Ciao a tutti,gentaglia filo-HarryPotteresca!
Innanzi tutto,desidero come sempre ringraziarvi per voler leggere la mia
storia:siete il mio primo pubblico ufficiale,il banco di prova per ogni giovane
scrittore,quindi abbiate un po’ di pazienza…
Cooomunque,
forse qualcuno di voi ha già avuto il bene(o la disgrazia) di leggere le
mie fanfic.,e per la gioia(seeeee come no) di
quest’ultimi vi informo che non ho abbandonato Vegeta e che,come
sempre,sto lavorando come un piccolo manovale giapponese sottopagato per
sfornare i nuovi capitoli su cui ho rimuginato fino ad ora senza scrivere
più di mezza frase al giorno…
Ma lasciamo
perdere i penosi dettagli sulla mia produzione;per
quelli che invece mi conoscono solo ora,occorre una presentazione come si deve:
il mio nome è Ceci,adoro Sherlock Holmes,i libri,la scrittura,il
disegno,e nonostante sia assolutamente pazza di Vegeta,ho voluto provare a
mettere su carta(o, in questo caso, su schermo) un’ideuzza della mia
amica Food di parecchie lune fa,riveduta leggermente dalla sottoscritta.
Spero che il
prologo vi piacerà,sebbene(che ricchezza
lessicale,eh?)ospiti un concentrato di incantesimi mortali,riflessioni talmente
tristi da tagliarsi tutte le vene buttandosi giù da un ponte e altre
cose poco carine…
Ma non
perdiamo altro tempo,vi lascio alla lettura di questo
mio scritto,e mi raccomando,non mi stancherò mai di ripeterlo,recensite
in tanti (da che pulpito,io mi dimentico sempre di farlo…)!
Ciaociao da
Ceci,e arrivederci alla prossima fanfiction!
PS:Se avete voglia di scannucciare nella mia produzione
letteraria HarryPotteresca,leggete i primi capitoli di “Haylinn Sangue di
Serpente Anima di Leone”…l’idea è di HarryEly,ma
abbiamo deciso di diventare socie,adottando l’umilissimo pseudonimo di
“TheHalfBloodprincess”(che modestia assoluta,eh?):se vi va di
incontrare un’altra bella ragazza con tanti problemi,dateci uno
sguardo…
PS del PS:Per colpa della mia ignobile ignoranza per quel che
riguarda il mondo di Harry Potter,sono a corto di nomi di incantesimi e non
posso certamente andare avanti a forza di “Avada Kedrava” ed
“Expeto Patronum” (i miei nebulosi ricordi su questo tema si
fermano tristemente qui);se qualcuno volesse aiutare una povera scrittrice a
corto di formule,potrebbe mandarmi qualche incantesimo assieme alle recensioni?
Grazie in
anticipo per il vostro spirito da buoni samaritani,e
ora godetevi(questa volta sul serio)la storia!
PROLOGO
“ Nelle mie mani posso stringere
il destino degli altri…ma non il mio”
Le
chiome frondose delle querce secolari rilucevano al pallido chiarore lunare,proiettando lunghe ombre contorte sul sentiero che
serpeggiava nel bosco;coltri di nubi fioccose si muovevano lente nel
cielo,oscurando le stelle.
D’improvviso
una luce squarciò la notte,alzandosi oltre gli
alberi simile ad un fulmine.
Un
tronco cedette con uno scricchiolio,schiantandosi a
terra.
Una
nuvola di acre fumo nero si alzò dalle radici della pianta,avvolgendosi in sinistri e fluidi filamenti nel cielo fosco.
La
ragazza cadde su un fianco con un tonfo. Una fitta lancinante alla spalla le
mozzò per un attimo il fiato.
Con
un leggero mugolio di dolore,la giovane si
rialzò,girandosi a guardare oltre il grosso albero.
L’intera
foresta era immersa nel più assoluto silenzio,appena
increspato dal suo respiro affannato,ma l’aria palpitava ancora
dell’energia magica appena usata.
Si
scostò una ciocca di capelli dalla fronte,scrutando
tra le ombre del bosco,alla ricerca di un minimo segno di vita. Improvvisamente,un rumore alle spalle,poco più forte di una foglia
che cadeva. Strinse la bacchetta tra le dita,tanto che
le nocche sbiancarono.
Poi,senza preavviso,un’ ombra sgusciò fuori dalla
vegetazione,attaccandola da dietro con un urlo disumano.
Il
suo corpo si mosse prima della sua mente:con uno
scatto fulmineo si girò,la mano afferrò il polso
dell’aggressore,il legno dell’arma magica si puntò contro il
suo petto.
Un
singulto di terrore uscì da sotto il cappuccio:lo
stregone non doveva avere neanche
vent’anni,poco più di un ragazzo,probabilmente arruolatosi in
quell’esercito maledetto più per gioco che per convinzione…
Le
labbra della ragazza si serrarono,i suoi occhi,dello
stesso gelido azzurro degli iceberg,saettarono verso di lui,senza
un’ombra di pietà –Avada Kedrava!-urlò,come se quelle
parole fossero state fatte di veleno. Un raggio di un verde acerbo
saettò verso il ragazzo. Il suo urlo di terrore si spense in un
gorgoglio agonizzante.
La
giovane lasciò cadere a terra il corpo esanime,tornando
all’erta.
Come
volevasi dimostrare,dopo pochi secondi cinque figure
incappucciate sbucarono dal folto del bosco,le punte delle bacchette illuminate
dalla stessa luce verde.
Due
degli aggressori si lanciarono verso di lei,pronti a
sferrare l’attacco,ma un lampo rosso sangue gli sbalzò all’indietro.
La
ragazza si sbilanciò in avanti,pronta al colpo
di grazia,quando un terribile bruciore la sorprese alla schiena. Un piccolo e
rauco grido le scaturì dalla gola:mille
invisibili aghi le perforavano la pelle,propagandosi a tutto il corpo,accecandola…
Nonostante il dolore la maga si
voltò,giusto in tempo per vedere la bacchetta
che l’aveva colpita,e il sottile fumo color smeraldo che le si alzava
dalla schiena.
Successe
tutto in pochi secondi:con un ringhio sofferente si
girò con disumana velocità,saltando indietro e alzando il braccio
verso l’alto:il mantello scuro volteggiò dietro di
lei,accompagnando i suoi movimenti;una sfera d’energia verde si
formò sulla punta della bacchetta nella mano tesa,lanciando riverberi di
luce sugli alberi circostanti. La ragazza scattò improvvisamente in
avanti,abbassandosi e conficcando nel terreno
l’arma magica –Avada Kedrava!-urlò rabbiosamente,e una
scarica di energia serpeggiò verso gli assalitori,squarciando
prepotentemente il terreno del sentiero.
Le
raffiche mortali colpirono gli stregoni,strappando
loro un grido di stupore e paura prima di abbandonarli a terra senza
vita:rantoli agonizzanti si levarono ancora nell’aria insieme a perfidi
sfrigolii,poi più niente.
Un
silenzio di morte calò sulla scena,rotto solo
dal respiro affaticato della maga.
Appena
si riprese tornò ad alzarsi,preparandosi di
nuovo alla fuga;per un attimo il suo sguardo si posò sulle sue vittime,e
un ombra oscurò i suoi occhi chiari:la maggior parte di quei sicari era
poco più grande di lei,con una vita davanti,dei genitori,degli
amici,forse con ancora il ricordo del primo bacio…
Strinse
i pugni:perché,perché aveva dovuto
ucciderli?Perchè guardava solo con un malinconico distacco quelle
attività,così normali per la sua età?Perchè doveva
calibrare,razionalizzare,organizzare ogni sua decisione?Perchè si era
negata la sua giovinezza?
Abbassò
la testa,ritrovandosi a osservare la sua immagine
riflessa in una pozzanghera:scorse il viso,ovale e pallido,su cui campeggiava
un’espressione troppo matura,i capelli,spettinati e
aggrovigliati,risultato di una lunga peregrinazione,e gli occhi,algidi e
impenetrabili…occhi di chi ha provato troppe volte la meschina freddezza
dell’uccidere qualcuno,occhi che non appartengono all’adolescenza…occhi
tristi,due mari tormentati e lividi nascosti dietro una corazza di
ghiaccio…La giovane distolse lo sguardo con un sussulto,girandosi verso
l’interno del bosco. Fredde gocce di pioggia presero a scendere dal cielo
plumbeo,scivolando sopra il suo viso.
-Perché- pensò alzando la
testa verso le nuvole minacciose- perché
ho dovuto imparare a uccidere così presto?-.
Alzò
il cappuccio nero,riallacciò la bacchetta alla
cintura di cuoio e si avviò per il livido tratto di terra grigia.