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Autore: Holly Rosebane    21/01/2013    5 recensioni
«Cherry… mi manca Zelo».
«…Anche a me, piccola».

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«Quando e dove l’hai preso, quello?» Dice, indicando il bastoncino di plastica bianco che mi spunta da un angolo delle labbra. Roteo gli occhi, sfilandomi il dolce di bocca.
«Yong Guk mi ha accompagnata al bar, mentre tu lucidavi lo skate. Possiamo tornarci insieme, se vuoi», propongo, sorridendo. Lui scuote la testa.
«Di che sa?»
«Tieni, indovina» gli dico, tendendogli il lollipop. Lui ridacchia, osservando prima me, poi la caramella. Lo vedo avvicinarsi e prendermi il volto fra le mani. Mi bacia dolcemente, senza darmi il tempo di realizzare. Quando si scosta, sorride.
«Panna. E fragola» decreta.
«Giusto», rispondo, ancora frastornata. «Ma assaggiare il lollipop direttamente no?»
Scuote la testa, con finta ingenuità.
«Le tue labbra sono più buone», dice e mi bacia di nuovo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bury Love in a Farewell





«I lock even myself in the memories, how about you?
This weather, this temperature, this passing wind, will I remember it?
A person to be forgotten, like a passing by black and white film…
I still miss you as I fall asleep…
But on this rainy night, I cannot fall asleep»

 
B.A.P – Rain Sound
 
 


«Cherry… mi manca Zelo».
«…Anche a me, piccola».
Abbracciai la mia sorellina, accarezzandole i lunghi capelli scuri. Aveva smesso di disegnare, lasciando le matite in disordine, assumendo un’espressione triste.
Zelo.
 Solo nel pronunciare quel nome, sembrava di vederlo girare per casa, col sorriso dipinto sulle labbra e la sua iperattività. La piccola Hanako, gli si era affezionata quasi più di me.
 Ricordai la prima volta che ci parlammo, mentre era alla rampa da skate con i suoi amici…
 

Sono quattro giorni che li osservo.
Quanto vorrei essere lì con loro. Anche io sono capace di usare uno skateboard, e pure bene.
Il problema è che, essendo una ragazza, nessuno mi ha mai presa sul serio. Tutte le volte che chiedevo a qualcuno di farmi provare, mi rideva in faccia. “Lo skate è roba da uomini”. Immagino che sarebbero le stesse parole che mi direbbero anche loro.
Ecco perché in tutto questo tempo mi sono accontentata solo di ritrarli con i miei pastelli.
Questa volta non mi fermerò sulla panchina, non tirerò fuori il mio blocco da disegno, e non imprimerò sulla carta quell’esile figuretta di nuovo.
Questa volta andrò avanti senza fermarmi.
Sospiro, e attraverso. Le loro chiacchiere e risate mi risuonano nelle orecchie, insieme ai bassi di una pretenziosa canzone hip hop.
Mi ripropongo di non voltarmi a guardarli. Di non incantarmi.
Posso farcela.
Un passo. Due passi. Tre. Li ho quasi superati, ormai.
Visto com’è facile?...
«Dove vai?»
Mi blocco all’istante, incredula. Sento una mano ferma agganciarsi saldamente alla mia. È calda. Le mie dita, invece, sono gelate. Mi volto.
È lui, il più bravo del gruppo, quello che con la tavoletta ci sa fare. Riccioli biondissimi che gli ricadono sulla fronte, qualche ciuffo ribelle perfino negli occhi. Grandi, dal taglio a mandorla, di un dolce color cioccolato. Naso piccolo e diritto, bella bocca ben delineata, rosea. Quasi sempre piegata in un sorriso. È veramente alto, più di tutti i suoi amici. Più di me.
Indossa sempre abiti hip hop molto larghi, maschere psichedeliche che coprono il mento e parte del collo. Cosa principale, lui non mi ha mai rivolto la parola. Si limita solo ad osservarmi, prima di fare qualche trick elaborato o di grindare pesantemente.
«Scusami?» Riesco solo a dire, non riuscendo a capacitarmi di come abbia potuto parlarmi. Sorride. Noto due piccole fossette dipingersi sulle sue guance. È realmente il ragazzo più carino che io abbia mai incontrato.
«Sono giorni che ci osservi e disegni, seduta su quella panchina» commenta. «Ma si vede che muori dalla voglia di provare il mio skate. Me ne accorgo da come mi guardi quando grindo».
Scoppiai a ridere, arrossendo. Perspicace, il ragazzo.
«Se anche ti dicessi che hai ragione, mi lasceresti provare?» Chiesi, aspettandomi già una risposta secca. Invece annuì senza esitazione.
«Prima però, voglio sapere il tuo nome» risponde, serio. Non reprimo un sorrisetto.
«Chiamami Cherry. E tu?»
«Chiamami Zelo».

 
 

Da quella volta, andai alla rampa con loro tutti i pomeriggi. Conobbi i suoi amici, seppi che avevano formato un gruppo, i B.A.P . Cantavano e rappavano, erano forti.
Più passavano i giorni, più mi sentivo legata a lui. Al suo modo di fare, alla sua intraprendenza e buon umore. Iniziai a vedere tutti i suoi lati buoni. Divenne il mio migliore amico.
 La sua famiglia era contraria al rap e ai B.A.P . Volevano che proseguisse gli studi, e che intraprendesse una carriera lavorativa. Era davvero intelligente, per loro la musica sembrava uno spreco. Quando per lui le cose si mettevano male, cercava sempre me. Diceva che ero capace di fargli pesare tutto di meno.
 Come quella volta che litigò con i suoi genitori, in un modo così feroce da costringerlo ad andare via…

 
 

Sento suonare il campanello d’ingresso, e sobbalzo. Presa dallo studio, ho perfino dimenticato che ore siano. Do’ un’occhiata al cellulare, e mi accorgo che è davvero tardi. Per di più, è una pessima serata di pioggia. I miei genitori sono fuori per tre giorni, a causa di una convention lavorativa. Ma tanto ormai ci sono abituata, e poi ho diciotto anni. Quindi sono sola a casa, con mia sorella Hanako. Ha solo quattro anni. E se fosse un maniaco?
«Cherry, ma chi è?» Chiede lei, affacciandosi dallo stipite della porta, lievemente stupita. Si era addormentata sul divano, e il suono del campanello doveva averla svegliata.
«Non ne ho idea, Hanako. Resta dietro di me, vado ad aprire» le ordino. Se le cose si fossero messe male, avrei potuto farla scappare in qualche modo. Certo, Cherry. Continua a guardarti tutte le puntate di C.S.I e andrai lontano.
 Sento il cuore battermi velocemente contro lo sterno, impaurito. Apro la porta, pensando che, se avessi dovuto morire quella sera, avrei almeno voluto salutare i miei cari.
«Z…»
Non faccio in tempo a finire la frase, che lui mi abbraccia di slancio, in silenzio.
Resto immobile per qualche istante, sorpresa. È così alto, che seppellisco il volto nella sua felpa xxl, che ha il suo stesso profumo di buono.
Gli cingo la vita con le braccia, cercando di calmarmi. Ma poi, mi rendo conto che è bagnato dalla testa ai piedi.
«Entra! Sei fradicio!» Esclamo, sciogliendo l’abbraccio e tirandolo dentro per la manica della felpa. Chiudo la porta d’ingresso, mentre lui si sfila l’enorme zaino che aveva in spalla, che nella foga del momento non ho neppure notato. Lo lascia cadere a terra con un tonfo secco, pesante com’è.
«Cherry…» comincia lui, ma non gli lascio il tempo di finire la frase e lo trascino di sopra.
Apro l’acqua calda, e lascio che la vasca si riempia. Lui si siede sul bordo, non comprendendo quanto gli stia accadendo intorno.
«Le spiegazioni, rimandale a dopo. Adesso ti fai un bel bagno caldo, altrimenti ti ammali. Aspetta qui, prendo un cambio di abiti asciutto» e faccio per andarmene, ma lui stringe la mia mano, fermandomi sul posto. Lo fisso, e vedo che sta lottando per trattenere le lacrime.
«Resta qui con me ancora un po’, per favore» dice, e mi siedo accanto a lui. Lo stringo a me senza parole, e lascio che pianga. Mentre l’acqua calda nella vasca scorre.

 
 

«Era divertente quando lui stava con noi…» commenta Hanako, ripescando chissà quali ricordi nella sua memoria. In effetti, ci sapeva fare con i bambini.

 

«Cherry, chi è quel ragazzo che ora è di sopra?» Chiede Hanako, vedendomi scendere leggermente costernata.
«Un mio amico», le rispondo. Queste parole sembrano bastarle, e soffoca uno sbadiglio. Mi segue, mentre vado in cucina a preparare una tazza di tè e io lascio che guardi. Tanto metterla a letto sarebbe inutile, non finché non avrà fatto conoscenza col nostro ospite fortuito.
Zelo ha di nuovo litigato con i suoi genitori. E questa volta, loro gli hanno proibito di vedere i B.A.P, e di provare insieme al gruppo. Sembrano non capire che è cantare ciò che lui vuole davvero, continuando ad imporgli un futuro sbagliato.
Così, lui ha infilato alcuni vestiti nello zaino, ed è corso via da casa. Probabile che i suoi credano che sia da Yong Guk. Invece no.
Dopo un po’, sento dei passi scendere le scale e il biondo si affaccia in cucina. Ha ancora i capelli umidi, e i vestiti di mio padre gli stanno enormi. Ma lui sembra più tranquillo di prima e mi sorride. Si siede accanto a mia sorella, la quale lo osserva rapita.
«Come ti chiami?» Chiede, sorridendo.
«Zelo» risponde lui, gentilmente. «E scommetto che il tuo nome è principessa!»
Hanako scoppia a ridere, scuotendo la testa.
«No, non mi chiamo principessa. È Hanako, che vuol dire “fiore” in giapponese» spiega, tutta orgogliosa di conoscere l’origine del suo nome. «Che vuol dire Zelo?» S’informa, con quella sua curiosità da bambina. Lui sembra pensarci un po’.
«Significa… solletico!» E si allunga sul tavolo, giocando con lei. La sento ridere, e sorrido versando i tè in due tazze, alla occidentale. Le tradizioni potranno aspettare, in casi simili.
 Per qualche momento, sembra così spensierato. Anzi… sembra anche lui un bambino.

 
 

«E ti ricordi di quando abbiamo dormito tutti e tre insieme?» Chiese la piccola, ridendo. Sorrisi, al ricordo.
«Certo… poi ho avuto mal di schiena per una settimana, per colpa di una scimmietta come te!» Le dico, facendole il solletico. Ride, furbescamente.
In realtà, lei poteva conoscere solo una piccola parte dei fatti…

 
 

Mi siedo sul letto, pensando che questa serata sia quasi infinita. Ho messo a dormire Hanako, e mostrato a Zelo la stanza degli ospiti. Forse, nonostante siano ormai le due di notte, riuscirò a dormire un po’.
Spengo la luce, e ascolto il rumore della pioggia. Mi rilassa incredibilmente, la notte. Specie quando so di essere al caldo sotto le coperte, mentre fuori fa freddo.
Chiudo gli occhi e mi lascio scivolare nel sonno. Improvvisamente, dopo quelli che mi sembrarono due secondi, sento bussare alla porta.
Accendo la lampada accanto al letto, puntellandomi sui gomiti. Osservo l’infisso schiudersi lentamente, rivelando una figura maschile molto alta, con una maglietta larga a mezze maniche bianca e i pantaloni di una tuta xxl grigio scuro.
«Cherry, dormivi?» Chiede, sussurrando.
«No, guarda… mi hai interrotto mentre contavo le pecore» ribatto, con sarcasmo. Ridacchia, ed entra nella stanza. Chiude la porta e poi si volta a guardarmi. Sembra vagamente imbarazzato, si passa una mano fra i capelli.
«Ascolta… tu sai della mia paralisi del sonno…» esordisce, esitando. Annuisco e sbadiglio.
«Ecco… diciamo che… che…» s’interrompe, riflettendo su qualcosa. Alzo un sopracciglio. «Ho paura di averne una ed essere solo, ecco. Posso dormire con te?» Pronuncia, tutto d’un fiato. Lo fisso per qualche istante, poi scoppio a ridere. Mi segue anche lui, e ridiamo insieme come due idioti, alle due e mezza di notte.
«E ci hai messo così tanto per dirmi una cosa simile?» Commento, facendogli posto nel letto. Sorride, stringendosi nelle spalle.
«Sono un tipo introspettivo. E poi, tu sei una ragazza. Non sta bene… infilarsi sotto le tue coperte senza chiedere il permesso» ribatte, fingendosi serio e scostando le lenzuola. Rido, coprendomi il volto con le mani.
«Sei il solito idiota!» Esclamo, spostando le mani e girandomi verso di lui. Ride, voltandosi a sua volta. ci osserviamo per alcuni istanti, per poi avere un nuovo attacco di risa incontrollate.
Spengo la luce, cercando di darmi un contegno. Mi stendo di nuovo, chiudendo gli occhi e provando ad abituarmi ad avere Zelo accanto a me.
«Cherry», mi chiama, di nuovo.
«Che c’è?» Rispondo, sbadigliando. Riuscirò mai a prendere sonno?
«Mi sento solo, da questa parte del letto» annuncia, lievemente malizioso. Soffoco una risata, dandogli una gomitata.
«Prenditi un peluche».
«Poi però dovrei alzarmi».
«Quanto sei noioso».
Lo vedo stendere il braccio alla luce della luna, come muto invito.
Sento il cuore accelerare i battiti, mentre mi avvicino a lui, posando la testa sul suo petto, avvertendolo così vicino. Riesco a sentire il suo cuore, nel silenzio della stanza. Batte forte come il mio, che cosa curiosa. Siamo svegli entrambi, ma non abbiamo il coraggio di parlare.
Improvvisamente, sentiamo la porta aprirsi di nuovo. Scattiamo a sedere, come due bambini scoperti a nascondere i cocci del vaso rotto della mamma.
«Cherry… ho paura con questi tuoni…» dice la sottile vocina di mia sorella Hanako. Stringe Goku, il suo pupazzo a forma di scimmia fra le braccia, e sporge il capo nella stanza. Focalizza il ragazzo accanto a me e sorride.
«C’è anche Zelo! Posso dormire insieme a voi?» Chiede, quasi supplicando. Il biondo ed io ci guardiamo per qualche momento. E scoppiamo di nuovo a ridere.
«Forza, principessa, salta su!» Esclama lui, battendo una mano sul letto. Ci spostiamo per far entrare anche lei, e io penso che il mattino dopo sarà un problema rialzarci senza dolori alla schiena. Ma sono felice allo stesso tempo. Anche se non so bene per cosa.

 
 

Dopo quei due giorni insieme, le cose fra di noi cambiarono. Si avvertiva anche solo guardandoci. Inevitabilmente, ci mettemmo insieme. Nonostante io avessi un anno più di lui.
A quel pensiero, mi venne in mente il nostro primo bacio...

 

Zelo osserva il lollipop che ho appena scartato, alzando un sopracciglio.
«Quando e dove l’hai preso, quello?» Dice, indicando il bastoncino di plastica bianco che mi spunta da un angolo delle labbra. Roteo gli occhi, sfilandomi il dolce di bocca.
«Yong Guk mi ha accompagnata al bar, mentre tu lucidavi lo skate. Possiamo tornarci insieme, se vuoi», propongo, sorridendo. Lui scuote la testa.
«Di che sa?»
«Tieni, indovina» gli dico, tendendogli il lollipop. Lui ridacchia, osservando prima me, poi la caramella. Lo vedo avvicinarsi e prendermi il volto fra le mani. Mi bacia dolcemente, senza darmi il tempo di realizzare. Quando si scosta, sorride.
«Panna. E fragola» decreta.
«Giusto», rispondo, ancora frastornata. «Ma assaggiare il lollipop direttamente no?»
Scuote la testa, con finta ingenuità.
«Le tue labbra sono più buone», dice e mi bacia di nuovo.

 
 

Sospirai. Quelli erano i momenti migliori.
Poi, arrivò la fama, il successo, i tour in giro per tutta la Corea. Ci vedemmo sempre meno, fino a che arrivammo al punto di sentirci solo al telefono. Lui mi disse che il lavoro gli prendeva troppo tempo, che non se la sentiva di farmi soffrire così tanto.
Ci lasciammo con un semplice “addio”, in una piovosa serata di novembre.
Faceva male ripensarci, soprattutto perché ormai lo vedevo solo nei video musicali, o nelle apparizioni che i B.A.P facevano agli show coreani. Mi mancava, e molto. Ogni volta che guardavo la pioggia, pensavo a lui.
Il suono del campanello interruppe i miei pensieri.
«Vado ad aprire, Hanako. Torno subito», le dissi, baciandole la fronte e alzandomi dal divano.
Chissà chi era. Magari uno degli amici dei miei genitori. Avrei dovuto farlo -o farla- accomodare, nell’attesa che tornassero. Beh, almeno mi sarei distratta conversando. Aprii la porta.
«Ci ho provato, Cherry, davvero! Ma credevi sul serio che sarei riuscito a cancellarti?»
Dopo quelle parole, sentii quelle braccia così familiari stringermi, e quel profumo di buono invadermi. Troppo tempo che non avvertivo entrambi, ma era come se in un attimo tutti e cinque i mesi che ci avevano divisi fossero spariti in un sogno.
Era Zelo, era lì con me. Era tornato.
«Il solito testone», dissi soltanto, parlando nella sua giacca scura. «Ce ne hai messo di tempo».
 Lo sentii ridere, mentre le lacrime mi rigavano le guance. Mi sembrava tutto così irreale. Averlo di nuovo accanto, sentire la sua voce, poter sfiorare la sua mano.
 Pioveva, fuori.
Ma era tornato il sole, dentro.






Look at me!


Hi, eveyone! E' la prima volta che posto in questo fandom, ma la trama mi girava in testa da un po' di giorni, quindi... sì, so che qui sono molto più comuni le storie con pairing all'interno del gruppo, ma la mia è diversa... spero vi piaccia comunque!
Devo dire che i B.A.P mi hanno colpito molto fin dall'inizio, e si prestano parecchio per le fanfictions! Mi dispiace che i personaggi non abbiano superato tutti i 10 voti e che, per ora, sia disponibile solo Zelo... si rimedierà, immagino!
Come consuetudine, ci tenevo a ringraziare chiunque leggerà questa storia, o anche le dedicherà solo un mezzo minuto di attenzione! Mi farebbe piacere sapere le vostre opinioni in merito, ciò che pensate in generale! E basta, mi fermo qui, che vi avrò già annoiato abbastanza... me ne torno ad ascoltare Warrior, hahaha!
Un bacione a tutti, alla prossima!

   
 
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