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Autore: ShootingStar_93    21/01/2013    2 recensioni
Mi guardavano come se fossi un fottuto mostro. E tutto questo perché? Perché oltre a piacermi i ragazzi, mi piacevano anche le ragazze. E ora? Ora che anche la ragazza di cui ero innamorata mi aveva voltato le spalle, cosa avrei dovuto fare? Continuare a sentirmi osservata quando camminavo per strada? Continuare a sentirmi chiamare "la lesbica", come se fosse il peggior insulto del mondo? Continuare a sentirmi disprezzata da chiunque, persino da mia madre?
(...) Si poteva morire di dolore? Perché ero sicura che fosse ciò che mi stava succedendo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve a tutti! Questo è il primo lavoro che pubblico.. E' molto triste, ma spero comunque che lo apprezzerete. Un bacione e grazie in anticipo a chi leggerà e recensirà!




Ormai niente aveva più senso. Niente. Ero una nullità totale, non sarei arrivata mai da nessuna parte. 
Tutto era andato perduto. Guardai distrattamente l'orologio: erano già ore che stavo seduta sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro. Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare. Quel sapore acre, come di ferro e sale, per un attimo mi fece venire un conato di vomito. Mi guardai attorno. La casa era sottosopra: i cocci del vaso e l'acqua che vi era contenuta, erano ancora sul pavimento, mentre i fiori lentamente appassivano. Sentivo il mio cuore battere lentamente, gli occhi mi bruciavano per le troppe lacrime, che ancora scorrevano sulle mie guance. Chiusi gli occhi, ed in un istante tutte quelle parole mi ritornavano in mente.
 
"Dovresti morire, quelle come te non meritano di vivere!"
"Col tuo atteggiamento vai contro alla cosa più naturale del mondo!"
"Sei anormale!"
"Per la Chiesa dovresti andare all'inferno!"
 
Mi guardavano come se fossi un fottuto mostro. E tutto questo perché? Perché oltre a piacermi i ragazzi, mi piacevano anche le ragazze. E ora? Ora che anche la ragazza di cui ero innamorata mi aveva voltato le spalle, cosa avrei dovuto fare? Continuare a sentirmi osservata quando camminavo per strada? Continuare a sentirmi chiamare "la lesbica", come se fosse il peggior insulto del mondo? Continuare a sentirmi disprezzata da chiunque, persino da mia madre? Non capivo perché mi facessero stare così. Io ero Cattolica, e sapevo per certo che Dio affermasse la totale uguaglianza di tutti gli uomini. "Ama il prossimo tuo come te stesso", anche se quel "prossimo" amasse una persona del suo stesso sesso. Perché la gente non capiva che l'amore, in ogni sua forma, è sempre amore?
Che male c'è se una ragazza ama un'altra ragazza? Che male c'è se un ragazzo ama un altro ragazzo? NESSUNO. Eppure per alcuni sembra una cosa così complicata da comprendere...
 
Si poteva morire di dolore? Perché ero sicura che fosse ciò che mi stava succedendo. Mi poggiai una mano sulla fronte, tenendo gli occhi chiusi. Sentivo le tempie pulsare, la testa mi girava forte. Riaprii gli occhi e vidi tutto appannato. Girai il volto verso destra e vidi il mobiletto degli alcolici. Mi allungai per raggiungerlo, strisciando sul pavimento, aprii l'anta e afferrai la bottiglia di Rum, lievemente impolverata. Tolsi il tappo e bevvi un lungo sorso. Il liquido scivolava lungo la mia gola, caldo come il fuoco. A poco a poco, continuai a scolarmi la bottiglia. Pensavo a lei. Pensavo a quanto il suo sguardo di disprezzo mi avesse ferito. Non avrei dovuto dirle niente, non avrei dovuto aprirle il mio cuore, lì, nel freddo del campetto di basket vicino casa sua. Ero la sua migliore amica, ma sapere che l'amavo in un modo "diverso", le aveva improvvisamente fatto cambiare idea. Bevvi un altro sorso di Rum, e iniziai a vedere tutto sfocato. Non avevo mai retto bene l'alcol.
Tremavo forte, e mi alzai a fatica da terra, con la bottiglia vuota ancora in mano. Appoggiandomi al muro, arrivai fino al bagno. Riempii la vasca, poi mi avviai verso lo stereo, mettendo su un po' di musica. Mi spogliai, e mi immersi nell'acqua calda, la bottiglia sempre stretta saldamente nella mano sinistra. Bevvi l'ultimo sorso, e poi spaccai la bottiglia contro la parete della vasca, e afferrai un pezzo di vetro. Lo osservai, rigirandomelo tra le dita, mentre dallo stereo proveniva la dolce voce di Chris Martin, cantante dei Coldplay. Partì "The Scientist", e in quel momento iniziai ad incidere il mio braccio con la parte più tagliente del pezzo di vetro. Immaginavo già i titoli sui giornali, il giorno dopo. "Diciannovenne si suicida a causa degli insulti e del bullismo". E i commenti ipocriti della gente, del tipo "Era una ragazza così bella, è un vero peccato"... Sarei stata una delle tante ragazze deboli e indifese, sole e depresse, che non riescono più a vivere nella realtà in cui si trovano... Provai una fitta di dolore più forte e osservai l'acqua della vasca tingersi rapidamente di rosso. Sapevo di avere solo pochi minuti ancora, e mi persi nella melodia che mi avvolgeva. 
"Nobody said it was easy... No one ever said it would be this hard". Nessuno diceva che sarebbe stato facile, ma nessuno aveva mai detto che sarebbe stato così difficile... Il sangue continuava a scorrere, mentre le lacrime invadevano il mio viso. Nella mia mente, vidi il suo volto, quei lineamenti così sottili e i suoi occhi grandi.. L'amavo come non avevo mai amato nessun altro. Non era l'unica, ma sarebbe stata l'ultima persona che avrei mai amato.
"Oh, let's go back to the start"... Già, avrei tanto voluto tornare all'inizio... Se solo fosse stato possibile.
Mi sentii molto debole e, con voce molto flebile sussurrai il suo nome, come se fosse una sorta di consolazione... Sapevo che sarei andata all'Inferno, ma andarci pensando a lei, assaporando il ricordo dei momenti passati insieme, era di certo un buon compromesso.
Rimanevano solo pochi secondi, sentivo le mie forze vitali spegnersi velocemente... E sentivo bussare alla porta. Ma ormai era troppo tardi, non avrei mai avuto la forza di alzarmi e andare ad aprire... Chiusi gli occhi, sarebbe finito tutto, mancava davvero poco...
Mi avrebbero ritrovata qualche minuto dopo, morta e con gli occhi vitrei... E, sul braccio, i tagli che luccicavano, formando una parola...
Lesbica.
  
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