#3
Ancoranonhountitolomaok
Daphne sorrise, lasciando entrare Gerard e Liz per primi nell'auto scura che li
aveva attesi nel parcheggio privato del suo appartamento.
Era particolarmente di buon umore, nonostante fossero in ritardo e Liz avesse
fatto colazione con un Martini. Per quel giorno non le importava, quello era
l'ultimo dei suoi pensieri. Certo, si era ripromessa che avrebbe cercato una
soluzione, avrebbe fatto un'altra di quelle pallose ramanzine che Eliza tanto
detestava, riguardo quanto fosse poco necessario iniziare a bere gia dalle prime
ore del mattino. Ma per ora aveva preferito lasciar correre.
L'importante era che fossero tutti pronti e pimpanti per il
servizio fotografico dei My Chemical Romance che si sarebbe svolto in un vecchio
garage nei bassifondi di New York.
La sera prima, alla festa di presentazione dei nuovi artisti
della Quinn Recordings, Daphne aveva puntato gli occhi sul fotografo che avrebbe
rivisto tra poco, e l'idea di incontrarlo di nuovo la faceva stare bene.
Liz aveva notato che l'amica era particolarmente serena
quella mattina, ed aveva compreso che c'era qualcosa sotto, aveva assistito alla
lunga chiacchierata che Daphne aveva avuto con quel fotografo alla festa, e
poteva giurare che l'amica fosse del tutto attratta da quel tipo. Ma sapeva
anche che da tempo Daphne non frequentava sul serio un ragazzo, e anzi, forse
non ne aveva mai seriamente frequentato uno. Nonostante non ne parlasse mai,
perché era una ferita che forse era ancora aperta e - Liz forse era frivola, ma
non idiota - probabilmente non si sarebbe cicatrizzata mai, Eliza aveva ben
chiaro il momento in cui Daphne era cambiata. Risaliva ai tempi del liceo,
all'incidente con quell'idiota di Michael Pedicone che aveva provato ad abusare
di lei.
E sapeva che quell'episodio aveva segnato per sempre l'amica,
nonostante non se ne parlasse mai.
Era un argomento tabù. E forse era giusto che fosse così.
Liz sapeva quanto male ancora facesse. In fondo Daphne aveva
lasciato la scuola per cercare di riprendersi, per cercare di lasciarsi tutto
alle spalle.
Pensava che non avrebbe mai potuto veramente comprendere
comunque come dovesse essere. Daphne non portava mai un ragazzo a casa. Aveva
raccontato di essere uscita con qualcuno, ma Eliza non sapeva mai quanto fosse
vero. Perché aveva visto Daphne allontanarsi e cambiare improvvisamente umore
ogni volta che magari in qualche discoteca qualche ragazzo provava ad
avvicinarsi per ballarle intorno. Ed aveva notato un altro milione di cose,
delle quali Daphne non avrebbe mai parlato liberamente.
Hailey fece un respiro profondo, guardandosi allo specchio.
Aveva pensato tutta la notte a come i suoi sogni stavano diventando realtà ed
ancora non le sembrava vero. Ma era arrivato il momento di annunciare ai suoi
genitori che aveva ottenuto un contratto discografico. Sapeva che i suoi non
avrebbero mai capito quanto elettrizzante fosse quella notizia. Sapeva anche
che, Marcus specialmente, l'avrebbero criticata, derisa e probabilmente
avrebbero impiegato meno di quattro secondi per tornare a farla sentire
un'illusa senza speranza.
Avrebbe pagato oro per avere Frank al suo fianco, in quel
momento.
Ma le regole di casa Oster erano più rigide di quelle di un carcere di massima
sicurezza, quindi niente Frank finché Marcus sarebbe stato ancora in vita.
Sbuffò, Hailey, scuotendo la testa. Non ce l'avrebbe mai
fatta, era sicuro.
Decise di rimandare quel momento ad un futuro prossimo. Tanto
prima o poi avrebbe dovuto dirlo.
Ma non quella mattina.
Legò i lunghi capelli castani in una coda e con poca voglia
uscì dal bagno della sua camera per trascinarsi nella sala da pranzo.
Marcus e sua madre erano già seduti a tavola. Entrambi
stavano leggendo un giornale. Marcus leggeva le notizie sull'economia, sua madre
la cronaca rosa.
Si sedette al suo posto. Lo stesso posto da quando viveva lì.
La tavola era apparecchiata sempre allo stesso modo, da quando viveva lì.
Al centro del tavolo c'erano una caraffa di succo d'arancia,
una d'acqua ed un thermos di caffè bollente.
La loro cameriera sorrise ad Hailey e le avvicinò un vassoio colmo di muffin ai
mirtilli e cioccolata.
Hailey ne afferrò uno, poi si schiarì la gola per attirare
l'attenzione dei suoi.
Entrambi posarono il giornale e la guardarono «Buongiorno, tesoro» disse con
tono amorevole sua madre, versandosi una tazza di caffè.
«Il tuo amico è già sgattaiolato via?» chiese Marcus
addentando una fetta di pane e miele.
Hailey alzò gli occhi al cielo «Il mio fidanzato.»
precisò arrossendo «E comunque ovviamente non è possibile che sia sgattaiolato
via dato che non ha dormito qui, in quanto i carcerieri gli avrebbero
sicuramente sparato a vista» aggiunse acida.
Marcus sollevò un sopracciglio, con quella sua aria così
noiosa che Hailey non sopportava «Sembri quasi sincera quando lo dici. Dovresti
ricordare che abbiamo delle cameriere alle quali piace tantissimo chiacchierare,
nelle cucine» fece notare lanciando una frecciatina alla più giovane delle donne
di servizio che arrossì abbassando lo sguardo.
Hailey cominciò ad innervosirsi, come al solito. Lasciò il
muffin ancora intatto nel suo piatto e si alzò dal suo posto «Bene. Scusatemi,
ma l'ora d'aria è finita, torno nella mia cella a disegnare tacche sul muro
contando i giorni di reclusione che mi restano».
Prima ancora che Marcus potesse pronunciarsi su come fosse
maleducata Hailey, la ragazza lasciò la sala e tornò nella sua camera.
Afferrò il cellulare e chiamò Frank. Aveva bisogno di
vederlo. Erano passate meno di dodici ore da quando si erano salutati dopo la
festa della Quinn, ma aveva bisogno di passare del tempo con lui.
Aspettò un pò, poi partì la segreteria telefonica.
Hailey sbuffò, riposando il suo cellulare sul comodino
accanto al letto e lasciandosi cadere di peso sui cuscini. Avrebbe riprovato a
chiamarlo più tardi, probabilmente era esausto per la serata precedente e stava
ancora dormendo.
Decise che avrebbe passato la mattinata a suonare, magari
tutto l'odio che provava nei confronti di Marcus le avrebbe ispirato una nuova
canzone.
Eliza se ne stava seduta accanto a Daphne intenta ad osservare come Gerard
sapeva sembrare un vero e proprio fotomodello davanti all'obiettivo di Ryan. I
My Chemical Romance erano stati cosparsi di sangue finto e tutta l'ambientazione
sembrava presa da un film horror. Non era affatto male come idea.
Daphne invece più che al servizio fotografico, prestava
attenzione al fotografo.
Era impossibile che Liz non se ne rendesse conto, così
sorrise avvicinandosi all'amica per parlarle nell'orecchio «Te lo stai mangiando
con gli occhi, D.» sussurrò divertita.
Notò le labbra di Daphne sollevarsi agli angoli in un lieve
sorriso «Mi ha invitata a cena fuori, questa sera...» disse cercando di sembrare
più rilassata di quanto fosse in realtà.
Eliza sollevò un sopracciglio «Lui? Ti ha invitata a cena
fuori?» chiese. L'amica alzò gli occhi al cielo. Tutto l'alcool che circolava
nel corpo di Liz ventiquattro ore al giorno l'aveva resa stupida, probabilmente.
«No, la sua macchina fotografica!» sbuffò scuotendo la testa
«Certo che lui. E ok...» fece un respiro profondo, giocherellando con una
ciocca di capelli «...sono dannatamente nervosa. Forse avrei dovuto rimandare ad
un altro giorno, non lo so...» ammise rivolgendo lo sguardo al suolo.
Liz roteò gli occhi «Non essere stupida, è solo una cena, non
un impegno a vita. Ti divertirai e quando tornerai a casa verrai a raccontarmi
ogni minimo dettaglio della serata!».
Daphne annuì. Eliza aveva ragione, era solo una cena, non
c'era nulla di cui preoccuparsi.
Avrebbero mangiato in un ristorante di lusso e poi... cominciò a sentire un peso
nel petto, chiedendosi se Ryan avrebbe voluto portarla in qualche posto dove
sarebbero potuti stare da soli.
Non era pronta per stare da sola con un uomo. Non in quel
senso.
Deglutì sentendo il bisogno di prendere un pò d'aria. Avrebbe
proposto di andare con la sua auto, in modo che anche in macchina ci sarebbe
stato il suo autista, perché insomma, non si poteva mai sapere.
Guardò il suo cellulare e sospirò. Non appena ne avrebbe
avuto il tempo, avrebbe chiamato la sua terapista. Aveva bisogno di parlarle
prima di gettarsi in una serata che le avrebbe procurato qualche attacco di
panico.
Scusandosi con l'amica, si diresse fuori dal set.
Frank sorrise
non appena vide Daphne fuori dal garage in cui Gerard e gli altri stavano
scattando le foto promozionali.
Era da almeno trenta minuti che girava per le vie di quella
zona cercando quel dannato garage, ma tutto il quartiere sembrava un labirinto
pieno di strade degradate e barboni all'angolo dei marciapiedi e ringraziò il
signore di aver finalmente trovato Daphne.
«Ehi, che ci fai da queste parti?» chiese la ragazza quando
lo vide avvicinarsi, prima ancora che lui potesse salutarla.
Frank sorrise di nuovo. Uno di quei suoi fantastici sorrisi che effettivamente a
Daphne piacevano da morire. «Ti stavo cercando, dovrei chiederti un favore...»
spiegò.
Daphne sollevò un sopracciglio «Se è qualcosa che ha a che
fare con il lavoro, puoi rivolgerti a Judy. Se è qualcosa che ha a che fare con
la tua vita personale, chiedi a qualche tuo amico, perché se non sbaglio è agli
amici che si chiedono i favori, e io e te non siamo classificati come amici da
un paio d'anni ormai, se non sbaglio...» disse.
Oh, nonostante non fosse strettamente necessario rispondere
in modo così acido, Daphne si sentì quasi sollevata dopo aver pronunciato quelle
parole.
Anzi, forse aspettava proprio il momento giusto per ricordare
a Frank che le cose non erano più come ai tempi del liceo, e anzi, Frank aveva
dato dimostrazione che anche ai tempi del collegio non erano poi così amici,
visto come si era dimenticato di lei con tanta facilità.
Però, all'espressione improvvisamente rattristata di Frank,
si sentì in colpa. Che cavolo, non era affatto necessario rispondere in quel
modo. Fece un respiro profondo «Ok, spara.» disse infine.
Frank tornò a sorridere, tirando fuori dalla tasca dei fogli.
Era il contratto che aveva appena firmato con la Quinn
Recordings, e Daphne lo guardò confusa «Oh, ti prego, non dirmi che vuoi
stracciare il contratto...».
Il ragazzo scosse la testa «No, no, figurati... è che...
qui-» spiegò andando alla terza pagina «si parla di spese a carico della casa
discografica per quanto riguarda i bisogni, i comfort e blah blah blah per gli
artisti e blah blah blah» disse indicando alcune righe «Ed io avrei bisogno di
un chiarimento al riguardo...».
Daphne annuì «Mh, in parole povere noi paghiamo la tua
macchina, il tuo taxi, il tuo smartphone, la connessione ad internet, i tuoi
soggiorni in albergo e-».
Frank sollevò una mano per interromperla «Ed anche l'affitto
di un appartamento per far si che io non debba fare avanti e indietro da
Belleville a New York, per caso?» chiese speranzoso.
Daphne annuì ancora una volta «Esatto, anche quello.
Ovviamente tutte le spese verranno scalate dagli incassi dei vostri lavori
eccetera eccetera, il che significa che tu puoi avere tutto ma in realtà non hai
assolutamente nulla perché tutto quello che hai te lo stiamo semplicemente
prestando. Quindi se vuoi diventare una specie di Puff Daddy con catene e denti
d'oro aspetta per lo meno di cominciare a guadagnare sul serio...».
Il ragazzo rise «Nah, non voglio i denti d'oro...» spiegò «In
realtà, voglio andare a vivere con Hailey. E pensavo che a questo punto, voi
della Quinn potreste, uhm, pagare i nostri bisogni fornendoci un appartamento,
magari?».
«Frank, io non faccio l'agente immobiliare, ok? Trova un
appartamento da qualche parte e poi chiedi a Judy di occuparsene. Nel giro di un
paio di giorni sarà il vostro nido d'amore...» disse con poco entusiasmo.
Frank sfoderò un altro dei suoi mega sorrisi «L'ho gia
trovato! E' in una palazzina privata a SoHo, di fronte al Trump Hotel a Spr-».
«-Spring Street!?» terminò per lui la frase Daphne, con aria
sorpresa.
Lui annuì «Si, conosci la zona?» chiese entusiasta.
Daphne sgranò gli occhi «Scherzi!? Non potete venire a stare
lì, ok? No, New York è una città grandissima e fidati, troverete altri tremila
appartamenti disponibili e carini ma non ho assolutamente voglia di condividere
il pianerottolo della mia palazzina con voi!» disse d'un fiato, nervosa.
Dio, sarebbe stato anche peggio del collegio, tornare a
vivere con Hailey e Frank sempre intorno! Non ne aveva alcuna voglia,
assolutamente.
«Perché? Ti prego, il custode mi ha mostrato l'appartamento
proprio questa mattina e sarebbe davvero fighissimo vivere lì! E' a due passi da
tutto, in pratica, e Hailey adora quella zona, e sarebbe una sorpresa così
fantastica che stasera potessi portarcela e-».
Daphne si morse il labbro inferiore, pensosa. Come era
geneticamente possibile che sulla faccia della terra esistesse davvero un
ragazzo tanto dolce e premuroso come Frank? E come era danntamente possibile che
oltre a lui, non ne esistevano altri esemplari e, nel caso esistessero, lei non
ne avesse mai incontrato un altro?
Pensò che fosse ingiusto. Frank se ne stava lì a preoccuparsi
di realizzare ogni ridicolo sogno nel cassetto di Hailey come se fosse una
questione di vita o di morte e... scosse la testa. Comunque cosa gliene
importava, a lei?
«Ok, smettila di fare quella faccia da cagnolino abbandonato
in autostrada. Ma ti prego, parlane con Judy e lascia che se ne occupi lei, io
non ho tempo per pensare a queste cose...».
- - -
Ok che non
aggiorno da una vita, e mi dispiace.
Spero che qualcuno ancora se la ricordi, sta storia.
Nel caso contrario, mi dispiace, ma vabbè, succede, volto pagina e vado oltre
(?).
Dunque, ok, dovevo aggiornare.
XOXO
Tere