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Autore: KuromiAkira    09/08/2007    6 recensioni
Nel volto di Shikamaru non c’era più traccia di odio o insofferenza.
Solo quella maledetta consapevolezza che una cosa del genere non sarebbe mai successa, se non avesse agito di testa sua.
E la disperazione per la conseguenza di quel suo sciocco comportamento…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella era stata proprio una giornata no . Una di quelle da dimenticare e sperava finisse in un modo dimenticabile!
Choji correva pensando a come era iniziata, quella maledetta giornata.


Lui, Shikamaru e Ino. Una missione. Tutto come al solito. Apparentemente.

Mentre avanzavano Choji si sentiva a disagio. I suoi due compagni di squadra non si erano rivolti la parola a causa di un litigio quella stessa mattina.

Non era una novità che litigassero. Ma quel giorno Shikamaru sembrava davvero di cattivo umore e Ino, con le sue solite critiche, sembrava aver peggiorato la situazione.

- Non accetto critiche da un’ incapace come te, Ino! Tks, se solo non fossi nella nostra squadra… -

L’aveva detto con un odio mai visto sul volto dell’amico, mai sentito nella sua voce.
Ino ci era rimasta male. L’aveva guardato stupita. E non si parlarono più.

Ed era spiacevole trovarsi tra i due fuochi, con Shikamaru davanti a se che guidava il gruppo e Ino dietro di lui.

E finalmente si entrò nel vivo della missione. Così se ne sarebbero tornati a casa in fretta, almeno così sperava Choji.

Loro contro i ninja avversari. Tutto come al solito.
Lo schema Ino-Shika-Cho. Nemmeno questa una novità.

Se solo Shikamaru non avesse preso il controllo di tutti i nemici ordinando subito a Choji di travolgerli con la Nikudan Sensha, quasi come a dimostrare che Ino non era utile per le missioni.

Sia Choji che la stessa Ino lo capirono. E la bionda tremò di rabbia.

Ok, sapeva di non essere molto forte e utile però non si meritava delle parole del genere né tanto meno un comportamento simile da parte di Shikamaru!
Choji, dal canto suo, non capiva cosa avesse l’amico. Non era da lui comportarsi così, capiva come si potesse sentire Ino.
D’altronde anche lui veniva sempre sottovalutato ma era stato proprio Shikamaru il primo ad avere fiducia nella sua forza.

Comunque sia il ragazzo ubbidì all’ordine dell’amico.

Proprio in quel momento un nemico rimasto nascosto ne approfittò, in quel momento dove sia Shikamaru che Choji erano impegnati con le tecniche.
E l’unica ad accorgersene fu proprio Ino.

Troppo tardi e troppo pericoloso utilizzare la Shintenshin no Jutsu, con Shikamaru troppo lontano per proteggere il suo corpo.
Non era nemmeno sicura che Shikamaru avesse voluto proteggerla. In quel momento sembrava la odiasse. E la considerava inutile, insignificante… anche se non ci fosse per lui non avrebbe fatto differenza…

Agì di istinto, nonostante tutto. Perché quell’infame, rimasto sempre nascosto, puntava proprio su Shikamaru.

Senza dire nulla, senza fare alcun rumore… Shikamaru sentì solo un gran tonfo.
Si voltò e vide per un attimo il ninja, una ragazza dal viso coperto, prima che anche Choji se ne accorgesse e la travolgesse.

Successe in un secondo. Il secondo dopo Shikamaru si accorse del corpo di Ino ai suoi piedi, in una pozza di sangue. Un taglio netto al ventre.
E si rese conto che gli aveva salvato la vita…

- Ino! – gridò.

La prese tra le sue braccia mentre Choji, una volta messa ko la ragazza, corse da loro.

- Ino!! –

Nel volto di Shikamaru non c’era più traccia di odio o insofferenza.
Solo quella maledetta consapevolezza che una cosa del genere non sarebbe mai successa, se non avesse agito di testa sua.
E la disperazione per la conseguenza di quel suo sciocco comportamento…

- Shika! Torniamo al villaggio, dobbiamo portarla all’ospedale! – esclamò Choji cercando di mantenere la calma.

Mentre i medici la stavano visitando Shikamaru sparì.
Choji non riusciva più a trovarlo e non capiva come poteva andarsene sapendo che Ino poteva essere in pericolo tuttavia prima di andarlo a cercare voleva sapere le condizioni dell’amica.

Tsunade uscì dalla stanza. Choji alzò lo sguardo speranzoso.

- Godaime… -

La donna lo guardò seria e lo face entrare richiudendosi poi la porta alle sue spalle.
La sua espressione si fece triste e preoccupata.

- La ferita non è guarita… - constatò il ragazzo preoccupato nel vedere la medicazione già zuppa di sangue..

Tsunade sospirò.

- Non posso guarirla. – gli disse.

Choji si voltò verso di lei, preoccupato.
La donna si avvicinò al letto.

- Credo che sia Ino stessa a impedirmi di guarirla. –
- Cosa significa? Perché? – chiese.
- Quando ho tentato di guarirla ha ripreso conoscenza per qualche secondo prima di svenire ancora. L’ho sentita dire che… sarebbe stato meglio se fosse morta durante la missione. Poi il suo corpo ha cominciato a rigettare il mio chakra, indispensabile per le cure. – spiegò

Choji guardò la donna per qualche istante come per cercare di registrare nella sua mente quelle parole e capirne il vero significato.
Perché Ino avrebbe dovuto desiderare di morire in missione?

Uscì dalla stanza correndo.
E correva, correva… cercando l’unica persona che potesse rendere tutto questo una piccola disavventura, un qualcosa di dimenticabile.

Corse verso casa Nara, vedendo una figura seduta su una panchina lì vicino, circondata da impalpabile fumo.
Si avvicinò.

- Cho... –
- Cosa stai facendo qui? – chiese severo.

Shikamaru non rispose. Lo guardava tristemente senza nemmeno aspirare il fumo dalla sigaretta che teneva serrata tra le labbra e che lentamente andava consumandosi.
Il ragazzo prese a guardare il cielo grigio, che minacciava pioggia.

- Scappo, come al solito… - rispose con rassegnazione
- Come sta? – chiese poi, dopo un po’ di esitazione.

Choji sospirò.

- L’hokage non riesce a guarire la sua ferita. –
- Come no? – chiese il moro stupito, prendendo la sigaretta con due dita e allontanandosela finalmente dalla bocca.

L’espressione di Choji si fece dura.
Shikamaru conosceva quell’espressione, nonostante l’avesse vista raramente sul volto dell’amico.
Era l’espressione che assumeva quando qualcosa di importante per lui veniva minacciato.

- Ino rifiuta le cure. L’hokage l’ha sentita dire che era sarebbe stato meglio se fosse morta durante la missione. Shikamaru… devi venire anche tu all’ospedale a farle cambiare idea! –
- Non posso. È stata colpa mia che mi sono comportato come un bambino… -
- Proprio per questo devi andare a scusarti! –
- Non è così semplice… -

Non riuscì a finire la frase che Choji l’aveva afferrato per un braccio e lo stava trascinando via, stringendolo tanto da fargli male.

- Choji! – esclamò
- Non so perché tu oggi ce l’avessi tanto con lei ma devi venire con me! –
- è vero, ce l’avevo con lei ma mi rendo conto che era per un motivo stupido, per questo me ne vergogno tanto! –

Choji si fermò e si voltò di scatto.

- E la vergogna è più importante della sua vita? –

Abbassò lo sguardo.
No che non lo era. Ma Choji non sapeva cos’era successo quella mattina, prima di cominciare la missione, non sapeva cosa gli era successo.
Ma non riusciva a non comportarsi così… stupidamente!

Sapeva quanto Ino era orgogliosa. Sapeva che dirle quelle parole l’avrebbe ferita. Sapeva che non permetterle di partecipare attivamente alla missione l’avrebbe mortificata. Sapeva di star facendo una sciocchezza, qualcosa che non era da lui perché lui non ferisce le persone apposta, non un suo compagno di squadra, non Ino!
Ma era stato più forte di lui, perché si trattava di qualcosa che va oltre la logica, oltre quel quoziente intellettivo oltre la media. Oltre la ragione…

Ma NON poteva sapere che sarebbe finita in quel modo!

Però tutto questo perdeva di significato al pensiero che Ino sarebbe potuta morire, di sua spontanea volontà, per colpa di qualcosa di così stupido.
Perché probabilmente la più profonda ferita gliel’aveva inferta lui, con quelle parole.

Cominciò a correre, insieme a Choji.

- Ino! – esclamarono entrambi, spalancando la porta.

Dentro la stanza non c’era nessuno, solo Ino che giaceva nel letto con un espressione tranquilla.

Si avvicinarono al letto, in attesa.
Poi, qualche minuto dopo, aprì gli occhi.

- Ino! – esclamò Shikamaru appoggiando le mani sul letto.

Choji lentamente indietreggiò fino ad uscire dalla stanza, dove incrociò Tsunade.

- Choji! –
- Meglio non entrare, ora, Godaime… - spiegò semplicemente lui.


Shikamaru era rimasto immobile a fissare il volto di Ino senza alcuna espressione.
Aveva aperto gli occhi, guardando il soffitto e non aveva più fatto nulla.

- Ino… riesci a sentirmi? – chiese il ragazzo preoccupato per la mancanza di reazione della ragazza.

Ma non vi fu nessuna reazione. Ino semplicemente guardava il soffitto senza dire o fare nulla.
I suoi occhi sembravano vuoti, privi di ogni emozione.
Eppure erano sempre stati degli occhi così espressivi… quando rideva, si arrabbiava, si incuriosiva o litigava con qualcuno… quegli occhi così chiari riflettevano sempre il suo carattere e la sua anima che ora sembrava assopita dentro il suo cuore.

La vista di Ino in quello stato stava uccidendo Shikamaru. Si, si sentiva proprio morire.
Le prese la mano e la avvicinò al suo volto che era ora rigato dalle lacrime.

- Sono… un idiota, vero? È colpa mia se sei in questo stato ed è colpa mia se stai reagendo in questo modo, vero? –

Nulla. Nessuna reazione da parte di Ino.

- Mi dispiace, Ino. Non avrei dovuto aggredirti in quel modo con parole che non ho mai pensato. Ero nervoso per i fatti miei. No anzi, in realtà tu c’entri… però… -
- Perché? –

Shikamaru sussultò nel sentire la flebile voce di Ino.
La fissò ma lei non si era nemmeno voltata.

- Ino… -
- Perché… sei qui? –
- Ma cosa stai dicendo? Ino, io… -
- Se io… non ci fossi non saresti meglio? Se… non fossi nella squadra… se fossi morta.. non sarebbe meglio? –

La voce di Ino andava a farsi sempre più triste e tremante.

- Come puoi pensarlo?? – urlò il ragazzo.

Non riusciva a capire. Va bene, l’aveva aggredita e aveva esagerato, ma questo non significava che la starebbe meglio se lei non ci fosse, anzi!
Come aveva potuto arrivare a questa conclusione?

- Allora perché? Perché mi hai detto quelle cose? Perché hai usato quel tono di odio? –

Sussultò. Ino si era finalmente voltava verso di lui ma aveva degli occhi molto tristi e piangeva.
Non se n’era reso conto ma mentre le aveva detto quelle cose aveva usato un tono che non voleva usare, come se Ino avesse fatto qualcosa.
Ora capiva il perché di quelle parole. E il motivo del rigetto delle cure.

Abbassò lo sguardo.

- Mi dispiace. Davvero, sono un idiota! Non ti odio, dico davvero, è solo che… che io… oggi ti ho vista con Sai… e vi stavate baciando… e non so… mi sono innervosito e ho finito col trattarti male, come se fosse stata colpa tua. –

Gelosia.
Ciò che oscure la ragione. Ciò che non permetteva ai pensieri di prendere forma.
Ciò che va oltre il sangue freddo.

- È stato lui a baciare me… io l’ho allontanato poco dopo… e dire che l’ho rifiutato per te… -
- Cos.. –
- Io ti amo… eppure oggi l’hai fatto apposta a ferirmi e… e ho pensato che se fossi morta forse ti saresti pentito almeno un po’… -

Le lacrime scendevano copiose dagli occhi di Ino.

Quegli occhi che riuscivano a ricordare il cielo quando la serenità illuminava il suo volto, o il mare, quando le lacrime sembravano onde nelle sue iridi.

- Stupida! Se fossi morta non avrei più saputo che fare… mi dispiace… -

La mano che Shikamaru stava stringendo si strinse, e il viso di Ino si contorse dal dolore.
Nonostante la medicazione l’emorragia non si era fermata e Ino si sarebbe trovata ben presto in gravi condizioni se la situazione continuava ad essere così.

Shikamaru si alzò per chiamare la Hokage ma Ino gli tenne la mano.

I loro sguardi si incrociarono.

- Shika… tu non mi odi, vero? – chiese col cuore in gola.

Lui sorrise.

- Io non potrò mai odiarti, Ino. –
- Come fai ad esserne così sicuro? Io stessa mi rendo sempre odiosa. –

Shikamaru si avvicinò a lei e si chinò, baciandola.

- Io ti amo, Ino. Non posso odiarti. –

Rassicurato dal sorriso della ragazza Shikamaru corse fuori dalla stanza e chiese a Tsunade di riprovare a guarire Ino.
La donna annuì fiduciosa.

Attendendo che la Hokage uscisse Choji si avvicinò all’amico.

- Allora, com’è andata? –

Lui sorrise.
Choji ricambiò il sorriso. Capì che avevano chiarito.

- Poi mi spieghi che cavolo avevi oggi vero? –
- Si si… -

Ora Choji aveva la certezza che quella sarebbe solo stata una brutta giornata dimenticabile…



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Non mi è uscita benissimo… :/
Non so perché non riesco mai a scrivere come vorrei e ultimamente me ne sto lamentando spesso…
L’ho riletta tante volte questa one-short ma non so cosa modificare per renderla migliore…
Voi che dite?
  
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