Fanfic su attori > Aaron Johnson
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Autore: Aine Walsh    20/01/2013    4 recensioni
[IN REVISIONE]
È da poco più di due anni che non ci vediamo e so di non essermi comportato nel migliore dei modi nei suoi confronti, ma nonostante ciò lei non ha esitato a corrermi incontro alla prima chiamata. Non mi trovo affatto in una bella situazione, insomma.
* * *
NdA, spiegazioni e altre avvertenze all'interno.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Seconda parte
 
31/12/2015
 
«Eccoci arrivati» annuncio trionfante girando la chiave e spegnendo il motore.
«Una manovra degna della controfigura di Ryan Gosling in Driver».
Mi massaggio il mento, pensieroso. «Avrei preferito essere paragonato a Michael Schumacher» ammetto prima di aprire la portiera e scendere. 
«La modestia è sempre stata il tuo forte, Johnson».
Nevica ancora, ma non ci dispiace affatto camminare  lasciando che i fiocchi si posino sulle nostre teste e non ci affrettiamo più di tanto ad entrare nella caffetteria. Quando ci avviciniamo alla porta d’ingresso, posso scorgere l’interno del locale e mi accorgo che è stracolmo di gente.
«Uhm, pensi ci sia posto?».
«Beh, è di zia Rose che stiamo parlando, no? Non ci butterà mica  fuori, non l’ha mai fatto e non lo farà di certo oggi, dato che non ti facevi vedere in giro da un po’».
«Sarà» risponde scrollando le spalle.
Apro la porta ed entriamo, fermandoci però proprio davanti all’entrata. Ci saranno più o meno trenta gradi e, contrariamente a quanto avevo pensato osservando attraverso la finestra, il chiacchiericcio è sopportabile e non disturba. Heaven si guarda intorno, meravigliata, con la bocca appena dischiusa come faceva anche da bambina. «E’ tutto come lo ricordavo» sussurra  in un soffio.  La guardo e sorrido; istintivamente, lascio dondolare la mia mano avanti e indietro per sfiorare la sua e, quando sono lì lì per decidermi ad afferrarla, l’urlo di zia Rose mi ferma.
«Che mi venga un colpo, quella è Heaven McCarthy, la mia piccola Heaven McCarthy!» esclama poggiando il vassoio su un tavolo e correndo incontro  alla ragazza, che sorride tra il felice e l’imbarazzato.
«Ciao, zia» la saluta mentre si lascia stringere dalle sue braccia. Quando l’abbraccio viene sciolto, zia Rose prende Heaven per le mani e la scruta bene, facendole fare anche qualche piroetta su se stessa. Non posso fare a meno di ridere osservando la scena: questa donna ha sempre amato la sua banda di teppistelli e si è spesso comportata da madre nei nostri confronti, ma tutti sapevamo che aveva un debole per quello scricchiolino venuto dal Nord Inghilterra. Come darle torto, del resto?
«Eri così piccolina quando sei partita… e guardati adesso! Sei una donna grande e matura. Anche se…».
«Anche se?» domanda la ragazza.
«Sei pallida e praticamente pelle e ossa! Mangi, vero? Regolarmente, voglio dire. Non muori di fame, non sei anoressica, giusto? Ah, chissà cosa ti danno da mangiare, quegli scozzesi! – esclama la zia, gesticolando ampiamente – Su, sedetevi: ci penso io a voi».
Troviamo un tavolino in fondo, accanto alla finestra, e lo occupiamo senza smettere di ridere. «Anche lei non è cambiata» commenta Heaven tirando un po’ più su le maniche della felpa grigia che indossa.
La osservo meglio e accenno un sorriso. «Hey, ma quella è mia» dico indicandola.
Arrossisce e abbassa lo sguardo. «Sì» risponde sommessamente.
«Te l’ho prestata l’ultima volta che abbiamo… oh» mi zittisco di colpo. Stupido Aaron, stupidissimo. Oggi non ne combino proprio una giusta, a quanto pare. 
Restiamo in silenzio, lei ha gli occhi ancora abbassati a fissare il tavolo ed io non riesco a guardarla. Ci sono veramente tantissime cose che vorrei dirle, ma non posso farlo per adesso.
Per fortuna arriva la zia a toglierci da quest’imbarazzante situazione. «Ecco qui, caffè macchiato per Aaron e cioccolata alla cannella per Heaven… ti piace ancora, no?» domanda, esitante.
«Solo se la fai tu» risponde la McCarthy.
Il viso roseo della donna si illumina di felicità e, dopo aver poggiato sul tavolo un piatto colmo di biscotti di tutti i tipi, se ne va sussurrando qualcosa come i miei piccolini. Heaven ne afferra uno e lo inzuppa un po’ nella cioccolata fumante. L’intervento di zia Rose mi permette di poter dirottare la conversazione dove voglio e non perdo tempo a farmi venire in mente qualcos’altro. «Come va con la Compagnia?».
«Uhm, direi bene. Abbiamo da poco finito di mettere in scena La bisbetica domata di Shakespeare e dopo la pausa dovremmo concentrarci su altro… si vocifera che il direttore voglia assegnarci Grease. Ma ci pensi? Sarebbero tutte risate!».
«Oh, io verrei a vederti sicuramente. – annuisco eccessivamente – Le tue eccezionali doti canore devono essere apprezzate da tutti, non solo dalla tua doccia».
«Ah ah, quanto sei simpatico. Ricordati, bello mio, che prima di prendere le lezioni di canto che tanto ti servivano per Nowhere Boy anche tu eri nelle mie stesse condizioni».
«Può darsi».
«No, fidati, era così» conclude mordendo il biscotto.

Sitting in his Nowhere Land...

Non so voi, ma io amo quel film.
Aaron Johnson nei panni di John Lennon è qualcosa di incredibile (anche se gli occhi di John erano nocciola e non azzurro intenso, me pignola xD).
Ringrazio ancora chi segue questo piccolo folle progetto e vi auguro un buon proseguimento di serata (sì, su Canale 5 ._.).
A presto!

A.
  
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