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Autore: Ryta Holmes    22/01/2013    7 recensioni
“Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.„ [Walt Whitman]
Spoiler 5 stagione
Fu a quel punto che si inginocchiò per guardare meglio quel vecchio e… non vide nient’altro che un vecchio. Sporco e impaurito. Ed esausto. Con gli occhi di un azzurro vivido che adesso ricambiavano lo sguardo.
“Non dovrebbe stare qui. Quest’uomo va portato in ospedale o in un osp-“ non concluse la frase. La voce gli morì in gola, quando la mano raggrinzita ma forte del vecchio lo arpionò sull’avambraccio. Vide quegli occhi azzurri sgranarsi di sorpresa e poi quella bocca nascosta dalla folta barba bianca spalancarsi come per dire qualcosa.
Ma non ne uscì nulla alla fine. Il vecchio lo guardò iniziando inspiegabilmente a piangere. E lui si sentì a disagio.
“Mi… occuperò io di lui.”
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Desclaimer: Merlin e tutti i suoi personaggi non mi appartengono, se lo fossero, sarei ricca, la serie non sarebbe finita e Ginevra avrebbe sposato Lancillotto.

 

MENTRE TI ASPETTO
 

 
Capitolo 4
 
“Credimi sono senza parole! Hai guadagnato in un attimo almeno il 10% dei consensi in più!”

Lucius sorrise compiaciuto, gonfiando il petto solido e sollevando anche il mento in maniera sfrontata. Se i consensi erano aumentati del 10%, il suo ego di certo era salito ancora di più. Guardava la tv dove la sua immagine raccontava alle telecamere, davanti a un numero imprecisato di microfoni di altrettante testate giornalistiche, della bellezza della piccola principessa appena nata e di quanto i reali avessero gradito la visita dell’Ispettore Capo di Glastonbury che aveva portato fiori e congratulazioni a nome di tutta la comunità.

Ora la tv rimandava le immagini dello speaker del telegiornale nazionale che riferiva a tutti le intenzioni di Lucius Chaste di concorrere alle primarie del partito Laburista e dell’inizio della sua campagna elettorale.

Il compiacimento, se possibile, aumentò ancora di più.

“E’ fatta!” esclamò entusiasta.

“Vacci piano, non montarti troppo la testa! Hai avuto un colpo di genio ma non hai ancora vinto le elezioni!”

A parlare era stata la sua addetta stampa, ovvero colei che aveva messo letteralmente in piedi tutta la sua campagna per concorrere alle elezioni. E Jennifer Fawr era la migliore sul campo. Bella e intraprendente, Jennifer aveva già lavorato per altri politici portando avanti campagne sempre vincenti. Lucius l’aveva contattata immediatamente, non appena aveva preso quella decisione, prima che qualcun altro se la accaparrasse.

La donna all’inizio non aveva preso bene la decisione di presentarsi in ospedale per far visita alla principessa ma Lucius sospettava fosse stata più una questione di orgoglio per non averci pensato personalmente, per cui evitò anche di riferirle che a dargli l’idea brillante era stato un vecchietto sconosciuto dall’aria misteriosa.

Per non ledere ancora di più la sua dignità di addetta stampa, si fece più conciliante. “D’accordo d’accordo, lo sai che sono nelle tue mani. Io non sono bravo in queste cose.”

“Beh, se hai queste idee non direi…” replicò lei con una punta di sarcasmo nella voce. Gli stava di fronte, seduta sul piano della scrivania dello studio, le mani appoggiate al legno e le gambe elegantemente accavallate. Il volto olivastro e incorniciato da una cascata di riccioli scuri, era rivolto a lui e lo guardava con fermezza. “Ad ogni modo te l’ho già detto, lascia fare a me. Tu hai buone doti, il mio compito sarà quello di farle uscire tutte fuori al meglio!”

Lucius le guardò con nonchalance le gambe lasciate scoperte dalla minigonna, poi tornò a dedicare attenzione alla tv accesa. “E io cosa dovrei fare?”

“Quello che fai sempre, Lucius, il buon samaritano.”

Se voleva essere ironica, non ci riuscì. O forse era solo maledettamente seria.

“Io sarei un buon samaritano? Sono un ispettore capo!”

Jennifer sbuffò, sollevando gli occhi al cielo. “Diamine, Lucius! Possibile che non capisci? Guidi la polizia inglese, fai visita alle partorienti e adesso ospiti anche un vecchio barbone in casa tua! La gente ama queste cose!”

Il riferimento al barbone lo infastidì ma non si chiese il perché. D’altronde glielo aveva appena accennato quando giunta a casa sua, si era vista davanti il vecchio. Ma non le aveva detto altro… e poi perché diavolo se la prendeva tanto?

Sbuffò corrugando la fronte. “Jennifer, io voglio che la gente mi voti per le proposte che ho, non perché sono buono…”

“… e bello…”

“Pure!” esclamò.

Jennifer sospirò. Poi gli posò una mano sulla spalla con l’aria di una zia che si rivolge al nipotino troppo piccolo e troppo stupido per capire. “Lucius… mio caro Lucius. Tu di questo mondo, non sai niente. La gente per votarti ti deve amare, non si deve annoiare. Tu avrai la possibilità di presentare il tuo programma, io se permetti ti farò sembrare bello e magnanimo quel tanto che basta per farti votare da tutti!”

“Io sono già bello e magnanimo.” Replicò prontamente lui, mostrandosi serissimo a riguardo.

“Lo so!” esclamò Jennifer, accompagnando la parola con una pacca sulla spalla. “Ma alla gente lo dobbiamo far vedere! E io in questo sono bravissima.”

Lucius alla fine sorrise e le afferrò il braccio per avvicinarla a sé. Il contraccolpo la fece sbilanciare e per non cadere finì per poggiare entrambe le mani sulle sue spalle, un ginocchio sulla sedia dove lui era seduto, tra le gambe.

“Lo so!” Le fece il verso, abbassando poi il tono di voce. “Altrimenti non ti avrei scelto.”

Jennifer a sua volta, lo ricambiò con un sorriso malizioso. “Signor Chaste, sa benissimo che non mischierò vita privata e lavoro… una seconda volta.”

Lucius rispose con un mugolio, mentre premeva con una mano contro la schiena perché si chinasse a baciarlo. “Perché no…”

“Perché…”

Qualsiasi cosa stesse per dire fu interrotta da quello che accadde dopo. Non un bacio. Niente di simile. Fu la sedia girevole su cui si trovavano entrambi a cedere all’improvviso. Forse fu il troppo preso o forse una strana coincidenza: la sedia si ribaltò all’indietro e di colpo si ritrovarono a terra in un groviglio di braccia e di gambe.

Jennifer scoppiò a ridere, mentre Lucius ancora si dimenava sul pavimento per liberarsi della sedia dispettosa.

“Non ci credo! E’ destino mi sa…” commentò la donna, continuando a ridere. Si riassettò, lisciandosi poi la gonna e facendo il giro della scrivania.

Lucius sbuffò infastidito, mentre si alzava in piedi e rimetteva la sedia apposto. Nel cadere aveva anche battuto la testa, accidenti a quel trabiccolo. “Sfortuna forse…”

Jennifer afferrò la borsa e la giacca abbandonate su una poltrona e si avvicinò poi alla porta. “Chiamala come ti pare! Ci sentiamo domani, signor Chaste!” uscì dallo studio, senza attendere che lui la accompagnasse. Quando si avvicinò all’ingresso, incrociò il vecchio barbone ospitato in quella casa e gli sorrise.

“Io lo lascerei perdere adesso!” gli consigliò, poi uscì.

Neanche un attimo dopo sulla soglia dello studio comparve Lucius, che imbronciò le labbra, quando si rese conto che la donna se n’era appena andata via. Sbuffò rassegnato, incrociando lo sguardo del vecchio che lo guardava come in attesa che gli dicesse qualcosa.

Lucius non riusciva a capirlo, pareva quasi che stesse lì per aspettare un suo comando. Quando il silenzio si fece più lungo, decise di interromperlo. “Devo ringraziarti, sai? La tua idea è stata molto apprezzata… e ha avuto un grande successo.”

“Non ne dubitavo.” Rispose prontamente e Lucius si incuriosì. Dov’era finito il vecchio esanime del giorno prima? Chi era adesso questo anziano così pronto alla risposta e così improvvisamente sicuro di sé?

“Beh, ad ogni modo grazie. A me non sarebbe mai venuto in mente di fare una cosa del genere.”

“Non dubitavo nemmeno di questo.”

Aveva… sentito bene? Lucius sgranò gli occhi sorpreso e restò in silenzio mentre il vecchio sorrideva.

“Se volete arrivare là dove volete, avrete bisogno di molte di queste idee geniali e vi servono consigli. Buoni consigli. Sono pronto a darvi il mio aiuto, se lo desiderate.”

Tutto ciò che Lucius fu in grado di fare fu annuire, mentre lo guardava come se all’improvviso si trovasse davanti un pazzo. Un pazzo pieno di sicurezza. E si sa, più uno è sicuro, più è folle. Eppure gli ispirava una insolita fiducia, come se quell’uomo potesse davvero guidarlo per la strada giusta. Forse era quell’aura di saggezza che tutto a un tratto emanava, sapienza frutto di una antica esperienza affondata in chissà quali radici.

Quell’uomo lo rassicurava, nonostante ciò che rappresentava. Il nulla per lui, forse addirittura un pericolo.

No… cosa andava a pensare? Quel vecchio non era un pericolo. Forse sarebbe stata la sua salvezza.
 

***

 
Due settimane. Sono due settimane che vivo in questa grande villa. Giorni che hanno richiamato alla mia mente ricordi sopiti nel tempo… e che mai avrei pensato di rivivere.
La Storia si ripete. Nessuno tranne me potrà mai capire cosa significhi appieno questa espressione. Io che la storia l’ho vista scorrere con questi occhi, non avevo davvero compreso cosa volesse dire… fino a ora.

Questi giorni che paiono l’ombra di quelli di un tempo… ciò che cambia è solo il contorno, tutto il resto sembra rivivere come allora. Eppure ancora non sento nulla… so che non è lui il mio Re. Per quanto mi sforzi la mia magia non reagisce.

Inizio a pensare che Lui non rinascerà più. E che il Destino ha voluto che io adesso serva quest’uomo.
 
“Insomma, Vecchio! E’ tardi!”

Lucius si palesò sulla soglia della cucina, richiamando l’attenzione del suo ospite non più ospite, intento a preparare il caffè sul fornello.

Era così che lo chiamava da due settimane a quella parte. Visto che non aveva voluto saperne di dirgli come si chiamava, Lucius aveva deciso semplicemente di non chiamarlo. Perciò il vecchio, era diventato Vecchio.

Quanto al fatto se fosse più o meno un suo ospite, c’era da discutere alcuni dettagli. Un ospite non incomincia di sua spontanea iniziativa a farti trovare la biancheria pulita, la colazione pronta e la macchina lucida tutte le mattine, per esempio.

Un ospite non ti consiglia la cravatta giusta o ti dice che tra il discorso che hai preparato e il raglio di un asino non c’è alcuna differenza e che bisognerebbe riscriverlo daccapo. Per esempio.

Lucius aveva riflettuto su quel comportamento che molto spesso – soprattutto agli inizi – lo aveva spiazzato e alcune volte – ovviamente sulla faccenda del discorso – anche fatto infuriare. Poi però, si era detto che quel vecchio strambo in realtà voleva solo trovare un modo per sdebitarsi. E alla fine, visto che tutte quelle premure sotto sotto gli facevano piacere, lo aveva lasciato fare e se l’era tenuto così.

Quella mattina però, era in ritardo e il suo caffè ancora non era pronto. Non che lo pretendesse, chiaro! Ma visto che ormai aveva presto quell’abitudine…
“E’ quasi pronto, abbiate pazienza.” Rispose il vecchio senza scomporsi.

Lucius si sistemò la cravatta e sbuffò. “Ma perché continui a darmi del voi?” chiese. Se l’era chiesto un sacco di volte ma in quei giorni così pieni aveva sempre rimandato quella domanda, assieme a tante altre che in fondo gli parevano tutte troppo indiscrete.

“Abitudine…” soffiò invece il vecchio, con noncuranza, mentre spegneva il fornello e versava il caffè in una tazza. La porse a Lucius e poi si avvicinò al tavolo della cucina per recuperare anche il Times.

“Prendete. Sul mobile dell’ingresso ho lasciato la cartellina con il vostro discorso, assieme ai documenti che avete scordato ieri sera sul tavolo."

Lucius continuava a fissarlo senza capire. Che intendeva con “abitudine”? A cosa poi? Che fosse stato in passato un qualche maggiordomo? Per un attimo se lo immaginò vestito di tutto punto in una dimora tre volte la sua villa, con un vassoio in mano e trent’anni di meno. Chissà com’era stato da giovane, quell’uomo che adesso nascondeva tutto il suo viso dietro quella coltre di ovatta bianca. Tutto il volto, tranne gli occhi di un azzurro fin troppo vivido. Già.

“Perché lo fai?” gli sfuggì, fissando quelle iridi, mentre prendeva dalle sue mani il Times.

Il vecchio stavolta non lo guardò, come faceva sempre. Si finse occupato, decidendo di rassettare il disordine sulla cucina. “Abitudine.” Rispose ancora.

Lucius capì che non avrebbe ottenuto altre risposte, per cui si ricordò di essere in ritardo e decise di chiudere lì quella discussione. “D’accordo. Ci vediamo stasera, oggi ho un comizio a Londra.”

“Lo so, vi guarderò in tv.”

A quelle parole sorrise. Non sapeva perché, ma in qualche modo gli faceva piacere. “Perfetto. A più tardi allora.”

Quando lasciò la stanza, non vide il vecchio sospirare con tristezza. “Se solo fossi tu…”
 

***


Buio. Il silenzio di quella grande villa. Solo la voce del presentatore in tv e la luce dello schermo a illuminare l’unica stanza abitata.

“… e questo è ciò che abbiamo scoperto di Lucius Chaste, signori telespettatori.”

Non è possibile… non può… essere…

“A pochissime ore dalla fine del suo comizio londinese, gli scheletri nell’armadio di Chaste vengono fuori con una facilità disarmante, quasi che lui non abbia voluto nasconderli poi così bene.”

Pensieri indistinti. Ricordi. Speranze. Paure. Troppe cose si agitano in me in questo momento. Non posso… non posso credere che… sia tutto vero.

Ma come è possibile? Come è successo? Quando… è successo?

“…e noi del settimanale di gossip più in del Regno Unito non potevamo non condividere con voi queste insolite sorprese.”

Ho sempre fatto affidamento sulla mia magia, l’unica certezza a cui potermi affidare… e allora perché adesso mi viene meno? Perché non reagisce di fronte… a questo?

“Nel frattempo attendiamo anche una replica da Chaste! Sua eccellenza, si faccia avanti!”

Ma perché non lo sento?

Eppure è Lui. Lucius è Arthur.

 
Continua…
 
/////
 
Lo so. Sono infame u_u ma visto che manco mi commentate, ho deciso di prendermi i gusti =P Iniziamo lentamente ad entrare nel vivo di questa storia, a concretizzare un rapporto tra questi due, a rendere sempre più ambiguo sto Lucius… e a presentare qualche altro personaggio =P Jennifer per esempio, troppo facile stavolta XD ovviamente è Gwen… una Gwen diversa però. Ma che vi piaccia o no è Gwen u_u

Ringrazio col cuore e mando anche un bacione a Jaya, None to Blame e AsfodeloSpirito che hanno voluto lasciarmi un commentino… a tutti gli altri che l’hanno letta e inserita tra le seguite e le preferite, grazie. Se poi vorreste commentare, anche voi, vi assicuro che il vostro sforzo non andrà perduto! Anzi, di sicuro potreste farmi accelerare scrittura e pubblicazioni ;)

Vi lascio la solita anticipazione

 
E quel tocco improvviso del vecchio, bruciò ancora di più degli sguardi e dei ricordi e lui raggiunse il culmine.

“Non toccarmi!” ringhiò, scostandosi con un passo indietro. L’altro sollevò le braccia, come spaventato e aprì la bocca per parlare, ma Lucius non gliene diede il tempo.

“Non impicciarti di faccende che non ti riguardano, Vecchio.” Un sibilo. Pieno di rabbia, che gelò sul posto il suo interlocutore.

 
E’ tutto!
A presto u_u
Baci, Ryta
   
 
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