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Autore: snow nymph    20/01/2013    1 recensioni
AU | Criminal!Kurt | Klaine
Mentre il notiziario mette in guardia i Newyorkesi da un criminale soprannominato "Angel", Sebastian trascina Blaine in un ambiguo locale dove le coppie vengono formate da una combinazione di chiavi e lucchetti.
"« Muoviti, B.! Infila quella mano in quel buco! »
Caspita, i doppi sensi di Sebastian peggiorano di giorno in giorno. Infastidito, comincio a frugare nel sacchetto e prendo la prima pallina che mi capita: dentro c'è un lucchetto con il numero 666.
In realtà, lo trovo un po' inquietante."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so dopo quanto tempo io e Kurt abbiamo trovato la forza di alzarci da quel pavimento sporco e lasciare quella stanza intrisa di tristezza e morte dove Finn era ridotto ormai all'ombra di se stesso. Mi fa tantissima pena e davvero, darei qualsiasi cosa per aiutarlo, ma ormai è andato. Non posso farci niente. Devo concentrarmi su Kurt, perché lui può ancora essere portato via da questa maledetta voragine. So che è ancora in tempo per tornare una persona normale.
So anche che mi sto illudendo nel più patetico dei modi.

Risaliamo in casa, spuntando direttamente nella sua camera da letto. Kurt si stacca da me e si mette in ginocchio al centro del materasso. Chiude gli occhi e rimane lì, immobile, i vestiti scuri a contrasto con la pelle bianca, mentre le lenzuola attorno a lui sono blu marino. E' come se fosse circondato dal mare in tempesta, dalle onde impetuose pronte a sommergerlo e affogarlo.
Quella visione mi fa tanta impressione che non riesco a trattenermi dal raggiungerlo, camminando goffamente sulle ginocchia sul letto, fino a cingerlo tra le mie braccia più forte che posso. Lui affonda il volto nell'incavo del mio collo.
« Per cosa vivo? »
« Kurt, no... »
« Blaine. Davvero. Cosa mi resta? Ho perso mia madre, ho perso mio padre, Brian, e ora pure Finn. Non riuscirà più a riprendersi, lo sai? Il suo cervello è andato. Forse non è mai stato molto sano, se ha acconsentito a questa follia. » Fa una pausa, poi riprende, una traccia di ironia nella sua voce. « In realtà, se la mettiamo in questi termini, neanche io lo sono poi tanto. Dopotutto ero io che gli procuravo i corpi. »
« Non è troppo tardi, Kurt ». Mi allontano un po' in modo da guardarlo, ma lui scivola dalle mie braccia e si siede sul letto a gambe incrociate. « Possiamo uscire da questa situazione, io e te. Puoi... puoi vedere uno specialista, e poi potremmo ricominciare una nuova vita. »
« Mi stai dicendo di andare da uno psichiatra? »
« Perché no? Non c'è niente di male, Kurt. Ne hai passate così tante... è una fortuna che tu sia ancora qui. Una volta mi hai detto che ti piaceva cantare; ricordi? Magari potresti ricominciare. Potremmo ricominciare insieme. Potrai aver perso molto, ma io sono qui. »
Lo guardo più intensamente possibile, cercando di fargli arrivare un minimo dei miei sentimenti.
« Hai ancora me. » sussurro, e in questo momento gli sto dicendo molto più di questo. Lo sto pregando di non andare, di non lasciarmi. Di continuare a combattere, anche se è stanco di farlo. Per me.

Kurt sembra capirlo e mi bacia all'altezza dell'ombelico, dolcemente.
« Cosa ho fatto per meritarmi qualcuno come te? »
Non rispondo, ma abbasso la testa e affondo il viso nei suoi capelli soffici. Rimaniamo così per un po', finché Kurt non stacca la testa e mi slaccia la cintura, piano. Sospiro, aspetto che finisca, poi gli prendo il mento per alzargli il volto e le nostre labbra si incontrano. Le sue sono salate e gonfie di sangue, e in qualche maniera più irresistibili che mai. Kurt si sdraia sulla schiena e nel frattempo mi abbassa i pantaloni, mentre io faccio scivolare le mani sul suo petto sollevandogli la maglietta e lasciando una scia di baci lungo la linea degli addominali. Kurt inarca la schiena e si lascia sfuggire un gemito. Ha gli occhi chiusi e il volto indecifrabile; non ho idea di cosa stia pensando. Cosa può passare per la testa a un uomo che si è visto portare via così tanto? Forse sono un egoista a pensare che la mia sola presenza riesca a rischiarare tutte le tenebre che si porta dentro.

Continuo a dedicarmi al suo corpo, senza fretta, assaporandolo interamente. Voglio che si senta amato, che si senta voluto, che si senta giusto, almeno per poco.
« Sei bellissimo » sussurro, guardando l'uomo finalmente nudo sotto di me.
Kurt apre gli occhi e fa un sorriso triste. « Non è vero, ma apprezzo. »
« Beh, lo sei per me. ». Sono a cavalcioni sopra di lui e gli prendo il viso tra le mani. « Ti amo. »
« Ti amo anche io. Per quello che vale. »
Sbatto le palpebre, confuso.
« Non sono sicuro di essere la persona giusta per te, Blaine. »
Mi metto eretto, guardandolo addolorato. « Cosa? »
« Per favore, Blaine. Non farmelo ripetere. »
« Perché non possiamo darci una possibilità, Kurt? »
« Perché io non ce la faccio più! » singhiozza, per poi coprirsi il volto con le mani. « Come pensi che possa continuare a vivere come se niente fosse dopo tutto quello che ho fatto? Dopo tutte le vite che ho contribuito a togliere? Non posso far finta che non sia mai successo, Blaine. Tutto questo mi sta distruggendo. Non mi sento più io. Non sento niente. Sono come una conchiglia vuota. »
Alza il suo sguardo da cerbiatto su di me, guardandomi attraverso le fessure tra le dita. « Rimangono solo due sensazioni: l'odio verso di me è la prima, quella che mi sta schiacciando. Ma l'amore verso di te è quella che mi da la speranza che forse qualcosa di umano c'è ancora in me. E questo mi basta. Non posso chiedere nient'altro, capisci? »
Non ci riesco. Gli strappo le dita dal viso e mi getto su di lui, cercandolo disperatamente, provando ad annullarmi dentro di lui. Spingo più a fondo, pregando con tutte le mie forze di riuscire a fondermi con lui, cosicché non potremmo mai più essere separati. Sento che sto per perderlo, e non voglio.
Kurt mi circonda la schiena con le braccia mentre io mi muovo dentro di lui con una violenza che ha tutto della disperazione e niente dell'amore che volevo dargli all'inizio. Mi culla finché non mi calmo e non mi consumo in singhiozzi contro il suo petto. Lui mi accarezza i capelli, affondandoci le dita.
« Sai cosa fare, domani mattina. Non è vero, Blaine? »
« No... Kurt, ti prego... »
« No, Blaine, io ti prego. Se mi ami, fallo per me. Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di scontare la mia pena. Ne ho bisogno, se voglio continuare a vivere con me stesso. »
Un altro singhiozzo ancora più forte mi scuote tutto, e Kurt mi abbraccia ancora più forte.
« Lo farai, Blaine? Per me? »
Mi prendo il mio tempo, infine annuisco contro la sua pelle calda. « Per noi. »
« Grazie. »
« Ti amo. »
« Anche io. Per quello che vale. »
« Vale eccome. Il tuo amore è tutto quello che mi serve, ora. »
Rimaniamo così, stretti l'uno contro l'altro, a fare l'amore abbracciati. Senza più fretta, senza bramosia, semplicemente due pezzi perfettamente incastrati e completi.
Quando mi sveglio è mattino presto e mi ritrovo Kurt tra le braccia. Non ho idea di quando le nostre posizioni si siano invertite, fatto sta che ora sono io che lo cullo mentre lui è disteso su un fianco, raggomitolato su di me., le nostre gambe intrecciate. Sembra quasi sereno. Vorrei vederlo sempre così.
Sospiro. Per un attimo mi ero davvero illuso che potessimo ricominciare insieme come se niente fosse. Ovviamente sono stato di nuovo l'egoista di sempre. Ho pensato alla mia felicità, ma non mi è importato di come lui avrebbe potuto sentirsi senza pagare per quello che ha contribuito a fare.
E' così bello e sincero anche nel torto, e tutta questa perfezione mi fa stare male. Il fatto che capisca che ha bisogno di aiuto è un gigantesco passo avanti. Ma non riuscirà mai a varcare la soglia da solo. Per questo ha chiesto a me di farlo.
Mi ci vogliono altre due ore per prendere una decisione. In realtà sono convinto che non basterebbe una vita intera, ma dopo aver guardato Kurt nel sonno, con quell'espressione quasi felice sul suo bellissimo viso, mi decido.
Sveglierò Kurt, gli preparerò la colazione e gliela porterò a letto. Faremo insieme la doccia, lo aiuterò a scegliere cosa mettersi. Prenderò la sua macchina e guiderò con una mano sul volante e l'altra nella sua. Parcheggerò, scenderemo insieme, e infine ci avvieremo verso il commissariato, mano nella mano, ad affrontare quello che il destino ha in serbo per noi.
Insieme.




Gli esseri umani sono così terribilmente fragili, non trovate? Crediamo di essere forti, di essere i più evoluti, i migliori, ma la verità è che siamo immensamente deboli. Basta così poco per farci perdere la nostra razionalità. Essere forti significa sapere affrontare le avversità. Quando perdiamo il controllo e commettiamo azioni terribili ci mostriamo al mondo per quello che siamo davvero; non più forti, ma deboli.
E io sono stato debole.

Sono sempre stato convinto di non meritare niente di quello che mi era capitato e niente di quello che mi sarebbe potuto capitare ancora. Non la perdita di mio padre, non quella di Brian, non quella di Finn, non quella della mia umanità. Non meritavo di perdere me stesso, e non meritavo di diventare il mostro che sono stato. Ma dopo tutto questo, quando rimanevo sdraiato sul mio letto ad ascoltare i lamenti di Finn nel sonno, avevo capito che non meritavo neanche di avere una seconda possibilità. Con quale coraggio avrei potuto chiedere una nuova vita dopo tutto quello che avevamo, che avevo fatto? Ero arrivato a bramare, più di ogni altra cosa, l'annullamento di tutte le mie sensazioni: così non avrei sofferto, non avrei pianto, non avrei provato lo struggente rimorso che minacciava di soffocarmi quando portavo a casa una nuova povera vittima. Certo, in questo modo non avrei più provato sentimenti come l'amore, l'amicizia, ma cosa importava? Non mi meritavo nessuna di queste cose. Le cose belle sono per le persone buone. Non per me.
Quando ho incontrato Blaine la seconda volta, e poi la terza, e tutte quelle successive, sapevo di non meritarmi quel breve barlume di felicità, di normalità che mi stavo concedendo. Quando ho capito che stavo cominciando a tenere a lui più di quanto avessi programmato, ero consapevole di non meritarmi il fatto di essere ricambiato. Quando lui ha scoperto quello che ero e non mi ha abbandonato, sapevo di non meritare che una persona meravigliosa come lui rimanesse al mio fianco. Finn, il mio caro e ingenuo fratello, neanche lui meritava quello che ha ricevuto. Non la sua condanna, definitiva e improrogabile, per le mutilazioni e le uccisioni. Non di morire in quel modo, in una cella della prigione dopo pochi giorni dall'incarcerazione, prima che potessero decidere se rinchiuderlo a vita o giustiziarlo; la sua testa, già malata da tempo, lo aveva portato al gesto estremo e le guardie avevano trovato il suo corpo senza vita nella cella. Indiscrezioni dicono che avesse un'espressione serena in volto, come se finalmente fosse riuscito a liberarsi dai fantasmi che lo tormentavano, e dalle crudeltà che la vita lo aveva portato a commettere.

E io, io non meritavo affatto i miei dodici anni, poi quasi dimezzati, passati in carcere per complicità in omicidio e occultamento di cadavere. Ne meritavo molti di più. Meritavo di non uscire più, di pagare per sempre le mie colpe. Inutile dire che non mi è stato concesso neanche questo.

Ma ormai è finita. Sono qui, avvolto nelle tenebre, e sono arrivato al capolinea. Sembra che mi sia stato dato qualcosa, dopotutto; la scomparsa dell'orribile persona che sono stata, finalmente.
Però, di nuovo, sembro aver diritto a qualcosa che non merito; una nuova vita. Quando esco, dopo tutto questo tempo, è come se vedessi il sole per la prima volta. Il vecchio me è stato lasciato indietro; è nella cella, morto, risucchiato dall'oscurità che ha preso il sopravvento su di lui. Io invece voglio essere un'altra persona; sono ancora convinto di non meritarmi la possibilità che mi è stata data, ma di sicuro non ho intenzione di buttarla al vento.

Ed è qui, all'uscita, che lo vedo.
Blaine. Il suo bel volto non ha più il sorriso spensierato di quando l'ho conosciuto, i suoi lineamenti sono più duri e adulti, ma è comunque raggiante. Splendente. Senza quasi rendermene conto gli corro incontro e prima di riuscire a fermarmi gli sono addosso, soffocandolo in abbraccio stretto mentre affondo il naso nei suoi capelli profumati e caldi di sole.
« Non pensavo di trovarti » sussurro.
« Sono venuto tutte le volte che potevo a farti visita mentre eri là dentro. Perché non sarei dovuto venire ora? »
« Non lo so. Forse non osavo sperarci. Sei una delle tante cose che non merito, la più grande. »
Blaine si allontana un po' per riuscire a guardarmi negli occhi. I suoi sono così grandi e sinceri che ho ancora qualche difficoltà a fissarli senza sentirmi un orrore.
« Ho pensato molto prima di venire qui. » dice Blaine, senza smettere di guardarmi.
Sospiro. « Lo so. Lo immaginavo, ed è giusto. Blaine, non sei legato a me. Puoi andare, non... non verrò a cercarti per fartela pagare, te lo prometto. » Cerco di allentare la tensione ridacchiando, ma quello che ne esce fuori è un patetico singhiozzo.
« Kurt. Smettila di credere al fatto che io pensi a te come uno squilibrato. Pensavo l'avessimo chiarito. »
« Allora cosa vuoi dirmi? »
« Voglio solo che tu sappia che se sono qui non è perché stamattina mi sono svegliato e ho deciso di venirti a prendere. Ci ho pensato. Ho passato questi anni a farmi una vita, a cercare di fare il mio lavoro nel miglior modo possibile. Ti ricordi quella volta in cui sono venuto a farti visita, e tu mi hai detto che ero libero di cominciare una nuova relazione? L'ho fatto. Ho cercato di mettere su famiglia. »
Non voglio davvero sentire di quanto la vita di Blaine sia stata migliore senza di me, perché non è affatto una novità. Era ovvio. Ma sarebbe egoistico non lasciarlo parlare, no?
« E come... insomma, state bene? Non abbiamo mai parlato di questo, nelle tue visite. »
Blaine mi fissa e la sua bocca si piega in un sorriso. « Non hai capito? Non ha funzionato. Non poteva funzionare, perché non riuscivo ad amarlo completamente nel modo che si meritava. Ho provato a rimanere da solo perché, sai, magari lui non era quello giusto. Ma ogni volta che mi svegliavo sentivo un vuoto dentro e penso di sapere il perché. »
Sento le guance bagnate e mi affretto ad asciugarle. Non devo iniziare la mia nuova vita con un pianto. O forse sì? Dopotutto, qual'è la prima cosa che i neonati fanno appena nati?
Piangono. E' il loro saluto alla vita, il primo suono che emettono, l'urlo che significa “ehi mondo, ci sono anch'io”.
E così anch'io piango come un bambino, le braccia di Blaine che subito mi tengono stretto, cullandomi come una madre. E in effetti è lui che mi ha dato la vita. Senza di lui, non sarei in questo mondo.
« Staremo bene. » mi sussurra, dolcemente.

Camminiamo vicini, le nostre mani intrecciate, fino a dove una volta era situato il vecchio appartamento mio e di Finn. Pensare a lui non fa più male come una volta. Lo ricordo con affetto e un po' di compassione, come un nonno ormai andato via poiché vecchio e un po' rimbambito.
« Ecco qua ». Blaine interrompe i miei pensieri. Siamo nel posto giusto, ne sono certo, ma ora non c'è niente. Tutto il grande palazzo è stato completamente abbattuto, e ora nuove impalcature sono posizionate come uno scheletro di qualcosa ancora più grande. Operai lavorano di gran lena, grandi macchinari pronti a scavare e posizionare il materiale.
« Cosa stanno costruendo? » chiedo, senza fiato. Il fatto che quell'orribile posto sia stato demolito è solo un altro simbolo della mia rinascita.
« Un ospedale » risponde Blaine, sorridendomi, « sarà pronto per il nuovo anno. »
« Un po' macabro, cercare di salvare persone nello stesso posto dove ne sono morte tante. »
« Io lo trovo splendido » ribatte Blaine, lasciandomi la mano. Sento subito la mancanza del suo contatto, ma lui si avvicina e mi cinge il busto con un braccio. « E' un nuovo inizio. »
Non posso fare a meno di sorridere. Il sole splende, Blaine è accanto a me, e io sono in pace con me stesso. Non mi voglio ancora bene, è presto, ma almeno non mi odio.
« Sai, voglio imparare a conoscermi di nuovo. Riscoprire le mie vecchie passioni, coltivarne di nuove. »
Blaine è radioso. Credo che il fatto che io riesca a pensare al futuro lo colmi di gioia, e sono contento di potergli dare almeno questo piacere.
« Sarebbe meraviglioso » dice. « Mi permetterai di accompagnarti nel viaggio? »
Mi stringo a lui. « Non posso andare da nessuna parte senza di te. »
Rimaniamo in silenzio per un po', a osservare i lavori. « Hai una vaga idea di cosa vuoi fare ora? Io posso mantenerci entrambi, per un po', ma... »
Rimango a guardare la struttura che prende forma davanti a me. Anche quest'edificio sarà un luogo di rinascita.
« Mi piacerebbe continuare gli studi » dico. « Non ho ancora trent'anni, dopotutto. »
« E' un'ottima idea. Cosa ti piacerebbe studiare? »
Una pausa. Blaine mi guarda, aspettando.
« Medicina. Mi piacerebbe riuscire a laurearmi. E poi... »
Blaine mi invita ad andare avanti. Io sorrido, ed è un sorriso vero, che riesce a contagiare anche Blaine.
« Sarebbe fantastico poter lavorare in quest'ospedale. »
Blaine mi abbraccia stretto e sento che sta piangendo. Ci vuole tutta la mia forza di volontà per non imitarlo, ma sono troppo felice per piangere. Alzo lo sguardo verso il cielo e penso che, sì, è davvero una nuova vita.

Fin.












  
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