Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Alys93    22/01/2013    1 recensioni
Il destino... Non si mai cosa ci riserva. E' qualcosa di oscuro, insondabile, eppure c'è gente che non smette mai di provare a prevedere cos'ha in serbo per noi. Non sappiamo mai come andrà la nostra vita, se riusciremo a realizzare i nostri sogni. E lo sa bene Richard, che, a diciassette anni, non sa ancora cosa fare, se troverà qualcuno disposto ad andare oltre le apparenze.
Se vi ho incuriosito, spero che leggerete la storia. Ve ne prego, siate clementi. E' la prima storia "decente" ke ho mai scritto. [Dopo molto tempo ed alcuni cambiamenti, più o meno lievi, ho deciso di continuare a postare questa storia. Spero che apprezzerete i miei sforzi]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

32-Ferite dal passato


"Ho passato l'esame! Ho passato l'esame!".
L'urlo di Miguel fu sentito fin dal giardino posteriore, dove la sorella si era rifugiata per evitare l'ennesimo interrogatorio da parte della madre.
Si precipitò in casa e fu afferrata dal fratello, che la sollevò da terra, facendole fare un giro su se stessa.
"Miguel! Mollami, mi stai stritolando!" ansimò lei, mentre il ragazzo allentava la presa.
"Io e Rachel abbiamo superato l'esame" ripeté Miguel, al settimo cielo "Abbiamo la laurea!".
"Ma è fantastico!" esclamò Alan, sbucando dal salotto "Complimenti, figliolo! Sei stato davvero in gamba!".
Il figlio si sedette sul divano, sospirando sollevato "Non è stato facile, ma alla fine io e Rachel l'abbiamo spuntata contro quella commissione. Ancora non ci credo!".
"Bravissimo, tesoro!" si congratulò la madre, stringendolo a sé "Dobbiamo festeggiare", "Sono d'accordo" disse il marito "Si va tutti al ristorante. Ma prima dobbiamo avvisare i parenti!".
"Scommetto che saranno al settimo cielo" disse Megan, mentre aiutava Ines a sedersi accanto a sé sul divano.
Lanciò una fugace occhiata alla mano sinistra e le sfuggì un sorriso quando vide l'anello che Richard le aveva regalato appena due giorni prima.
La piccola acquamarina spiccava sulla delicata struttura dell'anello, brillando sotto la luce delle lampade.
Ricordava perfettamente il momento in cui gliel'aveva dato; avrebbe potuto descrivere quel ricordo fotogramma per fotogramma.
 
Era stato sulla spiaggia, dopo il bagno imprevisto in cui l'aveva trascinato appena due giorni prima.
Non appena si furono asciugati un po', il ragazzo si diresse verso la moto e prese qualcosa dalla tasca del giubbino.
Le tornò accanto con un sorriso assolutamente splendido sulle labbra e le chiese di chiudere gli occhi per un attimo.
Davanti al suo sguardo incuriosito, il suo sorriso si allargò e le sussurrò "È una sorpresa".
Megan decise di stare al gioco, chiedendosi cosa avesse in mente; qualcosa le disse che sarebbe stato un momento da ricordare.
Chiuse gli occhi e sentì la mano di lui chiudersi attorno alla propria, ma fu distratta da un piccolo scatto.
Non sapeva che cosa lo avesse prodotto, ma non ebbe il tempo di fare supposizioni, che Richard le disse di aprire gli occhi.
Quando vide quello che aveva fatto, le mancò il fiato: un bellissimo anello con una piccola acquamarina incastonata sopra brillava al suo anulare.
"Richard!" boccheggiò sorpresa "Ma questo… Oddio! Ma cosa ti è venuto in mente?".
Non riuscì a reprimere il sorriso che le fiorì sulle labbra e gli buttò le braccia al collo, stringendosi a lui.
"Non avresti dovuto" sussurrò commossa "Sei uno stupido. Non ho bisogno di regali come questi per capire che mi ami".
"Ci tenevo a farti questo regalo" ammise il ragazzo con un sorriso, felice di averla sorpresa.
Per lui, non c'era espressione più bella di quando sorrideva per un evento inaspettato.
Gli occhi le brillavano come stelle, a dimostrare tutta la sua felicità, che in quel momento condividevano insieme.
Non gli importava se l'auto avrebbe dovuto aspettare ancora per essere acquistata; l'unica cosa importante in quel momento era Megan.
Rimase a fissarla negli occhi per qualche istante, poi le disse "Guardalo dentro, ora".
Lei obbedì e sentì gli occhi riempirsi di lacrime per la commozione, quando lesse la piccola, ma dolcissima frase incisa all'interno dell'anello: Al mio unico amore.
"Mio Dio, Richard!" mormorò senza fiato "Sei davvero incredibile!", poi lo guardò negli occhi, incapace di parlare.
Richard sorrise "Sono contento che ti piaccia. Ti sta benissimo. Brilla quasi come i tuoi occhi".
Megan sentì il cuore farle una capriola nel petto e lo baciò con impeto, esprimendogli tutto quello che non riusciva a dire a parole.
Si staccò solo per riprendere fiato e, guardandolo negli occhi, disse "Non avresti dovuto, ma ti ringrazio. È bellissimo. Quasi quanto te, mio dolce pazzo dal cuore d'oro".
Le guance le divennero improvvisamente scarlatte e nascose il viso nella sua spalla, sussurrando "Ma è proprio per questo che ti amo. Perché sei meraviglioso e speciale, perché sei l'unico che mi abbia mai preso il cuore".
 
Pochi giorni dopo, Miguel fu al centro dell'attenzione, festeggiato da tutta la famiglia per il suo successo.
"Ed ora, cosa vuoi fare?" gli chiese lo zio paterno "Sai in che campo vuoi lavorare?", "A dire la verità, pensavo l'informatica" ammise il nipote.
"Tu sei sempre stato un asso con il computer" disse José "Direi che questa è la strada migliore per te".
"Fai quello per cui ti senti portato" aggiunse Jasmine "Se la tua passione è l'informatica, allora buttati senza pensarci due volte".
"Lasciamo perdere l'argomento, ora" disse Tony, lanciando uno sguardo curioso al giovane accanto a lui.
"Piuttosto, ti sei trovato una ragazza, Miguel?" chiese malizioso "Ora non hai più scuse per rimandare".
Il ragazzo per poco non si strozzò con un boccone e tossì più volte, prima di ricominciare a respirare normalmente.
"Ma ti sembrano domande da fare così di botto?!" esclamò, rosso come un peperone.
"Beh, direi di sì se si vuole avere una risposta" lo prese in giro il cugino "Allora, ce l'hai o no la ragazza?".
"Tony, la smetti di rompergli le scatole?" esclamò la sorella "Certe volte sai essere davvero insopportabile!".
"Caratteristica di famiglia" mormorò divertita Megan, "Non solo dei Marley" aggiunse Marica con una risata.
In quel momento, una ragazza con un lungo abito argentato entrò con la famiglia e si sedette al tavolo vicino.
I capelli ramati, raccolti in un elegante chignon, brillavano sotto le luci come una cascata lucente.
Miguel la riconobbe subito e strabuzzò gli occhi, ma riuscì a ricomporsi prima che i parenti se ne accorgessero.
Cavoli! Era assolutamente splendida… e quel vestito la rendeva ancora più bella.
Si alzò per salutarla, sentendosi impacciato come non mai "Ciao, Rachel. Anche tu qui?".
Un tenue rossore gli scurì le guance, mentre sussurrava "Ancora complimenti per l'altro ieri".
Lei lo fissò sorpresa e sorrise raggiante "Oh. Ciao, Miguel. Che bello vederti!".
Le guance si tinsero di un vago rossore, quando aggiunse "Grazie, ma senza di te non ce l'avrei mai fatta a superare l'esame. Ti sono debitrice".
José diede una gomitata alla cugina e chiese "Meg, chi è quella ragazza?", "Si chiama Rachel. Ha superato l'ultimo esame con Miguel. Hanno studiato insieme" spiegò lei.
"Capperi!" sussurrò Marica "Io credo proprio che il nostro Miguelito abbia una cotta per lei", "Su questo, ci metto la mano sul fuoco" ridacchiò Tony, fissandoli divertito.

 
"E in effetti, sia Tony che Marica avevano ragione" disse Megan, raccontando la serata a Richard "Ieri sera ce l'ha presentata e sono pronta a scommettere che anche Rachel ha un debole per lui".
Il ragazzo fece un fischio "Beh, complimenti. Spero tanto che riescano a mettersi insieme. Sembrano davvero fatti l'uno per l'altra".
Lei rise "Dove vogliamo andare, stasera?", "Non saprei. Tu hai qualche idea?" chiese Richard.
"Hanno aperto una nuova discoteca in centro. Vogliamo andare a fare un giro?" propose la ragazza con un sorriso, "Aggiudicato" approvò lui.
Pochi minuti dopo, fermarono la moto di fronte all'entrata ed attesero in fila il proprio turno per entrare.
C'era parecchia gente, ma non tutti potevano accedere alla discoteca; sembrava che il buttafuori fosse molto esigente.
Quando si ritrovò davanti i due ragazzi, li squadrò per un lungo istante, poi si spostò di lato e li fece passare.
"Cavoli, che fortuna" ridacchiò Megan, "Direi di sì" ammise lui "Sembrava davvero un tipo tosto".
Poi lasciò vagare lo sguardo sull'abbigliamento della ragazza, sorridendo compiaciuto.
Indossava un paio di jeans neri abbinato al copri spalle e un top ricco di piccoli ricami sul rosso acceso, mentre ai piedi portava un paio di eleganti sandali dello stesso colore.
I capelli sciolti le accarezzavano la schiena come una morbida onda scura, facendo risaltare il fermaglio rosso con cui li aveva raccolti.
Lanciò uno sguardo ai propri abiti e sorrise, pensando che era vestito esattamente come uno di quei ragazzi che stanno sempre sulle moto.
La maglia chiara, firmata Armani, spariva in parte sotto il giubbino scuro che gli avevano regalato Miguel e José al diciottesimo compleanno.
Un paio di jeans grigio scuro gli fasciava le gambe muscolose, mentre ai piedi indossava un paio di Puma nere, con una striscia abbinata alla maglia.
Stavano decisamente bene -lei in particolare- e sorrise, pensando che la discoteca l'avevano decisa all'ultimo momento.
Megan lo riscosse da quei pensieri, trascinandolo sulla pista dove la gente si stava scatenando a ritmo di musica.
"Dai, cosa aspettiamo? Buttiamoci nella mischia!" rise, prendendolo per mano e portandolo verso un angolo della pista un po' meno gremito.
La musica era travolgente ed in pochi minuti si ritrovarono a seguirne totalmente il ritmo.
Megan si sentiva inebriata da quei ritmi così ricchi di accordi e tonalità diverse, così coinvolgenti da convincere anche una ballerina non proprio bravissima come lei, a scatenarsi come più le andava a genio.
Le luci donavano riflessi multicolore a tutto quello che la circondava, abbagliandola.
Ma la cosa più bella su cui posò gli occhi fu Richard.
Il giovane le sorrise maliziosamente e lei si sentì mancare il fiato, ma curvò le labbra in un sorriso da gatta.
Se voleva giocare con lei, avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Iniziò ad ondeggiare con movimenti lenti e delicati che ben conosceva, catturandone lo sguardo.
Gli girò attorno, poggiandogli una mano sulla spalla, fino a trovarsi nuovamente di fronte a lui.
Il suo sguardo non l'aveva mollata per un istante, scatenandole un lungo brivido lungo la spina dorsale.
Sembrava quasi un predatore in attesa del momento giusto per catturare la propria preda…
Lo prese per le mani, chiudendole attorno alle proprie, e si lasciò avvolgere dalle sue braccia, calde e protettive.
Gli sorrise di nuovo, liberandosi lentamente dal suo abbraccio, e gli si spostò accanto, stuzzicandolo con un leggero colpo di fianchi.
Il ragazzo sentì improvvisamente il fuoco liquido scorrergli nelle vene, accompagnato da una sensazione così forte che a stento riuscì a controllarsi.
Le lanciò uno sguardo intenso, chiedendole "Mi stai forse stuzzicando, Megan?".
La ragazza rise appena e sussurrò di rimando "Può darsi", prima di rivolgergli uno sguardo malizioso che lo colpì in modo inaspettato.
Richard deglutì a fatica, poi riprese la sua espressione divertita e la strinse tra le braccia.
"Attenta" le disse, guardandola negli occhi "Potrei anche raccogliere il tuo invito, sai?".
La giovane sentì il sangue scorrerle più velocemente a quelle parole, ma mormorò tranquilla "Io non ti fermerei di certo".
Lui sorrise appena "È questo il punto. Forse è meglio che ti vada a prendere qualcosa di fresco da bere. Aspettami qui", poi si allontanò tra la folla.
Megan sorrise, appoggiandosi alla parete tinta di colori vivaci e rimase ad aspettare il suo ritorno.
Chissà perché quella sera, la scintilla che condividevano avesse deciso di esplodere in un incendio.
Non era mai stata così sfacciata prima di allora, men che mai con un ragazzo.
Si strinse nelle spalle, pensando che era una cosa naturale volergli stare sempre più vicina, quando provava nei suoi confronti un'attrazione così intensa.
Ne aveva parlato con sua madre -non senza imbarazzo- perché all'inizio non capiva quel nuovo desiderio, ma lei l'aveva rassicurata.
Non era strana o sfacciata, era una ragazza che, come tante altre, era profondamente innamorata e decisa a dimostrarlo.
Forse stava correndo un po' troppo con la fantasia…
Stavano insieme da poco, era meglio procedere con calma.
Lasciò andare un lieve sospiro e sobbalzò quando un ragazzo le chiese "Salve, bellezza. Sei nuova di qui? Non ti avevo mai visto prima".
Lei si voltò di colpo e vide davanti a sé un ragazzo con una strana frangia sulla fronte che le sorrideva.
"Sei nuova di qui?" le ripeté quel tipo, "In effetti, è la prima volta che vengo in questa zona" mormorò la ragazza.
"Ci credo, o mi ricorderei di te" ridacchiò quel tizio, passandosi una mano sulla fronte per spianare la frangia.
Megan si sentì improvvisamente nervosa, come se ci fosse qualcosa in agguato dietro l'angolo.
Quel tipo non le piaceva, le provocava un disagio che non aveva mai sentito prima di allora.
Voleva allontanarsi da lui e raggiungere Richard, per sentirsi di nuovo al sicuro.
"Scusa" mormorò, allontanandosi di un passo "ma dovrei raggiungere…", ma quel ragazzo la prese per un polso, "Non scappare così, piccola" le disse "Dimmi almeno come ti chiami, no?".
"Megan?" la chiamò improvvisamente Richard, spuntando dalla folla con due bicchieri in mano.
La giovane lasciò andare un sospiro di sollievo e si liberò della presa di quel tipo, "Sono qui".
Lui la raggiunse velocemente, ma s'immobilizzò quando vide il robusto ragazzo appoggiato alla parete.
Lo conosceva, ne era sicuro. Gli bastò una manciata di secondi per associare un nome a quel volto.
Quando lo riconobbe, un'ondata di ricordi dolorosi lo travolse, riportandolo a quei giorni passati nella più totale solitudine.
Subito dopo, una vampata di rabbia lo colpì con la forza di uno tsunami.
Perché era così vicino a Megan? Che cosa aveva in mente di fare?
E, soprattutto, che diavolo ci faceva lì?
Megan gli andò accanto sorridendo, ma rimase sorpresa quando vide rabbia e dolore nel suo sguardo.
"Richard, va tutto bene?" chiese con un filo di voce, chiedendosi cosa gli fosse preso.
Lui si voltò verso di lei e riuscì a sorridere, mentre le porgeva il bicchiere "Sì, è tutto ok. Sta' tranquilla".
La ragazza lo prese, ma si accorse che le tremavano le mani e si sforzò di controllarsi.
Sentiva la tensione nell'aria, talmente intensa da poterla tagliare con un coltello, e la cosa non le piaceva affatto.
C'era qualcosa che non andava in quella situazione.
"Richard?" esclamò il ragazzo appoggiato al muro "Non posso crederci, sei proprio tu? Richard McKallister".
"Jeffrey Wren" mormorò Richard, serrando i denti "Non credevo fossi ancora in città. Non ti eri trasferito a Los Angeles anni fa?".
L'altro rise "Certo, ma sono qui con degli amici. Tornerò a casa, tra un paio di giorni".
Gli lanciò un'occhiata critica ed un sorriso gli incurvò le labbra "Vedo che ti sei dato da fare. Sei diverso dal moccioso mingherlino che ricordavo".
"Già" sibilò il ragazzo "Come vedi, non me ne sono stato con le mani in mano. Tu, invece, sei lo stesso che ricordavo".
"E dai, non dirmi che mi porti ancora rancore!" ridacchiò Jeffrey "Non ti facevo così vendicativo".
"Portarti rancore?" ripeté Richard "Non spreco il mio tempo a rimuginare su certe esperienze. Semplicemente, non ho dimenticato quello che mi hai fatto".
"Già, lo vedo. E vedo anche che adesso hai una ragazza davvero niente male" rispose l'altro.
Istintivamente, Megan rabbrividì, anche perché Jeffrey era più alto di Richard di almeno mezza testa, e vide il ragazzo pararsi davanti a lei, con fare protettivo.
"Non pensarci nemmeno" sibilò "Ti avverto, Jeffrey. Dalle fastidio e ti giuro che la pagherai cara. Sono stato chiaro?".
Lui rise sarcastico "Oh, il piccoletto vuole sfidarmi. Certo che ne hai di fegato!".
Gli rivolse un'occhiata significativa ed aggiunse "Adesso che ci penso, hai sempre avuto una bella faccia tosta".
"Non ti conviene provaci, o sarai tu a doverti leccare le ferite, stavolta" ribatté il ragazzo deciso.
L'altro rise di nuovo, poi fece un ghigno "Sta' tranquillo, che non te la sfioro la bambolina. Sarebbe bello per una serata, ma non è il mio tipo".
Gli batté una mano sulla spalla e Richard s'irrigidì. Il bicchiere gli si accartocciò tra le dita, mentre il contenuto si sparpagliava sul pavimento lucido.
"Alla prossima, Richard" lo salutò Jeffrey uscendo, poi si bloccò di colpo "Ah, quasi mi dimenticavo".
Si voltò verso di lui e sogghignò "Ashley ti manda i suoi più cari saluti. Tornerà qui tra un paio di giorni. Mi ha detto di riferirti che ti ricorda ancora molto bene e che le piacerebbe rivederti".
Il ragazzo serrò la mascella "Puoi anche dirle di andarsene al diavolo! Non ci tengo affatto a rivederla".
"Uh-uh. Come sei diventato irascibile" lo prese in giro l'altro, ridendo divertito.
Poi si strinse nelle spalle, commentando "Ma fa' pure come ti pare. Il messaggio te l'ho riferito. Ci si vede, Ric".
Non appena fu sparito nella folla, Megan rivolse uno sguardo preoccupato al fidanzato, che se ne stava ancora con i pugni serrati.
Non sapeva cosa fare per calmarlo, anche perché non sapeva cosa avesse scatenato tutta quella rabbia.
Di una cosa era certa: quel Jeffrey lo aveva fatto soffrire molto e sicuramente a quella situazione era legata anche Ashley, la ragazza che aveva nominato prima di andarsene.
Non aveva idea di chi fosse e, forse, non lo voleva neanche sapere, ma doveva aiutare Richard in qualche modo.
Non poteva restare immobile, mentre lui veniva tormentato da chissà quali ricordi.
Stava male e lei doveva fare qualcosa per aiutarlo.
Quando vide l'ennesima scintilla di rabbia brillargli negli occhi, si appoggiò al tavolino dietro di sé.
Stava ancora fissando il punto in cui Jeffrey era sparito tra la folla; la rabbia che aveva dentro sembrava dover esplodere da un momento all'altro.
Quello sguardo non le piaceva per niente, non apparteneva al Richard dolce e allegro che conosceva.
Gli dava un'aria così feroce e furiosa che, nonostante il caldo quasi insopportabile della sala, sentì brividi gelidi scorrerle lungo la schiena.
Qualcosa, probabilmente legato a qualche ricordo, lo stava facendo soffrire. E molto anche.
Lasciò il bicchiere sul tavolo scuro e gli si avvicinò lentamente, cercando di capire cosa avesse.
Voleva aiutarlo, ma non sapeva come.
Gli prese una mano e la serrò tra le proprie, cercando di aprire il pugno in cui l'aveva chiusa.
Non stava usando forza, ma delicatezza.
Richard se ne accorse di colpo, quando sentì la sua presa sulla mano e la sua gentilezza, mentre cercava di aprire quel pugno.
Lasciò andare un lungo sospiro, sforzandosi di rilassare ogni fibra del proprio corpo e tornare tranquillo.
Se lui aveva sofferto per colpa di quei due, non era giusto che ci dovesse finire in mezzo anche lei.
Megan non doveva soffrire per causa sua, non doveva.
Grazie a lei, la sua vita era diventata qualcosa si meraviglioso; doveva concentrarsi sul presente e lasciarsi alle spalle quei ricordi, ma non era facile.
Finalmente, riuscì a calmarsi e si voltò a guardarla, osservando il suo volto preoccupato.
"Scusami" mormorò improvvisamente, lasciandolo a bocca aperta "Mi dispiace, Richard".
"Perché ti stai scusando?" chiese sorpreso, Di cosa può scusarsi, in questo momento? Lei non c'entra niente con quello che mi è successo.
"Ho avuto io l'idea di venire qui" sussurrò la ragazza "Se fossimo andati da un'altra parte, forse tu non avresti incontrato quel tipo ed ora non staresti soffrendo così…".
Il giovane la strinse tra le braccia "Non è colpa tua, Meg! Non potevamo mica saperlo. E comunque, penso che mi avrebbe parlato lo stesso".
Poi la prese per mano "Dai, andiamo. Si è fatto piuttosto tardi. Non vorrei che tuo padre mi impedisse di farti uscire ancora, perché abbiamo violato il coprifuoco".
 
Quando arrivarono davanti alla casa, le luci erano ancora tutte accese.
"Staranno combinando qualcosa" sussurrò la ragazza "Sono pronta a scommetterci".
Poi fece una breve risata "Almeno così sarà più difficile notare l'ora, non credi? E, comunque, siamo in perfetto orario. Come sempre".
Anche Richard rise, ringraziandola nel profondo per averlo aiutato a riprendersi da quella furia cieca che l'aveva colpito quando aveva rivisto Jeffrey.
Megan era davvero una ragazza unica e speciale.
Riusciva a calmare la sua parte più dura ed iraconda, facendolo sentire protetto ed amato.
L'accompagnò nel cortile, ma lei si bloccò improvvisamente in una zona d'ombra, lontana dalle finestre.
Il ragazzo la raggiunse, chiedendole "Meg, va tutto bene?", ma ebbe risposta alla sua domanda.
Di colpo, Megan lo abbracciò con forza, baciandolo con tutta la dolcezza di cui era capace.
Le sue mani presero a sfiorargli il viso, cercando di fargli capire quanto lo amasse e fosse disposta ad aiutarlo.
Richard rimase per un attimo sorpreso, poi la serrò tra le braccia, rispondendo con forza a quella sua dimostrazione di fiducia e conforto.
Le riavviò i capelli, scoprendole il volto e lasciò scorrere le labbra sulla morbida curva della gola.
La sentì sospirare sollevata e rialzò il capo per poterla guardare in volto.
Stava sorridendo, ma non ebbe il tempo di pronunciare una sola parola che lei gli intrecciò le dita tra i capelli, baciandolo di nuovo.
C'era una dolcezza infinita nelle sue carezze e nei suoi baci, e sentì un calore meraviglioso riscaldarlo dentro.
Gli stava dimostrando tutto l'amore che provava nei suoi confronti e Richard desiderò intensamente che quel momento non finisse mai.
Quando si separarono per riprendere fiato, le accarezzò il viso "Grazie, Meg, ma non devi preoccuparti per me. Sto bene".
"Per qualunque cosa, anche la più stupida che può venirti in mente, ricordati che sono qui" rispose lei "Sono sempre pronta ad aiutarti, lo sai".
"Lo so" sorrise il ragazzo "E tu sai che ti amo più di qualunque altra cosa?".
Megan sorrise a sua volta "Sì, lo so. E so anche che ti amo con tutta me stessa e non smetterò mai di amarti".
 
Quando tornò a casa, Richard si accorse che non c'era nessuno.
Probabilmente, suo padre aveva ricevuto un qualche invito di lavoro, o cose del genere.
Sul tavolo del salotto, vide un post-it lasciatogli dalla madre, che diede conferma ai suoi sospetti.
Cena di lavoro, hanno chiamato un'ora fa. La cena è nel microonde. Torneremo verso mezzanotte. Non preoccuparti.
Anna Beth e Clara erano andate a trovare i genitori già quella mattina e quello era il giorno libero di Matthew, quindi era solo.
Lasciò andare un sospiro di sollievo, pensando che almeno poteva stare un po' in santa pace, senza che nessuno gli chiedesse perché fosse di pessimo umore.
Megan l'aveva aiutato a calmarsi, ma, ora che era da solo, la rabbia e la sofferenza stavano tornando a riemergere.
I ricordi legati a quelle sensazioni erano come stampati a fuoco nella sua mente; non era stato capace di buttarseli alle spalle e dimenticare tutto.
Da quel giorno era cambiato, diventando più freddo e scontroso di quanto fosse stato in precedenza.
Era stato solo grazie ai suoi amici, Karl in particolare, ed ai suoi genitori che non si era arreso ed aveva continuato ad andare avanti.
Ma non riusciva a dimenticare.
L'amarezza ed il dolore erano ancora intensi dentro di lui; li aveva seppelliti per anni in un angolo della propria mente, ma non era bastato a lasciarseli dietro.
Guardò l'orologio posto sul camino, ricordandosi che il giorno dopo avrebbe dovuto chiamare John.
Per un attimo, prese in considerazione di non chiamare e restare a casa, senza uscire, ma con un sospiro si rese conto che aveva bisogno di qualcosa per distrarsi.
Doveva trovare il modo per lasciarsi il passato alle spalle e concentrarsi sul presente.
Perché Megan era lì, pronta ad aiutarlo, ma lui non si sentiva pronto a dirle perché l'incontro con Jeffrey l'avesse tanto scosso.
Aveva bisogno di calma e tempo.
 

Nei giorni che seguirono, il suo umore non migliorò e fu come se avesse costruito una barriera tutt'intorno a sé.
Non rispondeva alle chiamate, né alle e-mail.
Non parlava quasi e se ne stava sempre più spesso per i fatti suoi, lasciando poche scuse borbottate agli amici, che lo guardavano preoccupato.
"Richard è diventato piuttosto scontroso negli ultimi giorni, non trovate?" mormorò Susan, mentre passeggiavano tutti insieme nel parco.
"Già, ormai non parla quasi più" le fece eco Jack, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
"E anche Megan è giù di corda" aggiunse il fratello, guardando l'amica.
"Credete che abbiano litigato?" chiese Crystal, "No, Meg è preoccupata per lui. Mi ha detto che ha rivisto un certo Jeffrey, qualche giorno fa, e da allora non parla quasi più" disse Susan.
Karl e Jonathan impallidirono di colpo, attirando l'attenzione degli amici quando si bloccarono in mezzo al viale.
"Hai detto Jeffrey?" chiese Karl con un filo di voce, "Sì, Jeffrey" confermò la ragazza, poi si rivolse a Megan "Aspetta, com'era il cognome?".
L'amica alzò lo sguardo e mormorò "Jeffrey Wren, credo. Sì, il nome è quello. Un tipo largo come un armadio, con una strana frangia sulla fronte".
"Oddio!" esclamò Jonathan "Ora mi è tutto chiaro", "Già, proprio quello doveva rivedere" brontolò Karl, sedendosi su una panchina.
"Questo nome non mi è nuovo" ammise William, facendo annuire anche il fratello e Dalia "E neanche la descrizione".
Crystal e Nicky assunsero delle espressioni corrucciate; evidentemente anche loro sapevano qualcosa su quel tipo.
Solo Susan e Megan erano all'oscuro su quella faccenda.
"Karl, cosa sapete che noi due non sappiamo?" chiese Susan "Diteci cosa sta succedendo".
Il ragazzo sospirò, mormorando "Richard si è trovato faccia a faccia con una sua brutta esperienza passata. È normale, che ora sia così taciturno".
"Cos'è successo?" chiese Megan "Hanno parlato anche di una certa Ashley. A quel punto, Richard si è davvero innervosito. Non l'ho mai visto in quello stato…".
Jonathan la fece sedere, dicendo "Forse è meglio che ci spieghi bene quello che è successo".
Lei lasciò andare un sospiro, poi iniziò a raccontare tutto quello che era avvenuto in quel locale e di come quel tipo avesse reso Richard così furibondo.
"Non so perché, ma se n'è andato, dicendo che lui il messaggio l'aveva riferito, cioè che Ashley voleva rivederlo" sussurrò cupa.
"A quel punto, lui si è arrabbiato da morire…" sospirò preoccupata "L'ha mandata al diavolo. Poi è diventato taciturno e nervoso".
Lanciò uno sguardo preoccupato ai ragazzi che la stavano ascoltando "Cos'è successo? Perché quel Jeffrey sembrava divertirsi tanto a parlargli di quella ragazza?".
William si passò una mano tra i capelli "Meg, Ashley è stata, come dire… Beh, la prima vera cotta di Richard. Lei era abituata a farsi corteggiare molto e quindi la cosa le faceva piuttosto piacere".
"Una tipo Jennifer, per intenderci meglio" disse Dalia, con una smorfia di disgusto sul volto.
"Esatto" annuì il ragazzo "L'ha tenuto sulla corda per mesi, poi è sbucato Jeffrey. Era due anni più avanti di noi ed Ashley si è subito mostrata interessata".
Karl riprese il discorso, raccontando la parte che lui conosceva meglio degli altri, perché era presente.
Era lì, accanto all'amico, mentre riceveva una cocente delusione che l'aveva segnato nel profondo.
"Ha iniziato a uscire con lui, ignorando totalmente Richard, che, nonostante tutto, le voleva ancora bene" borbottò cupo.
"Dopo un po', Jeffrey si è stufato, e, dato che Ashley non gli voleva dire che avevano chiuso, ci ha pensato lui" aggiunse nervosamente.
"Lo ha trattenuto in uno dei corridoi della scuola" continuò, scuro in volto "E l'ha pestato di santa ragione, dicendogli che doveva stare lontano da Ashley, perché era la sua ragazza".
Sul volto gli apparve un'espressione amareggiata "Io non sono riuscito ad intervenire, perché mi aveva già menato".
Infilò le mani in tasca, borbottando "Li avevo scoperti ed avevo intenzione di affrontare Ashley, per farle capire quanto Richard ci stese male".
Una smorfia gli distorse il volto "Jeffrey ci ha visti e… beh, mi ha messo in condizione di non pronunciare una sola parola".
Calciò via un sasso, aggiungendo cupo "Alla fine, è stata proprio Ashley a dirgli che tra loro non c'era mai stato niente e che avrebbe dovuto sparire dalla sua vista. Lo hanno anche preso in giro, perché non era riuscito a difendersi dai colpi di Jeffrey…".
"Oh, Dio!" esclamò Susan "Sono stati davvero così crudeli? Oltre la delusione, anche la beffa! Che razza di mostri!".
"Già" mormorò Jonathan "Da allora, Richard non è stato più lo stesso. Ha passato due giorni pieni in ospedale per tutti i colpi che aveva preso e, secondo me, si è costruito un nuovo modo di pensare".
"Quindi era Ashley la ragazza di cui mi hai parlato alla festa di Richard" aggiunse Susan, guardando Karl, che annuì mesto.
Jack annuì a sua volta "L'ha davvero ferito nel profondo. Non è più stato lo stesso d'allora. Una volta che sono andato a trovarlo, l'ho sentito mormorare qualcosa di strano sulle ragazze…".
"Cosa?" chiese Dalia, mentre Miriam si sedeva accanto a Megan per confortarla.
L'amica sembrava davvero scossa per quello che aveva sentito; gli occhi erano fissi su un mucchio di foglie, senza però vederlo realmente.
Il ragazzo scosse la testa "Non me lo ricordo, ma era strana. Comunque, dopo che l'hanno dimesso, ha iniziato a frequentare la palestra".
"Disse che era deciso a non farsi più mettere le mani addosso in quel modo da nessuno" aggiunse, colpendo una lattina vuota "Non senza che quel qualcuno ne uscisse malconcio".
Poi si morse le labbra, ripensando alla frase detta dall'amico in quei giorni: "Ho sofferto per colpa di una ragazza, ma le cose ora cambieranno. Da adesso in poi, saranno le ragazze a soffrire per me e non viceversa".
Non aveva voluto dirlo agli altri, soprattutto alle ragazze, perché temeva che altrimenti Megan si sarebbe sentita usata, o comunque ferita.
E invece sapeva bene che Richard l'amava più di se stesso.
Era grazie a lei che stava lentamente tornando il ragazzo di prima, liberandosi da quella gelida maschera che aveva indossato per più di tre anni.
"Io non ne sapevo niente" mormorò Susan, ancora sconvolta "Eppure, sono sempre stata nella stessa scuola…".
"Ma non nella stessa sezione" le spiegò Karl "E, comunque, solo noi e quei due sapevano quello che era successo".
"Gli altri studenti non ne hanno mai saputo niente" aggiunse "Tu sei venuta nella nostra classe solo l'anno successivo".   
Intanto, Megan era riuscita a fare un po' d'ordine tra i pensieri che le si agitavano confusamente nella testa.
Non riusciva a credere a quello che sentiva; era orribile!
"Quindi questo Jeffrey l'ha… l'ha picchiato perché lasciasse Ashley. E lei ne rideva… Ecco perché si è irrigidito quando l'ha visto. Gli ha fatto ricordare quei momenti" sussurrò con un filo di voce.
Oh, Richard sussurrò affranta Ora capisco perché eri sempre così scontroso all'inizio dell'anno. Il perché di quella maschera che hai sempre portato. Perché il tuo sorriso non mi convincesse.
Strinse violentemente i pugni, al pensiero di quei due che avevano inflitto quella terribile ferita a Richard.
Non era quello reale, non era il tuo vero sorriso mormorò, fissando il parco davanti a sé Dio mio, quanto hai sofferto e soffri tutt'ora. Perché ti hanno dovuto fare questo? Perché sono tornati a tormentarti?.

Salve a tutti! finalmente sono riuscita a tornare con un nuovo aggiornamento... Purtroppo, lo studio mi blocca un po', ma spero che gradirete ugualmente questo capitolo ^_^ come avete visto, sono state svelate un paio di cosette, che spiegano l'iniziale comportamento di Richard. Che dite? come andrà avanti la situazione? fatemi sapere cosa ne pensate! un bacione a tutti!  
a presto, vostra
Alys93

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Alys93