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Autore: istillmissubabe    20/01/2013    2 recensioni
-Ci vediamo all’altare, Signora Malik.- urlò mentre scendeva le scale.
(leultimeparolefamose)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time
-Moments





-Ahi!- sibilai per l’ennesima volta mentre la parrucchiera mi rifiniva l’acconciatura.
-Smettila di lamentarti ragazzina!- sbottò la donna abbastanza spazientita. Sbuffai.
-Mi sto per sposare, cazzo! È normale che sia nervosa e facilmente irritabile, no?
Oggi è il grande giorno, il ventuno luglio duemiladiciassette, ed io sto per sposarmi.
Sembra ieri il giorno in cui l’ho incontrato …
Era una giornata particolarmente calda – nonostante fosse solo aprile – e lui era entrato in gelateria con una ragazza bionda che mi dava di sgualdrina. Aveva ordinato un cono al cioccolato ed una coppetta mini al limone per la bionda anoressica che gli scodinzolava dietro. Era stupendo, mi ricordo perfettamente il modo in cui la mia mente si annebbiò alla sua entrata. Indossava un paio di pantaloni beige con una camicia a boscaiolo sui toni del blu scuro e del rosso e delle nike rosse e portava il ciuffo alzato. Cavolo se era bello.
Passava praticamente tutti i giorni a prendere il gelato lì, era un cliente fisso, e un giorno mi ha chiesto di uscire. Abbiamo cominciato a frequentarci e dopo due mesi ci siamo ritrovati nello stesso letto. Nudi.
È sempre così tra noi, non riusciamo a resisterci. E mia madre che voleva arrivassi vergine al matrimonio.
-Basta con questi cazzo di spilli!- urlai all’ennesima puntura attirando l’attenzione di estetista, parrucchiera e fotografo – che intanto discuteva con mia madre.
-Scusate…- mi feci piccola piccola.
Non vedo l’ora di andare all’altare ed aspettare Zayn venire verso di me – sì, siamo un po’ rivoluzionari. Sono io che lo aspetterò sull’altare e sarà lui che percorrerà la navata con la marcia nuziale in sottofondo, se non fosse stato per mia madre, molto probabilmente, sarebbe stato lui con il gonnellone ed io con lo smoking – bello come sempre. Non vi ho ancora parlato di lui? È il ragazzo perfetto. È bello come il sole ed è una persona meravigliosa. Non credo di poter amare qualcun altro quanto amo lui e non credo di poter trovar qualcun altro che mi ami così tanto, che mi faccia sentire bene, mi faccia sentire bellissima. Dio, come vorrei averlo qui adesso! È da ventiquattro ore che non lo vedo, se entrasse da quella porta gli salterei addosso e lo riempirei di baci e poi …
-Smettila di fare pensieri impuri su Zayn, Kendra!
Ed eccola, puntualmente, la mia migliore – rompipalle – amica.
-Odio il fatto che tu mi conosca così tanto!- sbuffai.
-Sì, anche io ti voglio tanto bene.-
Sorrisi, sforzandomi di non curvare troppo le labbra per non dar fastidio all’estetista che mi stendeva il fondotinta.
-Non posso credere che stai per sposarti!
La guardai saltellare sul tacco 12 del sandalo gioiello perfettamente accostato alla pochette e al vestitino nero che morbido le fasciava il corpo, mettendo in evidenza le curve, mentre batteva le mani e sorrideva istericamente. Sembrava quasi più eccitata di me.
-Isobel, datti una calmata!
La bionda si ricompose stirandosi il vestitino e ravvivandosi i capelli boccolosi.
-Hei, scusa se sono emozionata per te, eh!- sbottò offesa, per poi scoppiare a ridere insieme a me e alle imprecazioni della truccatrice.
-Iso, me lo faresti un piacere? Piccolo piccolo … - le feci gli occhi dolci.
-Dipende.
-Devi passare un attimino nel negozio all’angolo e devi ritirare la giarrettiera.-
-Ok, lo faccio solo perché non puoi sposarti senza e perché tanto prima o poi mi ricambierai il favore.- mi fece l’occhiolino.
-Non ci credo!- esclamai portandomi le mani avanti la bocca, spalancata per la sorpresa.
-Credici sorella, me l’ha chiesto proprio ieri sera.
-Oddio! Che cosa carina!
Non mi fece finire di sclerare che sentii la porta di casa sbattere. La solita Isobel.
La sfacciata, spregiudicata, sclerotica Isobel. Che si sposava.
Questa si che era una cosa divertente.
Finalmente la donna sulla quarantina smise di armeggiare con palette e pennelli e mi lasciò in pace.
-Tesoro, il vestito, presto!- ed eccone un’altra.
-Mamma stai calma, non sei tu a doverti sposare!- sbuffai per l’ennesima volta.
Mi tolsi la vestaglia in cui ero avvolta e mi feci aiutare da mia madre ad infilare il gonnellone, bianco e vaporoso, come tradizione voleva. La gonna era bianca e candida, il tessuto con cui era fatta la faceva sembrare un enorme zucchero filato, anche grazie a dei brillantini lievi che ne davano luce.
-La mia bambina…- mia madre prese a piangere ed uscì di corsa dalla stanza. Dovevo aspettarmelo.
Mi liberai del reggiseno e mi accostai subito il corsetto, per evitare incursioni altrui. Maledetto corsetto.
Maledette madri emotive. Maledetti vestiti complicati. Maledetti lacci da legare. Malede…fui interrotta.
-Si può?
Conoscevo bene quella voce, anche troppo. Subito mi voltai.
-Zayn!- urlai schiacciandomi contro di lui e legandogli le braccia al collo.
Lui sorrise e mi baciò. Dio, quanto amo il suo sapore.
-Mi aiuti col corsetto?
Zayn annuì e mi voltai portandomi la massa di boccoli su un lato, lui si avvicinò a me iniziando ad intrecciare i lacci. Improvvisamente sentii le sue labbra posarsi sulla linea del collo ed, automaticamente, inclinai il collo rilassandomi.
-Va meglio?- sussurrò con voce suadente continuando a stringere il corsetto.
Mi stavo sciogliendo, e se da una parte era terribile, dall’altra, era quanto di meglio potessi chiedere in quel momento.
-Mmm … diciamo che se non fossi qui probabilmente adesso sarei in preda ad una crisi isterica!- sorrisi e lui fece lo stesso.
-Non sai quanto vorrei strappartelo di dosso.- strinse ancora e lego sotto in un fiocco.
Ancora quella voce tremendamente sexy. Kendra, datti una regolata, non adesso.
-Non sai quanto vorrei che me lo strappassi di dosso.
Rise e mi voltai dandogli una pacca sul braccio.
-Hei, abbi pietà per me e per i miei ormoni!
-Ti amo - sussurrò guardandomi negli occhi - non sai quanto.
-Ti amo anch’io amore mio.- mi alzai sulle punte e ricongiunsi le nostre labbra.
-Perdio! Lo sposo non può vedere la sposa fino al matrimonio!- strillò mia madre cogliendoci in flagrante.
-Mamma, che vuoi che sia!- sbottai roteando gli occhi.
Ecco. Doveva arrivare qualcuno a rovinare il momento.
-Va bene, me ne vado.- si allungò ancora una volta per lasciarmi un leggero bacio sulle labbra beccandosi poi una sberla sulla nuca da mia madre.
-Ci vediamo all’altare, Signora Malik.- urlò mentre scendeva le scale.








Dio, quanto era bella, ed era mia. Solamente mia.
Scesi le scale di corsa e montai in sella alla mia moto, dovevo andare a prendere la mia sorpresa speciale per lei: due colombe. Una volta, in uno stupido gioco con delle domande, mi confessò che avrebbe tanto voluto far volare due colombe, le sembrava una cosa romantica, anche se sciocca.
Sfrecciai per mezza Londra per raggiungere il negozio d’animali dove avevo ‘prenotato’ delle colombe, c’era tanto traffico, che sfiga.
Mi fermai al semaforo e mi guardai intorno, era una mia fissa: ogni volta che stavo fermo alla guida, mi guardavo intorno, immaginando le possibili vite della gente intorno a me.
C’era una signora vestita di tutto punto, con uno chignon perfetto ed un espressione seria ed altezzosa in viso. Immaginai che lei fosse la redattrice di un’importante rivista di moda e che bacchettava le povere stagiste come la mia Kendra. Kendra voleva diventare una giornalista. Al momento lavorava per una rivista per ragazzine in piena fase ormonale, quelle su cui si trova la foto di Zac Efron in copertina o del divo di moda ed i soliti test come “Scopri se sei la sua ragazza ideale!” che illudevano soltanto le ragazzine esaltate senza speranze. Che poi non capisco tutto questo accanimento su Zac Efron, insomma … io sono molto meglio! Modestia a parte, sono un gran figo, e se fossi una ragazza sarei il primo nella lista “Ragazzi da farsi” con tanto di quadratini dove mettere un segnetto.
Poi guardai un uomo sulla cinquantina, a bordo di un auto scadente e con affianco una ragazzina che dall’aspetto ispirava morte. Un emo, suppongo. Dietro di lui un bambino biondo gli metteva le mani davanti agli occhi, apparendo di tanto in tanto dai sedili posteriori e ridendo animatamente.
Ecco, lui era un povero padre di famiglia costretto a sopportarsi dei figli intrattabili, come l’emo depressa e stancanti, come il piccolo dagli occhi vispi che non la smetteva di giocare. Magari sua moglie era una casalinga disperata, e le cose tra loro non andavano neanche bene. Magari lei aveva un altro uomo, più giovane e realizzato di lui.
Il semaforo passò a verde e ritornai a sfrecciare per la città.
Spesso mi chiedo che fine farò, se riuscirò a diventare un artista affermato, o solamente un ragazzo che si esprime nell’anonimato. Mi chiedo se mai sarò un padre, un buon padre. Se avrò figli maschi o figlie femmine e come reagirei alle prime cotte di una figlia ormai adolescente. Basta, sto divagando, e questo non va bene.
Accostai proprio di fronte al negozio e scesi, posando il casco sulla moto. Attraversai la strada ed entrai.
-Hei Joe, è pronto?
-Zayn, amico! Certo che è pronto. Prendi questa – mi porse una gabbia con due colombe candide – e questo – uno scrigno di legno decorato con fiori di ciliegio – Mi raccomando, mettile nello scrigno solo qualche minuto prima di liberarle, o muoiono asfissiate.
-Tranquillo Joe – gli sorrisi e presi la gabbia ed il bauletto – fammi gli auguri!
-Condoglianze Zayn, non sai quanto mi dispiace per te, non hai la minima idea a quello in cui vai incontro – mi diede una pacca sulla spalla ridendo.
-Sei un coglione!
Ridemmo per un po’, poi lo salutai ed uscii dal negozio.
Ero totalmente preso dai miei pensieri che mentre attraversai non vidi che stava arrivando una porche rossa a tutta velocità.
Fu un secondo, mi scorsero davanti tutte le immagini della mia vita, poi un tonfo, un impatto doloroso e non vidi niente.
Improvvisamente vidi una folla, un raduno di gente.
Mi feci spazio tra di loro, ma sembravano non vedermi, né sentirmi. Con varie gomitate riuscii ad arrivare al centro. Al centro c’ero io, steso a terra privo di sensi e con il collo insanguinato in una posizione distorta.
La gabbia si trovava a qualche metro a me ed era aperta, vuota. Le colombe erano volate via.
La gente dava di matto, qualche istante dopo sentii una sirena, vidi due uomini controllarmi il polso.
Poi si guardarono e scossero la testa, con un’espressione affranta. Uno dei due tastò le mie tasche, trovando il mio blackberry e scorrendo sullo schermo in cerca della rubrica , credo.
-Pronto? No, non sono Zayn, lei è la sua fidanzata? Signorina si sieda per favore … Io .. io non so come dirglielo, il suo ragazzo, si va bene, futuro marito, ha avuto un incidente e … ed è rimasto privo di vita … mi dispiace – poi iniziò a dargli ulteriori dettagli sull’accaduto.
Quindi sono morto? No, questo deve essere un sogno – anzi, un incubo – non posso morire, devo vivere, devo stare con Kendra, devo sposarla, devo … sono morto, oddio.



30 anni dopo …



Sono passati trent’anni da quel giorno, ed io sono qui a piangere sulla sua tomba.
Non sono mai riuscita a dimenticarmi di lui, lui è stato il mio unico grande amore e, so che lui vorrebbe così, ma non riesco a trovare la felicità con un altro uomo.
Quando mi dissero dell’incidente pensai che fosse uno scherzo, uno scherzo di cattivo gusto, ma quando poi realizzai mi crollò il mondo addosso.
Volevo farla finita. Non so quanto tempo passai prima di ritornare a vivere, quanto tempo ci misi per riprendermi. Caddi in una profonda depressione, da cui riuscii ad uscire solo dopo 6 mesi e sedute infinite di psicanalisi e all’aiuto di Chelsea, una ragazzina tutto pepe che conobbi proprio lì, in quello studio. Ritornai ad uscire insieme alle mie amiche, ma non ero più la stessa.
Dopo un anno conobbi David, era un bravo ragazzo, mi faceva stare bene, ma non era come te, Zayn. Dopo di lui ho provato ad avere altre relazioni, a trovare una persona che mi amasse e che io amassi, ma non ci sono riuscita, mai. – iniziai a piangere a mano a mano che i ricordi riaffioravano – Dopo circa cinque anni ho preso una decisione importante, ho deciso di avere un bambino, non volevo stare più da sola, volevo avere qualcuno da amare, qualcuno di cui prendermi cura, e così mi sono affidata all’inseminazione artificiale e nove mesi dopo una lunga e pacifica gravidanza è nata Jane – sorrisi amaramente – l’ho chiamata così perché mi ricorda tanto il tuo nome. È una ragazza, ma che dico, ragazza? Ormai è una donna, una donna stupenda. Ha ventiquattro anni e studia alla Royal Ballet per diventare una ballerina. Dovresti vederla, ti ammalia completamente quando balla. Si è fidanzata con un ragazzo di Bradford, è un bravo ragazzo, ma non mi convince … spero che non la faccia soffrire, non voglio che perda quello stupendo sorriso. Non so perché sto qui a raccontarti ancora una volta le cose che sai già, ma ho bisogno di sfogarmi, ancora una volta. – inizio a singhiozzare – Alfred mi ha chiesto di sposarlo, non so se dovrei accettare, lui dice che non è mai troppo tardi per darsi una seconda opportunità, ma … non voglio illuderlo, potrei dirgli di si, di accettare la sua proposta, la sua corte, ma lui per me sarà sempre un buon amico. Ah, dimenticavo, ho preso un gatto, ricordi quando dicevi che avresti voluto prendere un gatto? Beh, l’ho fatto io, e lo chiamato Zayn, perché tu sei sempre stato il mio gattino coccoloso. Ora devo andare Zayn – mi asciugai le lacrime e misi le mani sulle ginocchia per alzarmi – ci sentiamo presto, amore mio.



























  
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