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Autore: Harella    21/01/2013    2 recensioni
La storia di Raven incomincia nel 1753, il 21 settembre,
quando per la prima volta vide la luce.
I suoi genitori e i suoi due fratelli maggiori le hanno sempre detto,
che quel giorno,
il ghiaccio che copre il laghetto in giardino per più di sei mesi l'anno,
si sciolse dopo il suo arrivo sulla terra.
Da quel giorno, tutti i nobili del nord America contarono sulla forza, sullo spirito,
sul potere di quella giovane vampira dai capellli blu.
Nonostante fosse figlia di un vampiro ex umano e della regina dei sanguepuro d'America,
tra pochi secoli verrà obbligata ad ereditare il potere del casato e a sposare suo fratello maggiore Igor,
il giovane sanguepuro dagli occhi zaffiro.
Portroppo i due non sono assolutamente daccordo col matrimonio programmato,
lui desidera passare la sua vita immerso negli studi,
mentre lei sono ormai cent'anni che lavora come hunter e sogna di stare nell'associazione per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liam si alzò dal letto scoordinatamente trascinandosi verso quel corpo che gli pareva così caldo.
 
Vi arrivò dinnanzi e come provo ad avvicinarsi ulteriormente cadde pesantemente a terra, sentiva un fischio nelle orecchie e un dolore lancinante allo stomaco.
 
La ragazza spalancò gli occhi e si voltò verso il giovane,
 
         << Signor Ohak vi, vi, vi siete, ecco ,voi vi siete >> balbettò la mora serenamente colpita dal risveglio del suo nuovo succube
 
         << Svegliato, si sono sveglio o almeno lo credo. A meno che questo non sia l'inferno? >> disse lui spaventato e disorientato
 
         << Avete fame o sete? desiderate qualcosa? state bene davvero? siete sicuro? >> 
 
         << Nobile Ella mi sto perdendo nelle vostre domande, ditemi, cosa mi è accaduto? >> 
 
         << Si, in breve siete stato contagiato dalla peste e siete caduto a terra moribondo, 
 
            vi ho salvato nell'unico modo a mia disposizione, trasformandovi >> mormorò timidamente
 
         << Quanto tempo ho dormito? E dove mi trovo? >> 
 
chiese lui alzandosi da terra e avvicinandosi ad una finestra dalla parte opposta della lussuosissima stanza.
 
         << Siete alle mie corti da ormai più di sei settimane. Dovete essere affaticato, dovreste nutrirvi al più presto >> 
 
Ella gli si avvicinò posandogli la mano destra sulla possente schiena nuda, il contatto lo fece sussultare
 
         << Si come desiderate >> disse lui chinando il capo rispettosamente
 
         << In questo momento siete mio succube visto che io vi ho trasformato, ma se accetterete il mio sangue verrete liberato >> 
 
La voce che dapprima era timida e acuta si fece dolce e suadente, la malizia dalla fanciulla lasciò spazio al rispetto che aveva per se stessa, 
 
desiderava quel ragazzo più di qualunque altra cosa.
 
         << Io non sono sicuro di ricordare chi sono, ma so chi siete voi principessa Ella >> 
 
Liam si voltò verso la corvina prendendole le mani fra le sue, teneramente lei sorrise agitata, un azione disdicevole per una vampira del suo rango.
 
         << Liam voi eravate un hunter >>
 
         << Si, questo lo ricordo vagamente ma... >> 
 
         << Oh Liam venite qui fra le mie braccia >> Ella si avvicinò ulteriormente all'ex-umano, 
 
con un elegante scossa della testa spostò i lunghi capelli nerissimi dal collo, 
 
levando le mani dalla possente stretta del ragazzo lo avvolse in un caldo abbraccio.
 
         << Prendi il mio sangue, fammi tua quanto tu sei mio e liberati dalla schiavitù del mio morso >>
 
         << Si, principessa >> 
 
Il giovane sollevò la corvina di peso adagiandola dolcemente sul letto, si posizionò sopra il minuto corpo della vampira aprendole i capelli a ventaglio,
 
gli occhi blu della fanciulla lo fissavano brillando come zaffiri, colpiti dalla luce solare che debolmente filtrava da dietro i tendaggi tendaggi.
 
Le zanne del ragazzo uscirono dalle labbra e gli occhi si fecero sempre più rossi, il suo corpo non voleva combattere contro il suo nuovo essere, 
 
non aveva timori o rimorsi, dal primo sguardo con Ella aveva capito che non avrebbe desiderato altro che starle al fianco. 
 
Liam le accarezzò il viso dolcemente baciandola sul collo prima di lacerarla con i forti canini.
 
          << Sai, nessuno aveva mia assaggiato il mio sangue, eppure ho vissuto molto, davvero molto tempo >> 
 
ansimò facendo scivolare la piccola mano tra i morbidi e lucenti capelli blu del ragazzo, 
 
al momento troppo occupato a nutrirsi che accorgersi di quello che accadeva attorno a lui.
 
I giorni e gli anni seguenti passarono come il vento tra le fredde montagne d'Alaska,
 
Liam amante e succube della sangue puro ed Ella sempre più innamorata del suo ex-hunter.
 
Ebbero il primo figlio, Dakos, all'inizio della primavera del 1743. 
 
Il principe, sangue puro come la madre, fu inizializzato alla carriera politica, ma alla nascita del secondo figlio, Igor, 
 
il peso del casato è passato sulle sue giovanissime spalle.
 
 
 
        
 
 
 
        << Raven? Raaaven?! Raaaaaaaaaaaaven!! >> Ivan mi si avvicinò urlandomi nell'orecchio sinistro 
 
        << Sì? cosa? >>
 
Assopita nei miei pensieri mi ero addormentata in fronte allo specchio,
 
mentre Luca e Ivan ancora parlavano dell'associazione di Vienna dove mi sarei trasferita per tre mesi,
 
e dove sarei stata marchiata e classificata come "vampiro di classe incognita e vampire hunter".
 
Un tatuaggio, che avrebbe lievemente smorzato il mio letale potere di sangue misto, chiudendo come in una bolla l'orribile e insistente presenza di Yuska.
 
         << Fuori voi due! >> guardai i loro occhioni che mi fissavano dal riflesso dello specchio
 
         << Fuori? perché? >> dissero in coro
 
         << Non vi voglio mentre mi vesto! Brutti maniaci! >> esclamai fermamente
 
Li scagliai fuori dalla porta con l'ausilio della telecinesi, non dovevano essere contenti,
 
mi vestì velocemente soffermandomi nuovamente in fronte al comò rincominciando a spazzolare i miei lunghi capelli.
 
Portavo un abito di velluto con le maniche a sbuffo e terminante sotto le ginocchia, di un bel rosso inglese,
 
la sottogonna in pizzo bianca, candida sbordava morbida come le lunghe calze di lana e il pellicciotto che mi copriva le spalle,
 
nonostante la stagione estiva il tempo era freddo e le precipitazioni non davano tregua alla bella regione tedesca,
 
legai i capelli in una coda alta e lasciai quella che per tre anni era stata la mia camera.
 
Subito fuori dalla stanza il presidente Glowfel mi attendeva in alta uniforme, impettito il soldato mi salutò e prendendomi sotto braccio 
 
mi accompagnò fino alla carrozza, che mi avrebbe accompagnato nella mia nuova città.
 
 
 
 
 
 
Era un elegantissima carrozza color cinabro, lo smalto doveva essere particolarmente fresco, 
 
le note del nocivissimo mercurio si potevano avvertire in quell'odore di lacca rossa, sul fianco, dove vi era la porta d'ingresso e il finestrino, 
 
uno stemma italiano decorava il costoso mezzo. 
 
Abbandonai la mano del mio accompagnatore e diedi il mio ultimo sguardo alla mia vecchia scuola, poi salì. 
 
 
 
 
 
 
Seduto sul sedile opposto al mio, tra le morbide imbottiture violacee, un figuro che già avevo conosciuto mi fissava compiaciuto 
 
         << Nobile principessa, io sarò il vostro accompagnatore, sono lieto di potervi conoscere di persona >> mi prese una mano portandola verso le sue labbra
 
         << Non posso dire che per me sia un onore ma fingerò che lo sia >> distolsi lo sguardo soffermandomi sul suo immancabile bastone da passeggio,
 
qualsiasi vampiro lo avrebbe riconosciuto, solo una persona aveva un pomello argento di quel tipo, e quello era il caro vecchio Vlad, anche chiamato Dracula.
 
         << Ditemi Miss. Hiska come sono stati questi tre anni? >> Disse fingendo interesse
 
         << Perché mai lo volete sapere? Non ne trattereste nessun beneficio >> I miei occhi si spostarono sui suoi, 
 
due luccicanti zaffiri che si diceva fosse impossibile sostenere, effettivamente era vero e lo provai su di me.
     
         << Siete davvero una ragazzina speciale >>
 
         << beh bando convenevoli, ditemi, cosa volete da me? >> 
 
         << Madonna Raven dovete sapere che anch'io ho una bambina e voi dovreste conoscerla, è una fanciulla dolcissima, desidero solo che voi vi conosciate >>
 
         << Voi non me la contate giusta, ma essendo un mio superiore sono costretta da accettare il vostro invito >>
 
         << Ottimo >> Detto ciò il sangue puro schioccò le dita e la carrozza si fermò, scese nonostante in quel posto non ci fossero altro che terre desolate,
 
non volevo nemmeno immaginare cosa si aggirasse in quella sua geniale e malefica mente. 
 
 
 
 
 
Arrivai dopo un lungo ed estenuante giorno di viaggio tra valichi e tunnel sperduti fra le Alpi.
 
L'associazione di Vienna mi accolse, se così si può dire, con astio e assoluto disprezzo, 
 
non che mi aspettassi molto visto che mi trovavo nel quartiere degli hunter.
 
Il mio cocchiere senza proferire parola alcuna mi indicò una strada che portava in una specie di locanda,
 
uno dei tanti nascondigli sfruttati dagli hunter per amalgamarsi con il popolo ignorante della nostra esistenza.
 
Come Glowfel mi aveva in precedenza ordinato, mi affrettai a chiedere di Armstay il vicepresidente dell'associazione vigile sul luogo.
 
Era un vecchio signore di sessant'anni circa, con quei capelli brizzolati e il mento squadrato aveva un aria decisamente severa, 
 
anche mentre cacciava giù una pinta di birra dietro l'altra mentre il suo viso si pigmentava di rosso per via dell'alcol. 
 
Mi avvicinai e lui mi fece segno di sedermi dall'altro capo del piccolo tavolino quadrato, 
 
dopo avermi fissata, studiata e analizzata da capo a piedi posò il quinto boccale incominciando a parlare con tono pacato
 
         << Sciogli i capelli o il tuo pessimo odore di schifoso vampiro si propagherà per tutta la città >>
 
         << Sissignore >> non osai obbiettare dovevo mostrarmi all'altezza della situazione, senza mostrare di essere altezzosa come tutti i vampiri nobili
 
         << Fammi capire adesso, tu sei figlia del vecchio Ohak e ora sei come lui, un hunter giusto? >>
 
         << sissignore, lo sono diventata perché voglio che il nome di mio padre riacquisti l'onore di un tempo >>
 
         << Signorina Hiska, non può pretendere di essere accettata considerando che è affetta dalla maledizione della vostra capostipite >>
 
         << Ne sono a conoscenza, è per questo che sono qui voi mi aiuterete, non è così? >>
 
         << si, esattamente, miss Hiska vogliate seguirmi >> 
 
         << Chiamatemi Ohak vi prego >>
 
Armstay si alzò in silenzio ed io lo seguì verso l'uscita fissata dagli occhi crudeli degli altri hunter in sala e dall'oste che incredulo affilava i coltelli,
 
dopo una lunghissima camminata arrivammo davanti all'edificio dell'associazione, dove mi ammanettarono con delle catene antivampiro che mi annullavano i poteri.
 
 
 
 
 
L'edificio a me stante poteva parere una villa tipica della fine del seicento, 
 
l'intonaco bianco spezzato da una fascia di gesso decorato che marcava esternamente quelli che dovevano essere i due piani interni, 
 
il portone presentava magnifiche formelle bronzee riportanti i temi delle storie che da millenni gli hunter si tramandavano.
 
All'interno, al contrario di come mi aspettavo, tutto era vuoto e pareva quasi una cattedrale romanica, 
 
dove l'austerità del luogo dimostrava la devozione dei cacciatori ai loro doveri,
 
da lì fui portata in una stanza piena di macchine a me sconosciute.
 
Mi fecero spogliare e una serie di hunter medici o quello che erano, si misero a visitarmi controllandomi ogni centimetro di pelle, 
 
ogni minimo particolare che il mio finto giovane corpo portava, ogni mio potere e ogni fottutissimo neurone.
 
Dopo sei ore di tortura con quegli attrezzi chirurgici i temibili individui poggiarono le pinze e articoli vari, prendendo di comune accordo la decisione di marchiarmi.
 
Mi fecero sdraiare a pancia in giù su un tavolo di acciaio di tremendamente freddo, 
 
che si trovava al centro di quella stanza che improvvisamente si svuotò, quelli uscirono dalla stanza portandosi via i macchinari che prima la riempivano.
 
Dal poco che riuscivo a vedere dopo le visite oculistiche che mi avevano offuscato la vista, 
 
potevo scorgere una strana luce che prendeva tutto il contorno delle pareti, 
 
doveva essere l'inizio dell'incantesimo o forse era la luce della salvezza che gli uomini tanto bramavano, 
 
quella che la morte mostrava ai condannati prima di portarli nell'aldilà.
 
Che il mio momento stesse arrivando? Avrei lasciato la terra a soli novantadue anni senza aver realizzato niente nella vita, senza aver mai davvero amato, 
 
la mente vagò e l'immagine di Igor fece capolino nella mia testa, il suo sorriso, i suoi occhi, tutto di lui mi allietava da quelle atroci sofferenze, 
 
mio padre che per me avrebbe donato l'anima al diavolo, mia madre e Dakos, la piccola Lorain e la nascitura Isabella, 
 
non volevo abbandonarli senza nemmeno aver detto loro addio. 
 
A quel punto altri sei figuri mi si avvicinarono attorniandomi, portavano dei camici neri con dei lunghi mantelli verde scuro, 
 
i loro volti orrendamente nascosti da maschere con espressioni orribili di visi deliranti percorsi da macabre smorfie, tipico abbigliamento portato dai ritualisti.
 
Tra di loro sentivo la presenza di due vampiri, due hunter e due umani, la paura mi prese nuovamente ma sapevo di essere lì per il mio bene, 
 
sapevo che qualsiasi cosa mi sarebbe successa avrei dovuto sopportarla al meglio,
 
altrimenti, le mie emozioni fuori controllo, avrebbero potuto farmi emanare l'immenso potere che cercavo di nascondere ormai da troppi anni.
 
Uno di quegli odiosi e indelicati omoni arroventò un ferro con la forma tipica della rosa dei vampiri addomesticati,
 
lo premette con forza nel centro della mia schena, gli altri si strinsero ancora di più attorno a me pronunciando assurde parole in una lingua antica e incomprensibile.
 
Il dolore mi uccideva, non riuscivo neanche ad urlare da quanto la voce mi moriva in gola, strinsi a tal punto il contorno del tavolo che si distrusse completamente, 
 
le schegge d'acciaio cinese mi si conficcarono nelle mani, 
 
ovviamente rispetto al bruciore della carne che pian piano si gonfiava arrossandosi e riempiendosi di orride vesciche, sembrava un leggero solletico.
 
Dopo quel momento non mi ricordo cosa successe, ma fu raccontatomi che svenni per qualche minuto, 
 
prima che le convulsioni mi pervadessero il corpo facendomi apparire un indemoniata, mi fu riferito anche, 
 
che un individuo appartenente al gruppo clericale degli sterminatori era arrivato in quel luogo come emissario del volere papale, 
 
il suo nome era Kristoval, da tutti conosciuto come Anjo da Morte, aveva assistito a tutta la scena nascosto in una zona a me non visibile.
 
 
 
 
 
31-07-1845
 
Mi svegliai dopo tre giorni che dormivo, in quella stessa stanza dove ero stata "operata", tutto era buio e sul pavimento c'era dell'acqua, 
 
dovevano essere almeno sei centimetri e pian piano sarebbero aumentati per colpa di una perdita di un tubo di rame sul soffitto crepato, 
 
effettivamente non sembrava la stanza che avevo visto in precedenza. Mi tirai seduta e lì difronte a me vidi una porta che pareva come lontana chilometri, 
 
mi alzai e veloce corsi verso questa, rendendomi conto che ammassi di catene e lucchetti la obbligavano a restare chiusa. 
 
La toccai sfiorandola con due dita e a quel punto mi svegliai sul serio, già quello era solo l'inizio dell'incubo.
 
 
 
 
 
 
Nella vita reale erano passati tre mesi, come già mi avevano annunciato li avrei passati nel sonno. 
 
Mi trovavo in una stanza buia dove intravedevo solo i mobili raffinati e l'oro che adornava il tutto, 
 
non sapevo né che ore fossero né se la marchiatura fosse andata a buon fine ma stranamente mi accorsi che portavo un elegantissimo abito di pizzo bianco, 
 
ed i miei capelli erano stati acconciati da una mano esperta.
 
Provai ad alzarmi, faticavo a muovermi e gli arti mi formicolavano, la vista era sfocata e la testa mi doleva.
 
Avvicinatami a quella che pareva la porta d'uscita sentì una voce a me molto familiare, ma come tutti i ricordi era momentaneamente avvolta in una fitta nebbia.
 
Strinsi con tutta la forza che mi restava il pomello della serratura, la forzai faticando a girarla ma quella non cedette.
 
Picchiai con forza sullo spesso legno, ma nessuno mi sentiva o semplicemente non venivo considerata, urlai alla ricerca d'aiuto graffiandomi la gola, 
 
infine decisi di concentrare tutta me stessa nell'ultimo colpo che avrebbe potuto liberarmi da quell'orribile gabbia d'orata.
 
Le catene antivampiro che mi bloccavano le mani si dissolsero con l'aumento di concentrazione del mio potere, 
 
quando fui al limite scagliai lì, al centro della robusta porta, un pugno a dir poco letale.
 
Il sangue mi si fermò nelle vene e all'impatto della mano sul legno, la rosa hunter si materializzò davanti ai miei occhi increduli.
 
Il materiale ormai polvere e schegge mi lacerò la pelle delle mani, guardai oltre il buco che si era creato.  
 
Di fronte a me notai un corridoio lungo circa venti metri, con tantissime porte piene di catene e catenacci, 
 
occupavano entrambi i lati e ricordavano molto quelle del mio sogno, 
 
le pareti completamente grigie mi fecero pensare ad una specie di capanno abbandonato. 
 
L'inquietudine mi traforò quel minimo di lucidità rimasta nella mente, la paura mi bloccava ancora più di quanto già facesse il mio corpo affaticato.
 
Improvvisamente sentì nuovamente le voci, provenivano dal piano di sotto, scesi le scale a chiocciola nascoste dietro una delle tante porte e l'unica non incatenata. 
 
Al termine di questa trovai un immenso salone con le pareti in pietra, in stile tipico di un castello medioevale. 
 
 
 
 
 
 
 
Seguì disperatamente il suono acuto della voce femminile, attraversai cortili e saloni fino a perdermi nell'immenso raduro.
 
Per grande fortuna fu la proprietaria di quella voce a trovarmi, era così bella esattamente come la ricordavo nelle mie sbiadite memorie
 
         << Nobile madre mia >> sussurrai appena la vidi
 
         << Oh piccola Raven, sei ridotta a uno straccio, vieni qui fra le braccia della mamma >> Ella si inginocchiò dinnanzi a me 
 
abbracciandomi forte e sfoderando un luminosissimo sorriso, fui immersa in una tiepida luce azzurra e subito stetti meglio, 
 
ripresi il controllo completo del mio corpo e della mia memoria, solo a quel punto mi accorsi che dietro di lei vi erano un ragazzino della mia età con i genitori.
 
Era un nobile bellissimo con due occhi azzurro cielo e capelli biondissimi, portava abiti di alta sartoria con una bella giacca grigio ghiaccio, 
 
che gli illuminava il bel viso da angelo.
 
         << Mi chiamo Hanabusa Aidoh, e tu cosa saresti? >> il fanciullo parlò con un tono talmente irritante che subito mi tornò a mente il principe Lorainnes
 
         << Raven Hiska Ohak piacere >> elegantemente mi inchinai 
 
         << Tu saresti una dei futuri nobili più importanti a livello mondiale? I livelli si sono decisamente abbassati >> il biondo fece spallucce 
 
         << Smorfioso >> 
 
Girai i tacchi prendendo mia madre per mano e trascinandola con me verso la camera dove mi svegliai.
 
          << Raven ora dovresti stare bene perché non ci uniamo alla famiglia Aidoh? Non sta bene andare via così>>
 
         << Per fare cosa? Vorrei andare via il prima possibile da qui >>
 
         << Ma Piccola mia siamo venuti tutti qui solo per salutarti, non puoi rifiutare la tua famiglia, c'è anche Igor se non andiamo si preoccupa >>
 
Sentito quel nome i neuroni mi si riattivarono definitivamente, nulla era più terrificante di mio fratello quando si offendeva, 
 
da giovane era così irritabile e iper protettivo.
 
         << sai nobile madre forse non è una cattiva idea unirci a quegli spocchiosi individui >>
 
         << Brava bambina >> la sangue puro sorrise scortandomi verso un altro salone.
 
Questo, allestito a festa, ospitava circa duecento ospiti tra hunter e vampiri di alta società, che si fissavano in cagnesco fingendo di andare d'accordo.
 
Al centro di quella sala, intravidi il mio caro padre e il mio amato fratello Dakos i quali non vedevo da circa vent'anni.
 
La loro presenza mi allietò il cuore ma non come la presenza di lui, il mio dolce Igor che mi attendeva fissando i monti e le valli al di là del castello, 
 
affacciato da una balconata fiorita.
 
          << Corvina, mia cara vieni qui da me >> il moro mi allungò una mano guardandomi con occhi insostenibili cercava la mia attenzione
 
          << Si, fratello mio >>
 
Mi avvicinai a quegli occhi blu intenso ricolmi di un ambigua gioia, mi squadrò completamente per controllare che gli hunter non mi avessero fatto del male,
 
non aveva idea di come avevo sofferto e certo era meglio non farglielo sapere, poi mi fece girare visionando così il sigillo, 
 
mi comunicò che aveva preso la forma di un corvo nero e che mi occupava una grande area della schiena, 
 
partendo dalle spalle con le ali e raggiungendo il fondo schiena con il corpo.
 
La serata continuò felicemente fino al giorno seguente, quando i miei genitori mi comunicarono la loro partenza verso l'Alaska e la mia verso il Giappone,
 
dove sarei stata ospitata nel casato Aidoh per altri lunghi mesi.
 
Quelle fughe per cercare di nascondermi ai nobili americani e al concilio degli anziani, 
 
composto grandemente da vecchi babbuini disinteressati alla vita ed interessati solo al potere, erano estenuanti. 
 
In più sarei dovuta vivere con quel ragazzino da tutti decantato come uno dei nuovi geni, io inizialmente lo consideravo solo uno snob vanitoso come pochi.
 
Per fortuna le apparenze ingannano, altrimenti lo avrei incenerito certamente.
  
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