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Autore: furetchen90    19/01/2013    0 recensioni
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Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Errori occasionali: Zeno, mago errante

Il brillio giallastro delle lampade pendenti non riusciva a balenare in quel posto, il posto in cui Zeno era ritto, in attesa, con un bicchiere di rosso in mano. Niente brezza disequilibrava la sua criniera azzurrina, né alcun bagliore era riflesso sulla sua bautta dorata.
Solo nel cupo fuio rabbuiato, udiva i suoni di sguazzi e tintinni distanti.
Non unirsi agli astanti e ai discussori, ma linfatismo.

Perché non ci riesco, a dimenticarmi di quel guaio?
.

Sorseggiò altro romania, sperando in un leteo disuso.
Inutile, inutile misconoscere il proprio passato: quelle parole, più fonemi che parole nella sua bocca di bimbo, enunciate con ardore.

“Cresciuto, sarò un celebre stregone!”


Zeno udì una voce interiore consigliargli di obbedirle per il suo proprio benessere.

La finestra: serrala, come se stessi assopendoti... Non pensare... Lascia l'aria traspirare anaciclicamente in te...

Gli occhi di Zeno, come mossi da una forza esterna, conclusero, e Zeno, per quanto consistesse, niente poteva concretare. Il fiato sempre più frequente e cadenzato al contacio bizantino.
Vide, udì, sentì niente. Aperti gli occhi, realizzò di trovarsi nel nulla assoluto.
La voce accodomatizia una volta ancora udibile.


Sempre in sogno, come un fanciullo...

Il vuoto, lentamente, s'incolo e Zeno vide un fanciullo leggere un tomo. Realizzò d'aver desiderato di divenire quel ch'era per molto tempo. Apprendendo da temari quanti più sortilegi e elaborati alchemici, sin dall'infanzia, l'avrebbe agevolato. Qualunque tipo di trucco del mestiere, pur di intrannere ed intrattenersi.

La legge attrattiva è nel vero: prima o poi qualcosa ne risulterà.
Zeno rammentò il giorno più felice della propria vita: era un cherubino, e fu iscritto dai suoi grandiosi alla Gilda Maga, nella quale, spinto dalla curiosità, proseguì brillantemente i suoi studi.
Giorno e notte, senza tregua, ignorando spesso i ritrovi socievoli.
In soli tre anni, i risultati erano evidenti: fu encomiato con l'appellativo di “Astro Nascente” dati i suoi risultati.

La vita è un'ingranaggio, nevvero? Delle volte ci sei sopra, delle volte ci sei abbasso.

Zeno vide se stesso percorrere una vasta landa. Si fermava in cittadine e paesi, cacciando carte e spade da una scatola oscura in cui avrebbe rinchiuso l'audace volontario, vittima dei suoi incantesimi:
L'uomo più gaudente al mondo, durante la diffusione della voce secondo cui v'era un incredibile mago vagabondo nelle terre locali... se non fosse stato per un solo errore. Uno soltanto, fatale, scarnificante a vita, impossibile da cauterizzare, tanto fatale da obbligarlo a celarsi.

Quando tutto prosegue incontaminato, non ci si attende, in genere, un fallo?

Zeno voltò il proprio capo e trovò innanzi a se un arcobaleno e, piano piano, ecco un palcoscenico in una piazza, e lui lì, richiedente un bravo volonteroso.
Il proprio puntello dalla manica del camiciotto e lo scuotimento ordinario, più la comparsa di anelli infuocati intorno la fanciulla.
La folla esultante per il trucco eccellente e plausibile.

Come ci si sente quando si commette un errore tanto imponente?

“Svanisci!”

Le parole echeggiarono nella mente di Zeno: le ultime parole pronunciate durante lo spettacolo.

Momenti dopo, l'esplosione focosa, raccerchiante tutto il campo visivo con il risultato fumo grigiastro.
Quando il fumo sbiadì, il suo io esteriore osservò la folla. Erano sbalorditi, e il suo riflesso mentale pensò ch'essi fossero in procinto di esultare, se non che i loro volti mutarono in visucci. Tremolò, neache si trovasse tra gli algidi ghiacci polari. Non volle pensare al peggio, ma si voltò, e scorse la dotta prima per un maliardo: la fanciulla, la volontaria, atterrato e carbonizzato.

Un solo problema, ed ora, tanti disturbi vitali?

Repentino. Innanzi a lui, come se tutto fosse materializzatosi in vero.
Verso di lui avanzavano, denti digrignati e pugni chiusi.
Zeno ebbe capito istantaneamente dell'uccisione di una volontaria, ma come avrebbe potuto spiegare loro si trattasse d'un incidente?
Nessuno l'avrebbe creduto ed infatti l'avrebbero sentenziato.
Ebbe un sussulto energetico nell'istante in cui coloro cominciarono ad avanzare e si voltò e saltò, volando verso i cieli impolverati per mai tornare – si ricordi che costui pur sempre è un mago.

Sarebbe stato meglio rimanere e considerare l'accaduto?

Zero vide se stesso vorticare nell'aria e combattere una tempesta comparsa d'immediato. Continuava a fluttuare, sebbene i costanti fischi e soffi violenti.
Quasi un giorno di volo per sfuggire dalle terre dell'arcipelago, ed i suoi avversari naturali non lo postergavano per un solo istante.
Finalmente, l'acquazzone mutò in acquavento e, potendosi addiacciare, scoprì d'esser privo d'energia, e collassò, impossibilitato al rialzo. Il suo completo eburneo inzaccherato, foglioline appiccicate alle zacchere melmose e lui, morente, degente, sottano.
Niente gli era possibile, se non attendere nella grazia delle entità superiori. Per un assassino come lui, probabilmente, di grazia non ne sarebbe stata elargita.

Come ti sentisti dopo quella fuga? Fosti trovato da uomini appartenenti al gruppo di facinorosi vendicatori?

Zeno sapeva di rischiare la morte ogni minuto passato, quando vide, distanti, un uomo ed una donna avvicinarglisi. Poteva finalmente esser tratto in salvo. Ma il terrore sempre ostacolava la sua mente.
Sarebbe morto, se coloro fossero appartenuti alla folla inferocita, sebbene fosse improbabile, data la distanza volata.

Come si comportarono nei tuoi riguardi?

Zeno vide l'uomo caricarlo su di una bagnarola, sulla quale fu assiedato su una delle assi legnose e coperto con un vasto panno lanoso. La visione oscurata una volta ancora.

Ed in seguito?

Quando si svegliò, indossava un pigiama e giaceva in un letto.
Il soffitto, le mura, il pavimento: lignei. Giacque lì, attendente, ma poi udì. Riuscì ad alzarsi, incuriositosi, ma non poteva, indebolito, reggersi troppo in piedi.

Si resse grazia ad un batacchio legnoso e vide l'uomo e la donna: l'uomo abbassò il capo un poco.

Ricordi di che discussero?

Improvvisa fu la comprensione delle loro parole.

“Già ritornato tra noi, Dottore? Cos'è successo?” - la voce di donna s'esprimette.
“Una mia paziente è morta per via di uno choc anafilattico...” - la voce rattristata, virile, rispose.
“Come? E' la prima volta che da lei odo una simile notizia...”
“E' colpa mia; non avrei dovuto prescrivere della penicillina per lei”
“Seriamente, dottore, come poteva sapere lei della sua allergia per l'antibiotico?”
Le loro voci svanirono e l'oscurità inghiottì tutto nuovamente e la voce muliebre atticizzò lui una volta ancora.

Anni fa accadde; ora hai visto di tutto e di più. Comprendi, finalmente, l'importanza della rimembranza?

Zeno scosse il capo.
“Qualche chiarimento?”

Nessuno è perfetto.
“Prego?”

Gli uomini sono esseri viventi imperfetti e non importa quanto possenti essi siano: commetteranno un errore prima o poi.

Silenzio.

Sei umano, non puoi sfuggire dagli errori. Un giorno fosti ricoverato e richiedesti una bautta per celarti, nevvero?

“Sicuro”
Non riuscisti a perdonarti. L'unico sistema efficiente per convivere con il ricordo di gravi errori e amare te stesso. Zeno: se commetti errori fatali, non incolparti del tutto.

Una pausa.

Momenti dopo, Zeno chiuse nuovamente gli occhi.

“Credo dia comprendere”

Eccellente. Svegliati ed adopera quanto appreso. In pochi istanti, non sarai più ipnotizzato.... Il vuoto svanirà... la realtà presto si materializzerà...

La voce svanì, sempre più fievole, finché scomparve del tutto.
Zeno udì la salva del legno misero sempre più ampio. Effluvi di vino e birra intensificati. Aperti gli occhi, constatò la presenza di numerosi tavoli, ed altrettanti ospiti della taverna, in continuo fermento.

Realizzando d'aver ancora in mano il miolo avvinazzato, s'appropinquò al bancone, sul quale ebbe poggiatovi il bicchiere.

“Hai finito di centellinare, Zeno? Eppure, il bicchiere è ancora mezzo pieno” - la voce di donna espresse e Zeno si voltò verso la fonte.
Una delle numerose, giovani ed avvenenti cameriere l'ebbe appellato.
“Esatto” - replicò – “preferirei desistere dal bere, per il momento...”
“Inusuale, per un bevitore come te...” - ed ella afferrò il bicchiere mezzo pieno.
Durante l'agguantamento del bicchiere, ella perse l'equilibrio, come smossa da una natura estranea, e, nonostante la salda presa del bicchiere, rischiante di cascare a terra e frantumarsi in cocci, parte del vino fu versata sugli stivali pregiati di Zeno.

“Chiedo venia, Zeno!” - sussultò la donna giovane.

“Nessuno è perfetto, gli errori capitano...”

  
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