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Autore: Dikar 93    07/08/2007    1 recensioni
Tom è scappato di casa, Bill lo cerca, in tutti i modi, comunque, con la pioggia o con il sole, ma per un incidente perde la memoria. Ricorda solo Tom, e che lo deve cercare.
Genere: Triste, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tokio Hotel – In Die Nacht
ENIGMA capitolo III

ENIGMA
     capitolo III 

Ultimo capitolo. Allora, scriverlo è stata un'impresa, quando l'avevo quasi concluso quella bestia di mia sorella me l'ha chiuso, dopo due giorni di spremi-meningi. Così l'ho dovuto rifare... Dio mio, ci sono arrivata così in fretta che non mi va di concludere la storia... penso perciò che farò ancora un epilogo. Sì sì, so già cosa scriverci... XD sono molto contenta di come questo ultimo capitolo mi è saltato fuori. Ho inserito il midiplayer con In Die Nacht perché è la canzone che ho usato per scrivere questa fanfiction, è la canzone che mi ha fatto come sottofondo per la camminata di Bill. Insomma, è come il sonoro di quello che sente Bill.
Ora vi lascio alla lettura, ma prima un'ultima cosa:

 l'unica canzone che ricorda Bill, alias Spring Nicht, è stata sostituita da In Die Nacht, perché il suo testo dice esattamente quello che dovrebbe dire. Non avevo ancora guardato la traduzione, prima, scusatemi.

 

 

La pioggia scivolava delicata sul volto di Bill. Quel volto così bello, delicato. Aveva sempre voluto prender cura del suo viso in modo particolare, forse perché essendo una star voleva essere sempre molto bello. Il trucco doveva essere perfetto prima di ogni live, la pelle liscia. Ora quel bel viso era sporco, avrebbe voluto almeno truccarsi, solo un po', senza trucco proprio non si piaceva, gli dava fastidio andare in giro così. Ma non era il momento di pensare al trucco. 
Non c'erano tettoie in quella via. La strada non c'era. I marciapiedi nemmeno. Erano tante antiche villette a schiera che davano su un giardinetto con i giochi per bambini tutti arrugginiti. Non si sentiva volare una mosca, era tutto zitto, muto. Solo il rumore delle foglie che si muovevano al vento, il ticchettio della pioggia e il suo profumo. Il profumo della pioggia, a Bill piaceva così tanto, quell'odore dolce ma amaro allo stesso tempo, che ti invadeva le narici. 
Il vocalist era sempre più stanco, il suo stomaco brontolava affamato. La milza gli faceva male, le gambe gli tremavano e aveva freddo. 
Il dolore al polso andava diminuendo, ma non poteva toccarlo, in tal caso, sentiva come il bisogno di rifarlo. Voleva smetterla di soffrire, voleva sentire il dolore da qualunque altra parte, fuorché il cuore. 
Andò davanti alla porta di una casa, squadrando il tappetino sperando di trovare un qualcosa di appuntito. Non c'era un bidone da quelle parti? Magari lì dentro qualcosa avrebbe trovato! 
Cazzo, doveva farlo, non ce la faceva proprio più. Le lacrime gli accarezzavano le gote sporche. Il cuore incominciò a battergli a mille, prese a tremare tutto, si passò una mano fra i capelli bagnati. Singhiozzando sempre più forte si guardò attorno, sembrava un pazzo. Finché a più o meno cinquanta metri da lui vide una cosina brillare, era vicino a un dondolo arrugginito nel parco. Si mise a correre verso il gioco, ma non trovò niente, solo il tappo di una penna, color argento. Si ricordo di quella cosa che il giorno prima aveva appeso alla collana trovata per terra. Si toccò il collo, aprì la catenina facendosela scivolare nella mano, guardò il ciondolino con la 'T' brillare. Le punte della lettera erano appuntite, non eccessivamente, ma con un po' di forza forse... ridacchiò un po'.
- scusa Tomi - disse alzando gli occhi al cielo, piano, con la voce tremante, corrucciata in  una risatina.  Strinse il ciondolo tra le dita, lo passò sul polso, ma non accadde nulla, neanche una riga, ci doveva mettere molta più forza.
Ridacchiò ancora, come un matto scappato dal manicomio.
Passò il ciondolo sul polso più volte, ottenne un taglietto, da cui non scendeva neanche il sangue, no, il dolore era troppo poco, così non bastava.
Con più forza passò di nuovo il ciondolo sul taglio, ancora, ancora e ancora. Finché il sangue non incominciò a sgorgare dal esso. Goccioline rosse scivolavano sul polso per andare a toccare l'erbetta secca sotto i suoi piedi. 
Ripassò ancora una volta il ciondolo, sporcando la punta di sangue. Alzò la testa e chiuse gli occhi, mordendosi il labbro. Il dolore era tanto, ora, ora gli faceva male, molto più male. 
Sentiva il sangue caldo colare sul suo braccio freddo. Freddo per la bassa temperatura che c'era quel pomeriggio. 
Le lacrime ricominciarono a scivolare sulle sue guance, confondendosi con la pioggia, anch'essa posatosi sul suo volto. 
Riuscì a individuare una fontana un po' arrugginita. Schiacciò il pulsante e si bagnò il polso d'acqua. Quell'acqua che confusa alla pioggia sembrava così inutile. Pian piano il dolore si trasformò in bruciore, il sangue smise di colare e Bill riprese a camminare.

*

- Possibile che nessuno riesca a trovarlo?! Possibile che i dottori di questi tempi siano così irresponsabili da non vedere un paziente che fugge dall'ospedale?! INSOMMA! BILL NON PASSA INOSSERVATO,  CON QUEI CAPELLI...! - strillò la madre dei gemelli in lacrime soffiandosi il naso. 
- Siamo veramente desolati, signora. Non si immagina la nostra umiliazione in questo momento - disse il dottore a testa bassa.
- E il mio dolore lo immaginate?! Ho perso Tom e ora perdo anche Bill! Non siete capaci a svolgere il vostro lavoro! Non siete abbastanza attenti! - disse urlando come una matta, asciugandosi gli occhi gonfi. Gustav le prese una mano e incominciò ad accarezzarla, in modo da calmarla. Georg andò verso la macchinetta e prese una bottiglietta d'acqua.
La porse a Simone. Che l'aprì per poi appoggiarla alle labbra tremanti. Bevve due sorsi e poi la diede al bassista. 
- Simone, secondo me, Bill tornerà, è andato a cercare Tom - disse Gustav veemente.
La madre sbarrò gli occhi. 
- Se è andato a cercare Tomi non tornerà finché non l'avrà trovato! Bill è testardo, anche se sa benissimo che c'è un altro modo per risolvere le cose lui fa di testa sua! Se ci volesse un mese per trovare Tom continuerebbe a camminare. Quei due sono inseparabili! - urlò con voce roca e preoccupata la madre.

Gustav abbassò lo sguardo, non riuscendo a trattenere una lacrima. Georg si andò a chiudere in bagno.

Ormai sarà stata l'una di notte. Si immaginò sua madre che si infilava nelle coperte, per poi scoppiare a piangere, stringendo il lenzuolo contro la bocca per soffocare i singhiozzi.
La sua camera, il suo letto non sapeva minimamente come fossero, se li era immaginati, ma non si ricordava neppure dove provavano. Non si ricordava più nemmeno di un live. Non ricordava più neanche un testo di una delle sue canzoni. Le copertine dei cd. Nulla.
Solo Tomi, In Die Nacht e le persone che gli avevano presentato. 

Mentre la pioggia cadeva sentì come il bisogno di cantare. 
Incominciò a cantare 'In Die Nacht', la canzone che, ricordava, aveva scritto per Tom. Non cantava piano, urlava, e la sua voce rimbombava nei vicoli. La gente si sporse dalle finestre, gridandogli di stare zitto, altri invece lo ascoltavano. Alcuni ragazzi, fans dei Tokio Hotel si erano messi a gridare il suo nome. Ma Bill non si fermava, né di camminare né di cantare. 
Intonò il ritornello con tutta la forza che aveva in petto, straziando i polmoni, già abbastanza stanchi. 
Delle note di chitarra rimbombarono nell'aria, facendo sobbalzare Bill. Cantò ancora più forte, facendo venire i brividi a tutti. Stava cantando benissimo. Con una chitarra in sottofondo. Si mise a correre, intonando il ritornello. Chi stava suonando?! Tom fulminò nella testa di Bill.
Degli occhi uguali si aprirono increduli di sentire di nuovo quella voce. 
Un ragazzo, con i rasta, la maglia sporca e la chitarra in mano si sporse da un vicolo chiuso. 
- Bill... - disse facendo scivolare una lacrima.
Bill si mise a correre più forte, smettendo di cantare, buttandosi fra le braccia del fratello. 
- Pensavo che non ti avrei più ritrovato! - urlò piangendo.
- Fratellino... mi sei mancato tantissimo - disse Tom stringendolo più forte.
Quando Tom si staccò vide la punta rossa del ciondolo. 
- Perché è rosso? - chiese con un sopracciglio alzato.
Bill sobbalzò, strinse il ciondolo nella mano.
- Niente! - disse agitato.
- No, Bill. Non ci credo. Che ci hai fatto?! - disse il fratello preoccupato. Ricordandosi quello che qualche anno fa il fratello aveva fatto sul suo polso.
- Ti ho detto niente - disse ancora Bill, ma più veemente.
- Bill, per l'ultima volta, fammi vedere quel cazzo di polso - disse Tom agitato.
- No... - disse Bill lasciandosi scivolare una lacrima.
- Perché l'hai fatto? - chiese Tom guardandolo negli occhi, con aria dolce.
- Io... scusa. Avevo paura e... non ragionavo più - disse singhiozzando il vocalist.
Tom afferrò il polso del fratello, tirò su la manica che da bianca era diventata grigia, bagnata dalla pioggia che ancora gli bagnava i capelli.
- No, TOM! - pregò Bill piagnucolando. Ma Tom non gli dava ascolto.
- No, no, no! - pregò ancora. Tom sbarrò gli occhi, convincendosi a quel che aveva visto. 
- Bill, te lo richiedo ancora, perché lo hai fatto di nuovo, perché l'hai fatto due volte? - chiese Tom spostando una ciocca di capelli dal viso di Bill. 
- Io... - disse Bill - avevo paura e per non sentire il dolore me lo sono provocato da qualche altra parte -.
- A che serve? Soffri solo il doppio, non è così che si smette di soffrire! - urlò Tom arrabbiato.
- Lo so... - singhiozzò Bill - ti ho cercato per giorni e giorni, mi hanno preso sotto con una macchina, sono finito all'ospedale. Sono scappato e ho ripreso a cercarti, ho incontrato una bambina che poi mi è scomparsa sotto gli occhi. Non ho bevuto e mangiato per un sacco di tempo... ho perso la memoria, Tomi - Tom alzò la testa, incredulo. Lo squadrò dall'alto al basso, ecco cosa ci faceva con quella camicia da notte, e spiegati anche i cerotti e la fasciatura!
- Mi ricordo solo di te e... di In Die Nacht - disse Bill piangendo.
- Dei Tokio Hotel? - chiese Tom preoccupato.
- Me ne hanno parlato - disse Bill singhiozzando.
- Di mamma e papà? - chiese ancora Tom.
- Li ho visti e conosciuti, ma non mi ricordavo chi fossero - disse Bill.
- Nemmeno di Andreas, Gustav e Georg? - chiese Tom triste.
Bill scosse la testa. 
A quel punto Tom corse in contro al fratello per abbracciarlo. 
- Va tutto bene fratellino. In Die Nacht ti ha portato da me, questo basta. Va tutto bene, ora ci sono io - lo consolò il gemello.

La pioggia si fermò, formando in cielo un grande arcobaleno. 

- Tomi, io ho freddo - disse Bill tremando. Tom sentì la temperatura alta sulla sua spalla, Bill era caldo, la sua fronte era bollente. Sentiva il contatto caldissimo sul suo corpo.
Alzò un braccio e appoggiò la mano sulla fronte del fratello.
- Bill... hai la febbre! - disse preoccupato.
- Davvero? Cos'è la febbre? - chiese Bill con gli occhi chiusi. Tom lo dovette sorreggere perché non si reggeva più in piedi. 
- Come cos'è la febbre?! Bill! Alzati, dai! Non farmi spaventare, non è affatto il momento di giocare! - disse Tom.
- Ma io non sto giocando... però se tu puoi farlo possiamo giocare a nascondino, oppure a rincorrerci - disse Bill senza nemmeno sapere cosa stava dicendo. Sembrava ubriaco.
- N...no Bill, non voglio giocare - disse Tom impaurito. - AIUTO! - gridò Tom. Ma nessuno si affacciò alla finestra. Com'era possibile? Un momento prima erano tutti lì a sentirlo cantare, e ora non c'era più anima viva.
- AIUTO!! - gridò ancora, cercando di tenere in piedi Bill. 
- Tom... voglio andare a casa - disse Bill appoggiando la fronte calda alla sua spalla. 
Il chitarrista che aveva aperto la bocca per gridare ancora aiuto la richiuse. Guardando Bill addormentarsi su di lui. - Bill, ti voglio bene - disse dandogli un bacio sulla fronte. Poi si sedette per terra, appoggiato al muro. Bill si era rannicchiato contro di lui. 
Chiuse gli occhi anche lui per dormire. Ma non ci riusciva.
Aveva paura.

Bill era stato investito, aveva perso la memoria ed era venuto a cercarlo. Non lo avrebbero fatto tutti. Non avrebbe mai dovuto scappare di casa, sicuramente ora tutti stavano soffrendo per la loro scomparsa, e se lui fosse rimasto in camera sua, quel giorno, ora Bill non sarebbe in questo stato. 
Era tutta colpa sua. 
- Scusami Bill... sono uno stupido. E' tutta colpa mia, lo so. Mi dispiace di averti dato tutte queste preoccupazioni. Davvero, mi dispiace tantissimo - e si lasciò scivolare una lacrima. 
- Tomi... resterai sempre con me? - chiese Bill nel sonno.
Tom lo abbracciò e gli disse - Certo, fratellino. Non ti lascerò mai più solo, lo prometto -. 
 Si alzò un attimo, appoggiando Bill al muro e raccolse da terra la sua chitarra. 
Si riposizionò vicino a Bill e intonò le note di In Die Nacht.
mentre Bill dormiva sereno. 

Dopo il primo ritornello il vocalist aprì gli occhi, guardò Tom, concentrato a suonare, li richiuse e incominciò a cantare, seguendo le note. 

Quando smisero di cantare il sole stava già illuminando la città. Poco dopo Bill riaprì gli occhi, sorridendo a Tom. 
- Come stai? - chiese Tom al fratello.
- Meglio. Ma ora è il caso di tornare a casa, non credi? - chiese Bill ridacchiando.
- Beh sì - disse Tom alzandosi e stiracchiandosi. Bill lo imitò poco dopo, dopo una frazione di secondo si rese conto che la testa gli pesava, che tutto era chiaro. 
I live, suo padre, le fan, l'incidente, il ciondolo, la mattina della scomparsa di Tom... tutto. Stava tutto nella sua testa.
- Bill? Bill che hai?! - chiese Tom scrollandolo per le spalle.
- Io... io mi ricordo! - disse Bill contento.
- Cosa...? - disse Tom confuso.
- Io mi ricordo! Ho di nuovo la memoria! MI RICORDO! - disse saltellando da tutte le parti incominciò a ridere come un matto.
Tom sorrise e iniziò a ridere.
Bill si fermò, guardò il fratello e gli indicò di aspettare. Prese fiato e iniziò a intonare Reden, poi Beichte dopodiché anche Totgeliebt. Gridò il ritornello di Schrei e la fine di Freunde Bleiben. L'intermezzo di Der Letze Tag e quello di Leb Die Sekunde. 
Tom scoppiò a ridere per la contentezza. Interrompendo il fratello. 

Stavano tornando a casa. Finalmente. 
E la cosa più bella era che stavano tornando a casa insieme.

 

L'autrice (e la sua follia):

Beeene, vi aspetta solo più l'epiloghino! UAHAHAAHAHAH! già che ci siamo:
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Comunque questo spazio mi serve per le recensioni, perciò: 

Danke a:
YUMA: è normale, amore, che ti ricordi il mio stato d'animo. Perché mi sono ispirata a quello che ho provato io e l'ho scritto dagli occhi di Bill. Anche a me la parte della bambina mi è piaciuta moltissimo, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto più dell'altro... XD 
ICH LIEBE DICH! Danke Liebe.

Judeau: La tua recensione mi ha fatto ridere per un quarto d'ora... mi dispiace e ti auguro di non perdere mai la memoria, non si sa mai, potresti ricordarti davvero solo di tuo fratello... XDDD comunque, sono contenta che nel complesso la mia fanfiction ti piaccia! O è meglio, ti sia piaciuta... mmm. 
Comunque, spero recensirai anche questo capitolo e DANKE per la recensione.

darkangel 21: sono contentissima di averti trasmesso tutte queste cose perché era proprio quello il mio scopo. Volevo far vivere al lettore tutto quello che stava vivendo Bill. Mi sembra di esserci riuscita, e questo mi fa molto felice. In un certo senso mi ha anche aiutata a scrivere questo capitolo che mi sembra uscito molto bene. 
Ma perché tutti i fratelli vi odiano?! Sono l'unica che se sparisse mia sorella andrei a cercarla ovunque?! Oh mio Dio... mi dispiace, vi odiate tutti così tanto... XDD va beh, io e mia sorella abbiamo un rapporto molto bello, non litighiamo quasi mai, o meglio, se capita battibecchiamo. Ma non capita praticamente mai di litigare davvero, siamo mooolto affettuose io e lei.

Naysha13: Alis (YUMA) mi ha parlato moltissimo di te e delle tue avventure con Bill... XD Comunque, no, non fargliela tornare, sono io che devo farlo... U_U dai scherzo. Ma non è colpa mia se me lo sogno tutte le notti... XD
JAJAJA!
DAAAAANKE! spero recensirai anche questo capitolo!

  
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