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Autore: MichellePureblood    21/01/2013    1 recensioni
Quale vendetta migliore poteva esserci,se non quella di torturare il suo amato facendole provare il suo stesso dolore,sapendo di esserne la causa?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Stava accadendo di nuovo.
Con gli occhi chiusi e una mano posata delicatamente sul suo petto,sentiva la sua pelle farsi sempre meno solida e il suo respiro diventare più fioco. Era consapevole di ciò che stava per accadere,ma ogni volta sperava di sbagliarsi.
Strinse le dita sul petto di lui,senza curarsi di graffiarlo e svegliarlo,perché sapeva che non avrebbe percepito nessuna emozione fintanto che continuava a svanire lentamente. E lei,Callisto,non avrebbe potuto fare nulla per fermare il supplizio imminente,se non sdraiarsi sul letto e attendere che giungesse alla fine. Dopotutto era la sua punizione,la vendetta che quel bastardo stava attuando su di lei per non farla vivere in pace,il prezzo da pagare per aver tolto la vita all’unica donna che quell’uomo senza cuore avesse mai amato.
Si ritrovò con la mente lontana,secoli addietro,a quando aveva affondato il pugnale nella carne viva e l’aveva sentita lacerarsi sotto la sua stessa forza. Quando il sangue era sgorgato come un fiume in piena,impregnando di rosso il suo vestito bianco e la sua pelle diafana,e quando aveva fissato quegli occhi color oceano spegnersi lentamente,fino a diventare vuoti e insignificanti. E lì il suo torturatore non aveva potuto fare nulla,se non squarciare il silenzio con un urlo disperato,così come Callisto aveva squarciato il petto della sua amata.
Ma se avesse saputo che lui,dopo aver raccolto i cocci del suo cuore morto,sarebbe tornato e non le avrebbe lasciato vivere la sua non vita in tranquillità,forse non avrebbe commesso quell’omicidio.
Forse avrebbe trovato un altro modo di scappare dalla sua fortezza,di smettere di essere libera e allo stesso tempo schiava di un tiranno,che giocava con lei come un bambino gioca con il cibo prima di mangiarlo.
Riemerse dai ricordi spalancando gli occhi,e voltando il capo notò che lui non c’era più,era svanito completamente,il che voleva dire che mancava poco.
Erano decenni che il suo Erik,ogni sei o sette mesi,veniva portato via per ricongiungersi a colui che lo aveva creato. Il fatto che questa persona fosse la stessa che aveva un conto in sospeso con Callisto poi,era davvero una sfortuna.
Si erano scambiati il sangue,l’atto più intimo che due persone come loro potessero fare,ed erano in grado di provare l’uno le sensazioni dell’altro,e ovviamente questo includeva anche il dolore.
Maleagant,il più spietato dei torturatori,aveva deciso di sfruttare questo,insieme al suo potere di influire sulla mente delle sue creature. Quale vendetta migliore poteva esserci,se non quella di torturare il suo amato facendole provare il suo stesso dolore,sapendo di esserne la causa?
Non c’era pensiero più doloroso,più lacerante di quello per Callisto,che sapeva di essere il motivo per cui lui era costretto a soffrire per tutta la notte. Solo perché aveva voluto la libertà da catene invisibili,ora doveva sopportare un doppio dolore più che visibile sulla pelle di Erik,
E il supplizio iniziò,con una fitta lancinante del fianco che le strappò un gemito di dolore,facendo stringere il pugno sul lenzuolo che le copriva il corpo.
Poi passò alla spalla,un colpo secco ma doloroso,tanto sentire lo scricchiolio dell’osso.
 
If they hurt you…
 
Una botta allo zigomo,tanto da sentirlo in fiamme e pulsante,con un calore che si espandeva sul viso e un taglietto che si allargava un po’ alla volta,perdendo qualche gocciolina di liquido cremisi,quello che piaceva tanto alle creature come loro.
 
..they hurt me too
 
Un’esplosione sul ginocchio,l’osso che si spezza a causa del colpo troppo forte. L’ennesima botta,che però colpì la testa.
Infine il nulla,solamente il suo respiro affannato e i muscoli contratti in attesa di subire il dolore successivo,quel dolore che non arrivò. Callisto si guardò intorno,nel buio della sua stanza ampia e deserta,sorpresa di non sentire più colpi su colpi,come succedeva ogni volta. Non percepiva più nulla,forse perché Erik aveva perso i sensi e Maleagant aspettava che ritornasse in se per proseguire,perché non c’era gusto se nessuno dei due avrebbe sofferto.
Sollevò i gomiti e,facendo leva su di essi,si sollevò per sedersi sul letto. Prese ad accarezzare le lenzuola di seta per calmarsi,per far tornare regolare il suo respiro e poter pensare lucidamente.
Se lui era svenuto,doveva essere allo stremo delle forze,dopo decenni di torture continue e il limite era arrivato. Doveva fare qualcosa per risolvere quella situazione e di certo non avrebbe potuto uccidere Maleagant,era intoccabile e la sua fortezza impenetrabile.
Un pensiero le balenò nella testa,una soluzione definitiva al problema:la morte. Erano già morti una volta,perché non avrebbero potuto farlo di nuovo?
Gli uomini hanno così tanta paura di morire che passano la vita a sopravvivere piuttosto che vivere veramente,senza rendersi conto che è l’ignoto che temono in realtà. Nessuno aveva detto che dopo ci sarebbe stato un inferno ad attenderli,perché nessuno sapeva per certo cosa sarebbe successo in quel fatidico “dopo”. E,secondo Callisto,non era sicuramente peggio di quello che erano costretti a passare.
Si alzò e andò davanti al quadro che raffigurava una famiglia in abiti ottocenteschi,passando delicatamente la mano sulla superficie fredda del vetro che lo proteggeva. Poi,come se in realtà fosse stato una finestra,ne staccò un lato dal muro per scoprire un vano nascosto.
All’interno vi era un piccolo scrigno di legno,con dei fiori intagliati finemente. Quando lo aprì,con la mano tremante,questo rivelò il pugnale con cui aveva ucciso quella donna quasi due secoli prima.
Lo aveva conservato e nemmeno lei sapeva il perché,forse per ricordare che lui soffriva per colpa sua.
Ormai aveva preso la sua decisione,sapeva che cos’avrebbe dovuto fare per renderlo finalmente libero. Se lei fosse morta,di nuovo,lui non sarebbe più stato torturato.
Era consapevole del fatto che lui la amava e che ne avrebbe sofferto,ma era pur vero che anche lei amava lui,e non poteva più permettergli di sopportare quella tortura immane.
Una lacrima,calda e lenta,rigò la sua guancia,colma della sofferenza più pura per quello che stava per fare,
Sembrava quasi un rito quello che si accingeva a compiere,muovendosi lentamente e con meticolosità.Sistemò la camicia da notte bianca,in netto contrasto con le lenzuola rosse,e posò il busto sui cuscini.
Il pugnale risplendeva al riflesso della luce lattea della luna,e sembrava quasi incitarla a farlo. Era stato forgiato per uccidere quelli come lei dopotutto.
Strinse le dita sul manico freddo e duro,e sollevò la lama davanti suo viso.
Vedeva la punta fine e le incisioni sulla sua superficie affilata e tagliente. Vedeva tracce di sangue vecchio di secoli,e vedeva la sua mano muoversi decisa verso l’obiettivo.
Il petto di una donna,ma questa volta il suo. Erik avrebbe urlato per lei,come Maleagant,e forse l’avrebbe raggiunta presto,ma almeno non avrebbe più subito la colpa di Callisto sulla sua pelle.
Un movimento fulmineo e la lama penetrò la pelle,squarciandola senza pietà e facendo sgorgare il suo sangue a fiotti.
Il vestito bianco si riempì di liquido scarlatto,così come la sua mano e la fredda lama. Il dolore era immane,lancinante,ma non sarebbe durato ancora molto.
Solo qualche istante per ricordare la sua vita con lui. Solo qualche istante per capire quanto era stata amata e per ricambiare con un ultimo,disperato gesto.
Esalò il suo ultimo respiro con un pensiero soltanto in testa:sapeva di aver tenuto fede alle sue parole,quando,in una florida estate di due secoli prima,lui le aveva chiesto “Mi ami?” e lei aveva risposto “Da morire”.
  
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