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Autore: obey_love    20/01/2013    2 recensioni
Il passato può far male, ma può anche unire le persone.
Genere: Drammatico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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past hurts

Espulso da due scuole diverse, a causa di continue rise con i miei compagni; ventitré volte in presidenza per aver fatto cadere i prof e averli presi a parolacce; bullismo sfrenato. Queste sono solo pochissime delle cose che mi descrivono, che descrivono Zayn Malik, quel ragazzo diciottenne che ancora non sa che farsene della vita. Sono il tipico ragazzo stronzo, che evita tutti, e se non li evita è per picchiarli o maltrattarli. È quello che faccio durante il giorno: passo nel corridoio della scuola, spingo chi mi sta davanti ai piedi, e minaccio qualcuno all’ora di pranzo. In classe non faccio altro che rispondere male ai professori;mi irritano così tanto, cazzo! Non li sopporto! Purtroppo queste mie azioni hanno un perché; quel perché si chiama papà. Già, mio padre..sin da quando avevo dieci anni mi maltrattava, mi picchiava, mi urlava contro qualsiasi cosa volessi azzardarmi a chiedergli, e mi prendeva a calci se mi avvicinavo a lui in modo affettuoso. Si, nonostante mi lasciasse dei lividi violacei sulla pelle quasi ogni sera,ogni tanto mi avvicinavo a lui per abbracciarlo; ma lui mi respingeva, urlando e tirandomi pugni, per poi prendermi per il colletto della maglia e portarmi in camera,dove mi chiudeva a chiave per ore. Cosa gli avevo fatto,questo non lo so. ho cercato sempre di ascoltare i consigli di mia madre, che mi diceva di stare tranquillo e che quello era solo un brutto periodo, che sarebbe tutto passato nel giro di poco tempo,che papà non mi avrebbe più fatto del male. Un giorno, avevo dodici anni, assistetti all’arresto di mio padre. Accusa? Maltrattamento su minori. Ritornò a casa dopo due mesi, ma non era affatto cambiato. Nemmeno il carcere lo aveva fatto cambiare, e questo faceva male. Ricominciò a bere, picchiarmi, e cominciò anche a picchiare mia madre e le mie sorelle. Cercavo di difenderle, le donne di casa, ma non ci riuscivo; avevo solo dodici anni. da quell’anno in poi diventai quello che sono ora. cominciai anche io a picchiare chiunque mi recasse un minimo di fastidio, chiunque mi intralciasse la strada, chiunque mi rivolgesse parola. Nessuno osa toccarmi, né sfiorarmi, nel modo più assoluto. Cinque mesi fa conobbi per caso una ragazza, Noah. Ci conoscemmo all’ora di pranzo…stavo fumando la mia sigaretta,come al solito. Lei mi si avvicinò,sorridendomi. La prima cosa che pensai fu ‘’ma che cazzo hai da ridermi in faccia?’’ ma stetti in silenzio, guardandola sbavarmi addosso. Si, di solito faccio questo effetto sulle ragazze – non che mi dispiaccia,eh.
«Ciao, sono Noah; piacere» - mi tese la mano; sorrise.
Quasi con disprezzo,tolsi la sigaretta dalla bocca per risponderle,senza però afferrare la sua mano e stringerla. «che vuoi?»
«volevo dirti che stasera c’è una festa a casa mia,i miei sono fuori città. Ti va di venire?»
Mentre parlava le sue amiche,da dietro,facevano il tifo per lei; le vedevo parlare e guardarmi,sicuramente ero io l’argomento di cui parlavano.
«vedo cosa posso fare.» - butto a terra la sigaretta,spegnendola col piede. Vado in palestra, mi piace giocare a basket da solo; e dato che è l’ora di pranzo,la palestra è tutta mia. Comincio a fare dei tiri liberi, non riesco a fare canestro. Nella mia testa ci sono solo le immagini di mio padre, quelle brutte e schifose immagini che me lo fanno odiare ancora di più di quanto già faccia da otto anni a questa parte. Quattro tiri..sette tiri..undici tiri..niente canestro. Lancio la palla con quanta forza ho nelle braccia dall’altro lato della palestra – ci fosse stato qualcuno l’avrei ucciso – urlando con tutto il fiato che ho nei polmoni. Mi accascio, inginocchiandomi; metto la testa tra le mie mani. non riesco a trattenere le lacrime,ma devo farlo. Colpisco il pavimento liscio con un pugno,facendomi male la mano. Alzando lo sguardo mi accorgo che c’è qualcuno sulla porta; è la ragazza di prima, mi sta fissando. Appena realizza che mi sono accorta di lei fa un passo indietro, lasciando cadere un paio di libri. Mi alzo, andandole incontro; ha appena finito di raccogliere i libri,sta uscendo dalla palestra; la fermo tirandola per il polso.
«non dirlo a nessuno,altrimenti altro che festa stasera..dovranno venirti a trovare in ospedale.» - la minaccio. Nel suo sguardo posso vedere la paura,e la delusione. Mi dispiace,ma non posso permettere che io venga preso in giro da tutto l’istituto,no. La guardo andarsene via; mi odio per quello che faccio.
La giornata passa come al solito; torno a casa dopo le lezioni e,per l’ennesima volta,avrei sperato non tornarci. Entro in casa e trovo mio padre che picchia mia madre. Subito corro verso di lui, buttandomi su di lui; comincio a picchiarlo,più forte che posso. Deve lasciar stare mia madre e le mie sorelle. Ogni schiaffo che gli sto tirando è la risposta per tutto quello che mi ha fatto. Mia madre e mia sorella urlano di smetterla,mi trattengono le spalle,ma non mi fermo. Dopo un po’ realizzo cosa sto facendo,e decido di finirla. Come minimo quel bastardo ha il naso fratturato, e gli sta bene. ancora arrabbiato entro in camera mia, prendo dei vestiti e subito faccio una doccia. Sento mio padre urlare e inveire contro mia sorella persino da dentro la cabina della doccia,appena esco giuro che lo caccio di casa. non può mancare di rispetto a mia madre e alle mie sorelle in questo modo,non glielo permetto. Dopo essermi vestito vado di corsa in salotto. È lì che beve come una spugna davanti alla tv; prendo la bottiglia e la butto a terra,facendola rompere in mille pezzi. Parolacce,ecco cosa sa dirmi meglio.
«adesso tu alzi il tuo schifoso culo da li e vieni con me. In questa casa non ci torni finché non cambi testa,hai capito?» - gli urlo. Lo trascino fuori casa, poi lo carico in auto e lo porto da suo fratello. Lui sa come calmarlo,quindi gli raccomando di tenerselo per qualche mese, anche un anno se necessario. Torno a casa,senza mio padre. Mia madre è inginocchiata per terra,sul tappeto,intenta a raccogliere i resti della bottiglia; è affranta,disperata,singhiozza. Le mie sorelle insieme stanno a guardare dalla soglia della porta della loro camera,anche loro piangono. Vado verso mia madre, raccolgo i vetri sul tappeto,poi asciugo i resti del rhum.  Mia madre è quasi sconvolta. Mi siedo accanto a lei sul divano, attirandola nelle mie braccia. Si sfoga in un pianto,più forte di qualsiasi altro che abbia mai fatto. «tranquilla mamma,è finito tutto.» - le mie sorelle si avvicinano; ci stringiamo in un abbraccio. «è finita,adesso possiamo stare tranquilli. Nessuno vi toccherà mai più,intesi? Venite qui..abbracciatemi.»
A casa sono un altro Zayn,vedete? «io sto per andare ad una festa. Mi raccomando,non uscite di casa e state tranquille. Vi chiamerò.» - bacio le tre donne indifese sulla loro fronte,poi esco con la mia auto. L’indirizzo di Noah me l’ha appena inviato un mio compagno di classe,quindi ci arrivo in poco tempo poiché è vicinissimo a casa. entro in casa; la festa dev’essere cominciata da un bel po’. Ci sono tante persone; nonostante ciò riesco subito a trovare Noah. È molto carina; mi piacerebbe conoscerla meglio.
«che ci fai qui? Va via.» - mi dice,guardandomi delusa.
La prendo per il polso,la porto in giardino, dove nessuno ci senta.
«scusa per oggi. non so che m’ha preso.»
«..io cosa c’entravo? Perché mi hai trattato così male? Non capisci..»
«zitta! Ti prego,sta zitta!»
«ecco,ci risiamo. Soltanto in questo sei bravo: urlare e picchiare. Ci conosciamo da poche ore e già mi hai urlato contro due volte. non capisci che facendo così allontani tutti? io ti ho osservato bene,Zayn.»
..quella frase. Io ti ho osservato bene,Zayn. Vuol dire che già da qualche tempo sa di me.
«tu non lo sai perché lo faccio. Non intrometterti.»
«sai Zayn..continui a fare sempre lo stesso errore. Tratti male le persone che ti amano, o che almeno provano ad avvicinarsi a te e conoscerti meglio..» - rientra in casa.
Noah ha ragione; io però non riesco a cambiare. E questo mi fa male, molto male. Rientro in casa, rimedio un bicchiere di vodka,poi esco di nuovo in giardino. Sono solo,tutti sono dentro a ballare e bere. Fumo una sigaretta. Passa più di mezz’ora, quando vedo arrivare Noah.
«Zayn,adesso va a casa. non ti vedo molto bene, e non parlo dell’insignificante bicchiere di vodka. Domattina parliamo. buonanotte»  - mi bacia la guancia.
«ciao,Noah.»
Vado via. Entro in casa; mia sorella minore è sul divano,dorme. la prendo in braccio,poi la porto nel suo lettino e la copro. Mi stendo sul divano, guardando la tv; mi addormento poco dopo.
 
-il mattino seguente-
 
Driin. Il campanello suona,svegliandomi. Mi alzo dal divano con la velocità che ha un bradipo, nel frattempo il campanello suona di nuovo. Sul tavolo in cucina c’è un biglietto di mia madre che recita ‘siamo a fare shopping. Buongiorno xx’. Il campanello suona per la terza volta.
«cazzo,arrivo!»
C’è Noah alla porta.
«sono le otto e mezza,sbrigati che facciamo tardi a lezione. Ah,buongiorno.»
Da dove cazzo sbuchi? Okay no,è troppo rude. «si,subito. Buongiorno.»
Mi lavo velocemente,poi mi vesto e usciamo di casa. mi chiedo cosa le abbia preso..non mi conosce,entra in casa mia,mi ordina di sbrigarmi e mi porta persino a scuola.
 «perché hai fatto tutto questo?» - le chiedo scendendo dalla sua auto grigio-metallizzata.
«te lo spiego dopo. Buona lezione.» - mi stampa un bacio sulla guancia.
Che nervoso. Odio non sapere le cose,lo odio con tutto il cuore.
Le ore di scuola passano, forse troppo velocemente. Tutto il giorno non ho fatto altro che pensare a cosa vorrà dirmi Noah, e non è da me - intendo pensare alla stessa cosa tutto il giorno.
Esco dalla mia aula,raggiungo il cortile. Vorrei scappare,ma sono curioso di sapere cosa Noah ha da dirmi.
«Zayn,sali in macchina. avvisa tua madre che non tornerai a pranzo. Arrivo subito» - di nuovo a dirmi cosa devo fare. Non so perché,ma faccio quel che dice. Saliti in macchina partiamo; invio un sms a mia sorella,così che avvisi mia madre che sono fuori.
«allora,puoi spiegarmi cosa succede?sei entrata nella mia vita da neanche un giorno e già ti comporti così con me; come se mi conoscessi da una vita.»
«in realtà quello che dici si chiama in un altro modo. è che sono venuta a sapere del motivo per cui ti comporti così.» - il suo sguardo si fa cupo.
«così come? .. » - le domando.
«da stronzo. Senza offesa,ovviamente..»
«beh? Che hai saputo?» - mi irrigidisco. Non voglio si scopra che padre di merda ho.
«tu scendi dall’auto intanto.»
Di nuovo eseguo il suo ordine. Ma cosa mi prende? Non ho più obbedito a nessuno da otto anni a questa parte e adesso lei mi sta facendo tutto questo. Scesi dall’auto cominciamo a camminare in una stradina; ben presto scopro che porta ad una grande villa, con una fontana immensa proprio nel piazzale antistante. È una di quelle ville antiche ma meravigliose. Ho sempre desiderato una villa cosi.
«quindi? .. perché mi hai portato qui?» - le chiedo avendo sempre più conferma di non capire più un cazzo di quello che sta succedendo.
«vedi Zayn, questa villa apparteneva ad una persona che per me è stata molto importante. Quella persona era una persona a cui affidavo tutta me stessa, una persona che amavo più di qualsiasi altra cosa, una persona nei cui occhi vedevo la protezione,l’amore e la rassicurazione di cui una figlia ha bisogno, una persona che nel bel mezzo della notte entrava nella mia camera e si assicurava che stessi dormendo beatamente,coprendomi con le coperte. Quella persona era mio padre .. » - i suoi occhi si fanno lucidi.
Come ha fatto a sapere di mio padre? Ma soprattutto..cosa sa di lui?
«perché dici era ? cioè .. adesso dov’è?»
«fortunatamente è in carcere.»
«e perché?» - le chiedo.
«successe tutto quattro anni fa. Avevo tredici anni. mia madre morì quando ne avevo dieci, e per quattro anni lui mi ha cresciuto da solo, come meglio sa fare  un padre vedovo. Sapevo che non stava bene, per niente, e lo vedevo nel suo sguardo assente quando era solo e lo spiavo da dietro la porta. Poi non so cosa successe dentro di lui, diventò  quasi perfido. Non mi lasciava avvicinarlo, non voleva vedermi, mi evitava ed evitava tutto quello che mi riguardava; non pagava più la mia scuola, quindi dovettero farlo i miei nonni. Non si prendeva più cura di me, come faceva prima. Non mi pettinava più i capelli, non sceglieva insieme a me i vestiti che avrei dovuto indossare, non giocava più con me e non mi guardava più negli occhi. temo che sia stato così perché assomiglio molto a mia madre; non sopportava di non poterla rivedere mai più. Quella notte di cinque anni fa conobbi l’uomo che non avrei mai voluto conoscere.» - scoppia in un pianto.
Più la guardo più capisco che io e lei abbiamo davvero qualcosa in comune…
«quella notte, Zayn, mio padre mi violentò. Avevo soltanto quattordici anni, quattordici , Zayn. Quella notte fu la più terribile della mia vita, persino più terribile di quando persi mia madre. Ancora adesso, a distanza di quattro anni, rivivo quella notte nei miei incubi. Sono stata in cura da uno psicologo,e ancora adesso ci vado. Fu bruttissimo,davvero. Avevo sempre desiderato perdere la verginità con un ragazzo che amavo, e che mi amava; come tutte le altre ragazze sognavo una prima volta perfetta. E invece .. »
Cavolo,che bastardo! Diciamo che non mi sono mai trovato in queste situazioni, e non so minimamente cosa dirle e come, quindi lascerò che parli il mio cuore – così dicono di fare in questi casi.
«senti,Noah..io non sono bravo con le parole..però posso dirti che mi dispiace. Non è facile,sicuramente,andare avanti..e credo non lo sia stato in questi quattro anni. però, il fatto che tu ora ne stia parlando,ti rende davvero forte..»
«per tre anni ho avuto il tuo stesso comportamento,sai? Aggredivo le ragazze, i professori..chiunque. poi però ho detto basta; mi sono chiesta se davvero valesse la pena fare tutto quello, e la risposta è stata ‘assolutamente no’. Mio padre non avrebbe meritato di rivivere in ogni azione che facevo,no. Allora ho smesso di frequentare brutte compagnie e…ed eccomi qui. Seduta su questa panchina a parlare con te. in un anno sono cambiata molto,sai?»
Mi alzo di colpo,mi allontano. Noah si accorge che qualcosa non va, mi si avvicina, mettendomi una mano sulla spalla.
«Noah,io non voglio essere così,ma è più forte di me! ogni volta che mi arrabbio, o che mi sento in pericolo rivedo quello che mi ha fatto mio padre in questi otto anni, agisco proprio come lui. Non ne posso fare a meno, e ci sto male.. ma non ho mai avuto il coraggio di pentirmene e chiedere scusa. Noah mio padre è un bastardo, proprio come il tuo.»
«lo so, so quello che ti fa. Non chiedermi come faccio a saperlo; lo so e basta. ti sono vicina, Zayn. Però ti prego,ascolta quello che sto per dirti. Non importa chi ti faccia del male, o quanto te ne faccia..è sempre difficile andare avanti,e lo so bene. ma non cambiare per nessuno, Zayn. Resta sempre te stesso. è inutile la violenza, non ti porterà indietro nel tempo, né cambierà il corso degli eventi. Basta violenza, Zayn. Basta..»
Quelle parole entrano nel mio cuore come una lama affilata,fanno male. Fanno male perché il mio passato fa male. Ma forse ha ragione Noah: a cosa serve la mia violenza? In fondo io sono contro la violenza di mio padre, ma mi comporto esattamente come lui.  Devo cambiare,devo ritornare il ragazzo che ero prima. Quello simpatico,dolce con le ragazze,serio e soprattutto rispettoso.
Noah mi stringe a sé, io non rifiuto l’abbraccio e la stringo forte. nessuno aveva mai parlato così con me, mai. Andiamo via, e Noah mi riaccompagna a casa.
 
-months later-
 
Da quel giorno è cambiato tutto. Non ho più commesso alcun tipo di violenza,sono davvero cambiato. Io e Noah abbiamo stretto una bellissima amicizia, siamo sempre insieme. Mio padre ha capito i suoi errori, adesso vive di nuovo con noi. Oggi è un giorno speciale: san valentino. Non ho una ragazza, nemmeno Noah è fidanzata. tra me e lei c’è qualcosa di davvero speciale,credo che oggi le confesserò cosa provo per lei.
Stiamo camminando nel corridoio della scuola, quando un ragazzo si scontra con la sua spalla.
«oh,scusa.» - dice Noah,girandosi.
«fa attenzione,puttana.» - risponde il ragazzo.
Basta una frazione di secondo per farmi arrabbiare; mi avvento su di lui, lo prendo per il colletto della camicia,spingendolo contro l’armadietto.
«permettiti di nuovo di chiamare così la mia ragazza e sei morto,stronzo.»
Lascio la presa, prendo Noah per mano e continuo a camminare come se niente fosse.
«Zayn,cosa .. cosa hai detto?» - mi chiede Noah,guardandomi negli occhi.
«che non deve più permettersi di chiamarti così..e che sei la mia ragazza. è vero,non è il modo più romantico del mondo,ma..vuoi essere la mia ragazza,Noah?» - mi inginocchio,prendendole la mano.
Noah è sconvolta, non apre bocca. I suoi occhi sono lucidi;tutti ci guardano, suggerendole di rispondermi di si. È una scena da film,non è vero?
«sì, Zayn, sì. Alzati ..» - annulliamo la distanza che c’è tra di noi; un lungo e appassionato bacio. Le nostre lingue fanno un meraviglioso gioco, mentre sollevo Noah fino a prenderla in braccio.
«ti amo Noah.»
«ti amo Zayn.»
Ritorniamo a camminare verso le nostre classi. Sul suo banco, una rosa rossa.
Il passato può far male, ma può anche unire le persone.

 


//Spazio Autrice//
hi guys! lo so,la storia è parecchio lunga,ma quando ho avuto l'ispirazione ho scritto senza interrompere..spero vi sia piaciuta! c: -Martina-

  
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