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Autore: Reo    20/01/2013    2 recensioni
Allen, costretto a scappare dalla sua vecchia vita e in cerca di risposte, si ritroverà a fare il maggiordomo nella villa del misterioso Conte del Millennio, e tutto per un solo obiettivo: scoprire il mistero legato alla sua nascita.
[Raiting sempre più rosso con il proseguimento della storia]
[LavixAllen, TykixLavi, Tykix?]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Rabi/Allen
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dance in the alley of sin. 
Tutti i diritti sui personaggi a Katsura Hoshino,che ringrazio profondamente per aver creato uno dei manga più belli di questo decennio.



Prima di tutto, devo scusarmi con voi per l'enorme ritardo, e pensare che volevo pubblicare un capitolo alla settimana. *sigh*
Mi dispiace davvero ma l'ispirazione è un po' come quando devi andare in bagno (scusate l'esempio poco elegante).
Spero che questo capitolo vi piaccia, ho cercato di seguire tutti i consigli che mi avete dato nelle recensioni, al fine di rendere più piacevole la vostra lettura.
Ringrazio Rakegy
e B.Rabbit, per aver recensito. E tutti quelli che hanno messo la ff nelle preferite/seguite.
Vi sono grata anche solo per averla letta.
Ad ogni modo abbiamo una storia da portare avanti. I personaggi sono pronti, sta a voi leggere ora!
Reo.




<< Ma mi hai preso per una puttana di strada?! >> urlò Allen scansando malamente il rosso.
<< ahahah l'occasione fa l'uomo ladro, e nel tuo caso, puttana. >> rispose l'altro.
<< E poi siamo due uomini. Per quanto io ricordi a Londra si può essere processati per sodomia, giusto? >>
<< Lascia che ti spieghi una cosa. >> disse Lavi avvicinandosi sensuale all'altro.
<< Qui a Londra, a meno che non ti becchi la polizia, puoi fare tutto quel che vuoi. Una legge è solo un pezzo di carta che si usa per mettere a tacere, o mandare in carcere chi da fastidio ai potenti. Le persone che rispettano la legge si possono contare sulle dita di una mano. >>
Lavi, mentre parlava, si avvicinava sempre di più all'altro che lo guardava con freddezza, tentando di mascherare l'ansia.
<< Quindi tutto è lecito, qui nei bassi fondi, amico mio! >> concluse il rosso, sorridendo e stringendo la mano di Allen con forza.
Allen avrebbe volentieri steso con un pugno l'altro; prima lo trattava alla stregua di una puttana e poi faceva l'amicone!
"Il mio arrivo a Londra non è dei migliori, direi" pensò tra se e se Allen.
<< Beh visto che non mi sei utile, vado a spendere le mie trenta stelline, alla prossima ehm come hai detto che ti chiami? >> chiese Lavi, alla faccia della sincerità!
<< Non l'ho detto. >> rispose Allen.
<< Allora alla prossima! >> il rosso s'incamminò fuori dal vicolo.
<< A-aspetta! >> Allen tentò di fermarlo, ma l'unica cosa che riuscì a vedere era il rosso che correva verso un luogo imprecisato mentre gli urlava un "Niente di personale, ognuno per se!"
Bene. Non solo aveva passato le ultime ore tra una carrozza che puzzava come un tubo di scarico, corse sfrenate per Londra e un maniaco che lo aveva scambiato per una prostituta di basso rango, ora aveva anche perso forse l'unica persona abbastanza folle da rivolgergli la parola.
Quella non era la sua giornata, come non lo erano state le 1.460 giornate prima di quella.
Sospirò appena, si aggiustò il capuccio, riprese la viligia in mano e diede una testata abbastanza potente al muro, giusto per riorganizzare le idee.
Si guardò intorno, prima di uscire dal vicolo, aveva via libera. Si diresse verso la strada principale. C'erano giusto un paio di locande aperte. Optò per l'unica che non puzzasse troppo di piscio e cavolfiore scaduto.

Allen non era per niente un ragazzo fortunato, e ciò era stato dimostrato negli avvenimenti delle ultime ore, però ogni volta che si siedeva ad un tavolo da gioco, non c'era posta in gioco che lui non potesse vincere.
Guardò sconsolato le carte che aveva davanti. Normalmente chinque avrebbe perso con carte del genere, ma Allen aveva un asso nella manica, anzi quattro.

Dopo aver spillato ai tre ubriaconi che giocavano con lui il necessario per una cena e per fittare una camera per una notte all'osteria li vicina, Allen lasciò la locanda accompagnato da sguardi di ammirazione ed odio, miscelati alle urla di qualcuno che lo chiamava "imbroglione".
Sì, lo era. Fino al midollo. Ma non gli sarebbero bastate quattro urla per fargli venire i sensi di colpa per quello che aveva fatto. Ognuno ha il suo talento, amen.

Dopo esser stato quasi cacciato da un'osteria per aver quasi finito le provviste di un mese, trovò un piccolo albergo ancora aperto. Le pareti erano state una volta di un bel marrone quercia, ma ora erano mangiate dalla muffa. L'aria sapeva di umidità, ma per aver qualcosa sopra la testa Allen era disposto anche a dormire sotto un albero.
Quello che doveva essere il proprietario dell'albergo diede malvolentieri una camera al ragazzo.
Raggiunta la piccola camera che affacciava sulla strada, Allen si tolse il cappotto e gli stivali, si distese sul letto e per un attimo si ricordò di essere stato baciato da quello sconosciuto. Aveva cercato di non pensarci per tutta la sera, ma il suo pensiero era sempre fisso su quel momento.
La rabbia gli rese impossibile il sonno, si era fatto baciare! E non aveva nemmeno picchiato a sangue quel tizio.
Tirò un cuscino contro il muro. Forse aveva ragione il maestro, quando gli diceva che era un poco di buono con tendenze ambigue.
Ricordare quel uomo, gli fece aumentare ancora di più la rabbia.
Nonostante il rispetto che provava per il suo maestro e la gratitudine per averlo salvato quattro anni prima, non poteva perdonargli tutti i debiti che gli aveva fatto pagare e il fatto di averlo cacciato di casa pochi giorni di prima, per un motivo che nemmeno lui aveva ben capito.
Recuperò il cuscino e si mise sotto le coperte, erano dure come un pezzo di metallo, come il letto, e non davano calore, ma comunque Allen riuscì a prendere sonno, tra un insulto tirato al maestro ed uno a Lavi.


L'indomani Allen fu svegliato da un gran fracasso. Si stropicciò gli occhi assonnato, ed andò ad aprire la finestra.
Impallidì nel vedere un paio di guardie che stavano parlando con il proprietario dell'albergo. Questo cercava di trattenere le guardie dall'entrare nell'albergo, una delle due guardie prese la pistola e la puntò verso l'uomo, che ressegnato si faceva da parte per far passare le guardie.
Allen prese le sue cose alla svelta, doveva scappare il prima e possibile. Aprì la porta, e sentì le voci delle guardie che salivano le scale, si guardò intorno. Non c'erano uscite secondarie, aveva due alternative, la finestra della sua camera, o salire sul tetto e sperare di riuscire a scappare.
Optò per la prima, "sperare" solamente non era una buona idea.
Chiuse la porta a chiave, e corse alla finestra. Approfittò di una carrozza che stava passando in quel esatto momento per saltare.
Per un attimo sentì le guardie tentare di sfondare la porta, pregò tutti i santi che conosceva di non morire, almeno non quel giorno.
La porta cadde giù con poche spinte, i due poliziotti si guardarono intorno sospettosi, videro la finestra aperta, e si precipitarono vicino ad essa.
Nessuna traccia del loro obiettivo.


Tiky Mikk, quella mattina era stato svegliato dalla cameriera di turno che veniva a servigli la colazione.
Mentre beveva il thè, osservò la piccola cameriera, era davvero apetitosa.
<< Scusami, non riesco ad allacciare il colletto della camicia, potresti aiutarmi? >> quella scusa attaccava con tutte le cameriere, e quella, a giudicare dalle guancie rosse e le mani tremanti, era come tutte.
Dieci minuti dopo, usciva dalla sua camera da letto, con i vestiti perfettamente ordinati, ed un paio di giarrettiere nel taschino della giacca.
Tiky mikk era, a detta di mezzo mondo, un gran donnaiolo, l'altra metà invece diceva che solo le donne non gli bastavano.
Si accese distrattamente un sigaro, sapeva di non poter fumare in casa, ma le regole non gli erano mai piaciute.
Arrivò nell'enorme atrio della villa di suo padre. Padre adottivo per l'esattezza, i suoi veri genitori erano spariti da anni.
Doveva ringraziare la fortuna se ora era lì, in una lussuossima villa, con una famiglia, e non sotto un ponte, in compagnia dei topi.
Sospirò appena, e raggiunse il giardino. Mandò a chiamare una carrozza, fumando un altro sigaro nell'attesa.
<< Sir.Mikk pranzerà con il conte, oggi? >> domandò un vecchio ma fidato cameriere.
<< Spero proprio di sì, non riesco a vederlo da giorni, e non vorrei che si dimenticasse che sono suo figlio >> rispose Tiky ridacchiando.
<< Allora l'attendiamo per il pranzo. Buona gionata. >> il cameriere fece un breve inchino e si dileguò.
La carrozza arrivò giusto in tempo per l'inizio del terzo sigaro.
Disse al cocchiere che era di fretta e di accompagnarlo nel minor tempo possibile a Piccadilly Street, e di non dire a nessuno dov'era diretto.
Si lasciarono dietro le campagne e le adorabili villette perse nel verde  in quella zona poco vicino Londra, ed in pochi minuti raggiunsero la città. Quel giorno splendeva un bel sole, e le strade affollate erano un problema per chi andava di fretta.
Vide un parecchie guardie andare verso un albergo.
Mentre si chiedeva perché la polizia fosse lì, sentì un tonfo provenire dal tettuccio della carrozza, che cedette pochi secondi dopo.
<< Sir.Mikk è successo qualcosa? state bene? >> chiese il cocchiere.
Tiky Mikk poteva dire che nella vita gli fossero successe le cose più strane ed imprevedibili. Ma di ritrovarsi davanti un ragazzo albino che aveva appena sfondato il tetto della sua carrozza, non gli era mai successo.
 
Allen guardò il signore che aveva di fronte, era sicuramente qualcuno di importante, lo capiva dalla stoffa dei vestiti, e dal pregiato sigaro che stava fumando.
Aveva appena firmato la sua condanna alla prigione, eppure quella carrozza non sembrava così delicata.
<< Sir.Mikk è successo qualcosa? state bene? >>
Ecco, ora il Signor.Mikk o qualunque fosse il suo nome, lo avrebbe denunciato.
Cercò lo sguardo dell'uomo, e si porto un dito alla bocca, sperando che l'uomo capisse di tacere.

Tyki Mikk poteva dire che nella vita gli fossero successe le cose più strane ed imprevedibili, ma di ritrovarsi davanti uno dei più bei ragazzi che avesse mai visto dopo che questo gli aveva sfondato il tetto della carrozza. non gli era mai successo.
<< Va tutto bene, si sbrighi a ripartire. >> rispose Tyki.
Quella era decisamente una mattina fortunata per entrambi, o forse no.





   
 
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