolmente sul palco, senza più correre. Dipendere costantemente dagli altri e soprattutto dal fratello, essere un peso per lui. Se l'avesse saputo prima avrebbe preferito chiudere per sempre gli occhi tra quelle macerie d'auto. 
  
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