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Autore: Passavopercaso    19/01/2013    0 recensioni
Cos'è normale e cosa non lo è?
Ciò che fa la maggior parte della popolazione può essere considerata "normalità", o semplicemente una condizione comune?
E chi invece si trova vittima di situazioni assurde, particolari, fuori dalla portata di ogni uomo, è diverso?
Cloe non lo sa, ma è disposta a scoprirlo. È disposta a passare per strana, pur di capirci qualcosa in una storia che ha dell'incredibile.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
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Cloe sgranò gli occhi e iniziò a ridere fragorosamente, dandosi qualche pizzicotto qua e là sulle braccia, pensando che stesse ancora sognando.
"Non è possibile! Cioè, dai, no. Tutto questo non è reale. Io sto sognando ancora, è assurdo."
L'espressione sul volto dell'essere cambiò in un istante, diventando cupa e irriconoscibile, come se si stesse traformando in un demone infuriato, tanto che la ragazza iniziò a spaventarsi sul serio, pentendosi delle parole che aveva appena pronunciato.
"Ok, scusami, scusami, scusami!" - Implorò - "Mi rimangio quello che ho detto, ma per favore non fare questa faccia!"
Lo spirito tornò calmo nuovamente, si sistemò la voce con un colpo di tosse, e poi riprese il suo discorso.
"Perdonami, non volevo spaventarti, ma sai com'è, sono stato dotato di poteri particolari senza il mio volere né permesso, non so ancora gestirli alla perfezione."
Cloe rimase interdetta e cominciava a convincersi del fatto che, quello che stava facendo, non fosse affatto un sogno, ma la cruda realtà, e riprese a parlare.
"Sì ma adesso vorrei un po' capire, spiegami come posso fare e perché proprio io. Ti assicuro che non ho alcuna esperienza in merito!" - Balbettò cercando di sembrare rilassata.
Così il ragazzo riprese a parlare e raccontare.
"Partiamo intanto dalle presentazioni: il mio nome è Matthew Lancaster, ma puoi, anzi, devi, chiamarmi semplicemente Matt
Lei annuì e rispose con il suo nome e una stretta di mano. 
Quella mano, così trasparente, come un ologramma, si era fatta incredibilmente pesante, reale, e Cloe si sorprese nel sentire la sua stretta come se stesse toccando uno dei suoi amici.
"Adesso che sai come mi chiamo, dovrei raccontarti il resto. Ecco, vedi, io non so precisamente cosa sono, non sono un fantasma, ma neanche un umano. Non sono certamente uno zombie, e neanche uno spirito malvagio. So soltando che il mio corpo è disperso, da qualche parte della terra, privo di sensi, ma non morto, ed io devo trovarlo, devo ritornarci dentro ed uscire da questo limbo che mi ha accolto circa un mese e mezzo fa."
Un mese e mezzo è un gran bel lasso di tempo, e Cloe si domandava che cosa avesse fatto durante questo periodo.
"Per tutto questo tempo ho cercato di capirci qualcosa di più. Sai, non è semplice risvegliarsi davanti a tanti spettri che ti fissano con aria sospetta, e tu sei lì, inerme, a non sapere cosa ti è successo, né a ricordare dove fossi un attimo prima... prima di accorgerti di essere diverso."
Una sorta di singhiozzo bloccò il suo discorso, ma il ragazzo si riprese e continuò a rispondere alle perplessità di Cloe.
"Dunque io non so bene cosa abbia fatto in passato per diventare così, ma uno di quegli spettri mi spiegò dettagliatamente ciò che avrei dovuto fare, perché quelli come me sono quasi delle leggende, dei personaggi di fantasia, di cui però tutti sanno bene la storia. Mi disse che ero un trapassato a metà, un ibrido, insomma, né pienamente vivo, ma neanche spirato del tutto, e soltanto una persona avrebbe potuto salvarmi. Mi lasciò con poche parole prima di passare oltre, mi invitò a sbrigarmi, a guardare dentro di me, perché l'avrei trovata, dato che ognuno di noi nasce legato per il polso con un invisibile filo che ci collega ad un salvatore, e soltando scavando a fondo siamo in grado di trovarlo. Naturalmente, gli esseri umani sono quasi impossibilitati dal farlo, presi come sono da impegni, passioni futili e quant'altro, ma io, io non sono più un essere umano come gli altri, e dopo più di un mese ti ho trovata."
La ragazza ascoltava estasiata tutto ciò che diceva, e se quelle non erano bugie - e non lo erano, no, ci avrebbe giurato - l'idea di avere un salvatore, un qualcuno disposto e capace a salvarci, legato al proprio polso, l'affascinava immensamente. Sapeva che Matt contava su di lei, ma sapeva che anche lui ci sarebbe stato, in futuro, qualora ne avesse avuto bisogno.
"Sei nata il 18 marzo 1994 alle 16.50?"
Cloe si staccò per un attimo dalle proprie elucubrazioni mentali e rimase a bocca aperta.
"Allora? È così o no?"
Inziò a balbettare - "S-Sì, è così"
"Perfetto! Allora sei davvero tu! Allora ti ho trovata sul serio! Anche io, Cloe, sono nato lo stesso giorno dello stesso anno alla stessa ora."
Prese così ad abbracciarla con quel suo corpo freddo ed evanescente, che però aveva infuso calore in quello di Cloe, lasciatasi andare nell'abbraccio. 
Poi tolse le braccia da lui e chiese, mortificata - "Però, Matt, io non so come fare. Che mezzi ho? Come trovo il tuo corpo se non ricordi nulla della tua vita? Quanto tempo abbiamo?"
Matt ci riflettè un attimo e poi rispose - "Lucius, lo spettro guida di cui ti parlavo prima, mi ha intimato di sbrigarmi, perché gli spiriti del male non vogliono perdere, come dire, clienti, ma vorrebbero che tutti gli uomini si trasformassero in fantasmi il prima possibile. Perciò dobbiamo fare presto. Il come non lo so, Lucius credeva che avrei ritrovato la memoria con il passare dei giorni, per merito tuo, e poi noi siamo stati fortunati, io so dove sono nato, ed è Clayton, il paese proprio accanto a Pentown, il tuo."
Cloe annuì fiduciosa, e poi rispose - "Adesso riportami a letto. Domani è domenica, io non ho lezioni, potremmo metterci all'opera."

Il giorno seguente, Cloe si svegliò con un atroce mal di testa, probabilmente perché non aveva dormito per quasi tutta la notte, ma da un lato ciò che era accaduto, e che era sicura fosse reale, le sembrava solo il frutto della sua immaginazione.
Erano le dieci del mattino, i suoi genitori erano usciti per andare a messa e l'avevano lasciata riposare a letto, e sua sorella Katy era partita in gita scolastica due giorni prima, e non sarebbe tornata prima di giovedì.
Era sola, dunque, così inizio a chiamare un nome, quello di Matt, sperando di ricevere risposta.
Tutto taceva, nessuno rispose.
Forse aveva davvero sognato tutto.
Si diresse in bagno, si sciacquò il viso e lo vide, riflesso nello specchio, come la notte prima.
"Ben svegliata!" - Le disse ragiante.
"Fammi capire, devo ripetere questa cosetta qua ogni volta per poterti, uhm, evocare?" - Rispose quasi stizzita, ma divertita.
"No, tranquilla! Non succederà più, anche se è abbastanza d'effetto come apparizione."
Risero entrambi per qualche secondo, poi Cloe lo invitò a farsi serio e a mettersi all'opera.
Da dove avrebbe iniziato la ricerca? Ci sarebbe riuscita?
Non avrebbe mai potuto sopportare una sconfitta, perché Matt non sarebbe più tornato in vita.
Matt, già.
Chissà cosa nascondeva il suo passato.
  
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