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Autore: metaldolphin    18/01/2013    6 recensioni
Che sia sul mare o nello spazio profondo, il cuore di un vero pirata non cambia.... e ciurme che all'apparenza sembrano diverse, possono scoprirsi più simili del previsto!
Una cross-over che mi circola in testa da un bel po', credo l'unica tra questi due mondi apparentemente così diversi.
Fan art ultimo capitolo
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Vita da pirati'
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A differenza di quello che si legge sui libri, la realtà è molto diversa, sapete?
Forse chi scrive, non ha realmente mai vissuto certe situazioni, quindi non sa che, ad esempio, se dormite su di una spiaggia senza un riparo sopra, anche se è estate, la mattina dopo sarete doloranti e con gli occhi gonfi (a prescindere che vi siate sbronzati o meno…)
Certo, la fantasia sopperisce a tante mancanze, ma alcuni particolari non dovrebbero essere trascurati, a mio parere; ad esempio, sapevate che, dopo essere stati in navigazione per un certo periodo, quando si rimette piede a terra si ha comunque la sensazione di oscillare?
E su quest'ultimo punto rifletteva Ronoroa Zoro, guardando la navigatrice sbarcare sull’isola a cui erano appena approdati, in cima a tacchi vertiginosi, ma con passo eccezionalmente fermo. “Ma come ci riesce?” pensava, alquanto perplesso.
Fu distratto dalla folata di vento provocata dal capitano che, scendendo di corsa, si precipitava gioioso sulla terraferma al grido di:
-Si mangiaaaaaaaa!!!!!
-…. Come se fino ad ora avesse fatto altro… -mormorò il cuoco, avviandosi anche lui per la stessa strada verso il molo. Si voltò verso lo spadaccino, immancabile la sigaretta tra le labbra.
-Sono scesi tutti, resti tu di guardia ?
-Umpf...sì…-  mormorò senza nemmeno guardarlo.
-Ti serve qualcosa?- chiese il biondino, espirando un anello di fumo.
Quella premura non era usuale, tra loro: ma Zoro era ancora convalescente da ferite quasi mortali che si era procurato nell’ultimo scontro con la Marina, giunto improvviso ed inaspettato mentre erano intenti a festeggiare il compleanno di Nami.
Sanji, al pari degli altri, si era preoccupato al punto che aveva desistito nel punzecchiarlo come di solito.
-E non chiedermi alcool, che ti è vietato per almeno un mese!- aggiunse con un ghigno che non era riuscito a celare.
-No, non mi serve niente, cuocastro.- rispose, tetro.
Non era difficile capire il perché del suo cattivo umore: “Per un mese niente esercizi, niente alcool, riposo assoluto e basta” aveva sentenziato Chopper, ancora scosso per il difficile intervento che lo spadaccino aveva dovuto subire per mano sua: gli aveva salvato la vita a malapena, dopo avergli estratto dodici pallottole dal corpo.
Era anche questo il motivo per cui rimaneva sulla nave: lo stare di guardia era puramente un modo di dire, su quell’isoletta piccola, sperduta e pacifica: niente li minacciava. La verità era che la debolezza gli impediva di andare in giro ed era un modo gentile, anche se non molto velato, per farlo stare a riposo senza farglielo pesare troppo.
Si stava facendo sera, ma erano in navigazione da tanto e occorreva rifornire sia la cambusa che l’infermeria. Sembrava che cibo e bende, su quella nave di scalmanati, non bastassero mai: il primo ad opera di Rufy, le seconde per Zoro.
Si sentiva stanco, Zoro, nel corpo e nello spirito; tutto l’equipaggio aveva subito danni, ma avevano trascurato le loro ferite, per vegliarlo, tutti, nessuno escluso.
Aveva lottato spesso contro la morte, ma stavolta era diverso: sapeva che anche il migliore spadaccino poco poteva con tante armi da fuoco scaricate contemporaneamente da più parti, ma aveva ugualmente l’impressione di essersi allontanato dal suo obbiettivo; gli sembrava anche che l’attenzione del resto della ciurma fosse esagerata: lo mettevano a disagio tutte queste premure. Sapeva bene che lo facevano perché gli volevano bene, ma cosa poteva farci se non era abituato a tutte queste dimostrazioni di affetto?
Alzò lo sguardo al cielo.
Ormai era buio e le stelle splendevano: l’inquinamento luminoso era pressoché nullo e si provò a ricordare i nomi delle stelle e delle costellazioni che in quelle sere di riposo forzato (ed insonne) la navigatrice provava ad insegnargli pazientemente.
Nami aveva dimostrato una calma, nel farlo, che nemmeno lei sapeva di possedere; certo, un ottimo promemoria erano i fitti bendaggi che coprivano torace ed addome dell’uomo … se stava per perdere la pazienza, bastavano a ricordarle le terribili ore passate dopo la battaglia, quando ancora non sapevano se Zoro sarebbe sopravvissuto alle molteplici ferite.
Erano passati solo quattro giorni e, a differenza di altre volte, era riuscito ad alzarsi in piedi solo quella mattina, gradualmente.
Le piccole luci notturne non gli erano mai parse così belle … forse nemmeno lui pensava che le avrebbe riviste di nuovo.
Focalizzò lo sguardo dell’unico occhio verso un astro particolarmente brillante di cui non ricordava l’esistenza: non era bravo coi nomi, è vero, ma se esistessero o meno, quello, ormai, lo sapeva! La cosa strana era che sembrava spostarsi … no, più che altro dava l’impressione che crescesse … possibile?
Dov’era Nami quando aveva bisogno di lei?
Era anche vero, che, ultimamente sentiva la necessità di averla vicino più spesso...ogni motivo sembrava che fosse giusto!
Scosse la testa, lo spadaccino: era solo una stella un po’ strana, non c’era mica la necessità che lei fosse lì con lui!!!
Alzò nuovamente il viso, ghignando sulla propria debolezza … e sbiancò, quando vide l’astro ingigantirsi e dirigersi, in una scia di fuoco, poco lontano dalla nave, in mare, dove si spense con un inquietante silenzio.


   
 
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