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Autore: giormoments    20/01/2013    5 recensioni
Pairing: Larry || Rating: Verde || Conteggio parole: 2335 || SongFic!WhereverYouWillGo
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“Sei un ladro” bisbiglio guardandomi attorno furtivo in cerca di orecchie indiscrete.
“Ladro? Cosa avrei rubato, scusa?” chiede Louis con l’ombra di uno sbadiglio ancora nella voce. Dal tono che ha so che si sta stropicciando gli occhi. Non posso fare a meno di immaginarlo e di sorriderne.
“Louis, il passaporto” gli ricordo. Certo, come non sapesse già da solo che lo ha preso e che senza quello non posso partire per New York.
“Oh, quello!” sussurra con un finto tono sorpreso. “Beh, è un vero peccato che tu l’abbia dimenticato! Torni a casa?”
“Non l’ho dimenticato. Me l’hai rubato” dico senza riuscire a non sorridere del suo miserabile tentativo di non farmi partire.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Wherever you will go



Eppure ero sicuro di averlo preso.
Scosto i capelli da davanti agli occhi e sorrido imbarazzato alla hostess che mi sorride di rimando. Poso la sacca a terra e mi chino per cercare meglio. Infilo entrambe le mani ed inizio a tirare fuori le cose. Occhiali da sole, portatile, cellulare, cuffiette, iPod. Finalmente trovo il portafogli. Se non è insieme al biglietto deve essere per forza lì. Lo apro ma niente. Al suo posto vedo spuntare un foglietto. I’ll go wherever you will go, recita.
“Louis” sussurro tra me e me, per poi rivolgermi alla hostess. “Mi scusi, deve esserci stato un disguido. Devo averlo lasciato a casa, mi perdoni” dico prima di riempire di nuovo la sacca e sparire dalla fila per il check-in.
Esco al freddo e al gelo tipici del dicembre londinese. Afferro il telefono e compongo quel numero che ormai so fare senza nemmeno guardare i tasti. Dopo due squilli, una voce assonnata e divertita risponde.
“Sei un ladro” bisbiglio guardandomi attorno furtivo in cerca di orecchie indiscrete.
“Ladro? Cosa avrei rubato, scusa?” chiede Louis con l’ombra di uno sbadiglio ancora nella voce. Dal tono che ha so che si sta stropicciando gli occhi. Non posso fare a meno di immaginarlo e di sorriderne.
“Louis, il passaporto” gli ricordo. Certo, come non sapesse già da solo che lo ha preso e che senza quello non posso partire per New York.
“Oh, quello!” sussurra con un finto tono sorpreso. “Beh, è un vero peccato che tu l’abbia dimenticato! Torni a casa?”
“Non l’ho dimenticato. Me l’hai rubato” dico senza riuscire a non sorridere del suo miserabile tentativo di non farmi partire.
“Potrei. Oppure no. In ogni caso penso di averlo visto nascosto nel mio comodino ed io di certo non mi metto in macchina per portartelo. Vieni a prenderlo?” chiede divertito ma so che si sta mangiucchiando le unghie nervoso, sperando di rivedermi presto sulla porta di casa.
“Louis, smettila di mangiarti le unghie” lo rimprovero, sorridendo come un ebete.
“E tu torna a casa” dice con voce sicura.
Come faccio a non accontentarlo? Come?
“Arrivo” dico infatti in un sussurro, ma so che lui mi ha sentito.
Ripongo il telefono nella tasca destra dei jeans e con una mano attiro l’attenzione di un tassista che passa proprio in quel momento.
Infilo la valigia nel bagagliaio e porto la sacca con me mentre mi siedo sui sedili posteriori.
Dico al tassista l’indirizzo e mi rilasso contro lo schienale.
Se ci si mette pure Louis a fare il bambino, è la fine. Io non voglio partire, non voglio passare il Capodanno con Taylor, non voglio baciarla a mezzanotte tra la folla di Time Square e non voglio partire con lei per le isole Vergini. Voglio passare il Capodanno con Louis, è lui che voglio baciare a mezzanotte e farci l’amore fino al mattino. E poi rifarlo, starmene con lui nel letto fino a quando i nostri amici non vengono a tirarci fuori per trascinarci a qualche festa.
Afferro il portafogli dalla sacca e tiro fuori il foglietto di Louis.
Me lo rigiro tra le dita e non posso fare a meno di sorridere ancora.
È disposto anche a bruciarlo, quel passaporto, pur di non lasciarmi partire.
Ma devo. Non voglio ma devo. Questo darà credito alla mia ‘storia’ con Taylor e di conseguenza io e Louis avremo un minimo di respiro in più. Anche se questo significa non passare la notte di Capodanno con lui, baciare qualcuno che per me non significa nulla e stare lontano da Louis per quindici giorni.
Sospiro osservando la sua calligrafia così poco maschile, come lui d’altronde.
Quella stessa calligrafia ce l’ho stampata a vita sulla pelle e non posso che esserne felice.
“Sta tornando da un viaggio, signor Styles?” chiede il conducente riportandomi alla realtà. Ovvio, mi ha riconosciuto.
Ripongo il bigliettino nella taschina del portafogli dove tengo una foto mia e di Louis in cui ci baciamo e di cui nessuno, per ovvi motivi, sa niente.
“No, in realtà stavo partendo ma mi sono accorto di aver dimenticato il passaporto a casa” rispondo gentilmente e mi accorgo che siamo già vicini casa.
“Oh, che sfortuna! E dove va di bello, dalla sua fidanzata?” chiede curioso guardandomi dallo specchietto retrovisore. Ha fame di gossip, il tipo, e sicuramente non gli sono sfuggiti i titoli di giornale che mi danno fidanzato con una delle principessine della Disney.
“Sì, sto andando a New York” rispondo evitando accuratamente di definire Taylor come la mia ragazza.
“Lei è davvero fortunato! Il Capodanno a New York deve essere meraviglioso” dice tornando con lo sguardo sulla strada.
“Sì, deve essere davvero bello” sussurro in risposta abbassando lo sguardo sull’anello che porto al medio della mano destra. È bello, sì, ma non quando devi lasciare tutto quello che ami in un altro continente.
Mi dà un po’ di tregua, fortunatamente, e dopo dieci minuti sono davanti al cancello di casa.
Tiro fuori dal portafogli una banconota da cento e gliela porgo. So benissimo che per una corsa di venti minuti è troppo, ed il suo sguardo sorpreso me lo conferma, ma gli dico di tenere il resto ed esco per prendere la valigia.
L’uomo mi ringrazia più di una volta e poi riparte, lasciandomi finalmente solo.
Arrivo al portoncino, entro e lascio cadere tutto a terra recandomi sorridendo in camera.
Lui è lì, tra le lenzuola disfatte, che mi guarda sorridendo.
“Ciao, piccolo sbadato” sussurra tirandosi su. Corro verso il letto e mi sdraio su di lui baciandolo come se fosse un bisogno impellente, più dell’aria e dell’acqua.
Mi morde il labbro inferiore e sorride. “Hai dimenticato qualcosa?” chiede ma non mi lascia il tempo di rispondere, mi sovrasta col suo corpo e mi avvicina a sé circondandomi il bacino con una gamba.
Ecco cosa avevo dimenticato. Avevo deciso di non svegliarlo per evitare scene strappalacrime, ci eravamo salutati abbastanza affettuosamente quella notte. Come potevo pensare di partire per l’America senza baciarlo, respirare il suo profumo, stringere la sua carne, accarezzare la sua pelle?
Ma ovviamente lui aveva pensato a tutto.
“In realtà credo di essere stato ingannato” dichiaro mordendogli il labbro a mia volta.
“E chi ha osato?” chiede fingendosi oltraggiato. “Dimmi subito chi è stato perché non posso permett..” inizia ma le mie labbra si stampano sulle sue e la voce gli muore in gola.
Lo bacio a fondo, gli accarezzo la lingua con la mia in un bacio liquido, rumoroso.
“Posso riavere il mio passaporto, ora?” domando staccandomi appena da lui e passandogli la lingua sulle labbra.
“Se me lo chiedi, la risposta è no” dice imbronciato.
“Louis...” sospiro guardandolo divertito. “Devi ridarmelo, altrimenti non posso partire”
“È esattamente quello, il mio scopo. Farti rimanere qui. Con me” precisa spingendosi contro di me in cerca di un contatto sempre più profondo.
“Lo sai che non voglio andare” dico baciandogli ripetutamente la guancia.
“E allora non andare” dice affondando il viso nell’incavo del mio collo.
Sembra un cucciolo in cerca di protezione e mi si spezza il cuore a vederlo così.
“Ma devo. Se non parto si arrabbieranno e sarò costretto a fare qualcos’altro”
“Starai via quindici giorni” sussurra con un filo di voce. “Non siamo mai stati così tanti giorni separati. Abbiamo sempre trovato un modo per vederci... quando eravamo a casa. Io non so se ce la faccio da solo” dice e la voce inizia a tremargli.
“No, no. Ehi, Lou” sussurro abbassandomi per poter affogare nelle sue iridi color acquamarina.  “Non devi dire così, ok? Ne abbiamo passate tante, no? Supereremo anche questa” provo a rassicurarlo accarezzandogli i capelli castani.
“Sì ma eravamo vicini. Comunque potevo averti vicino a me. Ci stanno dividendo, Harry. E non so se ce la faccio a starmene qui a far finta di essere felice mentre tu sei lontano chilometri” dice con la voce sempre più instabile.
“Non stanno dividendo proprio niente!” lo rassicuro infervorandomi. “Io ti amo come sempre, ogni giorno un po’ di più e loro non possono impedirmelo. Possono impedirmi di stare con te durante le feste ma non di amarti più della mia stessa vita. Devi solo stare tranquillo ed aspettarmi”
“Se potessi, ti seguirei ovunque” dice in un sussurro.
“E credimi, lo vorrei con tutto me stesso. Vorrei baciare te davanti a tutti, nel bel mezzo di Time Square”. Lascio la frase in sospeso perché so che lui sa benissimo come continuarla.
“Ma non possiamo” dice infatti tornando a rintanarsi sul mio petto.
Un altro pezzettino di cuore si frantuma e chiudo gli occhi per calmarmi.
“Lou, devi promettermi che ce la farai. Anche se sarà difficile, se avrai voglia di startene per queste due settimane nascosto sotto le lenzuola, mi devi promettere che non lo farai. Devi sorridere. Sei più bello quando sorridi. E te lo meriti. Tu non meriti di piangere, per nessuno, ok?”. Mentre parlo mi accorgo che lo sto dicendo a me stesso più che a lui. Io stesso ho paura di non farcela, ma non possiamo crollare entrambi.
Lo sento sorridere contro la mia t-shirt.
Si tira su e mi posa un bacio delicato sulle labbra e tiro un sospiro di sollievo. Era la boccata d’aria che mi serviva per tornare a respirare.
“Sei proprio sicuro che non posso nascondermi nella tua valigia?” chiede ridendo per poi tornare a baciarmi.
“Sarebbe un’impresa farci entrare il tuo sedere” sorrido facendo scivolare le mani proprio sul suo fondoschiena.
Lui si stacca e mi guarda, stavolta davvero oltraggiato.
“Styles fottiti! Stanotte non mi sembrava ti facesse così schifo” dice allontanandosi.
Rafforzo la presa sul suo sedere e gli impedisco di allontanarsi di un altro millimetro.
“Infatti non mi fa affatto schifo. Anzi, lo amo” ammetto con tono malizioso palpandoglielo poco elegantemente.
“Cretino” sentenzia prima di tuffarsi di nuovo sulle mie labbra.
Lo stringo a me e torno ad accarezzargli i denti piccoli con la lingua.
“Devo andare” dico dopo un po’, allontanandomi controvoglia dalle sue labbra così invitanti.
Lui grugnisce in risposta e torna a baciarmi. Sorrido e lo bacio ancora, come se non fosse mai abbastanza. Ed in effetti non lo è mai, ma io ho un aereo da prendere.
“Lou” lo rimprovero divertito.
“Va bene, va bene” dice staccandosi e districando le sue gambe dalle mie per lasciarmi libero da quell’invitante trappola.
Scendo dal letto e mi rimetto in ordine i vestiti un po’ stropicciati. Lui rimane lì, con la testa sul cuscino e lo sguardo da cucciolo bastonato.
“Smettila di guardarmi così” sorrido sedendomi accanto a lui.
“È la mia ultima arma” ammette stringendo tra le dita la stoffa della mia maglia.
Guardandolo lì, nel nostro letto, tra le nostra lenzuola disfatte e sporche di noi, che le tenta tutte pur di non farmi partire, non posso fare a meno di pensare a quanto io sia fortunato.
In un’altra vita devo essere stato un santo per meritarmi una persona del genere. O forse c’è qualcuno che mi vuole davvero tanto bene per avermi mandato un angelo.
“Che pensi?” la sua voce mi riporta alla realtà e gli sorrido.
“Pensavo a quanto sei meraviglioso” rispondo, più sincero di quanto mi aspettassi.
Sorride spontaneamente e gli si formano le pieghette attorno agli occhi per cui stravedo. Gliele accarezzo con la mano ornata dall’anello, il nostro anello, e lui chiude gli occhi per bearsi di quel tocco, come fosse un gatto.
Mi chino e lo bacio ancora per poi rendermi conto di quanto sia tardi.
Mi stacco e gli porgo la mano.
Lui mi guarda senza capire e poi si sporge sbuffando verso il suo comodino. Ne tira fuori il passaporto e me lo porge. Lo afferro e lo tiro leggermente ma lui non molla.
Rido e ride anche lui, senza allentare la presa. Smetto di tirare un momento, lui si rilassa ed io ne approfitto per sfilarglielo dalle dita.
Lui sbuffa ancora e “Sei sleale” mi accusa.
“Io sarei quello sleale, Tomlinson?” rido alludendo al suo piccolo furto.
“Il mio era solo un disperato tentativo di farti rimanere qui con me” ammette con voce flebile.
“Ma io ci sono” lo rassicuro. “Qui” dico accarezzandogli una tempia “e qui” concludo posando il palmo aperto al centro del petto, proprio dove sento battere il suo cuore. “E se avrai bisogno di altro, avrai questa” dico sfilandomi la collanina con l’aereoplanino e porgendogliela.
“Ma l’hanno data a lei...” contesta lui prendendola tra le mani.
Scuoto la testa sorridendo. “Era una copia. Non gli ho permesso di toccare la mia”
Sorride e sorrido anch’io. Gliela sfilo dalle mani e gliela infilo. Lui prende l’aereoplanino e se lo rigira tra le dita. “Spero basterà” dice con un filo di voce.
“Se non dovesse bastare, pensa solo che tra due settimane io sarò qui, disposto a fare qualsiasi cosa tu voglia” suggerisco prendendogli una mano e baciandogliela.
“A letto e fuori dal letto?” chiede sorridendo, con lo sguardo la solita scintilla maliziosa.
“Sei fissato” osservo ma poi “Sì, a letto e fuori dal letto” acconsento.
“Soprattutto a letto” puntualizza ridendo.
Io alzo gli occhi al cielo e lo bacio di nuovo, ne ho bisogno. Non potrò farlo per due settimane.
“Devo andare davvero” sussurro contro le sue labbra.
“Ti prego, non tornare con quella puzza di ciliegia addosso” mi implora.
“Ne starò alla larga come fosse la peste. E se servirà, farò due docce prima di ripartire, giuro” prometto  accarezzandogli il leggero strato di barba.
“Sarò disposto a sopportarlo solo se le due docce poi le fai con me”
“Vedremo che si può fare” dico per poi baciarlo un’ultima volta ed avviarmi verso la porta.
“Ti amo” mi dice mentre esco dalla camera.
Non ce la faccio. Torno indietro e lo bacio ancora una volta, sempre più a fondo per colmare la mancanza che sentirò in quei giorni.
“Ti amo anche io” sussurro mentre premo ripetutamente le mie labbra sulle sue.
Mentre esco dalla stanza lo sento urlare “Buon viaggio, divertiti!” con tono ironico e scoppio a ridere, lasciandolo con l’eco della mia risata mentre chiudo la porta d’ingresso.
 
 
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Buonasera!
E io che proprio stamattina pensavo 'è un sacco che non scrivo larry!'. Detto fatto!
Ho ricevuto prompt, canzone a cui ispirarmi ed eccola qua, una nuova larry in cui ho impiegato al massimo un paio d'ore (escludendo il solito cazzeggio al telefono con Deb e Cris!♥)
Indovinate? Dai, lo so che lo sapete.
Esatto, non mi convince. La trovo ripetitiva in alcune parti ma non potendomi avvalere di entrambe le mie Beta (è un regalo, no che non ve la faccio betare è_é) non sono riuscita a capire come modificarla.
E se non posto entro tipo cinque secondi Deb implode, la posto così anche se non mi convince più di tanto :)
Piccoline, ricordatevi che vi voglio un sacco ma un sacco un sacco un sacco di bene ♥♥♥
Criccrì, soprattutto tu, ora, sai cosa devi fare, vero? C'è bisogno che te lo dico? Ok, te lo dico. Smile for me? ♥♥♥♥
Un ringraziamento speciale va anche a Fulvia che è entrata nella lega 'Pestiamo Giorgia quando dice che non è brava' (non lo sono *coffcoff*) e che mi motiva sempre ♥

Infine, vi suggerisco di passare QUI, dove io e Cris (nell'account che dividiamo con Deb) abbiamo appena iniziato a pubblicare una minilong ziam che personalmente mi piace tantissimo (per Cris, mica per me :D)
Bene, penso di aver detto tutto!
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere! A presto ♥♥♥
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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