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Autore: Tanatos    21/01/2013    1 recensioni
Credo che il titolo parli chiaro.
Il racconto è a tratti grottesco, a tratti comico, a tratti erotico, a tratti serio.
parla di due gemelle che hanno avuto l'immensa fortuna di partecipare al 2 More Days of Peace and Music del 1994.
Nella trama saranno presenti i Green Day ma senza attinenze alla realtà dei fatti riguardanti la loro vita/carriera.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Threesome
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“BLO-ODY HELL, YOU, BLOODY DIRTY FUCKING BITCH, MUST STAY THE FUCK AWAY FROM MY FUCKING BOYFRIEND, FUCK YOU!”

 


Come non potreste supporre, la sovrastante frase in maiuscolo e corsivo vergata, usciva dalle luride e puzzolenti, contornate da carnose labbra colorate di scarlatto, fauci della innumerevolmente sopracitata Amanda Marzipan. E come non potreste indovinare, queste parole calme e prive di qualsivoglia rudezza, erano rivolte alla sua consanguinea nonché eterozigota sorella, Gloria Marzipan. Come invece potreste supporre tornando un pochetto indietro nel testo della storia, il secondo biglietto per i 2 More Days of Peace and Music  era destinato all’altra festeggiata del suddetto e oramai trascorso compleanno, Gloria Marzipan.


“You crazy creepy queen-bee(ing) barbie, have a shower, noisome sister” mormorò Gloria Marzipan, alzandosi dalle ginocchia di Flamengo Kane, e a tono sufficientemente basso perché sua sorella l’udisse a malapena, in modo da obbligarla a chiederle:


“GLO-RI-A! SPEAK THE FUCK MORE LOUDLY, SO THAT I CAN HEAR YOUR ‘LITERATE’ INSULTS AND..”


I dialoghi che si svolgevano al 7 di Greenland Road, borgo londinese di Camden, erano più o meno sempre di questo stampo, fino a quando Dulcia Marzipan non irrompeva in camera delle gemelle con un incenso alla cannabis esclamando:


“Girls! DO NOT FIGHT THAT LOUD, mommy is trying to recite her mantra; and more, per favore parlate in italiano!”


Dopo di che Dulcia svolazzava via nuovamente, lasciando l’incenso alla cannabis sul mobiletto di mogano a sinistra della porta che dava accesso alla camera delle figlie.
Era teoria teorizzata e teorizzante di Dulcia Marzipan, che l’essenza di cannabis aiutasse la percezione dei chakra, per questa teorica teoria, Dulcia Marzipan cospargeva le proprie figlie di olio emolliente all’essenza di cannabis sin dalla loro più molliter iuventus, ed aveva proseguito in questa pratica fino a quando, a nove anni d’età, le bambine avevano sentito dire che l’olio essenziale attira i cannibali e da allora si erano categoricamente rifiutate di lasciar entrare una singola boccetta del temibile olio essenziale entro le quattro mura della loro cameretta, figurarsi lasciarselo spalmare addosso; a causa di questa deplorevole ed infondata ma irremovibile fissazione delle gemelle, Dulcia si era prodigata nel cospargere casa di incensi alla cannabis.
 

Mamma Dulcia aveva i capelli neri, ricci crespi e gonfi, tenuti indietro da una fascia a strisce colorate al centro della quale capeggiava in bella vista un simbolo della Om di colore verde acido; portava occhiali dalla robusta e tonda montatura nera, con lenti cosi spesse che ci si sarebbe potuto cristallizzare un insetto come nei panetti d’ambra. Dulcia era piccola magra e schizzoide, ma era una grande mamma. Amava i cupcakes, li amava di tutte le forme taglie e cromature, decorati con la glassa o con le codette, al cioccolato o alla vaniglia, dai gusti semplici o ricercati, e ne sfornava una quantità giornaliera davvero davvero davvero  spaventosa. La Dulcia Marzipan’s Crazy Factory of Cupcakes stava sul marciapiede opposto a quello di casa Marzipan, e così la buona Dulcia sgambettava dalla mattina alle cinque fino alla sera alle sei di qua e di là, attraversando la strada con in mano vassoiucci e vassoiacci traboccanti di variopinti cupcakes  tutti i gusti +1, sciabattando in giro con l’inconfondibile suono delle consunte  Birkenstock marrone pelle. Non usava jeans né pantaloni, solo collant a righe colorate e vestiti indianeggianti che nonna Honee Marzipan spediva regolarmente dal Kashmir, sua oramai praticamente fissa dimora.



Dulcia Marzipan era originaria di San Francisco, California; nonna Honee Marzipan era emigrata là, bimbetta grassoccia e dalle sembianze ancora indefinibili, dal Nord d’Italia. Ed era stato proprio a San Francisco che nonna Honee aveva dato inizio alla dinastia Marzipan, cambiando il suo cognome italiano originario – Marzapane – con l’americanizzato Marzipan. Dulcia Marzipan aveva tre sorelle: Sugar Marzipan, e le due gemelle Marsh e Mellow Marzipan. Del padre, nessuna traccia-indicazione-indizio-speranza-di-identificazione: nonna Honee era IR-RE-MO-VI-BI-LE dal suo concetto amazzonico – e con questo faccio riferimento a quelle schizzoidi anarchiche femministe-è-dir-poco delle Amazzoni dell’Antica Grecia – secondo il quale se per sbaglio, spassandotela da brava peripatetica batracimorfa fornicante, dovessi rimanere incinta, SCAPPA IL PIU IN FRETTA E LONTANO POSSIBILE E SPERA CHE SIA FEMMINA!
Ma come certamente avrete modo di riscontrare nella vita, anche gli ideali più radicati vengono facilmente sradicati dai più potenti oggetti di desiderio: i dindini.


Dunque dunque, per raccontare la storia di Mamma Dulcia, doppiano tornare, come dicevamo, in California, San Francisco, al 3 Dicembre dell’anno del signore 1952. Dulcia Marzipan venne concepita esattamente nove mesi prima: ironia della sorte, fu l’unica volta in vita sua in cui fu puntuale. Alle 3.00 pm, Dulcia assordava il mondo con il suo primo ed energicissimo vagito.
Dulcia non ebbe una di quelle graziose e zuccherose infanzie che si trascorrono nell’effimera bambagia appallottolata che avvolge ipupi di buona famiglia: Nonna Honee aveva da lavorare, e di Nonno non v’era più traccia da oramai molto tempo – per la precisa precisione, da quando nel Marzo dell’ anno del signore 1951, s’era scoperto l’interessante stato di Nonna Honee -. Per questa ragione, Dulcia, a partire dai tre mesi di vita, trascorse la gran parte delle sue giornate in compagnia del gatto Cleveland e della zia Minna. Zia Minna aveva una sua particolarissima visione della vita, e ripeteva sempre alla piccola Dulcia che “la vita non ti fornisce le soddisfazioni in un tutto compreso assieme a cervello cuore e vagina, ma te le devi procacciare”. La caccia di cui Zia Minna blaterava, non era altro che una tournèe in San Francisco a far visita ad i più loschi abitanti suburbani – probabilmente meglio conosciuti come eroinomani – in cerca di ‘soddisfazioni’.

Quando Dulcia compì tredici mesi di vita, Nonna Honee tornò con una ‘pagnotta nel forno’, come annunciò ella stessa entrando in casa il 3 Gennaio dell’anno del signore 1953: entro otto mesi e qualche giorno, Sugar Marzipan aveva preso parte all’allegra combriccola. Dulcia nel frattempo era diventata abbastanza grande da poter badare a sé stessa – e con questo intendiamo fare pupù e pipì nel vasino senza ausilio alcuno – e così Zia Minna cominciò a non badare più a lei: Sugar, più dolce e paffutella e angelica di Dulcia, era diventata la sua rotondetta pupilla, il suo circolare pallino, insomma: il suo unico interesse.
Del padre di Sugar, naturalmente, nessuna traccia. La vita di Dulcia era più che mai solitaria: Minna era quasi sempre in stato catatonico depressivo, e quando stava un po’ meglio, non aveva occhi che per Sugar. Ma Dulcia non era gelosa: sapeva che Sugar era più piccola e che quindi aveva la precedenza nella graduatoria per le attenzioni.
Passarono un po’ di anni, Sugar compì dodici anni e Dulcia ne aveva quasi quattordici, oramai; e fu allora che Nonna Honee, tornando a casa una sera, cominciò a mangiare papaia con sciroppo d’acero e bacon: nulla di sospetto, fin qui, più o meno; ma quando la sera vomitò l’anima, Zia Minna ne ebbe qualcuno, di sospetto. Uscì per comprare un test di gravidanza – in realtà tornò tre ore e mezza dopo, affermando di essersi persa e d’aver scordato di passare dalla farmacia – e fu così che otto mesi e mezzo più tardi, un’esausta Honee ‘sfornava’ con un cesareo, due polpettine bionde con gli occhi azzurri, Marsh e Mellow Marzipan: era il 23 Maggio dell’anno del signore 1966.
Dulcia aveva quasi quattordici anni, Sugar dodici, e Zia Minna, nove giorni dopo la nascita di Marsh e Mellow, terminava i suoi, di anni, con l’apoteosi della sua dipendenza: un’overdose auto-provocata, nel garage dell’amico Andy Armstrong, che ovviamente non era in casa al momento del fattaccio.
Naturalmente Nonna Honee non era più in grado di badare alle due gemelle e lavorare nel contempo, quindi Dulcia lasciò gli studi e cominciò a lavorare come cameriera all’ Annie’s Unpreached, mentre Sugar si divideva tra l’aiutare la mamma con Marsh e Mellow, gli studi e il dog-sitting per le anziane signore dei quartieri bene.
Nulla di particolarmente importante accadde da qui fino ai 24 anni di Dulcia – a parte Woodstock del ’69 –, quando conobbe Arthur Stephen Marlowe, coetaneo e bassista degli Weird Nervous System, una fallimentare ma allegra strimpellante combriccola.
Nonna Honee, contro ogni previsione, si sposò con un kashmiro americanizzato, tal Rashid Goel, così ricco, ma così ricco che.. Ebbene, a nonna Honee proprio non piaceva Arthur Stephen Marlowe, e dunque, quando scoprì la gravidanza di Dulcia, tornò alla sua irremovibile ideologica convinzione amazzonica: come diretta e perfettamente consequenziale conseguente conseguenza, Dulcia fu dotata la mattina seguente la scoperta dell’interessante stato in cui versava, di un biglietto per Londra ed un contratto d’acquisto di una villetta e dell’antistante negozietto al  7 di Greenland Road, borgo londinese di Camden, a suo nome, pagati dal Nonno Kashmir.


Ed eccoci qui, esattamente sedici anni, nove mesi e 18 giorni più tardi, al 7 di Greenland Road, borgo londinese di Camden.
 
 
 
 Tanatos'

ed eccomi con il primo capitolo. Non ho nulla da aggiungere, se non che d'ora in poi aggiornerò la domenica salvo particolari eccezioni, ritardanti od anticipani.
grazie per aver letto, a presto

T.
   
 
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