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Autore: Koa__    18/01/2013    2 recensioni
Spock e Jim. Un'amicizia che lentamente si sta trasformando, che sta mutando in qualcosa di più complesso. Sentimenti che cambiano ed emozioni che sfuggono anche al controllo della più ferrea e rigida logica. Una storia introspettiva che prova a scavare nell'animo del vulcaniano Spock e del suo appassionato capitano James Kirk.
(TOS)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il verde cuore del signor Spock



«Ciò che sto per dirle vorrei che restasse privato e se potesse non parlarne con il dottor McCoy mi farebbe cosa gradita». 

La voce seria e fredda del signor Spock risuonò nella cabina del capitano, riecheggiando leggermente. A Kirk quella situazione pareva irreale: si era sempre considerato suo amico e, nonostante la ritrosità mostrata dal vulcaniano, sapeva che quel sentimento era reciproco. Avrebbe fatto tutto per lui ed in effetti l'aveva anche dimostrato. Come quelle volta in cui aveva disobbedito agli ordini solo per portarlo su Vulcano, aveva rischiato la carriera e non si era affatto pentito; ma ascoltare pene d'amore per un'imprecisata donna era davvero troppo. Così com'era insopportabile il pensiero che qualcun'altra possedesse il suo cuore.

 


«Se si tratta della ragazza di cui è innamorato, le devo chiedere di desistere dal confessarmi le sue disavventure. Sono suo amico, ma in questo momento non sono in vena d'affrontare certi discorsi» tagliò corto Jim.
«Io credo che lei non abbia capito» insistette Spock, avvicinandosi maggiormente e provando ad incrociare il suo sguardo sfuggente.

Al primo ufficiale sembrava proprio che il capitano stesse cercando di evitarlo, perché da che era entrato non l'aveva mai guardato negli occhi. Un atteggiamento atipico per uno come Kirk, il cui carismatico sguardo non lasciava mai il proprio interlocutore. E proprio come aveva intuito poco prima, Jim era stranamente imbarazzato e Spock non riusciva ad afferrarne il reale motivo.

«Perché, non è di quello che voleva parlarmi?» domandò Jim con un tono di voce particolarmente elevato. «Io vengo nella sua cabina per sincerarmi riguardo la sua salute e lei mi dice che si è innamorato di chissà chi, come se me ne importasse qualcosa!» concluse sempre più nervoso.
«Capitano, lei davvero non riesce a comprendere» insistette Spock.
«Comprendere cosa?» urlò con una strana ed inappropriata disperazione.


Jim sapeva di doversi calmare. Non era il caso di perdere la ragione per un fatto del genere, anche perché nel momento in cui aveva deciso di confessare a Spock i propri sentimenti, aveva messo in conto il fatto che lui avrebbe potuto non ricambiarlo. Bene, ora aveva avuto la conferma ai propri timori: il suo amico non lo amava. Adesso doveva soltanto comportarsi da uomo maturo e riprendere il controllo di sé. Inspirando a fondo, il capitano provò a farlo. Anche se faceva un male da morire, anche se avrebbe voluto fuggire dall'altro capo dell'universo mettendo migliaia di anni luce da lui, era imperativo tornare ad essere padroni del proprio corpo e della propria mente.

Una passeggiata per un comandante d'astronave! Pensò cercandolo con lo sguardo.

«Mi scusi, sono in opportuno, lei cerca aiuto ed io...» mormorò poco dopo abbassando il capo e rifuggendo ancora i suoi occhi, perché di reggere il suo sguardo ancora non ne era capace. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era di perdersi nelle iridi profonde di Spock. Perché il pensiero che non sarebbe mai stato suo, era più forte di qualunque altra cosa e l'idea che non l'avrebbe mai amato era insostenibile.


«Jim» disse il primo ufficiale azzerando la distanza che li divideva. 

Nella voce di Spock c'era forse un tono dolce? O era soltanto una sua impressione? 

«Mi rendo conto che ciò che sto per dirle è privo di ogni logica, ma...»
«Le ho detto di lasciar perdere» disse a denti stretti.
«Deve sapere che la persona per cui provo questi sentimenti...»
«Spock, per favore» l'implorò.
«Capitano, Jim, quella persona sei tu».


«Ponte a capitano Kirk, capitano Kirk risponda per favore».


Era la voce del tenente Uhura che lo aveva svegliato? Ma poi, stava dormendo per davvero? E il suo primo ufficiale Spock, colui che negli ultimi mesi aveva popolato le sue fantasie notturne e diurne, gli aveva davvero detto di amarlo? Jim aprì gli occhi inspirando lentamente, l'aria artificiale della cabina gli accarezzava la pelle del viso, mentre l'odore inebriante del vulcaniano arrivava alle sue narici stuzzicandole piacevolmente. Sollevò lo sguardo su di lui, quegli occhi scuri lo fissavano ancora e l'intensità con cui lo guardavano era quasi difficile da sopportare. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, il viso si arrossò e le mani presero a sudare.

No, non era un sogno.

«Capitano, la stanno chiamando».

La sua voce profonda lo riscosse, scrollò poi il capo allungandosi verso il comunicatore alla parete.

«Che succede, Uhura?» chiese provando a controllarsi.
«Capitano, una nave Klingon è entrata nel raggio dei sensori e procede a rapida velocità nella nostra direzione, stanno caricando le armi».
«Allarme rosso, scudi al massimo e batterie pronte».
«Sì, signore» rispose la voce calma del tenente, che richiuse la comunicazione pochi istanti più tardi.

Indeciso sul da farsi, Jim si voltò verso Spock. Come al solito il suo primo ufficiale non mostrava segni d'agitazione, esattamente il contrario di ciò che era lui ovvero un fascio di nervi.
«Dannati Klingon» imprecò; quello era proprio il momento peggiore.
«Capitano, credo che...».

Il vulcaniano non riuscì a terminare la frase, che un potente colpo fece vibrare l'Enterprise; i nemici stavano evidentemente attaccando.

«Il ponte richiede la sua presenza» insistette l'ufficiale scientifico.
«Aspetta...» mormorò invece Kirk azzerando la distanza che li divideva. 

Dopo aver preso il suo viso tra le mani, Jim sfiorò le sue labbra sottili dando vita ad un tenero bacio.

E fu talmente rapido che a entrambi parve che nemmeno fosse accaduto, solo il sapore dell'altro rimasto sulle labbra era la prova che non se l'erano immaginato.

«Ne riparleremo» mormorò Kirk prima di scappare sul ponte di comando.



 

*


 

Ciò che i Klingon non potevano sapere era che il capitano James Kirk, quel giorno, non era proprio in vena d'essere accondiscendente. Dopo esser stato interrotto durante quello che doveva essere uno dei momenti più belli della sua vita, era corso sul ponte e si era accomodato alla posizione di comando, fissando lo schermo infuriato. La nave si era rivelata essere uno sparviero di prima classe che, tenendosi fuori dalla loro distanza di tiro, di tanto in tanto faceva fuoco senza però scalfire i potenti scudi dell'Enterprise.

«Perché diavolo ci stanno attaccando?» tuonò irato, reggendosi ad un bracciolo. «Sulu, manovre evasive; tenente Uhura provi a contattare il capitano klingoniano; Checov siluri fotonici: la colpisca».

E qualche istante dopo il suo arrivo, anche il primo ufficiale era uscito dal turbo ascensore. Quando l'aveva visto dirigersi alla postazione, Jim non aveva atteso un solo istante e lo aveva raggiunto.
«Spock, non riesco a capire» aveva detto «in questo sistema solare c'è per caso qualche pianeta, planetoide o chissà che altro, che loro rivendicano? Siamo lontani anni luce dai confini dell'Impero, che diavolo fanno qui?».

Il vulcaniano aveva quindi sollevato un sopracciglio, anche lui era alquanto perplesso.
«I motivi possono essere molteplici, ma si ricordi che i Klingon non agiscono secondo logica. Cercare una motivazione sensata nel loro gesto è solo una perdita di tempo». Kirk aveva poi annuito gravemente, Spock aveva come al solito ragione.
«Analizzi quell'astronave, voglio sapere tutto» aveva ordinato, mentre l'Enterprise faceva fuoco.


Qualche minuto più tardi fu la voce di Spock ad interrompere il corso dei suoi pensieri, tante cose, troppe gli frullavano in testa. I numerosi eventi avvenuti durante quella giornata, erano stati coronati dalla sensazione di libertà che provava ed era un qualcosa di impareggiabile. Si erano baciati ed ora erano entrambi lì, a svolgere i rispettivi compiti come se nulla fosse accaduto, come se il loro rapporto non fosse cambiato radicalmente da un momento all'altro. E quel bacio, seppur sfuggente, gli aveva permesso d'assaggiare la sua essenza. Quante volte l'aveva sognato? Quanto a lungo aveva desiderato di far sua quella bocca sottile e accarezzare il suo viso verdastro? Tante, troppe e adesso che finalmente aveva saggiato la loro consistenza e che si erano baciati, neppure poteva godersi il momento. Era il prezzo che doveva pagare per essere un uomo delle stelle, entrambi lo sapevano, entrambi erano preparati.

«Vedo cinque segni vitali, tutti klingoniani. I motori hanno subito dei gravi danni, ma non sono state le nostre armi a ridurli in quello stato» disse il primo ufficiale.
«E allora chi?» domandò con urgenza.
«Occorrono altre analisi» spiegò Spock.
«Le faccia!» ordinò perdendosi nuovamente in mille pensieri.



 

*


 

Il tenente Uhura richiuse la comunicazione dopo aver visto il viso del capitano Krong sparire dal grande schermo, senza nascondere d'essere perplessa. Sapeva che i Klingon non erano una specie facile con cui avere a che fare, non erano certo i vulcaniani sempre logici e rigorosi, ma allo stesso tempo non pensava che potessero arrivare a tanto. Dopo aver attaccato l'Enterprise, il capitano Krong aveva intimato loro di lasciare il sistema di Tremer, con la minaccia di distruggerli. Come se quel quadrante fosse appartenuto a loro, che presuntuosi e arroganti!
«Per favore, tenente chiami l'ammiraglio Komack e lo passi nella mia cabina. Checov mi faccia un rapporto dettagliato dei dati che siamo riusciti ad avere analizzando quello sparviero. Voglio sapere tutto: stato dei motori e soprattutto se c'erano tracce di un qualche tipo di plasma, cerchiamo di capire chi l'ha attaccata e perché; Spock venga con me». Il capitano sparì poco dopo nel turbo ascensore insieme all'ufficiale scientifico e, mentre eseguiva i suoi ordini, Nyota non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe andata a finire quella strana storia.




Kirk si sedette alla scrivania della sua stanza, accendendo lo schermo che aveva davanti sé. Al suo fianco, Spock faceva sentire la propria presenza così da sostenerlo. Quando il viso dell'ammiraglio apparve sul visore, entrambi presero ad ascoltare con attenzione.
«Jim». La voce cordiale dell'uomo salutò il giovane capitano.
«Signore, non avrei voluto disturbata, ma è avvenuto un fatto increscioso e ritengo di dovervi informare».
«Che è successo?» l'incalzò.
«Stiamo esplorando il sistema di Tremer, stando alle informazioni del computer ci sono almeno tre pianeti abitabili che non sono mai stati esplorati dalla Federazione. Ci stavamo preparando per le missioni, quando siamo stati attaccati da una nave klingoniana».
«Klingon hai detto?»
«Esatto! Il loro capitano era un certo Krong... Ci ha detto di uscire dal sistema solare e il suo era un ordine più che un invito, ci ha anche sparato addosso. Il che è assurdo dato siamo lontani anni luce dai confini dell'Impero».
«Mh» mormorò Komack meditabondo, «Tremer... Non mi risulta abbiano diritti o interessi in quella zona. Casomai avremmo potuto avere problemi con i romulani, sei sicuro che appartenessero a quella razza?»
«Sicurissimo! Krong lo era di certo, ho dato ordine di fare un'indagine approfondita, le farò avere la relazione il prima possibile».
«Grazie, Jim e per il momento uscite dal sistema, ma non allontanatevi troppo. Resto in attesa del tuo rapporto, ma tu nel frattempo cerca di non metterti nei guai».
«Tenterò» mormorò Jim trattenendo un sorriso, prima di spegnere lo schermo e chiudere la conversazione.


«Che dobbiamo fare?» chiese poi Kirk spostando lo sguardo su Spock.
«Ritengo che quanto suggerito dall'ammiraglio sia la soluzione più logica, allontaniamoci mentre attendiamo d'avere maggiori informazioni. Le sconsiglio iniziative di carattere personale, potremmo trarre anche di vantaggi da questa fase di stallo» disse con un tono vagamente malizioso.


Jim premette il comunicatore interno chiamando il ponte, senza smettere un solo istante di guardare la figura del suo primo ufficiale. Dopo aver dato ordini a Sulu circa il da farsi, il suo sguardo ricadde sul vulcaniano che, in piedi accanto a lui, sembrava non aspettare altro che approfondire quel certo discorso.


Una cosa era sicura: anche lui lo desiderava.


Continua...



Dite la verità... ve l'aspettavate? ^O^ E qualcuno si starà anche chiedendo cosa c'entra il titolo con tutto il resto... è inteso come il cuore di Spock che si apre e che per la prima volta confessa qualcosa a qualcuno. Altra nota e poi vi lascio, riguarda il fatto che ho introdotto riguardante i Klingon, è una cosa del tutto priva di senso e che serviva come pretesto narrativo per poter intervallare un po' le cose. Altrimenti era una palla gigantesca e solo seghe mentali, da questo momento in avanti le due faccende si alterneranno e questo farà da accompagnamento/disturbo alle faccende amorose di Jim e Spock.

Alla prossima
_Koa_
   
 
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